Quest’anno come sempre l’Associazione Diàlexis sarà presente con i suoi libri e le sue presentazioni al Salone Internazionale del Libro di Torino, in particolare, Domenica 18 maggio 2025 alle ore 16.00, nello Stand della Provincia del Zhejiang (ZHEJIANG PAVILION Padiglione 2 – stand K134-L133:Dialogo Culturale Cina-Europa e, Lunedì 19 maggio 2025 alle ore 15,30, presso la Sala Arancio, con CNA Comunicazione (Programma Istituzioni- Grande Pubblico:LA BATTAGLIA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, Presentazione del volume “La regolamentazione internazionale dell’AI”
DOMENICA 18 MAGGIO 2025 ORE 16.00
ZHEJIANG PAVILION Padiglione 2 – stand K134-L133 Dialogo Culturale Cina-Europa Promotori: ANGI – Associazione Nuova Generazione Italo-cinese Associazione Diàlexis
16:00-16:05 CHEN Ming, presidente ANGI 16:05-16:20 Riccardo LALA, Autore di “Da Qin, L’Europa sovrana in un mondo multipolare” e del blog “Turandot”
16:20-16:35 Isabella Doniselli Eramo, Vice presidente ICOO-Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente Coordinatrice Comitato Scientifico
16:35-16:50 Giuseppina Merchionne, Autrice di “Conversazione sulla Cina”, “Il pulsante di un destino comune: Italia e Cina nella lotta contro il Covid-19”
16:50-17:05 Silvia Polidori, Poeta Autrice di “Le Avventure di SUN”, “Il Soffio del Vento” e “Sulla Cresta dell’Onda” 17:05-17.30 Coffee Break Lingua: italiana/cinese interpreti: Fabio Nalin/Ming Chen R.S.V.P. angi.torino@gmail.com / whatsapp 339.6422242
LUNEDI’ 19 MAGGIO ORE 15 e 30 Lingotto Galleria Visitatori Spazio Arancio Programma Istituzioni- Grande Pubblico LA BATTAGLIA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE in collaborazione con Associazione Diàlexis, CNA, Movimento Europeo, Rinascimento Europeo, Studio Ambrosio & Commodo Presentazione del volume “La regolamentazione internazionale dell’AI” (pubblicato dall’Associazione Diàlexis) con Marcello Croce, Pier Virgilio Dastoli, Ferrante De Benedictis, Fabrizio Lala, Riccardo Lala, Beatrice Magni, Paolo Migliavacca moderano Marco Margrita e Alessio Stefanoni
Nella prefazione al libro “La Memoria è il nostro futuro”, ispirato all’ idea-chiave della “Memoria Culturale”di Ian Assmann, il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, ha sviluppato un approfondito discorso sul ruolo che i musei potrebbero, e dovrebbero, avere, nel dibattito contemporaneo circa le identità culturali – un dibattito a nostro avviso determinante per le sorti della pace e della libertà nel mondo-.Discorso ulteriormente allargato con “La cultura è di tutti”, scritto con Paola Dubini, Egea,Milano, 2014. Nel contempo, il Sindaco di Torino ha lanciato un tavolo di lavoro per la candidatura della Città a Capitale Europea della Cultura nel 2033. Il discorso sui musei s’inserisce perfettamente in questa prospettiva, che rientra, a sua volta, a pieno titolo, nella missione e nella storia dell’Associazione Diàlexis.
1.Contro la moderna follia Nessun momento avrebbe potuto essere più appropriato di questo, in cui assistiamo, per usare un termine attualissimo, a una Guerra Senza Limiti (cfr. Liang Qiao , Xiangsui Wang, e al.),fra, da un lato, il blocco culturale, politico e militare “occidentale”, che, pure fra le apparenti divergenze (fra “cultura Woke”, “Cancel Culture”, Politicamente Corretto, Singularity, turbocapitalismo, “progressismo da ZTL”, sovranismo e “Make America Great Again”), condivide l’idea di una missione superiore attribuita all’Occidente, e, dall’ altro, la molteplicità delle infinite culture del resto del mondo (pre-alfabetiche, animistiche, politeistiche, patriarcali, epistocratiche, religiose, comunitarie, conservatrici, monarchiche o ancestrali), a lungo spregiate e perseguitate in quanto barbariche e arretrate (cfr., per esempio, la conquista delle Americhe, la Tratta Atlantica, lo schiavismo, il Trail of Tears, l’ imperialismo, il neo-colonialismo, i genocidi, l’islamofobia, la russofobia, l’”esportazione della democrazia”), ma le quali infine, grazie ad una sorta di “Lunga Marcia” (indipendenza di Cina, India, Vietnam e altri Paesi afro-asiatici; rilancio delle “tigri asiatiche”; miracolo cinese) hanno oramai raggiunto un livello di parità culturale, politica, economica e militare con il “Primo Mondo”, il che che permette loro di esprimere il loro punto di vista circa i grandi temi dell’ Umanità. Qualora si assumano questi diversi orientamenti culturali e storici come un qualcosa di fisso e assoluto, l’“escalation” verso la Terza Guerra Mondiale, in corso in Ucraina, nel Levante e nel Mar della Cina, è inevitabile. Se, invece, come a noi pare più sensato, si vanno a cercare le radici comuni delle diverse culture del mondo, quali esse apparivano per esempio all’ inizio dell’ Epoca Assiale (cfr. Jaspers, Eisenstadt e Assmann), uno “Scontro di Civiltà” sembra più lontano. Visto che qui si parla innanzitutto del Museo Egizio, non vi è chi non veda le similitudini fra l’Antico Egitto e le società ad esso coeve, come in particolare quelle mesopotamiche e anatoliche, con lo stesso ruolo attribuito ai sovrani di diritto divino, le loro mitologie addirittura “traducibili”, come nel trattato di Qadesh, l’etica professionale dei guerrieri montati su carri (pensiamo a Mozi o al Bhagavadgita), il principio di “humanitas” (“ren”仁), che traspare dalla “Regula Aurea”, l’indistinguibilità fra etica e diritto, spezzato dal positivismo giuridico delle poleis (cfr. Antigone)… Anche avvicinandoci nel tempo, i poemi omerici e Gilgamesh, il Mahabharata e il Ramayana sono collocati in una stessa atmosfera etica e letteraria, caratterizzata dall’interazione fra gli uomini e gli dei, dal culto dell’eroe, dal senso del destino, che incombe sugli eroi e sugli stessi dei: un’atmosfera che ha permeato tutte le letterature successive (pensiamo all’Ifigenia di Goethe, ai Sepolcri, a Carlyle, ad Anouilh, alla Cassandra di Christa Wolf, all’ “Eschile, l’éternel perdant” di Kadaré). Infine, i pensatori che hanno gettato le basi del pensiero mondiale, da Mosè a Jina, da Laotse a Confucio, da Zhuangzi a Mozi, da Eraclito a Parmenide, da Socrate a Platone, da Budda ad Aristotele, da Epicuro a Lucrezio, da San Paolo a Sant’Agostino, hanno affrontano tutti, seppure con diversi metodi e linguaggi, le stesse questioni, a partire dall’ indeterminatezza della realtà (Rgveda, Protagora, Socrate, Confucio). Soprattutto il Cristianesimo testimonia l’eredità dei popoli primitivi e medio-orientali (cfr. Rees,Cristianesimo e antiche radici) a cominciare dal tema del Giardino Terrestre (il “Gan Eden” con un chiaro riferimento all’area sud-arabica); per passare al Diluvio Universale, così simile a ciò che si è detto e fantasticato su Atlantide, la Lemuria, Doggerland e Kumari Kandam; per poi venire al Figlio di Dio, alla Resurrezione, alla Trinità, agli Angeli, Arcangeli, Troni e Dominazioni, al Salvatore, all’Aldilà, all’ Apocalisse, all’ascetismo e al monachesimo. I Re Magi che adorano il Bambino non compiono lo stesso rito dei Lama che ancor ora selezionano il Piccolo Budda in giro per il Tibet? E il ricordo di Cristo e i suoi apostoli non è ancora vivissimo nei monasteri del Kashmir e nelle grotte di Chennai? Solo negli ultimi mille anni il pensiero “occidentale”, con Averroè eal-Ghazzali, Hume e Hegel, Marx e Nietzsche, Freud e Jung, Wittgenstein e Heisenberg, De Finetti e Feyerabend, è sembrato allontanarsi dalle basi lato sensu umanistiche dell’Epoca Assiale, per tingersi spesso con il colori del “sospetto”. Sospetto talvolta del tutto giustificato, ma che più spesso rimanda alla “nostalgia” per quelle radici comuni (greche o cristiane, buddiste o zoroastriane).Contemporaneamente emergeva, con la Qabbalà e Newton, St-Simon e Marx, Rostow e Kurzweil, una visione teo-tecnocratica che pretende di cancellare le antiche culture in nome di una pretesa “obiettività” fondata sulla tecnica, vera “sostanza” del mondo e pensiero di Dio : visione che è oggi dominante nella Teoria dello Sviluppo e nella Singularity Tecnologica.
Nostalgia dell’ avvenire Come scrive Greco, “Divenire consapevoli della relatività della visione contemporanea può rappresentare un primo passo per avvicinarsi al passato con la stessa cura e la stessa attenzione che un giorno speriamo venga dedicata alle nostre azioni e ai nostri pensieri..” Ma per noi è ancora di più. E’ lo strumento principe per bloccare la deriva della Modernità verso un mondo senza umanità dominato dagli algoritmi, in cui non vi sarebbe futuro per l’eredità dell’ Epoca Assiale. La contemplazione del passato non costituisce quindi una motivazione per l’immobilismo. I popoli più antichi già anticipavano aspetti della postmodernità, se non della futurologia, anche se li inserivano in una visione più vasta dell’ Uomo. Gli antichi libri sacri e i muri dei templi sono pieni di descrizioni di macchine volanti e di tute spaziali; i protagonisti degli affreschi egizi e cretesi sono multiculturali; l’idea dell’ibernazione quale premessa per la resurrezione è tipicamente egizia; ma neppure la fluidità di genere era certo sconosciuta, anche se con risvolti che certo non sono più ben accetti alla Cancel Culture… L’ethos dei popoli antichi può costituire anche un modello per quelli odierni, anzi, può aiutare a costruire una forza che eviti quella dissoluzione della società che spiana la strada al governo delle macchine intelligenti. La cultura che tutti abbiamo assorbito è l’erede diretta dell’educazione aristocratica, la “paideia” dei Greci, che accomunava, come concetto, i guerrieri spartani e le fanciulle dei “thiasoi”:il “gymnazein kai philosophein”, così come lo Yoga e il Bushido, sono la base della formazione “integrale” del cittadino “optimo jure”, che accoppia cultura fisica e pensiero critico. Non per nulla, “cultura” si diceva, in Greco Antico, “Paideia”, e si dice, in Neoellenico, “Politismòs”. Per questo, è importante la “storia della memoria” (“mnemostoria” di cui parla Dubini), a cui i coniugi Ian e Aleida Assmann hanno dedicato tutta la loro vita scientifica. Abbiamo appena assistito alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri a una splendida rappresentazione di “Tragùdia”, un’opera in Grecanico calabrese che rivisita in modo innovativo le tragedie classiche del ciclo tebano, dimostrandone la perenne attualità. Ciò che vale per le culture antiche vale anche per le società contemporanee non occidentali. Secondo Lévi-Strauss, la filologia classica costituisce la forma primaria dell’antropologia. E’ noto come i Gesuiti, edificando su una base culturale classica e cristiana, siano divenuti i massimi esperti di Cina, traendone insegnamenti anche per l’Occidente, e diffondendoli in Europa con le loro “Lettres Amusantes et Curieuses”, a cui si abbeverarono gl’Illuministi, e grazie alle quali furono introdotti in Europa concetti fondamentali come quelli dello Stato minimo e dei concorsi pubblici per i funzionari. Ancora questa setytimana il Presidente Mattarella, citando indirettamente l’omonima opera in Cinese di Matteo Ricci, basata sul “De Amicitia” di Cicerone, ha citato l’amicizia quale chiave di volta di un mondo poliedrico, di cui evidentemente Cina e Italia dovrebbero essere protagoniste. Quanto valeva nei secoli XVII e XVIII dovrebbe valere a maggior ragione anche oggi. Lo studio comparato delle culture dovrebbe costituire un freno ai fanatismi, permettendo anche di capire come certe caratteristiche che noi attribuiamo erroneamente e polemicamente agli altri Continenti siano soprattutto un effetto indotto dell’incontro con l’Occidente, come il “socialismo con caratteristiche cinesi” (derivato in parte dal marxismo europeo), il “nazionalismo” russo (discendente dal romanticismo tedesco), il puritanesimo islamico (imitazione di quello anglosassone), il culto esclusivistico del dio/eroe/signore Rama (frutto della “rivalità mimetica” con la jiahad islamica e con la figura di Maometto), e la “nazione palestinese” dall’incontro-scontro degli Arabi con il “Popolo d’Israele”. Ma, soprattutto, la centralizzazione indotta dalla società della comunicazione di massa, e, in particolare, dalla transizione digitale, che, dell’era delle comunicazioni, costituisce il culmine – un fenomeno che parte dalla Presidenza Imperiale americana, dal Complesso Informatico-militare e dalla Società dell’ 1%, ma si è esteso al resto del mondo, dove però viene stigmatizzato come “autocrazia”-. In conclusione, lo studio del passato può e deve essere la fonte per la costruzione del futuro, così come la ricostruzione del Regno di Salomone era l’obiettivo del messianesimo, o gli “aurea saecula” il modello per il “principatus” augusteo, o “le urne dei forti” la scaturigine di una nuova generazione eroica di Italiani.
3.Favorire la poliedricità dei musei L’ignoranza, da parte degli Europei, delle culture degli altri Continenti e delle periferie dell’Europa è abissale, ma grave è anche la censura selettiva della nostra stessa storia. Il compito di chi volesse veramente colmare questo abisso non sarebbe certo facile, richiedendosi il concorso di cultura, Chiese, Europa, Stati, tecnologie ed Istituzioni. Cominciamo, per esempio, dalla parallela ignoranza delle civiltà precolombiane e di quella danubiana. Continuiamo con la Persia e in generale le radici dell’identità europea. Arriviamo infine alle cristianità orientali (malabarica, etiope, monofisita, ariana, nestoriana) e ai popoli dell’ Est Europa (Uralo-Altaici, Unni, Avari, Slavi, Bulgari, Caucasici, Ottomani, Karaiti, Askhenzaziti, Sefarditi). Per concludere poi con i primi secoli della storia americana (dalla Leggenda Nera a quella bianca, dalle colonizzazioni spagnola, olandese, francese e russa, alla tratta atlantica, al “Trail of Tears”, al Trattato di Guadalupe Hidalgo ;cfr.Aleksandar Hemon su “La Stampa”), alla classificazione razziale degl’Italiani (Lombroso,Sergi ), all’Eccezionalismo Americano e i progetti di integrazione europea (Dubois, Podiebrad, Sully, St-Pierre, Santa Alleanza, Trockij, Coudenhove Kalergi, Fulbright, Galimberti, von Ribbentrop…). Tutto ciò potrebbe, e dovrebbe, fare oggetto di un’intensa attività culturale, e, in particolare, museale, incurante delle contrapposte egemonie culturali. Una perspicua esemplificazione di quest’impellente esigenza è costituita proprio dal Museo dell’ Europa, di cui da tempo molti lamentano la mancanza, ma del quale si è riusciti, dopo molti sforzi, soltanto a realizzare una forma quanto mai incompleta, la Casa della Storia Europea di Bruxelles, sotto l’egida del Parlamento Europeo. Orbene, questo museo non risponde purtroppo minimamente alle esigenze di conoscenza evocate dal paragrafo precedente, e, in primo luogo, quella di dare spazio al cosiddetto “patrimonio dissonante”di cui parla Dubini:”l’insieme delle vestigia del passato attorno alle quali diversi gruppi presentano narrazioni fortemente discordanti e spesso in conflitto”. Ricordiamo, come parte del “Patrimonio Dissonante”: le varie nozioni di genealogia dei popoli; la patria originaria degli Indo-europei; le influenze afro-asiatiche;il millenarismo; il Barbaricum; l’Ancien Régime; la Leggenda Bianca e la Leggenda Nera; il colonialismo; i grandi imperi; la nascita delle “nazioni”;l’America; il post-umanesimo; i totalitarismi.. Al contrario, si pretende d’imporre una cosiddetta “Memoria Condivisa”,cioè una serie di luoghi comuni cementati dalla propaganda, in cui i Greci sono i “Buoni” e i Persiani i “Cattivi”; gli Unni sono “Barbari”; i Comuni sono “Borghesi”; gli Anglosassoni costituiscono “un’Avanguardia”; l’Europa Orientale e l’Asia sono “arretrate”, e così via… La Casa della Storia Europea, confondendo Europa con Unione Europea, parte assurdamente solo dalla Rivoluzione Francese, come se non facessero parte della storia europea Goebekli Tepe e la Bibbia, le Piramidi e le Zigurrat, , il mondo greco-romano, l’Euro-Islam, le “Tre Rome”, i Progetti d’integrazione europea (Dubois, Podiebrad, Sully, St-Pierre,la Santa Alleanza, Coudenhove Kalergi, Spinelli, Galimberti, Gorbaciov… ). Quel museo costituisce dunque la plastica rappresentazione dell’incapacità degli Europei di rappresentare la propria identità, per una serie di vizi intrinseci dell’Europa attuale: insufficienza della capacità cognitive e creative della classe dirigente; diktat ideologici; gretti particolarismi… Con quel tentativo, di per sé meritorio, si è almeno evidenziata ed esemplificata un’ enorme lacuna nel panorama museale europeo, che va comunque colmata con un’azione congiunta dell’intelligentija, della politica, dell’ Unione, delle Istituzioni, degli specialisti, delle scuole, dei musei…Senza un’azione siffatta, è impossibile quel rilancio dell’Europeismo che da molti viene invocato, ma per lo più abbinato a concetti, come quello di “Memoria Condivisa”, che ne inficiano l’efficacia, provocando un senso di inautenticità e così tarpando le ali al necessario entusiasmo. La decisione del Sindaco di Torino Lorusso di candidare Torino a Capitale Europea 2033 riapre una discussione da noi avviata da ben 14 anni, prendendo spunto dall’allora proposta candidatura della città per il 2019, a cui avevamo dedicato ben 2 libri.Allora come ora, la nostra proposta era quella che la candidatura non dovesse esaurirsi nella promozione puntuale di un grande evento, bensì costituire un momento determinante di trasformazione del tessuto culturale e sociale del nostro Territorio. In concreto, suggerivamo di compiere una intesi ragionata delle più vitali tradizioni della Città: editoria impegnata, alta tecnologia ed Europa. Tutto ciò si era tradotto in 200 progetti di 50 associazioni riunite nel Comitato della Società Civile per Torino Capitale,e con il sito Torino 2019, che hanno fatto oggetto di un’apposita opera editoriale e di una serie di manifestazioni di accompagnamento presso il Comune. Purtroppo, come noto, il Sindaco aveva deciso allora di non candidare la Città. Tuttavia, l’esperienza acquisita rimane, e può essere utilizzata per la prossima candidatura. Il Museo dell’ Europa (o almeno una mostra a questo proposito) può costituire un elemento centrale del progetto di candidatura, partendo fin da subito con un percorso di avvicinamento. Se il progetto sarà dedicato all’ Europa nel suo complesso, e non solo all’ Unione Europea, esso potrà essere ben accolto anche nel clima di critica dell’ Unione che si sta diffondendo. Senza ovviamente addentrarci qui nei contenuti precisi del progetto, siamo per altro in grado di suggerire almeno i grandi filoni conduttori, che potrebbero tradursi in eventuali sezioni (e/o esposizioni). Essa potrebbe collocarsi in palazzi storici aventi una forte connotazione evocativa, accanto al Museo Egizio e quello del Risorgimento, oppure accanto al Museo di Arte Orientale, che testimoniano le tradizioni culturali europee e internazionali di Torino.
4.Un’ipotesi di Museo Pur con la necessaria provvisorietà e indeterminatezza, ci sentiamo di delineare qui le linee essenziali di un possibile museo dell’ Europa, che potrebbero divenire le sezioni di un museo, e/o oggetto di mostre specifiche durante l’anno di Capitale Europea della Cultura: -le meraviglie d’Europa (dall’ Artico all’ Asia Centrale, i fiordi e il Mediterraneo, le Alpi e le isole); -le origini degli Europei(“Out of Africa”, Neanderthal, neolitico, cacciatori- raccoglitori, agricoltori, il cavallo, il Medio Oriente); -l’Europa nelle scienze umane (geologia, etnografia, linguistica, genetica, teologia, geografia, storia, antropologia, dottrine politiche, scienze strategiche, arte, filosofia, letteratura, architettura,economia, diritto, sociologia, tecnologia); -la “Memoria Culturale” (da Gilgamesh alla Bibbia; da Omero a Orazio; dal Nuovo Testamento al Corano; dalle Crociate ai Progetti d’integrazione; dall’Umanesimo alla Modernità)
-il predecessori (Mesopotamia, Egitto, Anatolia;il mondo greco-romano; Israele; il Barbaricum; il Cristianesimo;l’Euroislam; Bisanzio; i Progetti di Crociata;le grandi esplorazioni (europee ed afroasiatiche); -le tracce delle civiltà (da Cnosso a Stonehenge, da Micene a Delfi, dal Partenone a Pompei, da Santa Sofia a Granada, da Venezia a San Pietroburgo, da Versailles alla nuova Berlino); -i progetti d’ integrazione europea (Saint-Pierre;Saint-Simon; Santa Alleanza; Paneuropa; Ventotene, Galimberti, Fulbright, Schuman); -la “Dekadenz”(Nietzsche, Dostojevskij, Spengler, Guénon, Huxley) e la “Distruzione dell’ Europa” (Benda, Lukàcs, Hillgruber); -il mondo di Yalta (Est e Ovest;Guerra Fredda e Coesistenza Pacifica) e la caduta del Muro (il Dissenso; Gorbachev); -l’Unione Europea (dal Federalismo all’ Unione; vittorie e sconfitte; Brexit); -la Guerra senza Limiti (alla ricerca di un Nuovo Ordine Mondiale; la Società delle Macchine Intelligenti); -il “patrimonio dissonante” (progressismo e perennialismo; Oriente e Occidente; Nord e Sud; Nazioni e Stati-Civiltà).
Il progressivo sovrapporsi della vittoria di Musk a quella di Trump costituisce l’immagine plastica di una mutazione epocale in corso in tutto il mondo, definita genericamente “crisi della democrazia”:
-nell’Impero Americano, il più grande guru dell’ informatica, un finanziere che già domina tutti i mercati strategici, preme (apparentemente, con successo) per essere nominato capo di un progettato “Department of Goverment Efficiency” (“D.O.G.E.”), destinato a porre l’intero Stato americano, che domina il mondo intero,sotto la tutela del Gruppo Musk;
-in Cina, la digitalizzazione si spinge fino a controllare ogni azione dei cittadini, la loro salute, i loro spostamenti;
-in Israele, l’intero popolo palestinese è controllato ininterrottamente dai vari sistemi digitali dell’Esercito e dei servizi segreti, e i ministri possono essere “licenziati” senza motivazione e senza alcun impatto sull’appoggio dei partiti al Governo; inoltre, il Paese, divenuto, grazie a quanto sopra, il massimo esperto mondiale di tecnologie di controllo, rivende queste ultime a tutti i Paesi del mondo;
-in Russia, gli organi governativi sono perennemente riuniti in una tele-conferenze con il Presidente, e perfino le loro relazioni individuali al Presidente sono trasmesse in diretta: il trionfo del “Talk Show”;
-nella UE, si sta preparando una sorta di “mobilitazione generale”(“Rapporto Niinistö”),civile e militare, e vige una censura generale pan-europea contro chiunque non sia allineato sul “politicamente corretto”(il “Digital Services Act”);
-in Ucraina, sono stati sciolti 11 partiti politici ed espropriata la maggior parte delle Chiese, colpevoli di essere restate fedeli al Patriarcato di Mosca.
E si potrebbe andare avanti all’ infinito…
In questo intervento, cercheremo di analizzare le ragioni di questo trend, con particolare riguardo al ruolo di Elon Musk nella nuova costellazione di potere conseguente alla vittoria di Trump.
1.Brave New Word (ll mondo nuovo)
Rivivono in Musk certi aspetti del bolscevismo originario, come il cosmismo (la “colonizzazione dello spazio di Tsiolkovskij, di Vernadskij , di Bogdanov e del movimento ingegneristico kievano “Do Marsa”= “su Marte”).
Dovunque, l’accresciuta conflittualità fra il progetto post-modernista incarnato dai GAFAM (le Grandi Piattaforme americane) e quello conservatore (rappresentato dai BRICS) -conflittualità ramificata attraverso tutti gli Stati del mondo-, ha generato una situazione di guerra strisciante e di preparazione bellica permanente fra i grandi Paesi, che rende inevitabile la centralizzazione di tutti i poteri intorno al rispettivo leader e al suo “cerchio magico”, per essere sicuri della rapidità della mobilitazione bellica, per mantenere intatta la retorica ufficiale, per evitare ogni “infiltrazione” ostile, per razionalizzare un’economia sinistrata in vista di una guerra prolungata, per contrastare le catastrofi derivanti dalla crisi ecologica…Questa centralizzazione si appoggia sulle nuove tecnologie digitali di controllo capillare della popolazione, che finiranno per risultare le uniche vere vincitrici di questo confronto, come scritto profeticamente da Manuel De Landa nel suo “La guerra nell’ era delle macchine intelligenti”.
In queste condizioni, che senso ha ripetere stancamente le retoriche della libertà individuale, della separazione fra Stato e Chiesa, della divisione dei poteri, della libertà di opinione, della “privacy” che avevano caratterizzato il XX° secolo? Qui si fa solo più a gara a chi abolisce più libertà, considerandosi ogni realtà indipendente come un focolaio di pericolo, in quanto è possibile che venga conquistato da un “nemico”, e usato per “destabilizzarci”.
L’insistere a tentare di spiegare tutto ciò con gli stereotipi del XX° Secolo è non solo inutile, ma anche sospetto, in quanto è molto probabile che si voglia nascondere in mala fede la realtà delle cose, e in particolare il fallimento di una cultura irrealistica (i “parametri utopico-liberali” di cui parla Giovanni Ursina), che per altro ha sostenuto le carriere di intere generazioni d’intellettuali e di politici.
Quando si attaccano, con l’accusa di “democrazia illiberale”, alcuni Paesi dell’Unione Europea (Ungheria, Slovacchia) o della NATO (Turchia), in realtà si vuole condannare non già la loro pretesa illibertà, bensì la loro eccessiva indipendenza, che permette loro di non schierarsi al 100% con l’ America, divenendo così a loro volta un pericolo per il controllo centralizzato e militarizzato,da parte da parte della stessa, degli “alleati” occidentali. Tuttavia, questi Stati non fanno che ripetere in piccolo quello che già succede in grande nelle grandi potenze (a cominciare dagli Stati Uniti), e anticipando quello che accadrà ancora in tanti altri Stati. Essi debbono centralizzarsi per resistere ai potentissimi condizionamenti del Complesso Informatico-Digitale occidentale (di cui Musk è il tipico esempio)..
D’altronde, le contraddizioni della Modernità che stanno esplodendo ora, e, in particolare, quelle della “democrazia” occidentale, erano già iscritte fin dall’ inizio nel suo DNA. Per esempio, pur parlando di democrazia, lo stessoGeorge Washington ne criticava già, in nome del “Repubblicanesimo”, gli aspetti fondamentali: i partiti, il voto popolare e lo spirito di parte.
Il punto è che la democrazia è per sua natura illiberale. Mentre il liberalismo è un’ideologia tipica dell’ aristocrazia del ‘700 che lottava contro lo Stato assoluto inneggiando alla “liberalità” dei signori (pensiamo a Rochefoucauld), la democrazia è quella deriva delle antiche Poleis, denunziata fin da Omero (Tersite), per passare a Socrate, Aristotele e lo “Pseudo-Senofonte”, che le aveva portate ad essere dominate da un pathos plebeo, dalla demagogia, dall’“oclocrazia”(l’”apistos demos” di Aristotele), e, infine, dalla tirannide (i Trenta Tiranni). E che altro è il “trumpismo” (o il “populismo”:la “pancia” del popolo), se non lo spirito plebeo elevato a virtù civica, in quanto la più pura espressione del “popolo” tanto esaltato negli ultimi 200 anni?
“Democrazia illiberale” è un termine assolutamente equivoco, sia se usato in senso dispregiativo, sia usato in senso elogiativo, perché, nell’attuale gergo americaneggiante, tanto “democrazia” quanto “liberale” designano il contrario di quanto avevano significato per almeno mezzo secolo in Europa (per esempio, in “Democrazia Cristiana” e “Partito Liberale”). D’altronde, la traduzione del l’omonimo libro di Zakaria parla giustamente di “democrazia senza libertà”, che ben si attaglia a praticamente tutti gli Stati attuali. Sarebbe forse meglio parlare di “sistema carismatico-rappresentativo”, in quanto esso tenta di conciliare l’esigenza di un leader, provocata dalla mobilitazione generale mondiale, con le forme giuridiche della democrazia rappresentativa (così come, nel Principatus augusteo, l’esigenza di un principe provvidenziale veniva conciliata con le forme tradizionali del cursus honorum repubblicano)
Del resto, vi è sempre stato un legame fra “mobilitazione generale” e idolatria del “popolo”, che è quello che, come ben studiato da Jünger, aveva portato ai totalitarismi del 20° Secolo. L’unico modo per por fine alla mentalità da mobilitazione generale è far finire la Terza Guerra Mondiale, rendendo nuovamente possibile, all’interno di ciascuno dei blocchi concorrenti, una forma di pluralismo, non più accusabile di “intelligenza con il nemico”. Vediamo se Trump ne sarà veramente capace.
Questa situazione smentisce in modo definitivo la credenza che, nel XXI° secolo, possano avere ancora una qualche utilità le categorie di “Destra” e di “Sinistra”, ma anche di “Democrazia” e “Autocrazia”, essendo restata in campo solo la distinzione fra “governo degli algoritmi” (come quello che si è instaurato in America grazie alla convergenza delle azioni di Eric Schmidt e di Elon Musk) e il (almeno più “umano”) “governo del leader” (come quelli di Cina, Russia, India, Turchia..).
In questo contesto, l’Europa, disabituata a pensare dall’egemonia del “pensiero unico”, non sa più come orientarsi. Perfino coloro che, per un motivo o per l’altro, amerebbero defilarsi dal Governo delle Macchine Intelligenti, dell’America e della NATO, sono in seria difficoltà, visto che c’è una corsa sfrenata da parte di tutti ad accattivarsi la coppia, ormai onnipotente, “Trump-Musk”, mentre le effettive intenzioni di Trump non sono ancora neppure note. Come ha affermato sprezzantemente Putin, “ciò che manca all’ Europa sono i cervelli”.
La vicenda Trump-Musk dimostra almeno quanto siano ancora diverse l’Europa e l’America.
2.Il ruolo di Elon Musk nell’amministrazione Trump
Come anticipato, vogliamo qui concentrarci però su quella che appare come la vera novità del secondo mandato di Trump, il quale forse ha vinto in questo modo schiacciante non già per l’appoggio di nuove correnti di opinione o all’ “endorsement” di autorevoli “opinion leader”, bensì grazie a un impero finanziario e tecnologico -quello di Musk- che già domina l’Occidente, sui mercati dei media, delle biotecnologie, dell’ intelligenza artificiale, dello spazio, dell’ autoveicolistica, delle telecomunicazioni, essendo così in grado di pilotare l’intera società americana e di mettere in ombra gli stessi GAFAM “minori”. E, difatti, Musk ha messo a disposizione di Trump un congruo numero di miliardi, di cui una quota precisa dedicata al voto di scambio, oltre che l’accesso senza limiti e senza censura alla piattaforma “X”, quella che era stata un tempo Twitter, e che Musk ha comprato. Gli mancava solo il timbro di “Direttore tecnico degli Stati Uniti”,cosa che oramai sembrerebbe avere. Infine, è lui il migliore intermediario con Zelenskij, perché buona parte dell’ esito della guerra dipende dalla disponibilità, o meno, della rete Starlink.
Si è superato perfino il concetto marxiano di “Comitato d’affari della borghesia”: l’Amministrazione americana è il dominio privato di due imprenditori-soci, dei quali l’uno, il Presidente e il “junior partner”, anche se rappresenta formalmente lo Stato, ma l’altro, da “CEO”, controlla l’intera società, realizzando così il sogno tecnocratico di Saint-Simon. Altro che “conflitto di interessi”!
Il gigante aerospaziale SpaceX eTesla di Musk sono entrambe tra le aziende che valgono di più al mondo al mondo. SpaceX è la seconda più grande azienda privata al mondo, con una valutazione di 210 miliardi di dollari. La società di veicoli elettrici Tesla è la decima società quotata, con una capitalizzazione di mercato di oltre 900 miliardi di dollari.
Musk ha una quota del 42% in SpaceX e una quota del 13% in Tesla, e ha anche quote di controllo in X, la piattaforma precedentemente nota come Twitter, e nella startup di intelligenza artificiale generativa xAI. Musk è di gran lunga la persona più ricca del mondo, con un patrimonio netto di circa 280 miliardi di dollari, più di 60 miliardi di dollari in più rispetto al secondo uomo più ricco, il fondatore di Amazon Jeff Bezos.
Ma, soprattutto, Musk incarna nel modo più trasgressivo la “hybris” del Postumanesimo, nei suoi aspetti più inquietanti: l’Intelligenza Artificiale Generativa, le microchip nel cervello, i twitter senza alcuna moderazione, la colonizzazione privata dello spazio, la disoccupazione tecnologica, la maternità surrogata.
In effetti, il progetto di Musk, cioè quello di ufficializzare il controllo dei GAFAM sullo Stato americano, e, con ciò, sull’ Occidente, non è nuovo. Esso era stato teorizzato da Schmidt e Cohen nel loro libro “The New Digital Age”, concepito dai due autori nel 2003, nella Baghdad ridotta in cenere ed occupata dall’ esercito americano, in cui si suggeriva che Google avrebbe dovuto sostituire la Lockheed nel guidare l’America alla conquista del mondo (“Googleization of the World”). Ed è stato criticato da Evgeny Morozov quale ultimo tentativo, da parte di una civiltà fallimentare, per bloccare l’esito della Storia, che, di per sé, starebbe voltando le spalle all’ Occidente.
Sempre Schmidt aveva incominciato a mettere in pratica quel progetto, con la creazione di NSCAI, la commissione incaricata dal Congresso di elaborare una strategia per contrastare il superamentodegli USA da parte della Cina, da cui nacque l’Inflation Reduction Act, con cui il Senatore Schumer si proponeva di “mettere fuori mercato il mondo intero”.
Ora, è stata colmata una lacuna nel progetto, perché Musk (anche se aborre la California, preferendole il Texas) sta non soltanto teorizzando, bensì incarnando nella propria persona, la “ideologia californiana”, che fonde cultura nichilista e intelligenza artificiale, politica tecnocratica e monopolio universale.
Facendo ciò, egli ha dato un significato concreto all’ ideologia M.A.G.A., oscillante vagamente fra l’isolazionismo e il nazionalismo.
3.Il “programma di governo” di Musk
Musk, nonostante che provenga dal campo progressista e abbia sostenuto Trump solo da luglio, ne è divenuto ormai il compagno inseparabile, perfino nei colloqui con Zelenskij, anche se è improbabile che assuma un ruolo ufficiale. Egli ha, inoltre, affermato che “non è necessario alcun compenso, alcun titolo, alcun riconoscimento” per i suoi servizi (ampiamente compensati evidentemente dalla possibilità di difendere dall’ alto i propri interessi), guidando un “Dipartimento per l’efficienza governativa” (D.O.G.E.) che Trump ha pubblicizzato come “Segretariato per la riduzione dei costi”, con l’obiettivo di tagliare da 2.000 miliardi di dollari o più dal bilancio federale (evidentemente subappaltando funzioni pubbliche alle multinazionali del web, e, in primis, a quelle di Musk, che è già l’insostituibile fornitore dell’ Amministrazione). In un’intervista al podcastJoe Rogan Experience ha detto che spera di “sgomberare il ponte” da regolamenti e agenzie federali indebiti e “ridurre le agenzie [federali] per renderle molto più piccole….assicurarsi che …si attengano a ciò che il Congresso ha autorizzato”.
D’altra parte, le aziende di Musk sono al lavoro anche in Italia per darsi assegnare (vedi scandalo S.O.G.E.I.) delle commesse strategiche, nell’outsourcing dei servizi pubblici, con le quali anche il nostro Paese diventerà dipendente da Musk per il funzionamento stesso dello Stato, così come stafacendo in America, e come avevano già fatto le Istituzioni europee con Microsoft.
Quali siano le sue intenzioni lo ha dimostrato ancora il 13 novembre, con un post sulla sua piattaforma dedicato alle sentenze dei giudici italiani (ed europei) circa i “paesi sicuri”. La forma e il contenuto del post costituiscono un esempio ineguagliato delo stile di Musk, che interviene non sollecitato su una vicenda giudiziaria italiana ed europea, indicando una soluzione, le dimissioni dei giudici, che è agli antipodi, non solo dell’ ordinamento italiano, ma anche sull’ “ordine giuridico basato sulle regole” di cui l’ America si fa vanto. Per quanto sia pericoloso, e/o sgradito, essere sommersi da immigranti che porteranno anche da noi l’insanabile contraddizione americana fra “Whites” e “Non-Whites”, ancor peggio è essere governati contra legem da Washington da un informatico sud-africano, quasi fossimo un “bantustan” qualunque. Questo dimostra plasticamente che cosa dovrebbe impedire l’ “autonomia strategica” italiana ed europea.
Musk ha affermato inoltre che, dopo queste elezioni, non ha alcuna intenzione di smettere di pesare sulla politica. Il suo super comitato di azione “continuerà dopo queste elezioni e si preparerà per le elezioni di medio termine e per eventuali elezioni intermedie”, evidentemente tentando anche di interferire nelle politiche interne degli “alleati”, come faceva già Bannon. Fortunatamente, Trump si era presto stancato di quell’ alleato scomodo.
4. Musk e l’Antitrust
L’idea che il più grande monopolista del mondo sia incaricato dal Presidente di ristrutturare lo Stato americano mette una fine definitiva dell’illusione che la “destra” sia favorevole al libero mercato. E’ come incaricare il lupo di guidare una mandria di agnelli. Il che è per altro logico, perché la “destra” trumpiana non è liberista, bensì interventista nell’ economia, ma nell’ ottica attuale della mobilitazione bellica, secondo il collaudato modello del “keynesismo militare”, applicato negli Stati Uniti di Roosevelt, nella Germania nazista e oggi nella Russia di Putin. Il ruolo degli imprenditori è quello di “oligarchi”, fedelissimi del “leader” che possiedono le imprese, ma le gestiscono secondo le esigenze della programmazione bellica (pensiamo per esempio alla programmazione di Todt e di Speer e alle Reichswerke Hermann Göring).
Come ovvio, Musk si è scontrato spesso con i regolatori dell’amministrazione Biden. La FTC guidata da Khan ha colpito X, allora nota come Twitter, con unamulta di 150 milioni di dollari, e ha ordinato restrizioni sui metodi di raccolta dati per la pubblicità della società di social media per la pubblicità. La SEC guidata da Gensler si è scontrata con Musk per il suo uso di Twitter nel contesto del suo ruolo in Tesla, risalente a un controverso tweet del 2018 in cui Musk ha affermato di aver ottenuto i fondi necessari per rendere privata la Tesla.
Ci sono poi una serie di cause legali in sospeso e indagini governative contro Musk e le sue aziende, che naturalmente apprezzerebbe il clima normativo più leggero lanciato da Trump. Tra le questioni legali e normative che Musk deve affrontare ci sono un appello per ripristinare il suo bonus da 50 miliardi di dollari in azioni Tesla, annullato da un giudice del Delaware a gennaio, un’indagine sui sistemi di guida autonoma di Tesla da parte della National Highway Traffic Safety Administration e un avvertimento segnalato dal Dipartimento di Giustizia sui premi da 1 milione di dollari dell’American PAC ad alcuni elettori di stati indecisi.
Tesla, che rappresenta la maggior parte della ricchezza di Musk rispetto a qualsiasi altra sua azienda, sta già ricevere una formidabile spinta dalle proposte economiche di Trump che probabilmente danneggerebbero i suoi concorrenti di veicoli elettrici, un vantaggio che si è tradotto nel rally delle sue azioni mercoledì, fatto che ha già fatto aumentare il valore delle azioni di Tesla fino a un trilione di dollari.
Al diavolo il conflitto di interessi!
Eppure, la resa incondizionata degli Stati ai guru dell’informatica non sarebbe in teoria affatto inevitabile. Lo dimostra il caso della Cina.
5.Il precedente di Jack Ma
Ricordiamo che uno scenario analogo si era prodotto recentemente in Cina, dove esistono multinazionali digitali che, seppure presenti solo in quel Paese, hanno dimensioni analoghe a quelle americane (i “BAATX”). Questo è uno degli aspetti più appariscente della presunta defezione della Cina verso il capitalismo, sulla quale non concordiamo, perché, tecnicamente, il socialismo non è la statizzazione di tutta l’economia, bensì “il controllo sociale sui mezzi di produzione”, che è ciò che si sta realizzando in Cina attraverso meccanismi giuridici complessi, comprendenti anche il mercato.
Anche Jack Ma aveva creato un impero privato simile a quello di Musk (oltre ad assumere atteggiamenti spettacolari ricalcati su Musk, come quando si era presentato ai dipendenti vestito come Michael Jackson.).
Nel frattempo, la Cina aveva approvato a tempo di record una serie di leggi sull’ ICT ispirate a quelle europee, ma più concrete e applicabili, in base alle quali tutte le multinazionali cinesi si sono viste esposte a una pioggia di sanzioni, in quanto, come le loro colleghe occidentali, intralciano continuamente la concorrenza, trascurano la privacy, ecc…(il “Crackdown sui BAATX”).
Quando Ma aveva lanciato una campagna di stampa contro il sistema bancario cinese, che gli negava quel sostegno finanziario che invece Musk ha in Occidente, per trasformare il suo impero industriale e tecnologico cinese in un impero finanziario mondiale, è stato arrestato e detenuto per alcuni mesi, finché ha rinunziato ai ruoli operativi nelle sue società, trasferendosi all’ estero e limitandosi a incassare i dividendi dovutigli in quanto socio di minoranza delle società stesse.
7.Trump e i conservatori
Un altro “miracolo” di Trump è stato quello di trasformare i conservatori, da sempre considerati “dei pariah” della politica, specie europea, in protagonisti ambiti delle politiche nazionali e della UE.
Grazie a ciò, l’”accoppiata” Trump-Musk ha indebolito con una duplice mossa un probabile ostacolo al dominio mondiale dei GAFAM: la resistenza in nome dell’umano al “Governo degli algoritmi” di Musk, così simile al “Governo delle Regole” tanto caro al liberalismo di sinistra. Questa resistenza non potrà venire se non da ambienti “lato sensu” conservatori, come per esempio le Chiese. Probabilmente, la coppia Trump-Musk spera che, essendole essi grati per averli fatti uscire dai loro ghetti, vari tipi di “conservatori” lascino per un momento da parte le loro legittime ragioni ideali, che concettualmente li opporrebbero al “governo delle macchine” – chi per orgoglio nazionale, chi per umanesimo, che per difesa della libertà-…, e “lavorino” come si dice oggi, con la coppia Trump-Musk e con gli altri grandi soggetti geopolitici modo da non contrastare, bensì da agevolare, il progetto della “Singularity Tecnologica”. Ricordiamoci che Musk, come persona, tiene comportamenti ricalcati sui grandi transumanisti, come Ray Kurzweil e l’iraniano Fereidun Esfandiari. Quest’ultimo (il cui nome originario era la traduzione in Farsi, di quello del Salvatore dell’ Avesta, Thraetona) aveva fatto modificare all’ anagrafe il proprio nome e cognome in FM-2030, anno in cui, secondo i transumanisti, sarebbero state curate certe malattie, come quella al pancreas di cui egli sarebbe morto dopo poco, e, contestualmente, s’ era fatto ibernare. Ebbene, anche Musk, oltre a fare ricosto alla gestazione surrogata, ha chiamato il proprio figlio “X Æ xii” (quasi fosse un nuovo modello di macchina).
La battaglia politica che, fino ad oggi, si era svolta essenzialmente all’ interno dei “parametri utopico-liberali” di Ursina (anche la Democrazia Cristiana, e perfino il Fascismo, erano a loro modo stregati dal mito del Progresso), oggi lo spazio concettuale entro cui si combatte per l’egemonia politica mondiale è sostanzialmente “conservatore” (dall’interpretazione delle varie religioni e tradizioni nazionali a quella del mito moderno del Superuomo, fino ai critici moderni della Modernità: Ricci, Ibn Khaldun, Nietzsche, Dostojevskij, Huxley, Dumont, Teilhard de Chardin, Burgess, Compagnon).
Come scrive sempre Orsina, “l’ordine utopico-liberale non abbia saputo mantenere le sue promesse e … il suo fallimento ne abbia fatto emergere chiaramente i consistenti tratti di disumanità, l’affidarsi a un esistente essere umano e astratto. Disincantato, decontestualizzato, perfettamente morale e perfettamente razionale”. In sostanza, si è compiuta la Dialettica dell’ Illuminismo descritta da Horkheimer e Adorno.
E’ all’ interno di quest’ ampio spazio politico e culturale (l’unico rimasto oggi relativamente vivo al di fuori del postumanesimo) che si può, e si deve, ora, lanciare una battaglia sulla preservazione dell’ Umano, sulla libertà minacciata, sulla pace nel mondo, sul ruolo delle classi sociali, dei popoli e dei Continenti…). Se necessario, contro tanti falsi “conservatori” che operano come apripista per la Singularity Tecnologica e per il “Governo degli Algoritmi”. Tale critica al progetto post-umanista non dev’essere preconcetta, bensì partire dalle sue (per quanto discutibili) radici storiche :ilMistero dell’ Incarnazione, l’“Antiquatezza dell’Uomo”, il mito dell’ Eterno Ritorno...
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Torino sarà forse finalmente sede del centro nazionale per l’Intelligenza artificiale. L’annuncio, a sorpresa, arriva dal ministro alle Imprese e al Made in Italy, Adolfo Urso, che ha partecipato all’apertura dell’anno accademico del Politecnico. La candidatura di Torino era proprio partita dalla collaborazione tra pubblico e privato, con la spinta anche della Diocesi di Torino.
«Abbiamo finalmente definito lo statuto che permetterà di attivarlo subito – ha spiegato Urso – dando impulso all’attività di Torino e alla sua capacità di guidare un processo di trasformazione che non deve intimorirci». Sono più di tre anni che la città aspetta e ormai sembrava fosse diventata l’ennesima promessa poi tradita (fatta nel 2020: quello che era stato ribattezzato I3A per Torino era un compenso. La città aveva da poco perso la gara con Milano per diventare sede del Tribunale europeo dei brevetti e al ministero dello Sviluppo economico c’era Luigi Di Maio). Da allora il progetto si era “sgonfiato”, fino a diventare un polo per l’IA applicata solo all’automotive con il governo Draghi. Anche quello fermo perché mancava lo statuto che definiva tempi e missioni. Ieri la svolta: Torino ritornerà (forse) ad avere un centro nazionale per l’Intelligenza artificiale applicata ad automotive e aerospazio, ma anche «aperta agli altri temi». Il progetto conta gsu un finanziamento di 20 milioni l’anno. Per il luogo dove insediarsi, un’opzione è quella dell’area di corso Settembrini, accanto al Competence Industry Manufacturing 4.0.
1.L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: FORZA DETERMINANTE DEL 21° SECOLO:
L’Artificial Intelligence Act
Un altro spunto di attualità che dimostra tangibilmente l’attualità di questo tema è costituito dall’ approvazione, il 14 giugno, da parte del Parlamento Europeo, – della sua “posizione negoziale” sul progetto legislativo dell’ “Artificial Intelligence Act”, vantato, a torto, come l’unico atto legislativo in materia, mentre ,per esempio, in Cina, si sta procedendo con maggiore celerità e concretezza. -Apro una parentesi. L’iter legislativo europeo è incredibilmente lungo, tanto che viene il sospetto che si voglia soprattutto “épater le bourgeois” con continui “effetti annuncio”, a cui non fanno mai seguito fatti concreti. Anche la decisione, a sorpresa, del Governo Meloni, di riesumare, nella sua forma “depotenziata”, l’Istituto per l’ Intelligenza Artificiale, rischia di fare la stessa fine.
Ne consegue che è vero che, come diremo in seguito, l’Unione Europea ha oramai adottato una selva di provvedimenti sull’informatica così vasta da riempire una intera biblioteca, ma, di fatto, l’unico che ha avuto un impatto pratico è stato il GDPR (General Data Protection Regulation), del 2016, a tutela della privacy sul web, che ha generato l’enorme (e inutile) burocrazia delle autorizzazioni per l’utilizzo dei dati in rete, ma ha fallito platealmente il suo principale obiettivo: quello di evitare di consegnare (come stanno facendo le multinazionali del web -i GAFAM-, l’insieme dei nostri dati all’ Intelligence Community americana).E’ impressionante come la Commissione e le autorità nazionali preposte alla Privacy disattendano da molti anni le due chiare e univoche sentenze Schrems della Corte di Giustizia a questo riguardo. Infatti, il Governo Americano, nello stipulare sempre nuovi accordi con la Commissione, non garantisce affatto agli utenti europei le stesse tutele garantire in Europa, bensì si riserva espressamente di applicare la legislazione militare americana, ben più lasca del GDPR.
Crediamo che, fra i partiti europei, dovrebbe essere discussa proprio una revisione, per quanto graduale, delle politiche europee del digitale, nel senso di un maggiore coraggio e di una maggior concretezza. A questo sono dedicate le numerose pubblicazioni dell’ Associazione Diàlexis sull’ argomento in oggetto, di cui si parlerà in seguito
Stupisce che in un documento così importante e così sofferto come la bozza approvovata dal Parlamento, non si riesca neppure a definire l’oggetto stesso della normativa di cui trattasi -cioè l’Intelligenza Artificiale-.
Infatti, così si definisce, in modo incredibilmente impreciso, un“sistema di intelligenza artificiale” (sistema di IA): un software sviluppato con una o più delle tecniche e degli approcci elencati nell’allegato I, che può, per una determinata serie di obiettivi definiti dall’uomo, generare output quali contenuti, previsioni, raccomandazioni o decisioni che influenzano gli ambienti con cui interagiscono’
Ciò per altro non mi ha stupito perché l’Intelligenza Artificiale non è altro che l’informatica nella sua fase matura. E’ infatti proprio dell’ informatica generare contenuti, previsioni, raccomandazioni e decisioni che influenzano gli ambienti con cui interagiscono. Fra questi, i
software di controllo dei motori, quelli per la guerra digitale, quelli delle SMART Cities, ecc..
Quello che stupisce infine è l’incredibile scollamento fra il riconoscimento verbale della natura dirompente dell’ Intelligenza Artificiale, che spesso emerge dalle parole degli scienziati, degl’intellettuali, dei prelati, dei politici e degl’imprenditori, e l’enorme superficialità con cui poi tutti trascurano i temi evocati, o credono di risolverli con pura retorica.
Prendiamo ad esempio il -per altro apprezzabile – discorso di Giorgia Meloni all’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha affrontato in modo per altro non convenzionale alcuni dei temi più impegnativi in materia di intelligenza artificiale, quali quello dell’ “Antiquatezza dell’uomo”du Guenther Anders, quello di un’’”etica digitale”, quello della necessità di un Nuovo Ordine Mondiale che tenga conto dell’ Intelligenza Artificiale, e, infine, quello della responsabilità in materia delle Nazioni Unite, senza dimenticare l’accenno fatto al contributo concettuale di Henry Kissinger su cui torneremo.
A queste essenziali prese di coscienza ha fatto anche riscontro ieri l’ormai insperato salvataggio dell’ Istituto Italiano per l’Intelligenza di Torino, su cui ci eravamo tutti tanto impegnati, e che avrebbe dovuto costituire il segno dell’iniziativa italiana su questo tema. Tuttavia, come vedremo in seguito più in dettaglio, questo recupero, che si colloca sulla falsariga di quello a suo tempo annunziato (ma mai attuato) dal Governo Draghi, è estremamente parziale, tanto da snaturare l’originario disegno, e, soprattutto, si colloca in contraddizione con quanto da noi auspicato nel libro “L’Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale di Torino”, dove si parla soprattutto dei risvolti culturali ed etici della materia.
Un altro elemento dell’ attualità odierna che non manca, ogni giorno, di mettere sotto i nostri occhi quanto il mondo sia cambiato, è costituito da quegli sconcertanti personaggi che sono i guru dell’ informatica, e soprattutto del più sconcertante fra di essi: Elon Musk.
Quest’ultimo sta dimostrando plasticamente come, nella figura del guru, si cumulino oramai quelle del leader carismatico (scenografie da stella rock), dell’uomo politico (interventi presso il presidente degli USA, il Papa..), dell’ inventore (la Tesla, gl’impianti cerebrali di microchip) , dell’opinionista (i suoi famosi tweet), dell’ editore (il padrone di Tweetter, ora X), del potentato geopolitico (offerta e successivo spegnimento di Starlink durante il conflitto ucraino), dell’ industriale (SpacelLink), vanificando i concetti moderni di sovranità (Musk opera indipendentemente dagli USA), di concorrenza (è monopolista in molti settori), perfino di soggetto autonomo (gl’impianti cerebrali permetteranno l’eterodirezione di un numero “n” d’individui)..
Per tutti questi motivi, l’AI è oggi al centro della storia mondiale, e, in particolare, della “Guerra Mondiale a Pezzi” oggi in corso, che sta estendendosi gradualmente all’ intero pianeta (dall’ Ucraina al Nagorno Karabagh, al Kosovo, alla Palestina), minacciando costantemente il futuro dell’ Umanità. Basti pensare che l’idea stessa di “cibernetica” fu creata da un insieme di intellettuali ed agenti governativi americani attraverso le “Conferenze Macy” durante il maccartismo e subito dopo la IIa Guerra Mondiale; o che Norbert Wiener aveva inaugurato nel 1949 il grande computer Golem di Rehovoth con un accenno neanche troppo velato al Golem, quel mostro ch’era stato creato per proteggere il popolo ebraico dai suoi nemici; che Putin aveva definito Internet “un’operazione speciale della CIA”; che Jack Ma è stato tenuto in arresto per qualche mese dalle Autorità di Pechino finché non ha accettato di coordinare la strategia di espansione internazionale delle attività informatiche dell’ industria cinese, in vista dello scontro con gli Stati Uniti.
2.SUA CENTRALITA’
L’AI opera in tutti i campi: decision-making; salute; guerra; finanza; vita quotidiana; cultura; economia; lavoro; politica:
Decision Making: nella novella “Una decisione inevitabile” di Asimov, le decisioni dei Presidenti “dell’ Occidente” sono determinate dalla strategia dei robot e dei computer; Salute: chiunque, come me recentemente, ha dovuto sottoporsi a un controllo sanitario stringente da parte dei medici, sa bene quante macchine elettroniche essi usino per qualunque diagnosi o terapia; la guerra in Ucraina è tutta telecomandata dall’ Intelligenza Artificiale; è impossibile gestire un conto corrente senza l’home banking; Wikipedia è diventata una fonte indispensabile di documentazione; le strategie dei fondi d’investimento sono guidate dall’ intelligenza artificiale; la disoccupazione tecnologica colpisce duramente ovunque , soprattutto le industrie dei servizi; la manipolazione dell’ elettorato da parte dell’ AI è già risultata vincente in molti casi (Google Analytica).
Non si può elaborare una teoria sociale o politica, un insegnamento, una strategia, che non abbia ben chiara l’azione dell’ AI, che non ne consideri i rischi e il controllo, ma, al contempo, non la usi.
Non per nulla, i due grandi Stati che si contendono il controllo del mondo (USA E Cina) hanno approvato leggi volte a disciplinare e regolamentare l’Intelligenza Artificiale (Inflation Reduction Act e le varie leggi cinesi sull’ informatica), anche in vista del suo impatto sulla difesa nazionale.
Nell’Unione Europea, ci si è limitati a finanziare (seppur modestamente) la transizione digitale, senza una chiara visione degl’impatti geopolitici della stessa.
L’AI è il nuovo campo di combattimento della geopolitica (Starlink), in cui i guru informatici (Bill Gates, Zuckerberg, Schmidt): hanno un ruolo multiforme profeti, grandi sacerdoti, inventori, dittatori, finanzieri, strateghi, imprenditori, benefattori.
In particolare, Elon Musk sta tentando di realizzare molti dei sogni annunziati dai grandi visionari tecnocratici dei secoli scorsi:il progetto di Tsiolkowski di conquistare fisicamente il Regno dei Cieli; produrre i cyborg (vedi il “Manifesto Cyborg” di Donna Haraway); condurre una “politica dei due forni” al di sopra degli Stati Nazionali e delle Grandi Potenze.
Paradossalmente, questo iperattivismo di Musk apre anche nuovi spazi di libertà, in quanto spezza il fronte su basi ideologiche dei guru dell’ informatica
La “Guerra Mondiale a Pezzi” è innanzitutto una guerra culturale fra Stati-Civiltà. L’Europa non potrà interfacciarsi con il mondo se non avrà una propria precisa identità, che dovrà essere un’identità digitale.
A mio modesto avviso, la “Guerra Mondiale a Pezzi” ha mosso i primi passi a cavallo fra i due secoli, quando, con Internet e Echelon, si affermarono idee come quelle della “Fine della Storia”, dell’”America Mondo” e della “Singularity”. Queste idee, di chiara matrice apocalittica, suscitarono una forte “rivalità mimetica” all’ interno di aree culturali, come quella sinica, quella islamica e quella slavo-ortodossa, indicate da Huntington some “the Rest” destinato a opporsi all’ Occidente (“the West”), e che di fatto non intendevano, né intendono, essere inglobati in questo “Stato Mondiale” dominato dall’ informatica. Da allora abbiamo avuto il terrorismo islamico e l’assertività cinese e russa.
E’ nell’ ambito di questo conflitto che si sono sviluppate mosse e contromosse di una guerra tecnologica che ha avuto i suoi punti culminanti nella nascita dei BAATX (i GAFAM cinesi), PRYSM (il sistema americano di sorveglianza mondiale), le nuove armi supertecnologiche russe, il “crackdown sui BAATX”, il “decoupling” economico dell’ Occidente dalla Cina e dalla Russia, le giravolte politiche di Musk…Da tutto questo, l’Europa, che, fino dai tempi di Condorcet, Hugo, Mazzini, Nietzsche, Coudenhove Kalergi, Spinelli e De Gaulle, aveva rivendicato il proprio ruolo di leader intellettuale del mondo, è stata invece assolutamente esclusa, perché la materia del contendere è oggi sostanzialmente la configurazione della futura era della Macchine Intelligenti, relativamente alle quali l’Europa, a partire dalla fine della Olivetti, ha perduto le competenze, le basi industriali e l’autonomia strategica.
Anche la “ Sovranità Strategica Europea” rivendicata da Macron non potrà essere conseguita se non si crea un ecosistema digitale europeo; ma questo non si crea per lo stesso motivo per cui non hanno funzionato i campioni europei; motivi culturali e geopolitici.
Macron ha parlato spesso (più in passato che oggi), di una “Sovranità Strategica Europea”. Si tratta evidentemente di un’eco della “Europa dall’Atlantico agli Urali” di De Gaulle. Tuttavia, mentre De Gaulle aveva dato un certo seguito a questo slogan, con la Force de Frappe, con il Trattato dell’ Eliseo, con i Campioni Europei, con l’uscita dall’ organizzazione della NATO, Macron non sta facendo nulla di tutto ciò. In particolare, non sta facendo nessun serio passo per la creazione di giganti digitali europei.
Ancora recentemente, Roberto Baldoni, su La Repubblica del 29 settembre, chiedeva la creazione di una Big Tech europea. Purtroppo, 70 anni di fallimenti dimostrano che vi sono ostacoli pressoché insormontabili. Secondo Baldoni, ciò che manca è una seria programmazione europea del digitale. E’ quanto lamentava, nel 1961, riferendosi all’ Italia, Mario Chu, direttore tecnico dell’Olivetti, pochi giorni prima della sua misteriosa morte. La realtà è che il monopolio americano sull’ informatica è stato, ed è, protetto con tutti i mezzi. Mentre, in molti Stati fuori dell’Europa (e in particolare in Cina), c’è stata e c’è la volontà della politica di superare quest’opposizione stando a fianco dell’ industria nazionale, questa volontà in Europa non c’è stata e non c’è, non solo per l’informatica, ma per tutte le imprese di alta tecnologia: dagli aerei (EADS), ai lanciatori (Ariane).
Ciò è particolarmente vero per all’ informatica, dove tanto Qwant (il “motore europeo di ricerca”), quanto GAIA X (il “cloud europeo”), dopo grandi strombazzamenti pubblicitari, sono finite nel nulla perché fagocitate nel sistema dei GAFAM.
3.L’ERA DELLE MACCHINE SPIRITUALI
Quando parliamo della minaccia costituita dalla Singularity tecnologica, intendiamo riferirci a un intero mondo di attività e di significati, che parte da lontane aspirazioni ancestrali, come quella del “mondo immaginale” zoroastriano, dell’Intelletto Attivo aristotelico, dello Spirito Assoluto hegeliano, si articola nei miti del Golem e del Superuomo, e si è concretizzato ulteriormente nelle opere di Fiodorov, di Čapek e di Teilhard de Chardin.
Alla fine del secolo scorso, Manuel de Landa aveva scritto “La guerra al tempo delle Macchine Intelligenti”, che, tra l’altro, poneva in evidenza il peso enorme che l’informatica avrebbe avuto nelle guerre di questo secolo. Ora, possiamo andare anche più in là, immaginando che esseri artificiali abbiano più chance di vincere nelle guerre del XXI° Secolo, e anche di sopravvivere in condizioni di riscaldamento atmosferico, inquinamento, guerra chimica e batteriologica, nonché di viaggi spaziali, che non gli umani.
Il termine “Macchine Spirituali” in sostituzione di quello, ormai classico, di “Macchine Intelligenti” è di Ray Kurzweil, il quale presuppone, nella sua fumosa escatologia materialistica, che l’Intelligenza Artificiale non si limiti a sostituire il pensiero umano, bensì anche la funzione di creazione di senso, tipica della cultura e della religione, che si manifesta oramai nel “Culto di Internet”: predicatore, confessore e inquisitore del mondo contemporaneo.
La rivolta contro un mostruoso Stato mondiale informatico è fondata anche e soprattutto sul rigetto di questo progetto della “Singularity Tecnologica”, in cui l’Umano si fonderebbe con il Macchinico, l’Organico con l’Inorganico (Ishiguro).
Certamente, l’idea che (per dirla con Nietzsche) “l’uomo è qualcosa che dev’essere superato” è condivisa da gran tempo dalle culture occidentali. Il problema è la direzione in cui questo superamento dovrà avvenire: o in quello dell’auto-negazione dell’Umano per passare a un universo macchinico (l’”Antiquatezza dell’ Uomo” di Günther Anders), o in quello di un potenziamento delle qualità dell’ Umano, che permetta all’ umanità di sopravvivere alla crisi ecologica, alla guerra totale e alla conquista dello spazio (un “Enhancement” non soltanto bionico, ma, soprattutto, spirituale).
4. L’AI STA PER SUPERARE L’UOMO?
Secondo molti autori (fra cui ricordiamo qui soltanto Asimov, Kurzweil, Joy e Reed), ciò starebbe avvenendo, dato lo sviluppo enorme delle competenze dei computer e dei robot e l’utilizzo degli stessi in tutte le attività umane, di cui abbiamo già parlato.
Secondo altri, l’AI non può superare l’uomo perché non è creativa (imprevedibile)?Taluni lo sostengono, ma non è vero. Già oggi siamo superati dalla burocrazia, nonostante ch’essa non sia creativa (parte sempre da un input preesistente). Eppure, essa, con la sua “gabbia d’acciaio”(Weber) ci sovrasta e ci impedisce di esprimere noi stessi. Il problema è proprio quest’invasione di situazioni pre-costituite che ingabbiano l’umanità fino a cancellarla. Cito una cosa per tutte: la cosiddetta “Dead Hand” (o, in Russo “Miortvaja Rukà), quell’ecosistema digitale che comanda la risposta nucleare a un “First Strike”, e costituisce la principale garanzia della deterrenza nucleare grazie alla “Mutua Distruzione Assicurata”. Essa è congegnata in modo da funzionare anche dopo la distruzione dei propri alti comandi, così garantendo in ogni caso la completa cancellazione del paese aggressore ,senza bisogno di un ordine specifico dal comando supremo.
Esso, con tutti i suoi limiti,si pone esattamente all’incrocio delle tendenze, tensioni ed esigenze indicate in precedenza. Essa costituisce l’ultimo atto dell’attività regolatoria dell’UE
Citiamo solo i documenti più salienti di quest’ultima:
(EU) 2021/1153 Regulation on High Performance Computing Joint Undertaking,
(EU) 2022/2481 European Chips Act (Regulation),
2022/0032(COD) European critical raw materials act (Regulation),
2023/0079(COD) Establishing the Strategic Technologies for Europe Platform (STEP),
(EU) 2016/679 Regulation to protect personal data processed by EU institutions, bodies, offices and agencies,
(EU) 2019/1024 Data Governance Act (DGA Regulation),
(EU) 2022/868 ePrivacy Regulation,
2017/0003(COD) European Data Act (Regulation),
2023/0129(COD) Cybersecurity Regulation for a Cybersecurity Act,
(EC) 2006/112, 2022/0407(CNS) Information Society Directive,
2022/0095(COD) AI Liability Directive, 2022/0303(COD)
(EU) 2018/302 Digital content Directive,
(EU) 2019/771 Digital Services Act (DSA Regulation),
(EU) 2019/790 European Media Freedom Act, 2022/0277(COD) (EU)
L’AI Act tenta (inutilmente)di regolare l’AI sulla base delle tre Leggi dell’ Informatica delineate da Asimov:
1.Un robot non può recare danno agli esseri umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri umani ricevano danno.
2.Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, tranne nel caso che tali ordini contrastino con la Prima Legge.
3.Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, purché ciò non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.
Orbene, tutta la sterminata opera di Asimov aveva precisamente, come obiettivo, quello di dimostrare che le leggi di Asimov non possono funzionare.
E, aggiungo io, non lo possono per almeno tre motivi:
a)esse danno per scontato che si sappia che cosa è “bene per l’Umanità” (la virtù, il progresso, la felicità?)cosa che non è certo vera, ché, anzi, tutti i conflitti storici sono proprio dispute su questo sfuggente “bene”: pace o libertà; stabilità o progresso;eguaglianza o meritocrazia?
b)oggi,il “bene dell’ Umanità”viene interpretato secondo il “Pensiero Unico”, sicché tutti gli sforzi normativi e progettuali sono volti ad orientare l’Intelligenza Artificiale contro i cosiddetti “bias” (che sono quei pregiudizi contro cui si scagliano il pensiero unico e l’ideologia woke, i quali però hanno anch’essi, eccome! i loro pregiudizi, che l’AI dovrebbe rafforzare)
c)pretenderebbero di delegare alle macchine proprio queste scelte fondamentali ed irrisolte, oggetto (tra l’altro) delle attuali Guerre Culturali.
6.CONTENUTI DELL’”AI ACT”:
Coerentemente con l’idea delle “Tre Leggi della Robotica”, l’AI Act vieta:
– quell’IA che possa essere “dannosa”, per “la salute, la vita e i diritti”;
-le tecniche subliminali;
-quella che sfrutta gruppi vulnerabili;
-i sistemi di punteggio dei cittadini organizzati dalle pubbliche autorità;
-i sistemi biometrici di identificazione a distanza in tempo reale negli spazi pubblici per obiettivi di pubblica sicurezza
I controlli previsti nel progetto di regolamento sono più o meno stringenti a seconda delle diverse categorie di rischi.
7.SONO CONSIDERATI “AD ALTO RISCHIO”:
-i sistemi usati quali elementi di sicurezza di un prodotto o che fanno oggetto di norme europee di armonizzazione (giocattoli, aerospaziale, auto, biomedici, ascensori)
-i sistemi rientranti nelle seguenti 8 aree:
(i)riconoscimento biometrico o classificazione di persone;
(ii)gestione e funzionamento di infrastrutture critiche;
(iii)educazione e formazione professionale;
(iii)impiego, gestione del personale e lavoro autonomo;
(iv)accesso ai servizi essenziali;
(v)pubblica sicurezza;
(vi)gestione delle migrazioni, del diritto di asilo e controlli alle frontiere;
(vii)giustizia;
(viii)i processi elettorali.
8.CRITICHE AL PROGETTO
Ma non è soltanto l’Artificial Intelligence Act, bensì l’insieme delle regolamentazioni UE in materia digitale, ad essere inattuabile. Infatti:
(a)Esse tentano di regolamentare l’attività dei GAFAM, che sono americani, e per questo sono più forti della UE stessa (cfr. cause Schrems, GAIA-X)
(b)Cntrariamente all’ Europa, la Cina è riuscita, nel corso di 75 anni, non solo a raggiungere, bensì anche a superare gli USA in materia informatica, attraverso diverse fasi, che vanno dal privilegiamento del settore militare, allo sviluppo di grandi imprese private (i BAATX), fino all’ adozione di una legislazione di tipo europeo e al disciplinamento dei BAATX quali strumento di politica economica internazionale.
(c)Tutto ciò frustra radicalmente l’ambizione della UE di rappresentare l’avanguardia mondiale nelle politiche del digitale, o anche soltanto di influenzare le future evoluzioni normative a livello mondiale. Le pretese di leadership culturale europea di Hugo, di Coudenhove Kalergi e di Spinelli, si rivelano così infondate.
9.IL DISCORSO DI GIORGIA MELONI ALL’ONU
Costituisce un notevole salto di qualità del discorso politico internazionale dell’ Italia, toccando alcuni dei punti salienti della problematica dell’ AI:
a)rapidità del progresso tecnologico ( l“antiquatezza dell’uomo”di Guenther Anders):”Non sono certa che ci stiamo rendendo conto abbastanza di uno sviluppo tecnologico che corre molto più velocemente della nostra capacità di governarne gli effetti”
b)il progresso rischia di sostituire le capacità umane:“Eravamo abituati a un progresso che aveva come obiettivo ottimizzare le capacità umane, e oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituire le capacità umane”
c)l’”algoretica”:“servono meccanismi di governance globale che siano capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche..”
10.CONFERMA/DECLASSAMENTO DELL’ ISTITUTO ITALIANO PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
Come abbiamo detto, il governo Meloni ha fatto un passo in avanti rispetto ai precedenti governi, che, dopo espliciti impegni, avevano deciso di affossare il progetto dell’ Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale di Torino, non approvandone lo statuto, primo passo nell’iter burocratico per la sua realizzazione.
Tuttavia, manca ancora molto: la nomina delle cariche sociali e l’avvio delle attività. Resta il declassamento già contemplato dal Governo Draghi: riduzione dello stanziamento da 80 a 20 miliardi e riduzione delle attività all’ auto e all’ aerospaziale, così eliminando quella ricerca di base che dovrebbe costituire una solida base culturale per ovviare alla nostra arretratezza (riconosciuta dalla stessa Meloni), e permetterci d’ interloquire autorevolmente a livello internazionale.
11. AL DI LA’ DELLE REGOLAMENTAZIONI: FARE NUOVAMENTE CRESCERE LE VIRTU’ ATTIVE
Le regolamentazioni giuridiche (privacy, antitrust, fiscalità) non sono sufficienti per ovviare alla decadenza dell’ (conformismo, denatalità, pigrizia), terreno di cultura della dittatura tecnologica. Infatti, [LR1] parallelamente al dispiegarsi della tecnica, abbiamo assistito all’ alienazione dell’uomo, sempre più debole nei confronti dell’ “Apparato” tecnico e sociale (la “gabbia di acciaio” di Max Weber):Kierkegaard, Nietzsche, Stefan Heim, Eliot.
A nostro avviso, occorre tornare alle antiche virtù (Aristotele, San Tommaso):temperanza, coraggio, “prudenza”, giustizia; (Confucio:Ren = magnanimità, rispetto, scrupolosità, gentilezza e sincerità e Li=rapporti marito/moglie, genitore/figlio, amico/amico, giovane/anziano, suddito/sovrano).
11.L’UNIONE DI OGGI NON VUOLE, O NON PUO’, DARSI UNA VERA POLITICA DELL’ AI
Come quella di Adriano Olivetti (la cui azienda informatica era un anche centro di iniziativa culturale e politica), probabilmente perché la fine di quell’ esperienza incute timore nei suoi potenziali continuatori.
Ricordiamo anche il fallimento dei cosiddetti “campioni europei” (Concorde, Tornado, Eurojet, EADS, Arianespace), tutti inciampati, da un lato, nella volontà di mantenere le identità nazionali, e, dall’ altra, nella concorrenza americana.
12.LE PROPOSTE DI KISSINGER PER UNA REGOLAMENTAZIONE INTERNAZIONALE DELL’ AI
A caratterizzare i decenni della Guerra Fredda, c’erano due super potenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, e un elemento che ha funzionato da deterrente, l’arma atomica. Nel momento in cui entrambe eranoriuscite ad averlasi era creata una situazione di stallo armato, durante cui, paradossalmente, l’Europa aveva attraversato un periodo di pace lunghissimo – meno le altre regioni, ma comunque c’erano sempre Washington e Mosca pronte a fronteggiarsi e, quindi, a limitare i danni per scongiurarne di peggiori-.
Lo stesso si potrebbe dire dell’IA del nostro tempo. Kissinger ci tiene a elencare i vari trattati con cui Usa e Urss avevano concordato di non distruggersi, ognuna delle due armata fino ai denti ma senza utilizzare la forza nei confronti dell’avversario. Lo stesso, ovvero una regolamentazione internazionale, si potrebbe fare ora con l’intelligenza artificiale.
Le diplomazie americana e cinese ci stanno lavorando e, forse, il summit della Cooperazione economica Asia-Pacifico di scena a novembre a San Francisco potrebbe essere il giusto palcoscenico per iniziare a confrontarsi “Ciascun leader dovrebbe discutere di come valuta personalmente i rischi posti dall’IA, di cosa sta facendo il suo Paese per prevenire le applicazioni che pongono rischi catastrofici e di come si assicura che le aziende nazionali non esportino rischi. Per informare il prossimo ciclo di discussioni, dovrebbero creare un gruppo consultivo composto da scienziati statunitensi e cinesi che si occupano di IA e da altre persone che hanno riflettuto sulle implicazioni di questi sviluppi”.
A lavorare a questo incontro dovrebbe essere anche l’Italia. L’anno prossimo, il nostro Paese guiderà la presidenza del prossimo G7, dove l’IA sarà uno dei temi attorno a cui ruoteranno molte discussioni.Di qui l’intervento di Giorgia Meloni alle Nazioni Unite e l’annunzio di Urso al Politecnico di Torino.
13. CHE FARE?
Attraverso la Casa Editrice Alpina e l’Associazione Diàlexis, abbiamo realizzato, sull’ Intelligenza Artificiale, questi lavori:
-Habeas Corpus Digitale
-Codex Iuris Technologici
-Re-Starting EU Economy via Knowledge-Intensive Industries
-Il ruolo dei lavoratori nell’ era delle macchine intelligenti
-European Technology Agency
-Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale,
che possono costituire il punto di partenza di una strategia culturale gradualistica, avente per oggetto di:
a)discutere e studiare su questo tema (Intelligenza Artificiale ed Europa), in tutte le sue ramificazioni: Filosofici, etici, geopolitici, costituzionali, economici, pedagogici, imprenditoriali, lavoristici (conferenze Macy).In pratica, ogni ramo dello scibile umano va riletto nell’ ottica dell’ Intelligenza Artificiale (Big Data, Cyberguerra, Teologie materialistiche, Ideologie, Governance, Industria, Diritto del Lavoro, politiche di genere, struttura economica);
b)creare istituzioni pubbliche e private dedicate a questo tema: accademie (Istituto Italiano per l’ Intelligenza Artificiale); progetti di educazione permanente; riforme dell’ economia; imprese digitali di proprietà europea; servizi segreti europei
c)battersi per l’autonomia culturale, la creazione di nuovi ceti dirigenti e una riaggregazione delle imprese sulla falsariga delle “Conferenze Macy” che diedero avvio all’ industria digitale americana
14.IA ed elezioni europee del 2024
Parallelamente a quella strategia culturale, potrebbe, e dovrebbe, svilupparsi un’azione politica, anche in concomitanza con le elezioni europee del 2024:
-europeo:Fare dell’Intelligenza Artificiale (e delle sue ramificazioni) il tema centrale del dibattito, anche per le Elezioni Europee), mentre invece oggi è assente;
-nazionale: battersi per la diffusione della cultura digitale (Accademia, upskilling, ristrutturazione delle imprese);
-locale: Favorire iniziative locali nell’area, soprattutto ora che il Piemonte sta perdendo ulteriori pezzi (per esempio, in primo luogo, l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale)
Il numero 3/22 dei Quaderni di Azione Europeista è stato dedicato al possibile collegamento fra la campagna elettorale 2024 la questione dell’ IA.
Tale collegamento sarebbe, a nostro avviso, la conseguenza naturale del fatto che la minaccia “esistenziale”per l’Umano costituita dall’ Intelligenza Artificiale dovrebbe rappresentare il punto determinante dell’ incontro e dello scontro fra le forze impegnate in politica, travolgendo i tradizionali steccati partitici e permettendo una riaggregazione che abbia un senso.
Chi è seriamente preoccupato per la minaccia dell’IA dovrebbe costituire un fronte “conservazionista”, che, in tutte le aree della politica, miri a porre sotto controllo l’Intelligenza Artificiale, attraverso un rafforzamento della cultura e dei legami sociali.
L’”accelerazione della Storia” che sta caratterizzando la prima parte del Secolo XXI°, ha portato all’ attenzione generale temi fondamentali per il nostro futuro, che politica, cultura ed opinione pubblica tendono a sottovalutare, sommersi come sono da un eccesso d’informazione e di propaganda.
Fra questi, la centralità dell’Intelligenza Artificiale, l’incombere della guerra nucleare, il “ritorno degl’Imperi”, la “fine delle grandi narrazioni”, la decadenza dell’ Europa.
Ultimamente, si è evidenziato soprattutto il tema dell’ingovernabilità dell’Europa Occidentale, accelerata dall’obsolescenza dei filoni culturali e politici del Novecento.
Gli esiti delle elezioni e delle crisi politiche succedutesi, in pochi mesi, in 7 Stati europei, hanno ricordato a tutti la gravità della situazione.
La lentezza esasperante del processo di integrazione dopo l’Euro, gli allargamenti e i referendum sulla Costituzione, costituisce un ulteriore motivo d’ ingovernabilità in un momento in cui, invece, si richiederebbe la massima resilienza dell’Europa di fronte all’accelerazione della Storia.
Con la Conferenza sul Futuro dell’Europa, si sarebbe voluto fare ripartire il processo costituente interrotto quindici anni dai referendum francese e olandese. Purtroppo, invece, tanto per l’incongruenza dell’impostazione iniziale, quanto per il sopraggiungere della pandemia e della guerra, la Conferenza si è conclusa, come constatato dal Presidente Mattarella, “in modo grigio”.
Si attende ora il rilancio del processo, che, però, presuppone una profonda riflessione, fra il movimento europeo e i partiti europei, circa le obiettive ragioni dell’arenarsi del processo e dell’indebolirsi del ruolo dei partiti. Questo, al fine di mettere a fuoco natura e obiettivi dell’integrazione all’ inizio del XXI secolo, così pure come la ragion d’essere dei partiti europei nella loro configurazione attuale.
Questo documento mira a fornire al movimento europeo, ai partiti, alle associazioni e ai cittadini, elementi di conoscenza e riflessione circa i temi di cui sopra, in uno spirito di ricerca senza pregiudizi, e, ove possibile, di provocazione, con la volontà di suscitare una qualche reazione, che ci porti al riavvio di un processo costituente, non inquinato da vecchi pregiudizi, connivenze e inerzie.
SECONDA DI COPERTINA
L’Associazione Diàlexis ha, oramai, alle spalle una lunga serie di esperienze nella promozione della cultura e del dibattito nel territorio delle Alpi Occidentali. Nata nel 2006 con l’organizzazione, nella sede della Regione Piemonte, della mostra “Immagini e Riflessione per i 50 anni dei Trattati di Roma”, essa ha curato, in tutti questi anni, la commemorazione della Dichiarazione Schuman, i “Cantieri d’ Europa” al Salone Internazionale del Libro di Torino e nonché la collana Diàlexis della Casa Editrice Alpina, e in particolare, all’ interno di questa, i Quaderni di Azione Europeista, giunti oramai al loro quindicesimo anno.
In particolare, ha editato opere dedicate alla transizione digitale, alla politica estera e di difesa, ai partiti europei, ai progetti europei nella Resistenza, all’euro-regionalismo, alla crisi ucraina.
Dal 2020, ha ereditato la gestione di tutte le collane di Alpina, occupandosi in particolar modo delle politiche tecnologiche dell’Europa.
L’evoluzione della situazione geopolitica rende sempre più necessaria la presenza di soggetti sociali come Diàlexis, che catalizzano il dibattito sull’integrazione europea anche in tornanti estremamente difficili, quando i politici, l’accademia e i media, e le stesse Istituzioni europee, sembrano affaccendati intorno a tutte altre questioni: la guerra, la NATO, la crisi economica, le politiche memoriali…
Alpina si indirizza dunque al territorio, al Movimento Europeo, ai partiti e alle Istituzioni, affinché si concentrino sulle prossime elezioni europee, da cui ci separano meno di due anni.
GIORNATA CONCLUSIVA DELLA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’ EUROPA
Il 9 maggio, le Istituzioni europee hanno presentato al Parlamento Europeo le conclusioni della Conferenza sul Futuro dell’Europa,che si è svolta fra il 2021 e il 2022, nel 72° anniversario della Dichiarazione Schuman e della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Subito dopo, la nostra Associazione ha commentato, al Centro Studi San Carlo di Torino, con il professor Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Comitato del Movimento Europeo in Italia, i risultati della giornata, aprendo poi un dibattito fra i soci e con gl’intervenuti, dibattito i cui esiti riportiamo nel prosieguo di questo post. Con il Professor Dastoli, si è discusso in particolare delle modalità concrete per proseguire l’attività riformatrice, soprattutto coinvolgendo la società civile, i partiti e le loro fondazioni. Si è parlato soprattutto delle fondazioni Martens e Degasperi, del cui comitato scientifico Marco Margrita fa parte
Certamente, la situazione creatasi con la Guerra in Ucraina ha sottolineato l’urgenza di rispondere alle molte questioni sollevate dai cittadini durante la Convenzione.
In particolare, come noto, il Presidente Macron, padrone di casa della riunione finale al Parlamento di Strasburgo,
Tutto ciò sarà sviluppato nelle tre presentazioni di libri in programma da parte dell’Associazione Culturale Diàlexis il 21 e 22 Maggio al Salone del Libro di Torino.
Il 10 maggio, si è svolta poi a distanza , a cura del Movimento Europeo, una riunione della Piattaforma italiana della conferenzadestinata a valutare l’esito della Conferenza.
Il tutto in un momento drammatico, segnato dalla guerra in Ucraina, a cui non ci sembra che la Conferenza abbia risposto in modo soddisfacente (se non altro perché la guerra non era prevista, anche se molto prevedibile).
Anzi, le conclusioni della Conferenza sono state considerate così poco pertinenti dallo stesso establishment, che, tanto il padrone di casa Macron, quanto gli altri governi europei, sono partiti immediatamente a discutere di un eventuale seguito dedicato proprio e soltanto agli importanti temi esclusi dalla Conferenza. Per fortuna, tutti sembrano caldeggiare una qualche forma di prosecuzione dei lavori, vuoi sotto la forma di una nuova Convenzione per la modifica dei Trattati, vuoi sotto quella di una lotta politica per inserire i temi europei nei programmi delle prossime elezioni, sicché avremo tutto il tempo per rimediare alle carenze della Conferenza, attraverso adeguate attività pubblicistiche, di cui le presentazioni al Salone costituiscono una premessa.
In questo senso, il nostro volume “Progetti Europei nella Resistenza, Un primato italiano”(Presentazione 22 maggio, Casa del Quartiere San Salvario, ore 16) può fornire un indispensabile contributo, mostrando come già 75 anni fa, nel cuore della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia, e, innanzitutto, l’area alpina piemontese e valdostana avesse, a questo proposito idee ben più chiare degli apprendisti riformatori di oggi, che si richiamano abusivamente a quelle persone e a quelle idee, mentre ne costituiscono più spesso un tradimento.
D’altro canto, il Presidente Macron, nell’ ospitare la cerimonia a Strasburgo, è stato anche il primo a lanciare temi nuovi (dalla modifica dei Trattati, alla “confederazione” pan-europea, alla trattativa con la Russia), legittimando tutti a fare nuove proposte. Anche qui, l’Associazione Culturale Diàlexis aveva già dato un suo, a nostro avviso, fondamentale e profetico contributo con il nostro quaderno 3-2014 sulla prima guerra in Ucraina, che ripubblichiamo quasi integralmente sotto un titolo altamente esplicativo: “Ucraina, no a un’inutile strage”(presentazione 21 maggio, Sala Arancio, ore 12,5).
Macron ha riproposto la “Confederazione” delle Assise di Praga (1989)
1.Un po’ di storia della Conferenza
I cittadini europei hanno dunque elaborato 49 proposte di riforma dell’Ue. Inizio modulo
Sono stati coinvolti attraverso una piattaforma multilingue dove ogni cittadino poteva caricare le sue idee e proposte, stimolando eventi nei ventisette Paesi. Poi, 800 cittadini estratti a sorte (la cosiddetta “democrazia deliberativa”) sono stati i diretti protagonisti del dibattito pan-europeo che ha riguardato diverse tematiche, dal cambiamento climatico alla migrazione (ma, come vedremo, non quelle essenziali).
I cittadini erano stati divisi in 4 “panel” (200 membri ciascuno) elaborando una prima serie di 178 raccomandazioni. Quindi, 80 “ambasciatori” (20 per ogni panel) si sono uniti a eurodeputati, parlamentari degli Stati membri, rappresentanti delle istituzioni Ue, dei governi nazionali e della società civile (che hanno evidentemente orientato la Conferenza nel senso voluto dal vertice): la plenaria della Cofoe così composta ha dunque elaborato una relazione finale contenente 49 proposte. Tale relazione, nella speranza dei fautori della Cofoe, dovrà fungere da base per il lavoro legislativo di Commissione, Parlamento e Consiglio nei prossimi anni. Ciascuna istituzione esaminerà nel dettaglio il contenuto concreto delle proposte, valutando caso per caso cosa può essere fatto a trattati vigenti e capire come farlo. Il Parlamento, la settimana scorsa, ha annunziato l’imminente attivazione dell’articolo 48, con cui intende incaricare il Consiglio del lancio di una convenzione per avviare la revisione delle leggi fondamentali dell’ Unione.
Immediatamente si è formato un fronte di oppositori, composto da 13 Paesi (Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e Svezia), cui potrebbero aggiungersene altri (magari l’Ungheria), che mettono in discussione questa interpretazione dei risultati della Conferenza: “Mentre non escludiamo alcuna opzione in questa fase, non sosteniamo i tentativi sconsiderati e prematuri di lanciare un processo verso il cambiamento del trattato”, si legge nel documento. Concludendo in modo molto discutibile: “Abbiamo già un’Europa che funziona. Non abbiamo bisogno di precipitarci in riforme istituzionali per ottenere risultati”.
Come commentato dal Professor Dastoli nella riunione della piattaforma italiana, anche se venisse avviato, il processo di riforma eventualmente innescato dall’avvio di una Convenzione potrebbe rimanere incagliato per anni: del resto, ce ne sono voluti diversi per sbloccare il contenuto del Trattato di Lisbona, e con la guerra alle porte dell’Europa e i costi della vita che schizzano alle stelle non sono poche le cancellerie insofferenti a sedersi al tavolo delle riforme istituzionali.
Eppure, come abbiamo avuto modo di ricordare alla piattaforma italiana, quelle azioni a cui ci invitano a partecipare i politici sul piano internazionale, come “fornire una garanzia all’ Ucraina”, creare una “Comunità Politica Europea”, “non umiliare la Russia”, si traducono tutti nella riscrittura dell’ intero impianto dei trattati esistenti (l’Organizzazione Europea, come l’ha definito l’On.le Gozi), non solo quelli europei, ma anche quelli NATO, OSCE, anti-nucleari, ecc…
Un compito immane, per cui non basterà neppure una Convenzione, ma che richiederà un vero movimento europeo rivoluzionario, che sappia travolgere vecchi schemi obsoleti nati in situazioni ben diverse da oggi.
Come non si stanca di affermare lodevolmente un numero crescente di pubblicisti e di personaggi pubblici (ricordo qui solo Carlo De Benedetti, Barbara Spinelli e Maurizio Belpietro…), l’andamento del conflitto ucraino mostrerebbe infatti in un modo sempre più chiaro l’ urgenza di una svolta della storia dell’ Europa, che la liberi dalla sudditanza verso l’ America, la quale si sta rivelando più esiziale che mai, con la sua deliberata volontà di prolungare la guerra, d’imporre abusivamente alla NATO i propri diktat (che è solo uno fra i tanti alleati), e di far pagare all’ Europa il peso delle assurde sanzioni che paradossalmente giovano molto alla Russia, alla Cina e all’ Iran (incrementando il prezzo dei prodotti petroliferi ne favorendo l’”import substitution”),ma indebolendo invece ulteriormente la capacità dell’ Europa di fare concorrenza all’ America.
Quindi, se una riforma dell’Europa s’impone, questa non dovrebbe andare verso un’imitazione crescente dell’America , bensì verso quell’ “Europe- Puissance”teorizzata da Giscard d’Estaing e richiamata ancora l’altro ieri da Macron, ma che in realtà né l’uno, né l’altro, hanno mai seriamente perseguito. Per non parlare del Governo Draghi, che mira a qualificarsi come il migliore alleato dell’America, così bravo, per l’affermazione stessa del presidente Biden, da avere realizzato la diversificazione energetica dell’ Italia “meglio di quanto avrebbe fatto Biden stesso”. In realtà, il suggerimento dato da Draghi alla Yellen di sequestrare i ricavi presso la Banca russa si sta rivelando per gli Europei un clamoroso autogoal, con l’obbligo di pagare le materie prime in rubli (accettato proprio da Draghi a Washington), a prezzi del 20% superiori a quelli praticati ai Paesi non allineati.
Queste considerazioni preliminari sono confermate dall’esame delle singole “proposte” della Conferenza.
L’idea della pace era già al centro dell’ ideologia imperiale romana
2.Una valutazione d’insieme
Abbiamo letto rapidamente le proposte, riscontrando ch’ esse, purtroppo, non si distinguono un gran che dai dossier già pendenti da decenni presso l’Unione, e mai da questa attuati. Questo deriva dall’impianto stesso della piattaforma, organizzata sulla base dei grandi “filoni” delle attuali attività delle Istituzioni (non già su quella delle esigenze di innovazione del sistema), e dal controllo e manipolazione politiche sulle organizzazioni coinvolte e sulle opinioni espresse. La “Democrazia Partecipativa” si dimostra infatti un tipico strumento di manipolazione, vale a dire l’erede diretto del “Centralismo democratico” del PCUS, che, adesso che in Est Europa non c’è più il comunismo, è migrato presso di noi (quanti leaders oggi “occidentalisti” hanno iniziato la loro carriera nei partiti comunisti orientali e occidentali, o in organismi fiancheggiatori!)
Quanto ai contenuti, le proposte denotano le stesse carenze della politica tecnocratica “mainstream”, volta alla conservazione degli attuali rapporti di potere fra USA ed Europa, GAFAM e società, funzionalismo e post-umanesimo, ignorando invece molte aree prioritarie, e perfino riconosciute tali dal mainstream in occasione della pandemia e della guerra in Ucraina. Non si capisce a che pro fare questo enorme sforzo di mobilitazione, manipolazione e discussione, quando nessuno ha ivi affrontato alcuno dei grandi temi del pericolo nucleare, della crisi di valori, della dittatura dei GAFAM, della guerra in corso, della decadenza del Continente nel confronto mondiale, della crisi infinita, della disoccupazione giovanile, della deindustrializzazione, della repressione della cultura classica europea, del politicamente corretto…
Purtroppo, si vuole dare (anche con messe in scena trionfalistiche e sorrisini di circostanza), l’erronea impressione che tutto stia già andando nel migliore dei modi, mentre invece manca moltissimo di ciò che veramente servirebbe.
Più in dettaglio, mancano:
Nella Proposta 1, DEMOCRAZIA:
-il divieto di ogni forma di censura;
-una definizione della mitica “Rule of Law” secondo non secondo la Common Law, ma secondo il diritto continentale (visto che la Gran Bretagna non c’è più) (“Rechtsstaatlichkeit”? “Principio di legalità”?);
-un richiamo al “Modello sociale renano”, e, in particolare, alla co-gestione e al diritto del lavoro quale “ius activae civitatis”;
-l’indicazione che le liste multi-nazionali si debbono formare sulle questioni europee (federazione, confederazione, Est Europa, Esercito Europeo), non già su slogan vecchi di due/tre secoli (nazione, “diritti”, “welfare”);
-un’applicazione seria delle sentenze Schrems;
-un web europeo, alternativo ai GAFAM;
-l’”Unbundling” dei GAFAM;
-dei campioni europei sul modello di Arianespace ed Airbus;
Nella Proposta 3, RAPPORTI COMMERCIALI E INVESTIMENTI:
-i poteri di un Presidente Europeo quale “Commander in Chief” dell’ Esercito Europeo;
-l’idea francese della “confederazione” (o “comunità politica europea”);
Nella proposta 6, RUOLO DELL’ EUROPA NEL MONDO:
-la sovranità militare europea;
-il rifiuto della propaganda di guerra;
Nella proposta 7, RAPPORTI CON I PAESI TERZI: -la lotta contro la Società del Controllo Totale;
-l’ideale multiculturale e multipolare.
Ricordiamoci che Ursula van del Leyen al sedicente “Vertice sociale europeo” di Lisbona, aveva detto: “Bisogna cambiare tutto perchè nulla cambi”, aveva detto, citando Tomasi di Lampedusa).Ne deriva un’esorbitante sproporzione nelle priorità politiche della Conferenza, che giustifica il disinteresse generalizzato per la stessa, che va dallo sprezzante commento del Presidente Mattarella (“una conclusione grigia”), al silenzio da parte dei media, per non parlare dell’ignoranza assoluta da parte dei cittadini. Si impone un coinvolgimento forte della società civile, ma anche un allontanamento dal “politicamente corretto”, per tener conto dell’ evoluzione effettiva del mondo contemporaneo.
La buona notizia è che, non avendo la Conferenza concluso molto, ed essendosi, invece, proposto Macron energicamente quale riformatore dell’ architettura dell’ “organizzazione europea”, secondo l’originaria impostazione della Perestrojka (Giovanni Paolo II, Gorbaciov e Mitterrand alle Assise di Praga del 1989), egli ha sostanzialmente riportato indietro di trent’anni il dibattito sul futuro dell’ Europa, delegittimando non solo la Conferenza, ma anche le retoriche “occidentalistiche”, è ora possibile condurre una campagna a tutto tondo a favore di una nuova architettura di sicurezza, della federazione fra Unione Europea e Unione Eurasiatica, sulla base del vecchio principio dei “Due Polmoni”. La mossa è stata talmente spiazzante, che, a pochi secondi di distanza, Draghi ha creduto bene di riposizionarsi, con indubbia abilità manovriera, nel campo dei “Putinversteher”, nel tentativo di sottrarre a Macron il ruolo di negoziatore-capo dell’ Europa.
L’Europa dei popoli
3.I temi trattati nella nostra riunione
Sono stati esaminati i grandi temi del Futuro dell’ Europa:
-L’idea dell’ integrazione nel corso del tempo;
-La divisione dell’Europa;
-I limiti dell’Europa funzionalista;
-Le Conferenza quale ultimo anello nella storia dell’ Integrazione Europea;
-Le criticità dell’Europa attuale di fronte alle sfide del presente e del futuro;
-Una strategia degli Europei per gestire in modo proattivo le trasformazioni in corso.
Alleghiamo alcune slides proiettate durante l’incontro:
L’IDEA DELL’INTEGRAZIONE NEL CORSO DEL TEMPO
E’ANTICHISSIMA. Risale all’ Impero Romano (Svetonio), al Sacro Romano Impero (De Monarchia, Tractatus Pacis Fiundae, Gran Dessin, Projets pour la paix Perpetuelle, Santa Alleanza, Paneuropa, Progetto Briand, Manifesto di Ventotene,Costituzione Italiana ed Europea di Galimberti)
NEL DOPOGUERRA:COMUNITÀ EUROPEE: Movimento Europeo(1948), Consiglio d’ Europa (1949), Dichiarazione Schuman(1950), Trattati di Parigi (1957), Trattati di Roma (1957)
TENTATIVI DI RIFORMA DELLE COMUNITÀ EUROPEE: Dichiarazione di Copenhaghen sull’Identità Europea (1973), Assise di Praga (1989), Trattato di Maastricht (1992), Trattato di Amsterdam (1997), Convenzione sul Futuro dell’ Europa (2021-2003)
TRATTATO COSTITUZIONALE approvato dalla Conferenza, ma bocciato dagli elettori francesi e olandesi (2005), Trattato di Lisbona (2009)
CONFERENZA SUL FUTURO DELL EUROPA (2019-2022)
LA DICHIARAZIONE SCHUMAN
Viene considerata il momento di avvio dell’integrazione postbellica. In realtà è un documento puramente teorico, che esprime l’applicazione, all’ integrazione europea, del “metodo funzionalistico” (poi adottato in effetti dalle Istituzioni Europee).
Il FUNZIONALISMO: è un movimento culturale (filosofico, psicologico, architettonico, giuridico, politologico, informatico) che sostiene che in ogni campo occorre guardare alle funzioni, che si possono anche trasferire fra substrati diversi)
IL FEDERALISMO: è un orientamento politologico di lungo periodo (dalla Grecia antica, al Medioevo, da Hamilton a Proudhon, dalle Americhe alla Russia, alla Germania e alla Jugoslavia), che mira all’ aggregazione paritetica fra Paesi diversi
IL FEDERALISMO EUROPEO: è un movimento che spinge per il trasferimento di maggiori competenze all’ Unione Europee (Spinelli, Galimberti)
IL FEDERALISMO INTEGRALE: un movimento, ereditato dal costituzionalismo dell’Ancien Régime (Althusius, Montesquieu), che mira a inserire il federalismo territoriale in una pluralità di rapporti federali, di carattere sociale, culturale, economico. (Proudhon, Alexangre Marc, Jovan Djordjecic)
LA CONFERENZA
TEMPISTICHE:La Conferenza sul futuro dell’Europa è un’iniziativa proposta nel 2019, che avrebbe dovuto iniziare il 9 maggio 2020, ma che, a causa della pandemia di COVID-19, era stata rinviata al 9 maggio 2021, nella giornata dell’ Europa, e, infine, prorogata fino ad oggi.
OBIETTIVI:La conferenza avrebbe dovuto servire a rilanciare il progetto dell’Unione Europea, coinvolgendo tutti i cittadini Europei e la società civile, senza non precludere una revisione dei trattati fondanti la stessa UE, considerando anche che l’ultima revisione dei Trattati risale al 2007 con la firma del Trattato di Lisbona.
PIATTAFORMA:E’ stata aperta per un anno una piattaforma digitale in cui i cittadini hanno potuto inserire proposte circa gli argomenti di competenza dell’ Unione, raggruppati in nove tematiche. Abbiamo già una cinquantina di proposte selezionate da appositi comitati, ma si tratta di argomenti marginali, che non affrontano i problemi fondamentali.
Reiteriamo qui di seguito il programma delle presentazioni al Salone del Libro.
Casa del Quartiere di San Salvario, Via Morgari 10, ore 16,00
PRESENTAZIONE DEL LIBRO:
“PROGETTI EUROPEI NELLA RESISTENZA” DAL PASSATO AL FUTURO DELL’EUROPA
Con Pier Virgilio Dastoli, Marcello Croce, Marco Margrita. Aldo Rizza, Alessio Stefanoni
L’IDEA DELL’INTEGRAZIONE NEL CORSO DEL TEMPO
E’ANTICHISSIMA. Risale all’ Impero Romano (Svetonio), al Sacro Romano Impero (De Monarchia, Tractatus Pacis Fiundae, Gran Dessin, Projets pour la paix Perpetuelle, Santa Alleanza, Paneuropa, Progetto Briand, Manifesto di Ventotene,Costituzione Italiana ed Europea di Galimberti)
NEL DOPOGUERRA:COMUNITÀ EUROPEE: Movimento Europeo(1948), Consiglio d’ Europa (1949), Dichiarazione Schuman(1950), Trattati di Parigi (1957), Trattati di Roma (1957)
TENTATIVI DI RIFORMA DELLE COMUNITÀ EUROPEE: Dichiarazione di Copenhaghen sull’Identità Europea (1973), Assise di Praga (1989), Trattato di Maastricht (1992), Trattato di Amsterdam (1997), Convenzione sul Futuro dell’ Europa (2021-2003)
TRATTATO COSTITUZIONALE approvato dalla Conferenza, ma bocciato dagli elettori francesi e olandesi (2005), Trattato di Lisbona (2009)
CONFERENZA SUL FUTURO DELL EUROPA (2019-2022)
LA DICHIARAZIONE SCHUMAN
Viene considerata il momento di avvio dell’integrazione postbellica. In realtà è un documento puramente teorico, che esprime l’applicazione, all’ integrazione europea, del “metodo funzionalistico” (poi adottato in effetti dalle Istituzioni Europee).
Il FUNZIONALISMO: è un movimento culturale (filosofico, psicologico, architettonico, giuridico, politologico, informatico) che sostiene che in ogni campo occorre guardare alle funzioni, che si possono anche trasferire fra substrati diversi)
IL FEDERALISMO: è un orientamento politologico di lungo periodo (dalla Grecia antica, al Medioevo, da Hamilton a Proudhon, dalle Americhe alla Russia, alla Germania e alla Jugoslavia), che mira all’ aggregazione paritetica fra Paesi diversi
IL FEDERALISMO EUROPEO: è un movimento che spinge per il trasferimento di maggiori competenze all’ Unione Europee (Spinelli, Galimberti)
IL FEDERALISMO INTEGRALE: un movimento, ereditato dal costituzionalismo dell’Ancien Régime (Althusius, Montesquieu), che mira a inserire il federalismo territoriale in una pluralità di rapporti federali, di carattere sociale, culturale, economico. (Proudhon, Alexangre Marc, Jovan Djordjecic)
LA CONFERENZA
TEMPISTICHE:La Conferenza sul futuro dell’Europa è un’iniziativa proposta nel 2019, che avrebbe dovuto iniziare il 9 maggio 2020, ma che, a causa della pandemia di COVID-19, era stata rinviata al 9 maggio 2021, nella giornata dell’ Europa, e, infine, prorogata fino ad oggi.
OBIETTIVI:La conferenza avrebbe dovuto servire a rilanciare il progetto dell’Unione Europea, coinvolgendo tutti i cittadini Europei e la società civile, senza non precludere una revisione dei trattati fondanti la stessa UE, considerando anche che l’ultima revisione dei Trattati risale al 2007 con la firma del Trattato di Lisbona.
PIATTAFORMA:E’ stata aperta per un anno una piattaforma digitale in cui i cittadini hanno potuto inserire proposte circa gli argomenti di competenza dell’ Unione, raggruppati in nove tematiche. Abbiamo già una cinquantina di proposte selezionate da appositi comitati, ma si tratta di argomenti marginali, che non affrontano i problemi fondamentali.
La crisi ucraina nasce con il “Fuck Europe” di Victoria Nuland
“E’ ormai quasi un luogo comune affermare che l’Unione Europea sia nata dalla Resistenza. Quest’affermazione è certo estremamente imprecisa, perché, a quella nascita, hanno contribuito molti elementi storici e culturali, fra cui gli effetti indotti dall’unificazione militare sotto l’Asse, l’opera di potenze extraeuropee e delle cancellerie europee. Tuttavia, nessuno può negare che molte delle idee su cui sono state fondate, prima, le Comunità Europee, e, poi, l’Unione, pur essendo il portato di un’evoluzione millenaria, si sono concretizzate in gran parte sotto l‘impulso di un pugno di personalità politiche impegnate in movimenti antifascisti -spesso, nella Resistenza vera e propria, e che alcuni di questi precursori, come Galimberti, Chanoux e Colorni, furono dei veri martiri combattenti. E’ interessante notare come, fra quei pochi, un ruolo assolutamente prevalente sia stato esercitato da Italiani: Spinelli, Rossi, Colorni, autori del Manifesto di Ventotene; Galimberti e Repaci, della Costituzione confederale europea e interna; Chabod e Chanoux, della Dichiarazione di Chivasso e di Federalismo e autonomie.
ISBN: 978-88-95657-16-5
Disponibile in brossura (14,00 €) o in e-book (6,90 €)