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IL PROGETTO DRAGHI PER L’EUROPA

E LO SCETTICISMO DELL’ESTABLISHMENT

IL PROGETTO DRAGHI PER L’EUROPA

E LO SCETTICISMO DELL’ESTABLISHMENT

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Più che l’analisi formulata da Draghi alla presentazione del libro di Cazzullo “Quando eravamo padroni del mondo” – quasi scontata, e condivisa da tutti, secondo la quale l’Unione Europea non funziona più, ed è, perciò,  da reinventare-, stupiscono i commenti dei giornali dell’ “establishment”, e, in primis, quello de “La Repubblica”, che, in altri tempi, si sarebbero limitati ad applaudire. L’articolo di Giovanni Orsina “Perché lo Stato europeo di Draghi è un’idea forte ma irrealizzabile” percorre, sostanzialmente, la strada dell’euroscetticismo,  constatando che l’andamento elettorale in tutta Europa, che premia i partiti definiti impropriamente “sovranisti”, va piuttosto nel senso di una riappropriazione di poteri da parte degli Stati membri. Secondo Orsina, s’imporrebbe un compromesso fra il “razionale” federalismo e il sostanziale micro-nazionalismo (che potrebbe trovare la sua espressione al Parlamento Europeo in un allargamento a destra della “Maggioranza Ursula”, verso l’instabile galassia degli europartiti di destra, che si stanno confrontando al loro interno, nella speranza di essere arrivati finalmente alla “stanza dei bottoni”.

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Più che l’analisi formulata da Draghi alla presentazione del libro di Cazzullo “Quando eravamo padroni del mondo” – quasi scontata, e condivisa da tutti, secondo la quale l’Unione Europea non funziona più, ed è, perciò,  da reinventare-, stupiscono i commenti dei giornali dell’ “establishment”, e, in primis, quello de “La Repubblica”, che, in altri tempi, si sarebbero limitati ad applaudire. L’articolo di Giovanni Orsina “Perché lo Stato europeo di Draghi è un’idea forte ma irrealizzabile” percorre, sostanzialmente, la strada dell’euroscetticismo,  constatando che l’andamento elettorale in tutta Europa, che premia i partiti definiti impropriamente “sovranisti”, va piuttosto nel senso di una riappropriazione di poteri da parte degli Stati membri. Secondo Orsina, s’imporrebbe un compromesso fra il “razionale” federalismo e il sostanziale micro-nazionalismo (che potrebbe trovare la sua espressione al Parlamento Europeo in un allargamento a destra della “Maggioranza Ursula”, verso l’instabile galassia degli europartiti di destra, che si stanno confrontando al loro interno, nella speranza di essere arrivati finalmente alla “stanza dei bottoni”.

1.La federazione europea non è nell’ interesse degli Stati Uniti (ANDREW A. MICHTA, “Politico”)

Una spiegazione esauriente del cambiamento di rotta dell’“establishment” si può trovare nell’ articolo di Michta su “Politico” che abbiamo riportato nel post del 24 Novembre u.s, il rafforzamento dell’ Unione, quale vorrebbero (forse) i Governi francese e tedesco, che ha trovato una sua blanda espressione nel documento del “Gruppo dei 12” franco-tedesco, “non è nell’ interesse degli Stati Uniti”.L’optimum è che l’ Europa non si rafforzi troppo, ma neppure si sgretoli, restando in eterno “né carne, né pesce”. Cosa possibile, ma improbabile.

Viene così al pettine il nodo cruciale dell’Unione Europea: nonostante che uno Stato europeo forte, come invoca Draghi, sia da almeno cent’anni un’esigenza urgente per i popoli d’Europa e per il mondo intero (vedi “Pan-europa”, 1923), le classi dirigenti europee, succubi delle vecchie ideologie sette-ottocentesche, come il neo-liberismo internazionale, l’internazionalismo socialista, la teologia della liberazione, il micro-nazionalismo e perfino il “fardello dell’ Uomo Bianco” (e/o “occidentale” o “ariano”), non vi hanno prestato minimamente attenzione, e, quando l’hanno fatto, l’hanno fatto distrattamente, senza dedicarvi eccessivo impegno.

Basti riandare al quasi dilettantistico, anche se sofisticato, progetto di Coudenhove Kalergi, alle oscillazioni di Spinelli fra un federalismo rivoluzionario come quello di Ventotene e un inserimento di fatto nell’establishment funzionalistico ( come commissario ed europarlamentare), e, infine, alla facile liquidazione dei conati europeistici della Francia post-gollista (Giscard d’Estaing, Mitterrand), nonché di Gorbaciov, e perfino del progetto di federazione sotto l’Asse, subito bloccatosi al “Nein” stilato da Hitler al margine dell’ apposito documento di Ribbentrop.

In realtà, come scrivevamo nel post del 24/11, le Comunità Europee avevano esordito nientemeno che con un ordine del giorno approvato dal Senato americano su proposta del Senatore Fulbright, con l’American Commission for a United Europe e con una Dichiarazione Schuman in realtà approntata da Monnet a quattr’occhi con il Segretario di Sato americano Dean Atcheson, sbarcato con un blitz a Parigi il giorno prima dell’ annunzio al Quai d’Orsai.

Le Comunità Europee erano quindi nate da cerchie ristrettissime, più americane che europee, e non avevano mai posseduto, né la ricchezza intellettuale, ne lo spirito combattivo, non diciamo per discostarsi dai desiderata americani, ma neppure per pensare a un proprio autonomo percorso culturale.

2. Sconvolgimento degli equilibri post-1945

Oggi, di fronte al mutamento drammatico dello scenario mondiale, dominato da un’ Intelligenza Artificiale che, sole, possono permettersi le Grandi Potenze; dinanzi allo sconvolgimento del potere di fatto all’ interno degli USA per via della crescente maggioranza “non WASP” (cioè Latinos, Afroamericani, Nativi Americani, Asiatici, più Cattolici, Irlandesi, Gallesi, Scozzesi, Tedeschi, Italiani, Polacchi, Ebrei…), e del conseguente peso della cultura “woke”, e, infine, dinanzi al prevalere economico dell’ Asia e dei BRICS, una nuova ondata in Europa è inevitabile, con o senza l’ Unione Europea.

Tutto ciò rende, da un lato, più urgente che mai, e, dall’ altro, finalmente possibile, un’Europa forte come indicato da Draghi, a patto, però, di abbandonare la cultura “mainstream” del nostro “establishment”,  ponendosi come obiettivo, non già di supportare da un ruolo ancillare la prosecuzione del tentativo di presa di controllo sul  mondo dei GAFAM, bensì di costruire un’alternativa agli stessi, fondata sulla cultura tradizionale europea, che è critica, elitaria e sociale.

Accertato infatti (come implicitamente fanno tanto Draghi quanto Orsina) che le classi dirigenti europee attuali non sono in grado di esprimere alcun progetto sui temi più importanti, come la sopravvivenza dell’ Umanità, il dialogo multiculturale e la Guerra Mondiale a Pezzi, occorrerebbe partire da una seppur modesta élite capace di pensiero autonomo, che si dedicasse alla comparazione senza pregiudizi con gli altri Continenti, alla risposta alle domande irrisolte dei nostri filosofi e delle diverse confessioni religiose europee, e, infine, all’ educazione degli Europei per il XXI Secolo. Solo una siffatta classe dirigente potrebbe volere, e tentare di realizzare , un’Europa più compatta, talmente sicura di sé da poter permettere senza pericolo alle sue regioni di esprimere quelle distinte identità che contrassegnano il nostro Continente, soddisfacendo così nello stesso tempo le esigenze dei federalisti europei e quelle dei  micronazionalisti.

RIPARTE LA BATTAGLIA PER L’ISTITUTO ITALIANO PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Convegno presso il Centro Studi San Carlo.

Costituisce da molti anni il cuore della nostra battaglia culturale  a sostegno di un serio inquadramento culturale, politico, normativo e economico, dell’ Intelligenza Artificiale all’interno di un ente centrale europeo capace di coordinare l’immane sforzo che si richiede dall’ Europa nei prossimi, pochissimi, anni(quello che avevamo chiamato European Technology Agency; cfr.per ultimo il  post del 30 novembre).

E’ infatti prioritario superare l’enorme problema della nostra arretratezza culturale, politica, tecnologica e militare, nei confronti delle grandi potenze, in materia di informatica in generale e di Intelligenza Artificiale in particolare. Abbiamo dedicato a questa lotta, a partire dal 2010,  ben sette volumi, in Italiano e in Inglese, largamente diffusi fra le Istituzioni, e continuiamo a batterci in tal senso attraverso questa pagina web.

1.Riassunto delle puntate precedenti

Come illustrato nei post di Technologies for Europe, la battaglia per l’Intelligenza Artificiale ferve più che mai a livello internazionale.

In particolare:

(a)essa è divenuta uno dei punti focali del conflitto fra USA e Cina: ambedue i contendenti  si sono posti l’obiettivo di essere il “leader”assoluto  mondiale in questo settore, il che potrebbe significare  in pratica ( come aveva detto Putin già molti anni fa), “controllare il mondo”;

(b)essa fa oggetto anche di un’accanita lotta interna negli Stati Uniti, fra coloro che credono che l’Intelligenza Artificiale debba svilupparsi senza controlli (per esempio, Sam Altman), e coloro che pensano che, al contrario, si imponga una regolamentazione, nell’ interesse stesso dei GAFAM (per esempio Mustafa Suleyman);

-infine, tanto gli USA quanto la Cina  (ma perfino l’Unione Europea) stanno elaborando regolamentazioni sempre più sofisticate nella speranza di influenzare la legislazione degli altri Paesi, contendendosi così (almeno simbolicamente) il titolo di ”promotore del dibattito mondiale”, il che costituirebbe, per il “vincitore”, un vantaggio nel senso del “soft power”.

Per ciò che concerne l’Italia, essa si sta trascinando faticosamente da molti anni, sotto i diversi Governi Conte (1 e 2), Draghi, e, ora,  Meloni, tentando di rispondere con una propria strategia dell’ AI a quella, seppure stentata, della UE, e di costituire, come vorrebbe appunto il sistema europeo, un proprio istituto nazionale di intelligenza artificiale, a cui il regolamento UE delegherebbe gran parte delle attività.

Sono già state pubblicate due “strategie” (cfr. i nostri volumi “L’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale di Torino e Intelligenza Artificiale e Agenda Digitale), rimaste però allo stato di grida manzoniane, ed era stato deciso (e inserito nella Strategia Italiana) che sarebbe stato creato a Torino l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale, il cui ruolo e dotazione  sono stati per altro ridimensionati nel corso del tempo(dagli iniziali 80 a 20 miliardi). Ora, il Governo Meloni ha approvato lo statuto dell’Istituto, che però sarebbe rimasto con la sua attuale, limitata, dotazione, e con la missione ristretta all’automotive e all’ aerospazio. L’approvazione dello statuto costituisce la premessa necessaria per la formazione del Consiglio di Amministrazione, a sua volta necessario per redigere un piano di azione e incominciare le attività. Con tutto il rispetto per questi due settori, a cui abbiamo dedicato quasi trent’anni lavorativi, e che pertanto ben conosciamo, questa limitazione costituisce un grave handicap  in considerazione all’enormità dei compiti che la situazione attuale impone a qualunque pubblica autorità che, come il costituendo Istituto,  abbia la pretesa di occuparsi d’ Intelligenza Artificiale.

Molto opportunamente, perciò, l’IPSEG e il Centro Studi San Carlo avevano organizzato per giovedì 1° dicembre scorso un convegno dedicato all’ Intelligenza artificiale presso il Centro Studi San Carlo.

2.Gl’interventi

Il convegno è stato aperto dagli Avvocati Stefano Commodo (presidente dell’ IPSEG e moderatore dell’evento) e Fabrizio Lala.

Sono poi intervenuti:

-il professor Alberto Oddenino, professore di Diritto Internazionale all’Università di Torino, che ha sottolineato l’urgenza della regolamentazione sulla IA generativa;

-l’Avvocato Stefano Faraoni, dottorando all’Università di York con una tesi sulla manipolazione computazionale, che ha posto in evidenza la gravità di questa pratica nei più svariati settori, a cominciare dalla manipolazione delle elezioni nei Paesi democratici (vedi Google Analytica), e la scarsa effettività, a questo proposito, del regime previsto della bozza di “AI Act” oggetto a giorni  del “trilogo” fra le Istituzioni dell’Unione;

-Il Dott. Agostino Ghiglia, membro del Consiglio del Garante  per la Privacy, che ha vissuto in prima persona la vicenda della sospensione in Italia della famigerata Intelligenza Artificiale ChatGPT ha chiarito che la decisione del Garante era pienamente fondata, in quanto ChatGPT stava violando parecchi principi fondamentali del GDPR e della corrispondente legislazione italiana (tutte norme da gran tempo in vigore), e tra l’altro, nelle more della decisione, continuava a profilare massicciamente i propri utenti;

-il Professor Luca Poma, docente di Scienze della Comunicazione dell’Università LUMSA di Roma e consulente dell’ Ambasciatore Terzi, ha parlato dell’ AI nei controlli sociali in Cina;

-infine, l’intervento più atteso e più polemico, quello di Don Luca Peyron, Apostolato Digitale dell’ Arcidiocesi di Torino,primo promotore dell’Istituto, il quale, da un lato, ha criticato in modo molto duro il declassamento dell’istituto, che lo trasformerà presumibilmente in una semplice fonte di finanziamento per alcune imprese locali, e, dall’ altro, ha proposto una visione nettamente opposta dell’ Istituto, quale vero e proprio regolatore, anche in senso tecnico, dell’ Intelligenza Artificiale in Italia, sulla falsariga dell’ Istituto recentemente creato in Spagna. A suo avviso, qualora l’Istituto assumesse, ed esercitasse adeguatamente, anche solo per i settori assegnatigli, il compito di regolazione, in particolare relativamente alle categorie di algoritmi a “rischio alto”, che sono soggetti a previa notifica, potrebbe vantare un pedigree che potrebbe servire per qualificarlo quale Istituto Europeo dell’ Intelligenza Artificiale, che oggi manca. Ancor meglio, se esso assolvesse in modo esemplare il proprio compito (in particolare, attraverso un approccio basato su parametri scientifici), potrebbe diventare un esempio per il mondo intero. Verrebbe, diciamo noi, recuperata la figura del “trendsetter of worldwide debate”, che la Commissione e gli Stati Membri, dopo avere fatto balenare, stanno ora mettendo a repentaglio.

3.I nostri commenti

Mentre plaudiamo a Don Peyron per la perseveranza e il coraggio nel difendere queste idee,  prendiamo anche atto del livello del salto qualitativo che ora, a suo avviso, si richiede rispetto al dibattito originario, anche per il decorso del tempo e per la “concorrenza” della Spagna.

Mentre concordiamo pienamente su questo punto, riteniamo che, alla luce delle esperienze pregresse,  sia difficile conseguire obiettivi di tali ambizioni, perché, nell’ establishment torinese, italiano ed europeo, vi è una scarsa consapevolezza dell’ importanza dell’ argomento (nonché la volontà di mantenere l’equilibrio esistente nella presente, insufficiente, costellazione di competenze e di poteri).

Per questo abbiamo proposto di collegare l’auspicabile “follow-up” propositivo della manifestazione ad un’altra iniziativa strategica della Città: la proposizione, da parte del Comune, della candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura per il 2030.Infatti, la cultura di oggi è innanzitutto una onnipervasiva  cultura digitale, e quindi nulla sarebbe più appropriato che inserirla fra i temi dell’ evento,  che, certo, è situato molto lontano nel tempo, ma dovrebbe generare fin d’ora molte iniziative di accompagnamento, che coinvolgeranno coralmente la città.

Sempre sotto l’aspetto della cultura, molto interessante la proposta del Dott. Ghiglia dell’inserimento in tutti i corsi scolastici, da quelli più bassi a quelli della più elevata accademia, e, aggiungiamo noi, senza dimenticare la formazione permanente,di  una parte dedicata all’ Intelligenza Artificiale, nelle sue molteplici declinazioni:

-preparazione teorica e pratica di base;

-complemento alle discipline specifiche;

-upskilling collegato all’ upgrading dei vari settori dell’ economia e del lavoro.

Anche qui, ci sarebbe la possibilità di un solido collegamento con un rafforzato Istituto per l’Intelligenza Artificiale quale auspicato da Don Peyron,  dato anche che simili istituti ed agenzie svolgono in genere un’attività di consulenza specialistica nei confronti del legislatore e del Governo,

4.Conclusioni

In chiusura, l’ Avvocato Commodo ha annunziato che è in programma una serie di iniziative per dare un seguito concreto alla manifestazione, rafforzando il sostegno al nuovo Istituto e cercando di orientarlo nel modo più proficuo per Torino, l’Italia e l’ Europa.

Constatando la riuscita della manifestazione, l’alto livello dei partecipanti e le idee concrete e innovative emerse, siamo convinti che il progetto progredirà, e siamo a disposizione per sostenerlo in tutte le sedi.

ANCORA SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Intervento dei Governi sul progetto approvato dal Parlamento

Facendo seguito al precedente articolo sull’ Intelligenza Artificiale, ci sentiamo in dovere di dare qualche informazione anche sui più recenti, sconcertanti, sviluppi dell’interminabile iter legislativo dell’”AI Act”, alla cui approvazione i Governi italiano, francese e tedesco, si sono improvvisamente opposti, con la motivazione che una regolamentazione troppo severa danneggerebbe l’industria europea. Nel frattempo, la Cina ha approvato la sua legislazione sull’Intelligenza Artificiale Generativa, togliendo all’ Unione il tanto vantato primato, mentre gli Usa stanno abbandonando la loro originaria inerzia, e tentando di darsi una legislazione.

1.Timeline degl’interventi

Prima di esprimere i nostri dubbi circa il comportamento dei Governi, facciamo innanzitutto e soprattutto notare la strana coincidenza temporale fra:

-Giugno: Presentazione al Parlamento Usa del SAFE Innovation Act, che il proponente senatore Schumer avrebbe voluto divenisse il modello a livello mondiale;

-15 Agosto: Regolamento cinese sull’AI generativa, che “annacqua” il relativo progetto di legge. Nonostante questa mitigazione, la legislazione cinese sull’ IA  si pone come strumento di “global leadership”, essendo giunta  la Cina ad affermare i propri standard prima di quelli occidentali – un obiettivo, questo, che ha fatto da sempre parte del programma di Xi Jinping -;

-15 Novembre: incontro fra Biden e Xi Jinping, fra l’altro per avviare “trattative” sull’ Intelligenza Artificiale, anche se, secondo autorevoli studi legali americani, si tratta soprattutto di “imparare dalla Cina”, come del resto ha già fatto il Parlamento con l’”Inflation Reduction Act”;

-17 Novembre:licenziamento di Sam Altman, fondatore e amministratore delegato di OpenAI (produttrice della mitica ChatBPT), accusato di avere sviluppato una tecnologia pericolosa, “Q*”, senza i previ adeguati controlli;

-18 Novembre: presentazione dell’accordo trilaterale fra Italia, Francia e Germania, che rende siffatti controlli praticamente superflui;

-22 Novembre: riassunzione di Sam Altman presso OpenAI.

Le modalità assai insolite del licenziamento e della riassunzione di uno degli uomini più influenti del momento fanno pensare che, dietro di questi, ci siano questioni di primario interesse. La principale spiegazione si trova probabilmente nel fatto che, come noto, l’Intelligenza Artificiale, che ha un impatto a “tappeto” su tutte le sfere della vita umana, è particolarmente rilevante nel settore della difesa, e soprattutto, in quello della guerra nucleare. Ed è per questo che il dialogo sino-americano sull’ IA è condotto essenzialmente fra le Forze Armate dei due Paesi (con l’evidente esclusione dell’Europa).Si noti poi che, né la Cina, né gli USA, e nemmeno l’Unione, hanno a oggi una vera legge organica sull’IA; si direbbe che questi pourparlers mirino ad omogeneizzare, o almeno coordinare, le leggi che stanno per essere approvate.

Quanto all’ Europa, si è forse ritenuto che stabilire una regolamentazione restrittiva in un momento in cui sono in corso due guerre più che regionali, e inedite trattative sino-americane sull’ IA, e soprattutto su quella militare, sarebbe stato prematuro. Anche perché, su questi argomenti, le Autorità europee si rimettono sempre al giudizio degli Americani (che oggi probabilmente non si è ancora formato).

Con il recente documento italo-franco-tedesco, la discussione sul progetto di regolamento slitterà presumibilmente a dopo le prossime Elezioni Europee.

2.Non siamo il “Trendsetter of the Global Debate” (come avrebbe voluto la Commissione)

L’Unione Europea aveva preteso fino ad oggi (manipolando una giusta idea di Coudenhove Kalergi e Spinelli), che l’Europa, finito il periodo coloniale, si distinguesse per il proprio “soft power”. Uno dei punti su cui si concentrava questa pretesa era proprio l’esistenza di un pacchetto normativo sull’ informatica (si trattava essenzialmente del GDPR), che, per quanto gravemente insufficiente, era comunque di molto superiore a quello delle altre aree del mondo. Si era addirittura preteso che le legislazioni delle altre mondo copiassero sistematicamente quella europea (“the Brussels Effect”).Cosa forse vera, ma solo perché quest’ultima  è congegnata in modo tale da non avere alcun effetto pratico, sicché i legislatori extraeuropei possono fingere di avere lavorato indefessamente, senza in pratica disturbare i veri “poteri forti”, cioè i GAFAM.

Quindi, il fatto che sia stata finalmente approvato il complesso e sofisticato “pacchetto” legislativo cinese  ha tolto all’ Unione il principale incentivo per proseguire su questa strada verso l’AI Act. Il compito di  “Trendsetter of the Worldwide Debate”per l’IA, è stato assunto, con le ultime mosse, dalla Cina, come constatato dagli stessi osservatori americani. In questo contesto, se la Cina ha mitigato il controllo sull’ IA, gli Occidentali temono, perseguendo un approccio rigoroso, di offrire alla Cina una nuova breccia (dopo l’Alta Velocità, la Via della Seta, la transizione green) attraverso la quale affermare la propria superiorità. Preoccupazione a nostro avviso infondata, perchè anche l’approccio cosiddetto “mitigato” della Cina è più rigoroso della precedente bozza europea (oggi considerata “troppo rigorosa”), e dell’approccio americano, che fa leva soprattutto sull’autoregolamentazione dei GAFAM. Quindi, la Cina non si preoccupa più di tanto d’imporre una disciplina alle proprie imprese, perché queste, anzi, come è successo recentemente con i BAATX, ne escono rafforzate e ancor più atte a competere nella sostanza sui mercati internazionali

Eppure,” come scrive Da Empoli, “non erano queste le premesse della strategia che la Commissione Europea ha pubblicato nel 2018 con l’obiettivo di far recuperare all’ Europa il tempo perduto”.Quest’autore la definisce “Una specie di Caporetto del policy design”.

In particolare, la normativa cinese prevede tre cose che in Europa (e ancor più negli Stati Uniti) mancano:

-un’Agenzia generale per il cyberspazio (l’Amministrazione Cinese del Cyberspazio), con estesi poteri normativi a livello centrale;

-Prescrizioni amministrative sui contenuti;

-un sistema articolato di notifiche e autorizzazioni.

L’Amministrazione Cinese del Cyberspazio (che non esiste in alcun Paese occidentale) è stata dunque la prima a introdurre una serie di norme  amministrative specifiche per l’IA, in attesa dell’emanazione una legge organica sull’ AI:

-il Regolamento per la raccomandazione di algoritmi;

 -il Regolamento sulla Sintesi Profonda;

-il Regolamento sull’ IA Generativa;

-il Progetto di direttive sull’audit algoretico,

E’ quindi profondamente sbagliato circoscrivere il dibattito fra Cina e Occidente sulle implicazioni della normativa cinese sulla libertà di espressione. Circa quest’ultima, il grado di “moderazione” sul web imposto dalle legislazioni cinese ed europea  differisce solo per la parziale differenza di oggetto (qui, “discorsi di odio”, “razzismo”, “teoria di genere”), piuttosto che (“valori del socialismo con caratteristiche cinesi”, oppure “valori confuciani”), ma in ambo i casi si tratta di una censura politica affidata alle macchine intelligenti perché quella affidata all’ uomo, nonchè scadente, sarebbe comunque troppo costosa.

Al contrario, come suggerisce la Brookings Institution, occorrerebbe studiare attentamente le soluzioni legislative cinesi (che tra l’altro sono partite dal progetto europeo, ma lo hanno rapidamente superato in quanto a concretezza).Questo è particolarmente vero per gli USA, che stanno conducendo discussioni con la Cina sulla AI, fortemente volute dai GAFAM,  i quali ultimi hanno accolto Xi Jinping a San Francisco con una standing ovation  a una cena d’onore dell’industria americana. Vari commentatori suggeriscono ai legislatori di approfittare di queste discussioni per familiarizzarsi con la normativa cinese.

Di tutto questo si dovrà tenere anche e soprattutto nella creazione dell’ Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale di Torino, ma, soprattutto, si rende più urgente che mai la creazione di un’Agenzia Europea per la Tecnologia, quale quella da noi proposta,  in grado di gestire autorevolmente depositi, audits, autorizzazioni, rapporti con analoghe istituzioni a livello internazionale, in modo che l’Europa non sia più tagliata fuori, come oggi accade, dalle vicende decisive per il futuro dell’ Umanità.

Per ora, ci limitiamo a prendere atto del fatto che, su argomenti di una tale importanza e a cui la propaganda della UE ha attribuito un notevole peso, l’opinione pubblica viene tenuta all’ oscuro circa decisioni assai poco coerenti degli Stati membri, che avranno comunque un impatto importante sul futuro dell’Europa, molto più dei “ludi cartacei” sulle riforme istituzionali, e delle quali proprio per questo dobbiamo occuparci. Occorre la creazione di un ambiente culturale e politico recettivo a questi temi, e che segua attivamente le evoluzioni legislative: italiana, europea e dei maggiori Paesi del mondo.

LA LOTTA PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E’INCOMINCIATA

Dal licenziamento (e riassunzione)  di Sam Altman agli accordi USA-Cina.

1.Il caso Altman

In questi giorni si sta assistendo a una vera e propria esplosione di notizie e commenti riguardanti l’avanzata dall’ Intelligenza Artificiale (IA) quale fenomeno centrale del XXI Secolo. Fra questi eventi, quello che ha suscitato più scalpore è stata la destituzione di Sam Altman, fondatore e Amministratore delegato di OpenAI, la società informatica che aveva creato ChatGPT, uno straordinario strumento di assistenza allo svolgimento di attività culturali, accusato di avere sviluppato, senza gli adeguati controlli, una tecnologia molto pericolosa, la Q*. Ciò che ha suscitato un’ancora maggiore agitazione è stata la misteriosa decisione, dopo alcuni giorni, di rieleggere allo stesso ruolo, anche in seguito a una protesta dei dipendenti, lo stesso Altman. Al punto che quest’ultimo è stato incoronato, dal Jerusalem Post, “l’Ebreo più influente del mondo”, davanti, tra l’altro, a Nethaniahu, Blinken, Soros, Herzog, Ganz e Zuckerberg. E’ proprio vero che oramai i guru dell’informatica stanno acquisendo ovunque un potere senza precedenti. E dire che Eisenstadt sosteneva che, almeno ai suoi tempi, in Israele, i rabbini contavano più dei finanzieri. Neppure lì è più così.

2.Il dialogo USA-Cina

La seconda notizia centrale per il futuro del mondo è che l’idea formulata da Kissinger a Pechino e nel suo libro “L’Era dell’Intelligenza Artificiale”, e rilanciata infine da autorevoli guru del mondo informatico (come Faggin, inventore del “touchscreen” e Suleyman, fondatore di DeepMind), quella della necessità di un dialogo fra USA e Cina per il controllo dell’ Intelligenza Artificiale, è stata posta al centro dell’ incontro fra Biden e Xi Jinping al summit di San Francisco. Il meccanismo essenziale di questo controllo dovrebbe essere congegnato, secondo i libri di Kissinger e di Suleyman, sulla falsariga del controllo sugli armamenti, e, in particolare, su quello degli armamenti nucleari; esso dovrebbe mirare, non solo a evitare attacchi a sorpresa, ma anche a vietare certi tipi di sviluppo dell’ AI che oggi purtroppo sono al centro delle strategie delle grandi potenze, come il famigerato sistema ”Dead Hand” (in Russo, “Miortvaja Rukà”), che prevede lo scatenamento in automatico della guerra nucleare nel caso dell’impossibilità di comando da parte delle autorità militari. Per altro, il dialogo fra i  militari è già addirittura partito. Questa decisione congiunta costituisce dunque un’enorme vittoria della Cina, perché sancisce la raggiunta parità tecnologica e militare fra i due Paesi, con l’esclusione di altre potenze. Appena 20 anni fa, quando i colossi americani (i GAFAM) dominavano ancora anche il mercato cinese, nessuno (salvo, forse, i vertici del PCC; cfr. Pieranni, Tecnocina) avrebbe immaginato un risultato simile.

3.Accresciuto interesse in Italia

Altra notizia importante: dopo la sentenza del Consiglio di Stato circa l’assoggettamento di Facebook all’ IVA, il Ministero delle Finanze sta muovendosi concretamente per la riscossione degli arretrati. Era ora! Dalla loro creazione, una trentina di anni fa, i GAFAM non hanno mai pagato neppure un euro di tasse in Europa, salvo i modestissimi importi concordati con il fisco con una serie di accordi transattivi.

Domenica 26 Novembre, Il Sole 24 Ore ha dedicato due pagine allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nel mondo. Biagio Simonetta constata per l’ennesima volta che, mentre tutte le nazioni, e, in particolare, i grandi blocchi come USA, Cina e India, stanno facendo passi da gigante in questo settore, fondamentale, oltre che per lo sviluppo economico, per la proiezione di potenza, grazie alla centralizzazione di massicci investimenti pubblici e privati, l’Europa, invece, che non ha una sua politica unitaria dell’ IA, mentre  avrebbe (sul piano quantitativo)  tre volte il peso degli USA e 6 volte quello della Cina in questo settore, è totalmente irrilevante in campo mondiale, perché non riesce a mettere questa sua capacità sul piatto delle trattative internazionali, e anche perché non ha un proprio esercito, che possa, per così dire, “monetizzare” le competenze nazionali in materia di IA. A nulla serve il fatto che la Commissione e il Parlamento stanno lavorando da anni alla redazione di un “Artificial Intelligence Act “che viene vantato come “il più perfetto del mondo” (ma che non è stato fino ad ora approvato mentre nel frattempo la Cina ha già approvato il suo). Comunque, la bozza approvata dal Parlamento Europeo, e ora in fase di frenetica revisione per tener conto delle implicazioni del “caso Altman”, è già concettualmente vecchia, perché non tiene conto delle implicazioni filosofiche, geopolitiche e sociali poste in luce proprio dalla vicenda di ChatGPT, che non è “rischioso” nel senso dell’AI Act, ma è comunque insidioso per l’umanità perché altera drammaticamente le modalità stesse del pensiero umano.

4.Andremo finalmente verso un autentico “Umanesimo Digitale”?

Almeno, tutti gli autori citati si stanno finalmente allontanando dalla visione materialistica, legalistica e politicante del controllo sull’ IA (secondo  la quale basterebbe un controllo sulla progettazione per rendere “etica” quest’ultima, mentre invece non ci si rende conto che l’informatica e la bioingegneria, prima ancora dell’IA, hanno già modificato radicalmente l’essenza della natura umana quale emersa dall’”Epoca Assiale” teorizzata da Jaspers, Eisenstadt ed Assmann). Né le idee formulate durante la prima parte dell’Epoca Assiale (Evo Antico), né quelle emerse nei secoli della Modernità, sono oramai più neppure applicabili nel mondo automatizzato. Ne sono prova l’equilibrio del terrore nucleare  basato sulla risposta digitale automatica a un attacco nucleare (“Dead Hand”), lo spionaggio digitale a tappeto (Echelon, Prism), il controllo capillare sui cittadini (sentenze Schrems della Corte di Giustizia europea), la disoccupazione tecnologica (innanzitutto nel settore dei “colletti bianchi”), la “vita sintetica” (CRISPR, clonazione, fecondazione assistita, utero in affitto), gl’ impianti cerebrali (Musk), e, soprattutto, l’utilizzo massiccio dell’IA per il decision-making politico, amministrativo e di business….

Tutte queste realtà vanificano responsabilità individuale, etica del lavoro e riproduttiva, come pure la dialettica politica.

Sulla base di quelle considerazioni, gli autori citati si stanno muovendo giustamente sulla strada di una riforma innanzitutto culturale. Faggin, in “Irriducibile”,  parte dalla centralità della fisica quantistica (il Principio di Indeterminazione) per negare l’attualità di un’ intelligenza puramente razionale, e quindi anche  dell’Intelligenza Artificiale, basate, come sono,  su un’imitazione dei procedimenti della matematica e della fisica classiche. Suleyman, in “The Coming Wave”,  parla di un  “containment” dello sviluppo dell’ IA.

Kissinger, infine, sostiene in modo assai pregnante che “”La tecnologia, la strategia e la filosofia devono essere in qualche modo allineate, per evitare che una scavalchi le altre. Quale aspetto della società tradizionale dovremmo difendere? E quale aspetto della società tradizionale dovremmo essere pronti a sacrificare per crearne una superiore?”

Purtroppo, neppure le tre, seppure illuminanti, opere citate, sono state in grado di rispondere alle domande poste giustamente da Kissinger, perché nessuno vuole, sa o può, affrontare lo spinosissimo problema del rapporto fra società tradizionale, modernità ed iper-modernità. Occorre ricordare che il “Progetto Incompiuto della Modernità” consisteva proprio nel rispondere alle questioni irrisolte poste dalla religione facendo affidamento soltanto sulla scienza (1° Programma Sistemico dell’ Idealismo Tedesco). Questo approccio fu razionalizzato brillantemente da Saint-Simon,  che scriveva che l’ “Epoca Critica” apertasi con la Rivoluzione Francese avrebbe dovuto essere superata da una nuova Società Organica, fondata sulla religione della scienza, che avrebbe ricostruito su basi immanentistiche l’ordine ch’era stato dell’“Ancien Régime”. Secondo gl’ideologi ottocenteschi (fossero essi liberali, socialisti, nazionalisti o cristiano-liberali), tale ordine sarebbe stato basato sui principi “moderni” della Ragione. Orbene, tutti sentono in cuor loro (e moltissimi dicono) che questo progetto è fallito, in quanto la “religione della scienza e della tecnica” dei Positivisti e dei Marxisti era intrinsecamente contraria fin dai principi alle ideologie politiche ottocentesche, come dimostrato  dalle nuove scoperte scientifiche, e, in particolare, dalla fisica quantistica, che ha rimesso al centro l’”esprit de finesse” e il libero arbitrio, con ciò negando l’economicismo, l’egualitarismo, l’etnicismo e il moralismo dell’Occidente. Quindi, le società moderne sono  state condannate  a trasformarsi in qualcosa di molto diverso: non già l’auspicato ”organicismo” erede della tradizione, bensì la dittatura delle Macchine Intelligenti che, se non contrastata, sfocerà  nella costruzione di una Megamacchina centralizzata a livello cosmico, in cui l’Intelligenza Artificiale regnerà su sottosistemi galattici e società di macchine intelligenti, e in cui l’uomo non avrà posto (la “Singularity Tecnologica”). Fino che anche questa finirà (forse a causa dell’intrinseca incapacità dell’ Intelligenza Artificiale di essere veramente “generativa”, e della conseguente stagnazione).

La “delusione” dei progressisti per i fallimenti della Ragione (dalla Shoah alla bomba atomica, dallo Stalinismo all’anomia dell’Occidente, dal crollo del Socialismo Reale alla guerra di tutti contro tutti) è pienamente giustificata già dalla constatazione che, come del resto si poteva prevedere fin dall’ inizio, lo sviluppo della tecnica e, in generale, della ragione dispiegata, non ha liberato l’umanità dai suoi endemici mali: finitezza,  ignoranza, mortalità, malattie, violenza. Non parliamo dei seppur opinabili, ma probabili, catastrofici sviluppi futuri a cui abbiamo sopra accennato.

Occorre quindi, proprio per rispondere coerentemente alle filosofie ottocentesche, tornare a studiare con umiltà le “società tradizionali” di cui parla Kissinger, vale a dire quelle pre-alfabetiche, quelle classica e medievale e quelle orientali (anche attuali), per comprendere come esse affrontassero, e ancora affrontino, brillantemente, i problemi eterni dell’umanità, scoprendo quali sono gli aspetti in cui esse sono compatibili, ed anzi assolutamente idonee a vivere nella Società delle Macchine Intelligenti come dimostrato dallo sviluppo straordinario dell’Asia Orientale e Meridionale.

Certamente, anche dopo aver compiuto questa necessaria operazione culturale, l’umanità di domani risulterebbe molto diversa da tutte quelle che abbiamo conosciuto a partire dall’Epoca Assiale  “allargata” (Assmann), perché la presenza delle nuove tecnologie, e, in particolare, quella dell’ Intelligenza Artificiale, non verrà comunque eliminata, bensì “superata” e riorientata. Del resto, già nelle mitologie dell’ Epoca Assiale c’erano le macchine intelligenti, come per esempio il Talos, un drone di bronzo che volava ininterrottamente intorno a Creta per difendere, per conto di Zeus, l’amata Europa, o i tartarughe giganti che navigavano intorno alla Cina con a bordo gl’”Immortali” confuciani, ma soprattutto i Virana  volanti e varie armi “magiche” degli Dei vedici, come Pashupata, Brahmastra ecc…Tutto ciò ha fatto nascere addirittura la tenace “leggenda dell’ antico astronauta”, secondo cui in tempi antichissimi una razza aliena avrebbe portato sulla terra tecnologie avanzatissime.

Comunque sia, il comportamento degli Dei delle varie mitologie (e soprattutto quelli mesopotamici, che creano gli uomini per sostituirli nel lavoro) nei confronti delle loro macchine ci fornisce delle indicazioni di come l’umanità potrebbe approcciarsi alla gestione delle macchine intelligenti, che non richiedono più il “lavoro” in senso stretto, bensì intense attività “filosofiche” e “politiche”, paragonabili a quelle dei “guru” indiani e dei saggi taoisti. Ma questo è un campo ancora da esplorare.

5.L’Agenzia Europea per la Tecnologia

Per parte nostra, abbiamo affrontato di petto il problema centrale della politica economica europea, vale a dire l’assenza, da parte dell’ Europa, di un centro ben definito di programmazione dello sviluppo tecnologico, quello che noi chiamiamo “Agenzia Tecnologica Europea”, che dovrebbe svolgere innanzitutto, ma non solo, i compiti che negli USA sono stati svolti dal DARPA, responsabile dello sviluppo delle tecnologie “dual use” (cioè al contempo civili e militari). Il nostro libro omonimo (Euopean Technology Agency”, acquistabile come e.book presso StreetLib, è stato distribuito alle massime autorità europee -innanzitutto von der Leyen, Breton e il compianto Sassoli-, ma solo quest’ultimo si era impegnato per il progetto.

Proprio perché l’Agenzia da noi proposta sarebbe chiamata a svolgere una serie di ruoli che oggi non sono svolti da nessuno, essa dovrebbe avere una struttura complessa, capace di occuparsi di ricerca culturale, economica e tecnica, di programmazione degli aiuti all’ economia, di ricerca di base e di gestione dei finanziamenti, raggruppando, in molti casi, i compiti di piccole agenzie create dall’ Unione ed oggi esistenti, sulla cui utilità molti, a cominciare dalla Corte dei Conti, hanno espresso seri dubbi ancora recentemente, ma che l’Unione ha voluto comunque rifinanziare.Essa dovrebbe e potrebbe coesistere con analoghe agenzie esistenti a livello nazionale, come per esempio la costituenda Agenzia Italiana per l’ Intelligenza Artificiale di Torino, cfr. i nostri libri sull’ argomento in vendita presso Streetlib (per altro anch’esse nel complesso ridondanti nell’ ottica di un ciclopico sforzo di “catch up” che si richiederebbe  nei confronti delle grandi potenze).

Oggi, alla luce degli sviluppi in corso ovunque nel mondo e con le elezioni europee alle porte, sembra difficile continuare a ignorare quest’enorme lacuna del sistema europeo, che, in questo momento storico, lo inficia fino dalle fondamenta. E’ su questo, e non su sterili scaramucce personalistiche, che i partiti europei dovrebbero confrontarsi. Per questo, rilanceremo una campagna d’informazione rivolta al mondo politico e al Movimento Europeo.

LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA

UN FALLIMENTO PREANNUNZIATO

Riportiamo qui di seguito il commento del Movimento Europeo in Italia sul voto del Parlamento Europeo circa il documento AFCO sul futuro dell’ Europa (all.1), e un commento della stampa americana (all.2).

Intanto, mettiamo in evidenza l’atteggiamento sempre più sconsolato dell’ME di fronte alla palese indifferenza per  la riforma dell’Unione perfino da parte del Parlamento Europeo, atteggiamento che emerge, in particolare, da questi passaggi:

L’Associazione Diàlexis ha avviato da tempo questa riflessione sulla “deriva” dell’ Europa, e ha già espresso il proprio punto di vista in tutta la sua pubblicistica, sintetizzandola in particolare nell’ ultimo suo  libro “Verso le elezioni europee” (acquistabile presso StreetLib cfr https://store.streetlib.com/novita/verso-le-elezioni-del-2024-i-partiti-europei-nella-tempesta-738251/).

Tale punto di vista può riassumersi come segue:

ALLEGATO 1.

AI MEMBRI DELLA “PIATTAFORMA ITALIANA PER LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA”

Nel quadro di una sessione carica di discussioni e di voti che hanno suscitato forti divisioni fra le forze politiche, il Parlamento europeo ha votato sul rapporto elaborato da 5 relatori della Commissione AFCO in un anno di lavori senza trasparenza e senza dibattito pubblico, ignorando anche la necessità di coinvolgere in questo lavoro società civile e cittadini che erano stati coinvolti nella Conferenza sul futuro dell’Europa.

Il risultato del voto, al di là dei contenuti del testo emerso delle decisioni del Parlamento europeo, indica purtroppo che l’orientamento degli attuali deputati eletti nel Parlamento europeo è ostile o nutre molti dubbi su un’ampia riforma del Trattato di Lisbona.

Su 702 parlamentari, un centinaio ha deciso di non partecipare al voto, 44 si sono astenuti, 274 hanno votato contro e 291, cioè una minoranza dell’Assemblea pari al 40%, ha votato a favore calcolando che i deputati dei cinque gruppi che si erano espressi a favore nella commissione affari costituzionali sono 440.

Una analisi dei voti individuali ci indicherà anche gli orientamenti dei gruppi politici nell’Assemblea.

Al di là di dichiarazioni retoriche di chi ha sostenuto questo lavoro del Parlamento europeo, noi riteniamo che si debba fare una riflessione accurata sulle ragioni per cui si è arrivati a questo risultato che purtroppo non ha nulla di storico e sulla strada che debba essere percorsa da qui alle elezioni europee e dopo di esse per far cambiare rotta all’Unione europea in una situazione in cui appare chiaro a tutti che l’Unione europea non è in grado di far fronte alle sfide interne ed esterne e che i Trattati di Lisbona firmati nel 2007 non sono lo strumento adeguato per far fronte a queste sfide.

Se gli attuali deputati europei non sono stati capaci di dare una risposta adeguata, dovremo rivolgerci alle opinioni pubbliche, alla società civile, alle cittadine e ai cittadini europei per avviare una mobilitazione che spinga i partiti politici europei a svolgere quel ruolo che gli è stato affidato dal Trattato di Lisbona per formare la coscienza europea delle nostre opinioni pubbliche.

Il Movimento Europeo intende proseguire su questa strada e lancerà nelle prossime settimane un appello ad un’ampia mobilitazione che abbia come sbocco l’avvio di una processo democratico costituente.

Pier Virgilio Dastoli

PRESIDENTE

ALL.2

ANDREW A. MICHTA IS SENIOR FELLOW AND DIRECTOR OF THE SCOWCROFT STRATEGY INITIATIVE AT THE ATLANTIC COUNCIL OF THE UNITED STATES. VIEWS EXPRESSED HERE ARE HIS OWN.

There’s a sea change coming to Europe, and its consequences for America’s relations with key allies haven’t yet registered in Washington.

Predominantly driven by pressure from Berlin and Paris, the European Union is moving at speed to undergo the most dramatic systemic transformation since its inception. It’s about to centralize power in a way that will change the bloc’s very nature, impacting the Continent’s politics and economics. It will also fundamentally alter how Europe interacts with the United States.

The changes currently under consideration would transform the EU from a confederation of sovereign countries into a unitary federal entity, with its central government presiding over partially self-governing nation states. And the key argument put forward by proponents of this is that without it, the bloc’s planned enlargement would soon render it ungovernable. 

These proposed treaty revisions rest on three fundamental changes: the introduction of majority voting; the elimination of the veto by individual member countries, which will end the principle of unanimity; and limiting the number of EU commissioners.

If implemented, these changes will radically realign power in the EU, concentrating it in Berlin and Paris, as the largest countries will essentially be able to impose their wills on the bloc at large. The scope of these proposed changes would be comparable to the U.S. eliminating the Electoral College and shifting its electoral processes to simple majority voting, effectively allowing the country’s largest states to drive its politics unhindered.

But while the U.S. appears unaware of this pending shift, in Europe, the treaty revision process is already underway with fundamental changes in 10 key areas, including EU foreign, security and defense policy. And as a concrete step toward such changes, a Committee on Constitutional Affairs report, which will form the European Parliament’s inputat a treaty revision convention, was recently approved — an event that went largely unnoticed in U.S. media. Next, all MEPs are set to vote on the report during their plenary session this week.

However, U.S. President Joe Biden’s administration has appeared relatively indifferent to this shift, perhaps assuming a more unified EU would become a more effective partner, with Berlin and Paris (via Brussels) emerging as Washington’s principal interlocutors. And given Germany is Europe’s largest and most dominant member country since the United Kingdom’s Brexit, on its surface this policy seems like an obvious default position.

But while U.S. supporters of the EU’s further centralization like to trot out the famous remark: “Who do I call if I want to speak to Europe?” — a question often misattributed to former Secretary of State Henry Kissinger — Europe’s upcoming reality doesn’t correspond with how the administration of then President Richard Nixon had engaged with the Continent at the time.

Moreover, this view of EU federalism misses the central point that, first and foremost, America’s Europe policy should be driven by its national interests, and that Washington should tailor a particular institutional framing according to its own preferences. 

The idea that a “federalized” Europe would be easier for the U.S. to deal with isn’t borne out from any evidence — especially one driven by the Berlin-Paris tandem, as German and French positions on key foreign and security policy issues have, time and again, diverged from America’s. And as in any alliance, the U.S. should prioritize the countries with threat perceptions and national interests that align most closely with its own.

Here, the most recent U.S.-led effort to assist Ukraine should serve as a guide for the countries Washington should, in fact, call in Europe.

Throughout, it has been the nations along NATO’s eastern flank — from Finland through the Baltic States, Poland and Romania — that have shown the greatest determination to stand alongside the U.S. in support of Ukraine, as Germany and France follow suit with reluctance and, more often than not, fail to deliver.

And as the U.S. continues to push its European allies to move forward on rearmament and building the requisite capabilities to implement NATO’s three new regional plans, it is these flank countries that are leading the way once more.

Germany, by contrast has failed to meet even the agreed-upon minimum 2 percent of GDP target on defense spending, while France is focusing its spending on power projection in the Mediterranean and beyond. Thus, the notion that a federalized Europe led by Berlin and Paris would be more, and not less, responsive to U.S. requests for meaningful contributions to deterrence and defense is wishful thinking. 

The EU’s unfolding political transformation deserves far closer attention in Washington than it has received. The proposed changes to the EU treaties raise fundamental questions about how the U.S. intends to lead NATO going forward, and how it can best leverage the commonality of interests across the Continent to reduce its security burden across the Atlantic.

Of course, decisions on the EU’s future belong in Europe and are for Europeans to make. But as the key provider of the Continent’s security, the U.S. shouldn’t be a mere bystander — especially when these choices will impact its collective defense burden in NATO.

PROPOSTE DEL MOVIMENTO EUROPEO PER LA PACE IN UCRAINA

PROPOSTE DEL MOVIMENTO EUROPEO PER LA PACE IN UCRAINA

Riportiamo qui di seguito le proposte di cui sopra, con in seguito un nostro commento:

“Noi riteniamo che l’Unione europea, confermando il pieno sostegno all’Ucraina nella difesa della sua libertà e del diritto all’ inviolabilità del suo territorio insieme all’impegno alla ricostruzione del paese, dovrebbe iniziare a riflettere sulle ipotesi per un avvio di un dialogo indispensabile al raggiungimento di un “cessate il fuoco” e poi dell’inizio di un processo che porti ad una pace duratura ai suoi confini essendo chiaro che la definizione delle condizioni per un accordo appartengono in primo luogo alle autorità  dell’Ucraina e cioè al suo governo e al suo parlamento che sarà rinnovato nelle elezioni legislative che avranno luogo entro l’estate del 2024.

A nostro avviso le ipotesi per l’avvio del dialogo dovrebbero essere basate sui seguenti cinque elementi che potrebbero costituire un embrione di un “piano di pace” dell’Unione europea inserito nel quadro di una visione complessiva della cooperazione e della sicurezza sul continente che potrebbe assumere la forma di un accordo o di un trattato che si ispiri al metodo dei negoziati che condussero nel 1975 alla Dichiarazione di Helsinki e poi nel 1990 alla Carta di Parigi:

  –   La garanzia della integrità territoriale e della inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina definite in occasione della sua indipendenza nel 1991 alla caduta dell’Unione Sovietica;

  –  L’attribuzione alle regioni di Donec’kLuhans’k e della Crimea dell’autonomia secondo un modello federale e ispirandosi all’esempio degli accordi De Gasperi-Gruber applicati all’Alto Adige con l’Accordo di Parigi del 5 settembre 1946;

  –   L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea al termine dei negoziati di adesione, sulla base delle condizioni stabilite dall’art. 49 del Trattato sull’Unione europea e nel quadro del processo di allargamento ai paesi candidati dei Balcani Occidentali e dell’Europa orientale (Moldavia e Georgia) che prevede:

  • l’accettazione piena e integrale dei principi contenuti nel preambolo del Trattato di Lisbona ivi compreso il processo di una unione sempre più stretta le cui basi dovranno essere gettate entro la prossima legislatura europea superando lo stesso Trattato di Lisbona secondo un metodo democratico costituente,
  • il rispetto dei valori comuni definiti nell’art. 2 e dello Stato di diritto insieme al primato del diritto dell’Unione,
  • il principio della cooperazione leale previsto dall’art. 4 del Trattato sull’Unione europea e della solidarietà previsto dagli articoli 80 e 222 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
  • l’adesione alla Carta dei diritti fondamentali,
  • e l’applicazione dell’art. 42.7 che prevede l’aiuto e l’assistenza degli Stati membri ad uno Stato oggetto di una aggressione armata sul suo territorio conformemente all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite.

  –   L’applicazione all’Ucraina delle stesse condizioni di neutralità adottate al tempo dell’adesione dell’Austria all’Unione europea nel 1995.

  –   In questo spirito e in questa logica la decisione di escludere l’adesione dell’Ucraina alla Organizzazione dell’Atlantico del Nord e alle sue strutture militari.

Questi elementi dovrebbero essere presentati dall’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite secondo l’art. 34.2 del Trattato sull’Unione europea, al Vertice della Nato di Vilnius e al Vertice dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa associandoli alla richiesta di convocare una Conferenza ispirata agli Accordi di Helsinki del 1975 e alla Carta di Parigi del 1990.”

COMMENTI DELL’ ASSOCIAZIONE DIÀLEXIS

Intanto, complimenti al Movimento Europeo per avere ideato soluzioni fuori del coro, senza timore per l’impopolarità. Pur non essendo, ovviamente, soluzioni perfette (perchè concepite come proposte interlocutorie), potrebbero costituire un anticipo di soluzioni più complete e radicali (cfr. punto 2).Quest’idea non appare irrealistica dopo il conferimento da parte del Vaticano del mandato di mediatore a Monsignor Zuppi e con l’avvicinarsi delle elezioni americane.

1.I veri obiettivi delle parti in causa

Il problema è che, come affermato ufficialmente da Russia e Cina prima dell’ avvio dell’ “Operazione Speciale”, l’obiettivo di questa non era tanto o soltanto quello di difendere la Crimea e il Donbass, oggetto dal 2014 di un tentativo di recupero da parte dell’  Ucraina, territori  e che, dopo i referendum e l’incorporazione nella Federazione Russa, devono essere difesi per legge, bensì un nuovo sistema  globale di sicurezza mondiale, fuori dell’egemonia degli USA, che, a loro avviso, starebbero cercando di “strangolare” (con le sanzioni e con l’accerchiamento militare) i Paesi eurasiatici e di impedire le Nuove Vie della Seta in un momento in cui le dinamiche storiche, economiche e politiche, starebbero ponendole al centro della storia. Del resto, gli ultimatum scritti di Lavrov NON erano indirizzati all’Ucraina, bensì a USA e UE,  e vi si chiedeva di confermare per iscritto quelle garanzie “di non allargamento” che Baker  avrebbe promesso a Gorbaciov.

E’ difficile che Russia e Cina desistano dalla “guerra senza limiti”  per ridimensionare l’America, e per garantirsi così la libertà di passaggio negli stretti asiatici ed europei, vitale per il loro sviluppo economico. A meno che America e UE non firmino delle garanzie a questo proposito, come richiesto nel 2021.

Altrettanto difficile che l’America accetti senza colpo ferire di rinunziare alla sua attuale posizione privilegiata (la “Trappola di Tucidide”). Il vertice di Hiroshima non fa che “fotografare” questo scontro in tutta la sua intensità. Le dichiarazioni rese da di Giorgia Meloni sono illuminanti circa gli obiettivi occidentali al vertice.

Indubbiamente, s’imporrebbe anche, come richiesto dal Movimento Europeo,  la rivalutazione in grande scala del concetto di “neutralità” (di tipo “austriaco”, cioè garantita internazionalmente), che dovrebbe estendersi a tutti i territori controversi, ovunque si trovino (per esempio, ai Balcani Occidentali e Caucaso).

Per ciò che riguarda l’Ucraina, la questione delle autonomie territoriali e culturali dovrebbe coinvolgere, a nostro parere, l’intero territorio (come voleva il Partito delle Regioni di Janukovski, che non per nulla era stato deposto con la forza). Infatti, l’Ucraina, come e più degli altri Stati Europei, è una costruzione recente e artificiale (come ad esempio anche il Belgio e la Grecia). Pensiamo a quali forzature sono state fatte per creare la Grecia che conosciamo (di cui, secondo il Fallmerayer, nel 1821, la metà della popolazione non era greca, e fu grecizzata con la forza, così come l’Ucraina viene ora “ucrainizzata”  a viva forza).

L’Ucraina dovrebbe essere, come si diceva un tempo, “federalizzata” sul modello belga (comunità francofona, comunità fiamminga, comunità germanofona, Bruxelles capitale). Così, in Ucraina, vi sarebbero una comunità russofona, una ucrainofona, una rumena, una ungherese, una rutena, e una Kiev capitale…

Ma, più in generale, almeno un terzo dell’ Europa (dall’ Irlanda, alla Scozia, alla Spagna, al Benelux, ai Balcani, alla Turchia, per non parlare dell’ Europa Orientale) dovrebbe costituire una serie di “Territori Federali”, non aggregati a nessuno “Stato Nazionale”. Solo così si garantirebbe la vera identità di quei territori (la Celtia, la Franconia,  i Pirenei, la Macroregione Danubiana, quella baltica, quella caucasica).

Ancora più in generale, lo Stato Nazionale non è l’unità di base ideale di un’ Europa Unita, come ben vedeva per esempio il Federalismo Integrale. Le fantasmatiche “Macroregioni” ed “Euroregioni” corrisponderebbero molto meglio alle identità storiche degli Europei e a una distruzione razional delle competenze in una “multi-level governance”.

Poi, occorrerebbe ricomporre, con questi tasselli, il puzzle di un’ Europa veramente unita e forte sulla scena internazionale.

Infine, la UE dovrebbe concedere di più all’ Est Europa. Il Socialismo Reale non è stato abbattuto dalle Comunità Europee, né dalla NATO, né da Washington, bensì dai Talibani, da Solidarnosc, da Papa Wojtyla, da Gorbaciov e da Eltsin. I loro valori, diversi, debbono entrare a fare parte della cultura comune. I popoli europei orientali si sentono frustrati dall’ essere considerati come dei questuanti e degli eterni imputati. Per questo, si buttano sulle loro glorie passate.

Occorre anche trasferire un po’ di istituzioni a Est (in un domani anche a Kiev, Mosca e San Pietroburgo).

2.Una vera pace (o tregua) fra le Grandi Potenze, può essere basata solo sull’ equilibrio nella intelligenza artificiale.

Però, una vera pace (o almeno tregua),anche per l’Ucraina,  potrebbe farsi solo fra USA, Cina e Russia, e riguardare, come ha detto Kissinger, più che questioni territoriali (forse insolubili), innanzitutto la regolamentazione internazionale dell’Intelligenza Artificiale, che oramai comanda le armi nucleari e la gestione strategica delle guerre (“Hair Trigger Alert”, “Dead Hand”, militarizzazione dello spazio, Cyberguerra). Basti pensare al recentissimo scontro nei cieli di Kiev fra i missili “intelligenti” Patriot e Kinzhal, basato sulla capacità di intercettazione e/o distruzione del sistema avversario.

Come oramai affermano concordemente tutti i grandi esperti di informatica, bloccare l’intelligenza artificiale è il massimo  problema comune dell’ Umanità. La guerra è infatti  lo strumento di cui l’Intelligenza Artificiale si serve per subentrare agli uomini (Manuel de Landa).

Solo con un’azione culturale trasversale, passando attraverso persone come Kissinger o il Papa, si potrebbe arrivare a un accordo sul controllo dell’ intelligenza artificiale, e, con ciò stesso, al controllo sulla possibilità di scatenare una guerra.

Il problema per l’Europa è ch’essa non può partecipare autorevolmente a questo dialogo, perché, dopo la morte di Adriano Olivetti e del Professor Zhu, non ha mai più avuto la minima autonomia digitale, mancando di un proprio centro ideativo in campo informatico.

Se l’Europa vuole poter contare nella configurazione di un accordo siffatto, deve sviluppare al più presto le proprie competenze digitali, innanzitutto con la creazione di un’accademia europea dell’AI di un’accademia militare europea e di un  servizio segreto europeo, poi con l’”upgrrading” digitale dell’ intero sistema produttivo e di difesa: quello che, inascoltati come sempre, abbiamo proposto co i nostro libro “European Digital Agency””Restarting EU Economy” e “Istituto Italiano dell’ Intelligenza Artificiale di Torino”.

TELECONFERENCE ORE 18

Chi volesse commentare il post di oggi potrebbe farlo sul link seguente:

LINK PER ZOOM CALL Alpina Diàlexis  ti sta invitando a una riunione pianificata in Zoom.

Argomento: 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA
Ora: 9 mag 2023 06:00 PM Torino (TO)

Entra nella riunione in Zoom
https://us06web.zoom.us/j/82282731196?pwd=bHpmbU9MTVBYclRGS3pDRFZ2eDdOdz09

9 MAGGIO 2023 GIORNATA DELL’ EUROPA

I partiti europei dinanzi alle elezioni del 2024

Nonostante molte obiettive difficoltà che ci hanno impedito di organizzare, come tutti gli anni, la tradizionale manifestazione per il 9 maggio, abbiamo voluto comunque dare il nostro contributo a ricordare quest’ importante ricorrenza, che abbiamo ogni anno celebrato con spirito critico, ben consapevoli del fatto che la Dichiarazione Schuman ha costituito, come non ci stanchiamo di ricordare, il momento del trionfo del Funzionalismo sul Federalismo, e, con ciò, l’inizio dei problemi di un’integrazione europea concepita fin dal principio come monca, vale a dire mancante di nerbo politico e culturale, e, come tale, destinata inevitabilmente a confluire nel progetto tecnocratico di omologazione occidentale,che sta sfociando nella Società del Controllo Totale

Abbiamo scelto perciò di diffondere un set di filmati, in cui illustriamo come la politica sia chiamata, in Europa, ad affrontare temi decisivi, a partire dalla Terza Guerra Mondiale, già in corso in Ucraina e in preparazione nel Mar della Cina. Di conseguenza, si pone, prima, al Movimento Europeo, poi, ai partiti politici (che stanno avviando le manovre per le elezioni europee del 2024), la necessità di una profonda rivisitazione di tutte le basi su cui si sono appoggiati fino ad oggi, per essere in grado di riflettere sulla Fine dell’ Uomo, sulla Società delle Macchine Intelligenti, sulla Guerra Totale, e di posizionare l’Europa di conseguenza.

Diàlexis ha pubblicato, a questo proposito, il libro“Verso le elezioni 2024: i partiti europei nella tempesta”

Pubblichiamo qui di seguito un ciclo di 6 filmati su questi temi, e di seguito i testi scritti di commento.

CICLO DI FILMATI SUI PARTITI EUROPEI DINANZI ALLE ELEZIONI DEL 2024

VIDEO 0 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 0 – LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024″, Link: https://www.youtube.com/watch?v=HzPrtZAHHIA&t=3s

VIDEO 0 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 0 – LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024″, Link: https://www.youtube.com/watch?v=HzPrtZAHHIA&t=3s

VIDEO 1 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 1 – L’INVOLUZIONE DELL’UNIONE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=LFtF2joOHKU&t=4s

VIDEO 2 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 2 – CRISI DELL’UNIONE E CRISI DELL’ ORDINE MONDIALE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=xFYcJQVb8zk&t=7s

VIDEO 3 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 3 – RITROVARE I VALORI ALL’ ORIGINE DELL’UE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=45RNC71wU5Q&t=59s

VIDEO 4 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 4 – SUL RUOLO DEL MOVIMENTO EUROPEO, Link: https://www.youtube.com/watch?v=GbSHUrD13Yc&t=10s

VIDEO 5 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 5 – CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=fgRyz–tgLg

I partiti politici europei di fronte alle sfide della legislatura 2024-2029

1.IL LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 204: I PARTITI EUROPEI NELLA TEMPESTA” (QUADERNO n. 1/2023 DI AZIONE EUROPEISTA).

Non potendo organizzare, per motivi di salute, la tradizionale manifestazione  del 9 maggio, Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo hanno ritenuto comunque di predisporre la seguente serie di filmati, postati sul canale Youtube www.alpinadialexis .com, quale avvio dell’urgente dibattito che si richiede per preparare una legislatura che, in pendenza della guerra in Ucraina e (si teme) anche nel Mar della Cina, sarà decisiva per l’ Europa e per il mondo.

Questi filmati costituiscono, da un lato, la risposta all’editoriale di Lucio Levi s “The Federalist Debate” sullo stesso argomento, e, dall’altra, una sintesi del libro in oggetto, che verrà esposto al Salone 2023 del Libro di Torino.

1.IL LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 204: I PARTITI EUROPEI NELLA TEMPESTA” (QUADERNO n. 1/2023 DI AZIONE EUROPEISTA).

Non potendo organizzare, per motivi di salute, la tradizionale manifestazione  del 9 maggio, Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo hanno ritenuto comunque di predisporre la seguente serie di filmati, postati sul canale Youtube www.alpinadialexis .com, quale avvio dell’urgente dibattito che si richiede per preparare una legislatura che, in pendenza della guerra in Ucraina e (si teme) anche nel Mar della Cina, sarà decisiva per l’ Europa e per il mondo.

Questi filmati costituiscono, da un lato, la risposta all’editoriale di Lucio Levi s “The Federalist Debate” sullo stesso argomento, e, dall’altra, una sintesi del libro in oggetto, che verrà esposto al Salone 2023 del Libro di Torino.

Riteniamo fondamentale continuare al più presto e in modo sistematico il dibattito su questi temi.

2.L’INVOLUZIONE DELL’UNIONE

Il processo d’integrazione europeo ha oramai dietro di sé  una storia millenaria. Già l’Impero Romano, il Sacro Romano Impero e gl’imperi asburgico e napoleonico, oltre che la Santa Alleanza, avevano prefigurato, infatti, forme d’ integrazione europea.

L’integrazione postbellica era nata sotto il segno di molte contraddizioni, prima fra le quali il conflitto fra:

-FUNZIONALISMO;

-FEDERALISMO.

Il funzionalismo (Mitrany, Haas, gli stessi Schuman e Monnet) concepiva l’integrazione europea come una delle articolazioni dell’ordine internazionale occidentale, che muoveva verso la Fine della Storia e l’unità del mondo. Esso costitituiva  l’applicazione in campo politico di un movimento più vasto, che comprende l’informatica (la “trasfusione senza spargimento di sangue”, dell’ intelligenza, dall’uomo alle macchine), l’architettura (Futurismo, Bauhaus, Le Corbusier), ed altre branche della cultura. Attraverso  un trasferimento di funzioni, dagli Stati, ad organismi sovrannazionali, si sarebbe realizzato un ordine mondiale armonico e centralizzato.

Il federalismo (Spinelli, Galimberti, Coudenhove-Kalergi, De Rougemont) puntava invece a fare dell’ Europa un autonomo soggetto politico, con un proprio progetto di società, anche se, a causa del suo pluralismo, lasciava aperta una vasta gamma di soluzioni pratiche, comunque alternative a capitalismo e comunismo).

La costruzione concreta dell’Europa attraverso i Trattati di Parigi, di Roma, di Maastricht e di Lisbona, ha realizzato in pratica il progetto funzionalista, pur sfruttando le tematiche del federalismo per dissimulare occidentale, sotto le “Retoriche dell’ Idea di Europa” (pace, democrazia internazionale),la natura passiva del progetto funzionalista, finalizzato allo sviluppo tecnocratico

Oggi, questo gioco delle parti  fra funzionalismo e federalismo ha perduto di credibilità, a causa del sempre maggiore coinvolgimento degli Europei nelle guerre dell’ Occidente,  del relativo declino delle società europee rispetto alla crescita del resto del mondo e della diminuita fede nella capacità degli USA di esercitare un ruolo protettivo, tre cose  che contraddicono le promesse di pace, sicurezza e prosperità fatte dalle Retoriche dell’ Idea di Europa .

Ciò ha eroso anche la credibilità dell’Unione Europea, e la sta forzando ad una qualche, seppur confusa, forma di rinnovamento, che si sta materializzando nello sforzo del PPE, asse portante del Parlamento europeo, di stringere un’alleanza con le opposizioni di destra, che più di altri hanno canalizzato le critiche contro le derive mondialistiche dell’Unione.

Ma, come si è lasciata sfuggire Ursula von der Leyen (che comunque sarebbe sacrificata da questa manovra), si tratterebbe di applicare la formula gattopardesca “cambiare tutto perché nulla cambi”.

3. CRISI DELL’UNIONE  E CRISI DELL’ ORDINE MONDIALE

Le stesse contraddizioni in cui si dibatte l’Europa coinvolgono l’intero Occidente, che ha sposato totalmente le ragioni delle tecnocrazie digitali, finanziarie e farmaceutiche  che puntano alla trasformazione dell’Umanità, prima, nella società del controllo totale, e, poi, in un complesso macchinico, smentendo così  le sue promesse di umanità e di libertà.

Anche se si è fatto tutto per farlo dimenticare, il primo, in un contesto europeistico,  a parlare  di Crisi della Civiltà Moderna, era stato proprio il Manifesto di Ventotene. Ma, se si vuole comprendere questa crisi, occorre andare indietro nel tempo, ristudiando gli autori che hanno parlato di questa crisi: Rousseau, , Saint-Simon, De Maistre, Kierkegaard, Nietzsche, Guénon, Spengler, Huxley, Evola,  Heidegger, Anders..

L’Unione Europea, che aveva preteso, ancora pochi anni or sono,  di ergersi sopra gli altri Continenti quale “Trendsetter del dibattito mondiale”, cioè maestro di saggezza e di virtù, ha assistito impotente all’escalation della Terza Guerra Mondiale che si combatte anche per sua mancanza di preveggenza, di magnanimità e di coraggio, nel cuore stesso dell’ Europa, ma che si sta preparando anche sul Mar della Cina, nonché ad uno sviluppo tentacolare dei GAFAM, oramai denunziato dai loro stessi fondatori, ma di fronte al quale le migliaia di norme tanto esaltate emanate dall’ Unione Europea si rivelano sempre più delle grida manzoniane, perché inapplicabili a casa dei GAFAM: cioè, negli USA.

Per questo, la crisi della politica europea, che ha prodotto una formidabile spinta a destra in Polonia, Ungheria, Italia, Spagna, Finlandia, Svezia, non si potrà risolvere semplicemente associando all’establishment i vittoriosi partiti di destra, bensì solo con una profonda riflessione sull’avvenire del mondo, stretto nella morsa tra la guerra nucleare e il dominio dell’ Intelligenza Artificiale, prodotti tutti dell’ opzione prometeica contenuta nel Primo Programma Sistemico dell’Idealismo Tedesco, secondo cui l’uomo si sarebbe salvato da sé  grazie a una nuova ideologia e una nuova scienza.

Le sempre più convulse prese di posizione, da un lato, dei guru informatici sui pericoli dell’ Intelligenza Artificiale, e, dall’ altro, dei leaders dell’alleanza dell’Est sulla prossimità della guerra nucleare, dimostrano che siamo vicini all’esito finale  di quelle scelte prometeiche degli ultimi tre secoli.

I limiti dello sviluppo sono oramai noti a tutti, tanto che Sir Martin Reed ha parlato del XXI Secolo come “il Secolo Finale”. L’avvicinarsi del Secolo Finale, scandito dalla guerra nucleare e dalla Singularity,ha trasformato tutte le pretese conquiste dell’ Occidente in trappole mortali.E’ impressionante ritrovare in ogni momento tracce di quest’ideologia messianica : a partire dalla bandiera arcobaleno, che è quello dell’eresia anabattista (combattuta innanzitutto da Lutero)alla battaglia di Falkenheim e simboleggia l’ Apocalisse, a cui la maggior parte  dell’ establishment occidentale sembra anelare, travolta dalla mistica dell’autodistruzione.

Lo straordinario sviluppo dei Paesi asiatici si spiega invece, a nostro avviso, non tanto e non soltanto  con la loro massa critica e con la loro etica del lavoro, bensì anche e soprattutto con la loro capacità di affrontare in modo olistico le sfide delle nuove tecnologie, non dimenticando, bensì addirittura incrementando, il ruolo della cultura, delle tradizioni, delle gerarchie. Così si spiega che in Cina, contrariamente che in Europa e negli Stati Uniti, lo sviluppo delle locali imprese digitali (i BAATX) è stato accompagnato con attenzione ed efficacia dallo Stato in tutte le sue fasi: studio, sviluppo, superamento dei concorrenti, informatizzazione della società, regolamentazione. Nel 2021, la Cina si è data una legislazione sul digitale simile a quella europea (anche se più lineare), ma l’ha anche fatta immediatamente applicare, sanzionando inflessibilmente quasi tutte le imprese digitali nazionali e i loro stessi fondatori (il “crackdown sui BAATX”).

Invece, l’Europa, dopo la morte di Olivetti e di Zhu, ha delegato sistematicamente da 60 anni ai GAFAM americani tutte le sue attività digitali, al punto che essi hanno il monopolio perfino sui servizi digitali delle Istituzioni europee (affidati da sempre alla Microsoft). Le sentenze della Corte di Giustizia vengono sistematicamente disapplicate, con la connivenza del Garante Europeo.

Ne consegue anche il continuo ritardo nell’ upgrading digitale delle nostre economie e il conseguente declassamento dei nostri giovani più qualificati, con  la risultante disoccupazione giovanile.

4. RITROVARE I VALORI ALL’ ORIGINE DEI PARTITI POLITICI EUROPEI

Il liberalismo e il nazionalismo  erano nati a metà del 18° secolo; il socialismo nell’800 circa; il comunismo a metà dell’Ottocento; l’ambientalismo negli anni ’60 del Novecento. E’ normale ch’essi siano divenuti obsoleti, travolti dal processo storico ch’essi pretendevano di guidare, ma da cui invece sono stati trascinati.

Nel  processo di adeguamento all’omologazione occidentale, i partiti europei hanno infatti perso di vista gli obiettivi per cui essi erano stati creati : liberare i cittadini dall’ingerenza di Stati sempre più centralizzati; evitare le ingerenze straniere nella vita dei popoli; fornire un ruolo nella società ai vari tipi di lavoro resi necessari dall’ organizzazione tecnica dell’economia; conciliare la vita spirituale con le esigenze della società moderna; difendere la natura dalle attività predatorie della tecnica scatenata. Al contrario, i “liberali” sono diventati fautori dei colossi tecnologici e della militarizzazione della società; i “socialisti” hanno agevolato di fatto lo smantellamento delle imprese europee e dello Stato sociale; i partiti “cristiani” hanno abbandonato la difesa dell’ umano, accettando  la diffusione di valori disgregatori dell’ordine sociale e del messianesimo tecnocratico dei GAFAM, che spianano la strada al controllo totalitario delle tecnologie, e, in particolare, delle biotecnologie; i “patrioti” sono divenuti gli zelanti esecutori degli ordini del complesso informatico-militare occidentale.

Di fronte a questa ritirata generalizzata, solo il conservatorismo, il più antico dei movimenti politici , che risale alla Fronda e alla Rivincita Aristocratica dell’inizio del 700, mantiene un proprio “appeal”. Non per nulla si sta cercando, per esempio, da parte di Fratelli d’Italia, di recuperare i discorsi del “conservatorismo”, che, per altro, in buona parte d’ Europa, non ha radici, se non molto lontane. Perfino il Paese in cui il conservatorismo è nato, l’Inghilterra, ha vissuto un processo di svuotamento dello stesso, che, da partito della difesa tradizioni, è divenuto, con la Thatcher,  un partito liberista e americaneggiante.

Certamente, dinanzi allo strapotere della rivoluzione digitale (controllo totale, social, censura digitale, bioingegneria, guerra digitale) e dell’”esportazione della democrazia”(Corea, Vietnam, Iran,  Kosovo, Irak, Afghanistan, Ucraina, Paesi Arabi), una sana reazione , etica prima che ideologica e giuridica, s’impone. Tuttavia, gli aspiranti “conservatori” hanno idee piuttosto confuse su “che cosa” conservare. Conservare il sistema teocratico basato sul Mito del Progresso e uno Stato rinunziatario che si fa prevaricare dalle lobbies significa continuare a tenerci legati mani e piedi mentre i GAFAM trasformano gli uomini in macchine.

Se vogliono recuperare le loro ragion d’essere, e, di conseguenza, la loro incidenza sulla realtà e la loro capacità di coinvolgere gli elettori, i partiti europei devono compiere una profonda riflessione che sbocchi su una “svolta a U” delle loro traiettorie culturali e politiche.

I liberali debbono tornare a condurre lotte di libertà, come quella per la liberazione di Assange, quelle contro i reati di opinione e la censura, quelle per un’applicazione rigorosa dell’ antitrust ai GAFAM. I socialisti devono volgere il crescente interventismo pubblico conseguente alla guerra, dalla  frenesia bellicistica (la produzione a ritmo frenetico di munizioni), alla difesa dell’ economia europea contro il contingentamento imposto dalla NATO, e al rafforzamento dei diritti dei lavoratori secondo il modello della Mitbestimmung tedesca; i partiti cristiani debbono riscoprire l’idea paolina di “Katechon”, cessando di essere le mosche cocchiere del livellamento sociale per spianare la strada ai GAFAM, e del Complesso Informatico-Digitale per una guerra senza limiti che, come il Papa non si stanca di denunziare, sta portando alla fine dell’ Umanità; i “patrioti” debbono diventare i difensori dell’ Identità Europea contro la sua dissoluzione nell’ Occidente; gli ambientalisti debbono smettere di fare i piazzisti per le industrie verdi, e difendere seriamente un rapporto naturale fra uomo e ambiente.

Infine, e soprattutto, i “conservatori” debbono difendere l’umano contro la disgregazione, nella cultura, nella politica, nel diritto, nell’ economia, ricercando un dialogo senza preconcetti  con i grandi movimenti conservatori che si trovano soprattutto  in Asia e in Europa Orientale.

5.SUL RUOLO DEL MOVIMENTO EUROPEO

Così come, e ancor più, che per i partiti europei,  il Movimento Europeo deve compiere una siffatta radicale riflessione, che gli permetta di rinascere, da movimento marginale e sconosciuto ai più, per divenire finalmente quello che immaginavano Coudenhove-Kalergi e Spinelli: il movimento egemone della politica europea, sul modello del Partito Indiano del Congresso. L’eredità che dobbiamo lasciare alle successive generazioni è quella di un europeismo consapevole e vigoroso, che non si confonda né con il Mito del Progresso, né con il messianesimo puritano, né con gl’interessi del Complesso Informatico-Digitale, ma, anzi, ad essi si opponga come principale alternativa.

Per fare ciò, esso dovrà riflettere profondamente sulla storia dell’integrazione europea e su quella delle altre integrazioni regionali: delle Americhe (Hamilton, ma anche Che Guevara), e anche quelle cinese (Taiping, Kang Youwei,Sun Yat Sen, Mao) , indiana (Tilak, Gandhi, Modi) ed islamica (Mawlana, Aflaq). Solo così essa potrà cogliere il ruolo della cultura, la ricerca dell’eccellenza, la difesa delle differenze, in particolare contro le tendenze livellatrici della globalizzazione (le Rivoluzioni Atlantiche, le guerre coloniali e post-coloniali, la “cancel culture”..), riconoscendo il valore positivo dei movimenti di liberazione continentale dei BRICS, a cui anche l’ Europa dovrebbe riallacciarsi, come suggeriva per esempio Simone Weil.

Solo così esso potrebbe tornare ad essere un elemento propulsivo della ricerca culturale e politica, e, in tale qualità, tornare ad essere un interlocutore autorevole dei partiti europei.

Per potere fare ciò, esso deve uscire dal suo ghetto, e ricomprendere tutti coloro che, sotto diverse bandiere o etichette, riflettono sull’ Europa e di danno da fare per essa. Penso ad esempio a pensatori come Cardini, Brague e Delsol, e a quel che resta di Paneuropa. Questo anche e in considerazione del fatto che i dibattiti decisivi sull’ Europa si stanno svolgendo in questo momento fra il PPE e Fratelli d’ Italia, FIDESZ e il Vaticano., in aree culturali finora inesplorate dai Federalisti.

6.IN 5.IN PARTICOLARE, CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE.

Non v’è dubbio che, oramai da molti anni, tutte le potenze mondiali stiano preparando la Terza Guerra Mondiale fra Cina e USA, già implicita nella idea di “fusione” dei Taiping: con le guerre dell’ Irak e dell’ Afghanistan; con le Rivoluzioni Colorate e Arabe; con la corsa agli armamenti; con le continue guerre civili in quasi tutti i Paesi ex-sovietici; con la militarizzazioine dell’Artico, dello spazio e dell’Oceano Pacifico. Una guerra mondiale condotta con l’Intelligenza Artificiale sarà particolarmente catastrofica, perché le macchine sono più idonee degli uomini a sopravvivere in condizioni di guerra totale, cosicché la prossima guerra sarà la migliore occasione per il potere macchinico per prendere il controllo del mondo e quel che resta dell’Umanità.

E colpirà in primo luogo l’ Europa: Russia, Georgia, Ucraina, Moldova, ex Jugoslavia, ma anche l’Italia, dove stazionano un centinaio di testate nucleari americane.

Mi chiedo come facciano le sinistre alternative e i cattolici, oltre, ovviamente, ai Federalisti Europei, che da sempre proclamano fragorosamente la Pace Perpetua, a collaborare oggi entusiasticamente alla preparazione culturale, ideologica, politica, tecnologica, poliziesca e militare della Terza Guerra Mondiale e del Secolo Finale. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!

Questo è il momento di svegliarsi e di agire risolutamente, al di là degli schemi del XX° Secolo, inapplicabili alla guerra delle Macchine Intelligenti.

Il dibattito all’ interno del Movimento Europeo, e, dei partiti europei, non può che avere come punto qualificante la fuoriuscita dalla guerra mondiale in corso.Le strategie per questa fuoriuscita sono di difficile agibilità, perché si tratta di uno scontro effettivo, fra due potenze a vocazione universale, e fra due concezioni del mondo -l’una ciclica e atemporale, l’altra orientata alla Fine della Storia-, che non ammettono la neutralità.

Eppure, visto che la Guerra Senza Limiti non è che l’ennesimo avatar dell’ Arte della Guerra di SunZu, l’intelligenza (umana) potrebbe avere la meglio sui due contendenti: facendo leva sulle risorse culturali, che “vanno a monte” delle motivazioni dei contendenti (Apocalisse vs. DaTong), disinnescandole. Si tratta del “disarmo culturale” predicato da Raimon Panikkar.

DAL RIGETTO DEL FUNZIONALISMO,

Il Parlamento: il luogo del delitto

L’URGENZA DI RISCRIVERE IL DIRITTO EUROPEO

A un’opinione pubblica (anche specialistica) deculturata, ideologizzata e ignava, si è voluto da sempre far credere che l’idea-forza dell’integrazione europea post-bellica fosse stata costituita dal federalismo (buono o cattivo ch’esso sia). In realtà, per esplicito o implicito riconoscimento, da un lato, di Monet e di Schuman, e, dall’ altro, di Spinelli, tale idea-guida è stata invece il funzionalismo, che Spinelli aborriva. Il federalismo fu ed è invece un’ideologia minoritaria e tutt’ora repressa (come ai tempi della Rivoluzione francese, quando Vergniaud venne addirittura ghigliottinato).

Quindi, non ha senso accusare ora il federalismo europeo di colpe non sue, bensì del funzionalismo.

Possiamo esimerci parzialmente dall’ illustrare nel dettaglio questo assunto rinviando al dissacratore pamphlet di Luca Caracciolo “La Pace è finita”, che investiga in modo spietato (ma, a nostro avviso, ancora non esaustivo) i meccanismi reali dell’ integrazione postbellica, quale effettivamente avvenuta.

Ripartire dai fondamenti

1.Un errore risalente

Si è anche soliti affermare che “i padri fondatori” dell’Europa non erano fautori di questo funzionalismo, bensì erano cultori dei “veri valori dell’Europa”, che sarebbero stati misteriosamente abbandonati. Di fatto , tutti i politici che crearono le Comunità Europee (Monet, Schuman, ma anche Adenauer e De Gasperi) si muovevano in un ambito integralmente funzionalistico, salvo Coudenhove-Kalergi e Spinelli, che però, dopo avere caldeggiato per tutta la vita l’integrazione europea, nella  realtà vennero poi esclusi dai processi politici effettivi, salvo che Spinelli fu cooptato negli ultimi anni di vita, ma solo per ratificare e benedire un processo ch’egli aveva da sempre duramente criticato.

Mentre il federalismo è una tendenza politica millenaria, che risale perfino agli antichi Semiti ed Indoeuropei (cfr.Eisenstadt e Haarmann), attuata in Grecia e nei regni medievali (cfr.Althusius), e, oggi, in buona parte del mondo (Hamilton, Djiordjievic), il funzionalismo è, invece, una delle ideologie della post-modernità, affermatasi intorno alla IIa Guerra Mondiale in parallelo alle “Conferenze Meany sulla Cibernetica”), applicata alla psicologia, all’architettura,  alla sociologia, all’ informatica e alle scienze politiche,  la quale afferma che tutte le attività umane si possono ridurre a delle “funzioni”, potenzialmente trasferibili alle macchine. Idea poi descritta brillantemente da Manuel de Landa ne “La guerra nell’era delle Macchine Intelligenti”, e che costituisce il nocciolo duro del credo post-umanista (la “Trasfusione senza Spargimento di Sangue”, dagli uomini alle macchine attraverso il deep learning)

Il federalismo costituisce invece un freno all’ omologazione universale propedeutica alla società del controllo totale, dando un peso specifico a ciascun elemento costituente di una grande catena gerarchica, che oggi viene chiamata “Multilevel Governance”, e che costituisce la “rete neurale” della politica, cioè del “governo degli uomini”.

Nel caso specifico dell’integrazione europea, i teorici politici funzionalisti sostenevano che le costituende Comunità Europee non avrebbero dovuto essere nulla più che semplici organizzazioni internazionali specializzate (come l’Unione Postale Mondiale o l’Unione Internazionale del Lavoro), e non avrebbero dovuto ambire a clonare la struttura federale americana. E, almeno su questo secondo punto, avevano evidentemente ragione, perché il tanto evocato modello hamiltoniano (di tre secoli fa) si riferiva a un territorio lontano e spopolato, ben diverso dalla complessissima Europa.

All’ approccio funzionalistico era ispirata espressamente proprio la “Dichiarazione Schuman” (in realtà letta da Schuman prima di fuggire dalla conferenza stampa da lui stesso convocata, ma scritta da Jean Monnet insieme al Segretario di Stato Dean Achinson). I “Piccoli passi” sarebbero state le singole, progressive, messe in comune di “funzioni”, fino a costituire uno Stato Europeo, primo tassello di uno Stato mondiale, quale quello mirabilmente descritto da ^Juenger nell’ omonimo libro.

Per quanto i “veri” padri fondatori delle Comunità Europee avessero anch’essi in mente, essi pensavano invece, nell’ immediato,  a una federazione europea (o Paneuropa), con una missione politica specifica, e fondata (anche se soloparzialmente) su una concezione del mondo erede della cultura “alta” europea. Coudenhove Kalergi pensava alla creazione di un “Pantheon europeo” sul modello della Piazza degli Eroi di Budapest, e a uno Stato federale paneuropeo governato da un’élite mista, di aristocratici, alti borghesi e managers; Spinelli, a un Congresso del Popolo Europeo ispirato al Congresso Nazionale Indiano di Gandhi, al pensiero anti-utopistico di San Paolo  e a quello elitario di Nietzsche. Ambedue avevano in mente un’immagine “eroica” dell’Europeismo, simile alla concezione confuciana.

Riteniamo che un Pantheon europeo avrebbe ancora senso, includendovi per esempio Omero, Ippocrate, Socrate, Platone, Leonida, Pericle, Cesare, Augusto, San Paolo, Diocleziano, Costantino, Giustiniano, Carlo Magno, Cirillo, Metodio, Federico di Svevia, Dante, Carlo V, Leibniz, Voltaire, Napoleone, Nietzsche, Coudenhove Kalergi e Spinelli.

Invece, per Mitrany, Haas, Monnet e Schuman, le Comunità Europee avrebbero dovuto avere compiti veramente minimalistici: il “perseguimento della pace” ( descritta da tutti come la motivazione principale dell’ integrazione europea) si sarebbe ridotta in realtà ad evitare uno scontro immediato fra Francia e Germania  per il controllo dei bacini carbosiderurgici occupati dalla Francia dopo la guerra , e i “piccoli passi” si sarebbero tradotti nella creazione di un mercato comune che permettesse la colonizzazione dell’ Europa da parte delle multinazionali. Cosa che si sta puntualmente verificando con l’influenza della Mackinsey sui governi italiano e francese, della Microsoft e della Pfizer sulle istituzioni, ma soprattutto dei GAFAM sull’intera vita degli Europei.

Tutto ciò mascherato (come si sta facendo ancor oggi) da un’ossessiva retorica escatologica sulla Fine della Storia (cfr. Kojève, consulente del Governo Francese, ispiratore del più recente Fukuyama), tacendo invece tutte quelle brutture dell’Europa censurate dai media (resistenza antisovietica ad Est, guerra civile greca e spedizione di Suez a Sud, maccartismo, strane morti di Olivetti e Mattei), che costituivano già tempo fa una plateale smentita della “Fine della Storia” e della “Pace Perpetua”, propagandate dalle retoriche dell’ Europa.

Invece, quei politici europeistici (cfr. Servan-Schreiber, Gorbaciov, Mitterrand), che avrebbero voluto dare, all’integrazione europea, un vero volto politico, furono zittiti; i partiti politici furono ricostituiti esattamente com’erano nel 1922 (o nel 1933), senza considerare il decorso di parecchi decenni, e, quindi, su basi nazionali, senza un ruolo centrale dell’Europa, quale reso necessario dall’ era della globalizzazione.

Nel frattempo, nel resto del mondo erano nati l’Unione Indian, Israele, la Repubblica Popolare Cinese, la dissidenza nell’ Europa Orientale, l’equilibrio nucleare, la decolonizzazione, l’informatica, l’unipolarismo, il Comitato di Shanghai, le Nuove Vie della Seta. Da tutto questo, l’Europa restava, e resta, deliberatamente e visibilmente assente. La cosiddetta Europa “forza gentile” è, in realtà, un’Europa preda e zimbello di tutti.Come ha affermato Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, “al soldo di forze straniere”.

Le multinazionali
dominano l’ Europa

2.Il Comitato d’Affari della Borghesia

Come sarebbe possibile che il personale politico dedicato a quest’impresa  tecnocratica potesse essere motivato eticamente, consapevole culturalmente, solido politicamente, competente tecnicamente? Come sarebbe possibile che qualche cittadino pensasse di combattere “sul campo di battaglia”, come si dice adesso, per una specie di  “Unione Postale Internazionale”?

Non ci si può pertanto dichiarare continuamente “stupiti” dello scarso entusiasmo dei cittadini, né della corruzione dei politici.

Intanto, è risaputo che i politici nazionali hanno sempre guardato con sufficienza a quelli europei, considerati come politici “di seconda scelta”. Oggi, quando le questioni europee (guerra e pace, allargamento, crisi economica) s’ impongono per forza propria all’attenzione generale, e quindi  finirebbero  per dare prestigio alle Istituzioni Europee, i leader nazionali si prendono tutta la scena mediatica, benché siano, spesso, ancor meno qualificati e motivati di quelli “europei”.

In queste condizioni, le periodiche défaillances dell’Europa (la “perdita di pezzi”, come Inghilterra, Norvegia, Turchia,… e anche Russia;la scomparsa di fronte alla NATO -vedi Ramstein-; la  crisi economica senza fine ; il  moltiplicarsi di guerre sul suo territorio -Baltici,Grecia, DDR, Ungheria, Cipro, ex-URSS, ex-Jugoslavia-)  sono giunte tutt’altro che inaspettate. Anzi, esse erano state predette fin dall’inizio da molti (a cominciare da Spinelli, per finire con Przywara, de Gaulle e Servan-Schreiber).

Il finto stupore del mondo istituzionale nei confronti delle vicende picaresche di cui sono protagonisti Europarlamentari e ONG europee sono l’ennesima prova dell’ipocrisia puritana che dominala politica. La concezione funzionalistica dell’uomo e della società non po’ portare, infatti, se non all’entropia generalizzata. In attesa che le macchine assumano il controllo totale, che cosa può fare l’umanità se non lasciarsi andare passivamente al corso degli eventi? E, se questo è il significato ultimo delle cose, la politica non può essere che un gioco assurdo fra poteri impersonali e un’effimera salvezza individuale. Chi si trova nell’ ingranaggio non ha, né un motivo, né la capacità, per opporsi.

La Bruxelles “Capitale” (così come l’avevano descritta Marcell von Donat e Robert Manasse) è stata costruita come la mecca di centinaia di migliaia di lobbisti e agenti segreti, che vi rappresentano tutti gl’interessi particolaristici del mondo, perseguiti con ogni genere di mezzi. Un vero “comitato d’affari della borghesia”(Marx). Come pensare che in tutto ciò non vi sia anche un elevato livello di corruzione, ché, anzi, la prevaricazione del denaro sulla cultura, sulla politica e perfino sulla religione, risulta essere il vero movente ideologico di tutta la costruzione. Basti pensare al peso che hanno, sulla politica, i GAFAM, le banche d’affari e le industrie degli armamenti.

Il Qatargate, come tutti i precedenti scandali della Commissione, non sono che sprazzi di luce su un mondo inquietante (“die Bruesseler Machenschaften”), che ben presto daranno occasione a nuovi scandali.

Ora, gli scandali che si affollano sul Parlamento Europeo, e ancor più quelli, fino ad ora tacitati, della Commissione, costituiscono una prova schiacciante di quest’inadeguatezza strutturale della costituzione materiale dell’Europa di oggi a svolgere, in modo anche solo accettabile, i compiti sovraumani che l’attendono (presa di controllo sulle macchine intelligenti, umanesimo digitale, nuova architettura mondiale).

Di qui l’urgenza di quella riforma generale delle Istituzioni, da tutti invocata, ma mai seriamente pensata.

L’Europa nosce come progetto di élites, non di lobbies, e deve tornare ad esserlo

3.Fuori dalla crisi

Come uscire da questa crisi sempre più fitta dell’Europa in un momento in cui infuria sul suo suolo una guerra sterminatrice?

Se la ragione ultima della crisi è il funzionalismo, occorre innanzitutto fuoriuscire da quest’ultimo:

-dal punto di vista filosofico, rimettendo al centro quello che lo Spinelli “notturno” chiamava “l’azione che edifica”, contrapposta al conformismo indotto dal determinismo stortico;

-da quello culturale, focalizzandoci sui dilemmi del Postumanesimo (Singularity, Uebermensch?);

-da quello politico, facendo una scelta precisa fra la “Trasfusione senza Spargimento di sangue” di De Landa e la lotta per la liberazione dell’Europa dalla Società del Controllo Totale, quale portata aventi per esempio da Maximilian Schrems;

-da quello sociale, rivalutando:

 (a), come volevano Coudenhove Kalergi e Spinelli, il ruolo di nuove élites europee, che, formate sulla base di una cultura multipolare, siano capaci di sostenere la lotta contro le forze dell’entropia, e, nello stesso tempo;

(b) quello del lavoro organizzato attraverso la più europea delle istituzioni, la partecipazione dei lavoratori (secondo il modello della Betriebsvrerfassungsgesetz);

-da quello istituzionale, conducendo una vera e propria “battaglia culturale”dentro i partiti europei, affinché si ricentrino sui rispettivi ruoli storici (oggi platealmente abbandonati), fornendo così, ai propri rappresentanti e ai loro elettori, dei motivi validi per condurre le loro battaglie politich:.”le famiglie europee non rappresentano più correnti ideali, programmatiche e identitarie. Questa è una realtà di fatto che vale ancor più per i socialisti europei, all’ interno dei quali ci sono tendenze non sovrapponibili.”(Stefania Craxi)

L’Europa dei Giudici non garantisce
la certezza del diritto

4.Il ruolo del Movimento Europeo

Il compito di intraprendere queste azioni spetterebbe istituzionalmente al Movimento Europeo, il quale dovrebbe, però, per primo, prendere le distanze dal funzionalismo imperante, dal cinismo generalizzato e dalle ideologie dichiarate unanimente come obsolete obsolete, compiendo una revisione a 180° della narrativa corrente:

-riconoscere il carattere di “longue durée” dell’ integrazione europea, parallelo a quello di altri movimenti d’integrazione subcontinentale, quali quelli della Cina e dell’ India, che risalgono tutti ai primordi dell’Epoca Assiale (Imperatore Giallo, Ashoka, Impero Romano);

-ritornare ai “fondamentali” dello spirito dell’integrazione europea, rifiutando i luoghi comuni e i riflessi pavloviani del “politicamente corretto”;

-riscoprire lo specifico del federalismo europeo in Montesquieu e in Tocqueville, con il loro terrore per la “tirannide della maggioranza” e per la “passione dell’ eguaglianza”, e la loro insistenza sui “corpi intermedi”, che, oggi, servirebbero innanzitutto a spezzare l’omologazione universale e l’egemonia dei GAFAM.

L’Associazione Culturale Diàlexis  è attiva su questi fronti da ben 17 anni, e sta concentrandosi proprio sul tema della crisi dei partiti di fronte a dibattito sul futuro dell’ Europa.

Sta uscendo, per la serie “Quaderni di Azione Europeista”, il Quaderno n.3 del 2022, “Verso le elezioni del 2024: I partiti europei nella tempesta”.

Non è tollerabile che un combattente per la trasparenza del web
resti prigioniero in Europa per pressioni degli USA

5.Ricostruire l’Ordinamento Giuridico Europeo

Ma, a parte queste importanti e ovvie considerazioni, è l’insieme del quadro emergente a dimostrare il caos organizzato che esiste a tutti i livelli:

-la maggior parte dei politici coinvolti nel Qatargate appartiene ai Democratici e Socialisti, il gruppo di europarlamentari che più si affannerebbe (a parole) per la tutela dei diritti umani, perfino là dove essi non sono particolarmente minacciati, e soprattutto dove l’influenza dell’ Europa è “0”. Orbene, è proprio per addolcire (con successo) la loro posizione che i famosi finanziamenti sono arrivati;

-addirittura, sarebbe coinvolto il presidente dei sindacati europei, che dovrebbe essere il primo a preoccuparsi dei diritti dei lavoratori; Già nel 1998, la Commissione guidata da Jacques Santer era stata obbligata a dimettersi in blocco per le accuse di corruzion;

ufficialmente, ci sarebbero 12.500 lobbisti attorno alle istituzioni europee, in realtà il loro numero è molto superiore: secondo Transparency International siamo più vicini ai 40mila addetti. Secondo uno studio del 2012, si tratta di un affare che pesa complessivamente più di 3 miliardi l’anno.Nel 2016 la Commissione aveva formulato fatto una proposta per rendere obbligatoria l’iscrizione al Registro e per la creazione di un comitato etico e deontologico indipendente. Ma per ora ci sono pochi controlli, nessuna sanzione, né protezione per i whistleblower.

– una volta riconosciuto che il lobbismo è lecito e perfino incoraggiato, come si fa a distinguere fra quello ammissibile (per esempio, quello da parte dei proprietari di giornali e televisioni) e quello che non lo è? Tutto il lobbismo si basa infatti sul principio di fare un qualche favore  ai legislatori o agli amministratori(anche solo teorico, come una buona recensione sui media) per influenzare il contenuto delle loro decisioni?Io ti finanzio (o ti sostengo) la campagna elettorale, e tu adotti le leggi che mi fanno comodo (vedi industrie digitale,  automobilistica, verde e della difesa).

-in particolare, come si fa a pensare che nessun Paese cerchi d’influenzare a suo favore l’opinione pubblica di altri Paesi quando  è in corso da sempre a livello mondiale una lotta di tutti contro tutti per spartirsi sfere d’influenza (la “Guerra senza Limiti”)?ci sono solo alcune lobby che possono operare liberamente, ed altre no?

-che altro sono, se non massicci finanziamenti per influenzare l’opinione pubblica, quelli sovietici del dossier Mitrokhin, il National Endowment for Democracy, le Open Society Foundations di Soros, l’Albert Einstein Institution e Cambridge Analytica, e poi ancora tutte indistintamente le ONG?

-è intollerabile che questioni così importanti di politica istituzionale europea siano soggette ai diritti degli Stati Membri, che in tal modo possono condizionare indebitamente (per esempio attraverso i servizi segreti)  il comportamento degli eurodeputati (o di altre Istituzioni);

-tutto ciò anche perché non esiste un diritto penale europeo, e l’Europol ha poteri molto limitati;

-ancor più grave che tutto ciò sia stato iniziato “da sei servizi segreti europei”, fra cui non quello italiano, che avrebbe dovuto essere il maggiormente interessato. Si può sapere quali sono gli altri 5?

-i servizi segreti sono poi i migliori tutori dei diritti dei cittadini, o ne sono spesso gli affossatori?

E’ chiaro che l’ordinamento giuridico europeo presenta una quantità inaudita di lacune, in cui chicchessia può infiltrarsi.

Una reale rifondazione di tale ordinamento non potrà avvenire se non con un lavoro sistematico, che parta dalla cultura, dalla storia e dal diritto costituzionale, non già con dei successivi rattoppi (come la Conferenza sul Futuro dell’ Europa o la “Comunità Politica Europea”, che non affrontano i veri e più urgenti problemi).

Perciò, continuiamo a richiamare tutti, con le nostre iniziative editoriali, e, soprattutto, con i Quaderni di Azione Europeista, allo studio e al dibattito fra i cittadini, la cultura e i partiti europei, sull’insieme di questi problemi, oramai giunti a un elevato livello d’ insostenibilità.

Con “Verso le Elezioni del 2024” intendiamo fornire, al Movimento Europeo e ai Partiti Europei, una serie di suggerimenti su come affrontare la crisi esistenziale in corso, per porsi nelle condizioni minime per poter intervenite sulla riforma dell’ Europa.

 Dopo di che, in una seconda fase, occorrerà rivisitare, con un altro “Quaderno” in preparazione, le basi storico-filosofiche dell’ integrazione, rispondendo anche alle giuste provocazioni di Caracciolo.

Sulla base di questa rivisitazione, procederemo, infine, a sintetizzare, in un terzo “Quaderno” le proposte emerse dal dibattito, da proporre per la Legislazione 2024-2018.

RICAPITOLAZIONE E RETTIFICA DEL PROGRAMMA DELLE PRESENTAZIONI AL SALONE DEL LIBRO (Salone In e Off)

SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2022

PROGRAMMA “CANTIERI D’ EUROPA”

SALONE IN

21 maggio, Lingotto,

Sala Arancio,ore 12.15

UN PONTE FRA EST E OVEST

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: UCRAINA; NO A UN’INUTILE STRAGE 

 Con: Virgilio Dastoli,Riccardo Lala, Marco Margrita Alessio Stefanoni, Enrico Vaccarino

Attenzione: le credenziali Zoom sono state cambiate:

Ora: 21 mag 2022 12:00 AM

Entra nella riunione in Zoom

https://us06web.zoom.us/j/81381685241

ID riunione: 813 8168 5241

Sabato 21 maggio Centro Studi San Carlo, Via Monte di Pietà 1, ore 15.00

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE  NEI GIORNI  DEL CONFLITTO UCRAINO

PRESENTAZIONE DI: “ INTELLIGENZA ARTIFICIALE E AGENDA DIGITALE”, PENSARE PER PROGETTARE IL FUTURO

Con: Marcello Croce, Ferrante De Benedictis,Riccardo Lala,Marco Margrita, Enrica Perucchietti

Entra nella riunione in Zoom
https://us06web.zoom.us/j/89121340117?pwd=ajFZQ3NEdnlaWDVkUVEvRTAvTzdJZz09

ID riunione: 891 2134 0117
Passcode: 997292

Domenica, 22 Maggio,

Casa del Quartiere  di San Salvario, Via Morgari 10, ore 16.00

GALIMBERTI E CHABOD:

L’IMPRONTA DELLE ALPI OCCIDENTALI SU RESISTENZA ED EUROPA

DAL PASSATO AL FUTURO DELL’ EUROPA

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: PROGETTI EUROPEI NELLA RESISTENZA

 Con Pier Virgilio Dastoli, Marcello Croce, Marco Margrita. Aldo Rizza, Alessio Stefanoni

Entra nella riunione in Zoom
https://us06web.zoom.us/j/86298136839

ID riunione: 862 9813 6839