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Da quando Trump ha vinto per la seconda volta le elezioni americane, si è evidenziata ormai senza veli l’enorme complessità dell’attuale situazione del mondo, sì che è divenuto difficile perfino descriverla. A dispetto di questa complessità, sui giornali mainstream europei è stata, in questi giorni, tutta una sequela di isteriche lamentele per il “destino cinico e baro” che, per motivi incomprensibili, avrebbe stracciato il preteso “sogno” del “Pensiero Unico” (basato sul laicismo, sull’economicismo, sull’ egualitarismo e su norme generali e astratte), in cui le classi dirigenti europee si sono crogiolate in 80 anni, pretendendo addirittura che esso fosse la base culturale dell’ integrazione europea. Le istituzioni italiane ed europee si stanno associando al coro di piagnistei, senza, per altro, suggerire nessuna nuova alternativa, che pure esisterebbe, alla dittatura internazionale delle società digitali americane (i GAFAM), rappresentate platealmente da Musk (per dirla con Marina Berlusconi, “la dittatura dell’ algoritmo”) , le quali costituiscono il più grave problema della nuova presidenza, degno coronamento, in ciò, della precedente presidenza Biden. Ma, come ha scritto bene Stefano Stefanini su La Stampa, queste lamentele sono “vane”. Il problema è costituito “dalla sproporzione della potenza messa in campo” fra America ed Europa (Gabriele Segre). Occorre ora pensare a un’”Europe-Puissance”(Coudenhove-Kalergi, Giscard d’Estaing), e a una “lunga marcia sulle istituzioni” per ottenerla.
Ciò è tanto più vero in quanto l’Amministrazione Trump non si è limitata a perseguire da sola (in questa fase?) le trattative con la Russia, ma ha anche chiarito di non condividere affatto il “sogno” dell’establishment europeo, sostenendo di averne un altro, tutto suo, che, come al solito, vorrebbe imporci.
In realtà, il preteso “scavalcamento” dell’Europa (meglio, “protettorato”) da parte di USA e Russia, era in atto fino dai tempi di Yalta, anche se, tanto il “Mainstream”, quanto i “Sovranisti”, hanno fatto sempre di tutto per nascondercelo, soprattutto prima del 1989, quando l’URSS e, in parte, gli USA, erano ambedue, a loro modo, “progressisti”. I leaders dell’Europa occidentale e orientale erano stati collocati originariamente nelle loro rispettive posizioni per fare gl’interessi dell’una o dell’ altra superpotenza. A quell’ epoca, nessuno si agitava un gran ché per la Germania Est, l’Ungheria, la Polonia o la Cecoslovacchia, né tanto meno per l’Ucraina, e, anzi, se qualcuno lo faceva, veniva ignorato e aggredito. In realtà, fin dalla nascita degli USA l’Europa era stata ininterrottamente influenzata dalle lobby americane; a partire dalla 2° guerra Mondiale, l’ Europa Occidentale era stata pesantemente occupata dagli USA, e, a partire dal 1989, gli USA si sono ingeriti nella politica di tutti i paesi del mondo (a cominciare dall’ Europa), presentandosi come il messianico salvatore dell’ Umanità, ai quali tutto sarebbe stato permesso in nome della salvifica Fine della Storia.
Se vogliamo trovare una strada per uscire da quest’”impasse”, occorre quindi gettare un minimo di sguardo retroattivo sulla storia europea.
L’aspirazione, a partire dalla Rivoluzione Francese, verso una Nuova Età Organica (Saint-Simon, “Ancien régime e rivoluzione”, Mirabeau), e, dopo la IIa Guerra Mondiale, verso una progressiva centralizzazione del potere, interno e internazionale (Maccartismo, “Dottrina Brezhnev”, Patriot Act), è una tendenza di lungo periodo, perfettamente percettibile da molti decenni, e il Mainstream europeo ne è stato, non solo complice, ma uno dei principali vettori, mentre i sedicenti sovranisti, una volta entrati nelle grazie del potere americano, incominciano anch’essi a minimizzare il pericolo della Singularity Tecnologica e dello Stato Mondiale, tipici obiettivi dei progressisti, da loro un tempo almeno a parole avversati.
Il fatto che tutti abbiano insistito , in questi anni, che sarebbe invece stata in corso un’evoluzione in senso contrario (il loro “sogno”: l’”abolizione dello Stato”, la “liberal-democrazia”, la “democrazia socialista”, l’”anti-autoritarismo”, il “welfare State”, l’egualitarismo, il “diritto mite”, la “crescita”) è stato solo un ennesimo “fuoco di copertura” per evitare che i popoli si ribellassero all’allineamento dei Governi ai dettami di Washington, al dominio dei GAFAM e alle “guerre umanitarie”.
L’unica seria alternativa a questo processo a lungo termine era stata fornita dalla cultura alta europea (“die guten Europaeer” di Nietzsche)-per esempio da Leopardi, Foscolo, Saint-Exupéry, Simone Weil, Coudenhove-Kalergi-, che però, nonostante lodevoli sforzi, non era riuscita a incidere sulla storia politica del Continente, e che ora occorre invece riscoprire in connessione con le “culture alte” delle grandi aree del mondo.
1.I segni premonitori dell’odierno totalitarismo
Ricordiamo che:
a)Horkheimer e Adorno, recatisi in America invitati dalla locale Comunità Ebraica per studiare il “carattere autoritario”, ne ritornavano segnalando che l’ America non aveva, quanto a totalitarismo, nulla da invidiare al nazismo.
b)in America,vari teorici, come Wolin, Voegelin e Molnar, avevano riscontrato l’esistenza di una forma americana di “totalitarismo invertito”.
c)Non per nulla lo stesso Generale Eisenhower, presidente degli Stati Uniti e generale vincitore, a mmoniva sulle ambizioni del sistema burocratico-militare americano.
d) Sol’zhenitsin, emigrato negli Stati Uniti, vi aveva constatato una illibertà non minore di quella sovietica: nel caso di dissenso, negli USA ti veniva semplicemente tolto il microfono.
e)Contemporaneamente, Isaac Asimov dimostrava in centinaia di opere che le Tre Leggi della Robotica (oggi diremmo l’”Algoretica”) , non possono funzionare perché i robot stanno divenendo più intelligenti dell’ Umanità, tant’è vero che Teilhard de Chardin li identificava come il vero Messia (il “Punto Omega”), Guenther Anders spiegava che, per questo, l’Uomo è Antiquato, e De Landa precisava che ciò avviene perché i robot sono oramai in grado di farsi la guerra fra di loro, e, quindi, non hanno più bisogno degli umani per fornire loro un obiettivo.
f)fin dal 1960, i “poteri forti” avevano deciso che, nello sviluppo dell’informatica, l’imprenditoria illuminata europea (p.es., Olivetti, con il supporto di Enrico Fermi) non avrebbe dovuto ingerirsi, sì che la Divisione Elettronica della Olivetti fu “estirpata” secondo un’ingiunzione di Visentini e con il “braccio armato” dell’IBM.
g)Assange e Snowden hanno dimostrato nei fatti che l’Occidente sta usando le tecnologie informatiche per ingannare, spiare e condizionare il mondo intero.
h) Evgenij Morozov ha spiegato che l’obiettivo è divenuto quello di impedire la fine dell’ egemonia WASP all’ interno degli USA, e dell’ egemonia americana sul mondo, dove l’informatica viene utilizzata per creare un sistema di controllo capace di sostituirsi, come collante, a un consenso popolare che non c’è. Questo è il senso della grande alleanza dei GAFAM, capeggiati da Musk, con il Presidente Trump. E questo è il grande problema da risolvere ora, non già il fatto che la nuova Amministrazione americana sia più sfacciata delle precedenti nel violare le regole inventate e imposte dalla stessa America, e nel farcelo pure sapere.
E allora, se autorevoli osservatori avevano avvertito proprio da ottant’anni che ciò stava avvenendo, perchè tanti altri hanno aspettato fino ad ora per lamentarsi, e altri, che sembravano allora essersene accorti, oggi minimizzano, giocando sul tasto della nostalgia per un’era ingiustamente definita “Trente Glorieuses”? E’ chiaro che ciò deriva dallo sforzo incessante un po’ di tutti per adeguarsi al mutevole corso del potere americano, da cui tutte le loro carriere dipendono, e che quindi “occorre non fare innervosire”. Tutto ciò, fino a giungere alla presente situazione kafkiana, in cui gli establishments americano ed europeo, entrati finalmente in collisione, si stanno accusando reciprocamente di “autoritarismo”, cioè di un qualcosa che, invece, è generalizzato sul piano mondiale.

2.Il totalitarismo invertito
Il tentativo di mantenimento dell’egemonia mondiale americana nonostante la sfida cinese ha infatti ora imposto in Occidente un’ ulteriore centralizzazione del potere (quello che si sta incominciando a chiamare “democratura di Trump”, che si allinea su metodi di governo orientali):
a)l’assalto dei BRICS all’ anglosfera ha infatti, come background, da un lato, una strisciante guerra civile americana fra WASP e NON-WASP (“Black Lives Matters”), e, dall’ altro, una guerra senza limiti fra l’Occidente e “il Resto” (Cina, Russia, India, Sahel, Sudamerica cfr. Huntington, “Lo scontro di civiltà”..). Ciò richiede, per l’America, di essere in grado di adottare in modo centralizzato e senza preavviso decisioni impreviste (come i ben noti “Executive Orders”), in modo da spiazzare costantemente gli avversari (come direbbero i Cinesi, con “i 16” e “i 24” stratagemmi), e di poter dare ordini (possibilmente segreti) ai propri vassalli, in modo che colpiscano il nemico in modo coordinato;
b)l’antidoto ideato da Trump è costituito innanzitutto dai dazi generalizzati (e reciproci), che, implicando una rinegoziazione quotidiana con tutti gli Stati del mondo, forniscono agli USA un veicolo particolarmente agevole per ingerirsi nelle politiche interne di tutti ancor di più di quanto non lo facessero già i precedenti presidenti “globalisti”(altro che “isolazionismo”!);
c)Ne consegue che anche all’ interno di ciascuno degli “Stati vassalli”, il leader che gode della fiducia del potere americano deve poter manovrare senza disturbi. Ed è così che si spiega uno smantellamento ovunque dei servizi segreti e una delegittimazione della magistratura. L’opposizione “centrista”, essendo tradizionalmente filoamericana, resta priva di argomenti “spendibili”, e si accoda all’ ossequio ai nuovi padroni, quali ch’essi siano.
Per un’esigenza di difesa (la “Rivalità Mimetica”), le stesse dinamiche si sono sviluppate da tempo (ovviamente, invertite) in ciascuno dei poli alternativi agli USA (ivi compresi paesi minori), perché, come dimostrato dai casi dei Paesi Arabi e di quelli dell’ex Unione Sovietica, per mantenere e allargare la propria sfera di influenza si ricorre sempre di più a metodi violenti, come nel caso delle Rivoluzioni Colorate e delle Primavere Arabe, sicché qualunque governante che non voglia essere esautorato con le cattive da interventi esterni e manifestazioni di piazza (come Sadat, Yanukovich o Gheddafi) dev’essere disposto a usare maniere sempre più forti. Ovunque, ma in particolare in Cina, in Russia e in India, il grado di centralizzazione è aumentato vertiginosamente dopo le Guerre del Golfo, dopo Echelon e Prism, dopo le Rivoluzioni Colorate e le Primavere Arabe, i disordini a Hong Kong, l’”Euromaidan”…
Il risultato complessivo è stato l’esatto contrario di quell’“Ordine Basato sulle Regole”, che dovrebbe essere, secondo il “Mainstream”, il carattere distintivo del sistema occidentale:
a)la retroattività delle pene irrogate dai Tribunali Internazionali (creati ex post factum);
b)il rifiuto fin dall’ inizio, da parte delle neo-create Nazioni Unite, di riconoscere le rivendicazioni, circa i Diritti Umani, dell’ Associazione Americana di Antropologia, dell’allora Unione Sovietica, della Cina allora nazionalista, e dell’ Arabia Saudita;
c)il giganteggiare delle società informatiche americane, i GAFAM, in spregio delle esistenti normative antitrust, fiscali, sulla privacy, non solo europee, ma anche americane;
d)la delegittimazione di tutte le organizzazioni internazionali;
e)il progetto di espansionismo militare ai danni degli stessi alleati degli USA (Danimarca, Canada, Panama).
Tutto ciò era in corso, o in gestazione, almeno fino dai tempi di Reagan, ma la classe dirigente “mainstream”, che ora se ne lamenta, l’ha sempre coperto e avallato, minimizzandone le conseguenze.
3.I vizi di progettazione dell’ “Ordine Internazionale basato sulle Regole”
Gli USA di Trump e di Musk stanno per altro riempiendo di contenuti estremi e ancora imprevedibili gli enormi vuoti lasciati dalle contraddizioni e dagli errori progettuali degli originari fondatori del mondo post-guerra fredda, realizzando così la transizione piena fra il Modernismo e il Post-Umanesimo, profetizzata da Fiodorov e da Kurzweil. Processo che a nostro avviso va, non solo controllato, bensì anche “dirottato” verso obiettivi coerenti con le grandi tradizioni del mondo.
Che il Progetto Incompiuto della Modernità (il famoso “sogno infranto” del “Mainstream”) fosse irrealizzabile fin dal principio lo aveva dimostrato il fatto che la maggior parte delle religioni (dal buddismo allo zoroastrismo, dall’ ebraismo al cristianesimo all’ Islam), nella loro fase primitiva, avevano predicato un’escatologia immanente (il Paradiso in terra, come il moderno progressismo), ma, con il passare del tempo, si erano trasformati in un’ opposta narrazione, atta a permettere ai loro fedeli di collocarsi armoniosamente nel mondo reale, imperfetto e contingente (il “legno storto dell’ umanità”). Invece, coloro (come i buddhisti Hinayana, i Catari, i Karmati, gli Anabattisti, i Doenmeh o i Bahai), che hanno preteso di attenersi all’originaria purezza delle rispettive fedi, hanno normalmente incontrato enormi resistenze, oppure hanno instaurato, per reazione, come i Karmati o gli Anabattisti (la cui bandiera era l’arcobaleno, oggi divenuto il vessillo di molti), un regime terroristico. Si trattava infatti del tentativo di rovesciare delle realtà di fatto (come il mistero, la finitezza e la differenza), che prima o poi si vendicano. Lo stesso sta accadendo ora con il Pensiero Unico oggi dominante, che è la traduzione in termini materialistici delle Religioni di Salvezza (le cosiddette “Radici Giudaico-Cristiane”). Si tratta però di una dialettica diversa da quella descritta per esempio da Mancuso, secondo cui i “conservatori” sarebbero fondamentalisti e vicini al potere politico, mentre i nostalgici dell’anarchica religione primitiva sarebbero “i veri religiosi”. A noi pare che i “fondamentalisti” fanatici e arroganti siano quelli che propugnano un’escatologia terrena e materialistica (come il puritanesimo americano, il sionismo, e, specialmente, il transumanesimo), siano essi di “destra” o di “sinistra”. Come giustamente conclude Mancuso, vi sarebbe un percorso alternativo (per quanto stretto e accidentato) fra il fanatismo apocalittico e la cosmesi di un potere diabolico, quale quella che si esprime nel “Racconto dell’ Anticristo” di Soloviov. Quello che invece si sta realizzando di fatto mentre tutti discutono è la “Singularity Tecnologica”, la fusione fra tecnica e natura, uomo e macchina, sotto l’egida dei guru dell’ informatica, sorprendentemente con la benedizione di “tradizionalisti” come Vance.
Tutto ciò si è ripercosso “a cascata” in tutti gli ambiti del moderno Occidente: filosofico, storico; sociale, politico, economico, giuridico:
-in ambito filosofico, si è privilegiato un pensiero escatologico immanentistico (es., marxismo), che a sua volta non si è potuto applicare concretamente per gli stessi motivi, ma sopravvive, nascosto, nel linguaggio corrente di tutti, compresi i pretesi “conservatori”;
-in ambito storico, si è costruita una “Storia sacra” sui generis, che coincide con l’evoluzionismo e si chiude con la Singularity Tecnologica (anche se nessuno ne vuole parlare);
-in ambito politico, si è imposta una ferrea “Finestra di Overton”, con la criminalizzazione di tutte le forme di pensiero alternativo ai due “partiti” (“progressisti” e “conservatori”) ammessi nella dialettica politica “occidentale”;
-in ambito economico, si sono chiuse o svuotate tutte le grandi iniziative europee (Concorde, EADS, FIAT…), sostituendole con una galassia d’imprese insignificanti manovrate dai GAFAM e da fondi americani;
-in campo giuridico, si è creata una “ragnatela” di norme e istituzioni (cfr. Ikenberry: trattati anti-proliferazione, ONU, NATO, GATT, WTO, Corti Penali Internazionali, normative sui ICT), che solo l’Europa ha rispettato, mentre tutti gli altri le hanno sempre ignorate, traendone il massimo vantaggio.
La pretesa delle voci del Mainstream, secondo cui l’Occidente (prima di Trump) rispettava almeno la libertà, mentre il resto del mondo (liquidato come “le autocrazie”), no, è falsa. Le libertà di pensiero, di parola e di associazione, non sono state rispettate. La “cancel culture” è solo l’espressione ufficiale di una censura che ha colpito da sempre il discorso pubblico, espungendovi tutto quanto non coincideva con la Teologia Politica dominante:
-dalla lettura senza paraocchi della Bibbia e dei Classici (dalle stragi a Canaan alle contraddizioni del Nuovo Testamento, all’ esaltazione in Omero di ogni forma di violenza, alla classificazione, da parte dei filosofi greci, della “democrazia” fra le forme degeneri di governo);
-al privilegiamento delle tradizioni ereticali e protestanti del Cristianesimo (Catari, Calvinisti, Puritani, Mormoni) contro Cattolicesimo e Ortodossia;
-alla censura sulle stragi delle Rivoluzioni Atlantiche e degli Stati Uniti per enfatizzare quelle della Spagna e degli Stati Totalitari;
-all’ esaltazione dei pensatori politicizzati e progressisti e censura su quelli scettici o conservatori ( Cartesio, Pascal, Rousseau, Berkeley, Malebranche, Hume, De Maistre, Nietzsche, Wittgenstein, Heisenberg, Feyerabend, De Finetti, Gehlen, Anders, Voegelin…).
Si sono moltiplicati nel tempo i tabù di cui è impossibile parlare: gerarchie, maschilismo, Shoah, strage armena, Massoneria. brigantaggio meridionale…
Le violazioni recenti della libertà di pensiero e di parola , imputate da Vice-presidente americano Vance all’ Unione Europea, sono solo un’ultima, limitata manifestazione di un generale atteggiamento censorio, che ci ha accompagnati per tutta la vita.
Non c’è mai stata libertà di associazione, perché il sistema mirava a favorire grandi organizzazioni e grandi partiti già esistenti (tipico il bipartitismo americano), con il risultato che più della metà degli elettori non va a votare.
Vance ha affermato perfino che il vero pericolo per l’ Europa non è costituito dalla Russia e dalla Cina, bensì dalla restrizione della libertà da parte dell’ Unione Europea: “The threat I worry the most about vis-à-vis Europe is not Russia, it’s not China, it’s not any other external actor. What I worry about is the threat from within, the retreat of Europe from some its most fundamental values, values shared with the United States of America.” Si riferiva alla censura sui media e alla criminalizzazione della religione, Soprattutto, si riferiva all’ annullamento, da parte della Corte Suprema rumena, del primo turno delle elezioni presidenziali, perché vinto, grazie a una campagna su Tik Tok, da un candidato sospettato unicamente di essere sostenuto dalla Russia. Ma poi si è scoperto che il candidato aveva semplicemente sfruttato abilmente la campagna di hackeraggio di un partito concorrente, dirottandola a proprio favore. Avrebbe potuto benissimo parlare dei Baltici (dove esiste perfino la categoria dei “Non Cittadini”).
Le critiche di Vance potrebbero applicarsi benissimo anche agli USA.
Si dice anche, a sua discolpa, che il sistema occidentale avrebbe incrementato il benessere del “ceto medio”. Tuttavia, mentre quest’ultimo in Occidente è in costante declino, nello stesso periodo (il Dopoguerra), il resto del mondo, e, in primis, la Cina, è passata, dall’ essere un deserto devastato da 100 anni di guerre e di occupazione, al Paese tecnologicamente più avanzato del mondo, con il più grande PIL a parità di potere di acquisto, e questo proprio a favore del “ceto medio” più vasto del mondo.Secondo Elsa Fornero, lo stesso potrebbe dirsi dell’ Arabia Saudita.
Si dice infine che, se non facesse parte della NATO, l’ Europa sarebbe già stata conquistata dalla Russia. Ma intanto proprio la Russia di Gorbaciov e di Eltsin aveva deciso lo scioglimento dell’ URSS e aveva chiesto di entrare nelle Comunità Europee e nella NATO, essendone però respinta, mentre in Occidente nessuno ha mai pensato di sciogliere la NATO. E’ ovvio che, dopo 40 anni di rifiuti e di prepotenze, alla fine la Russia si sia ribellata all’ atteggiamento impositivo dell’Occidente, ma se, invece, quell’atteggiamento non vi fosse stato, Putin avrebbe mantenuto il punto di vista espresso nel 2006 su “La Stampa”, secondo cui l’Unione Europea costituiva la massima conquista del XX secolo, e solo nel 2007, proprio alla Conferenza annuale a Monaco, aveva cominciato a denunziare gli eccessi dell’ egemonia americana. Infine, che cosa dovrebbe fare la Russia quando il Russo non è considerato come una lingua ufficiale dell’Unione Europea, mentre il suo numero di parlanti è superiore a quello degli abitanti di una decina di Stati membri, e certamente di quelli parzialmente anglofoni (in Irlanda e a Malta), e ciononostante l’Inglese è utilizzata abusivamente nell’ Unione senza alcuna base giuridica, per una pura volontà di sopraffazione culturale delle elites occidentaliste?
E’ vero che, in questi 80 anni vi è stata l’assenza di guerre “ufficiali” sulla maggior parte del territorio comunitario, ma guerre con la partecipazione europea ce ne sono state moltissime (civili balcaniche, irlandese, basca; di Corea; in Medio Oriente; nel Vietnam; in Afghanistan; in URSS; in Jugoslavia; in Africa; “interventi umanitari” a cui tutti abbiamo partecipato; terrorismi).
L’unico punto su cui tutti sembrano d’accordo è che l’ Europa dovrebbe aumentare la propria spesa per la difesa, ma i dati sembrano dimostrare che la questione sia stata molto mal posta. Intanto, l’ Europa Occidentale spende da sempre in difesa più della Russia (457 miliardi contro 145), e non si capisce perché non sarebbe in grado di difendersi da sola se non aumentasse ulteriormente la spesa. In secondo luogo, se aumentasse la spesa al 5% mentre gli altri la diminuiscono, finirebbe per avere l’esercito più grande del mondo. In terzo luogo, perché tale esercito dovrebbe essere concepito per fronteggiare la Russia (che, come scritto nel 2006 da Putin, è a tutti gli effetti europea), e non per fronteggiare gli USA, che non lo sono, che ci occupano, ci insultano e ci minacciano?
4.La dittatura dei GAFAM (“dell’ algoritmo”): il vero problema del XXI Secolo.
A nostro avviso, il vero problema oggi è la dittatura dei GAFAM sull’ Occidente, che sta portando al dominio delle macchine intelligenti e alla sparizione dell’umano. Anche su questo, tutto si sapeva da molto tempo, fino da quando Saint-Simon, all’ inizio dell’ Ottocento, aveva teorizzato apertamente che, nella “Nuova Società Organica” fondata, dopo la Rivoluzione Francese, sulla scienza e sulla tecnica, il “Potere Spirituale” sarebbe spettato “agl’industriali”: esattamente ciò che abbiamo visto realizzarsi all’ “Inauguration” di Trump.Per Bogdanov (un leader bolscevico vicino a Trockij), la conquista di Marte (che ora vorrebbe realizzare Musk) sarebbe stato il compito della Russia bolscevica, e questo avrebbe coinciso con l’istaurazione del comunismo (dove, secondo Gustev, le macchine avrebbero impartito ordini agli uomini). Ancora nel secolo scorso, De Landa e Kurzweil ,avevano profetizzato la presa del controllo mondiale da parte dei robot, e, nel 2003, in “The new Industrial Age”, Schmidt e Cohen avevano previsto che Google avrebbe superato la Lockheed nel guidare l’ America verso la conquista del mondo. Nelle distopie del ‘900 (Čapek, Asimov), i robot, che domineranno l’universo, sarebbero stati fabbricati e gestiti da società private (p.es, R.U.R. Universal Robots, che anticipano Musk). Di fatto, già oggi il sistema informatico-militare americano ci controlla nei minimi dettagli come nei romanzi di Zamiatin e di Orwell, intercettando tutte le nostre comunicazioni (Echelon, Prism, Paragon Solutions), censurando ciò che leggiamo (la cosiddetta “moderazione”), mostrandoci solo ciò che è funzionale al nostro indottrinamento (“software di raccomandazione”), orientando le elezioni (Cambridge Analytica, X),in sostanza impedendoci di parlare o fare qualunque cosa contro il sistema (la “Wehrhafte Demokratie” sostenuta dalla Baerbock, che si traduce nella criminalizzazione degli avversari). Nonostante le pretese dell’Amministrazione americana di voler difendere gli Europei contro tutto ciò, invece questo stato di cose è destinato ad essere moltiplicato esponenzialmente dalle iniziative di Musk nei settori degl’impianti cerebrali, delle comunicazioni e dell’Intelligenza Artificiale.
Ma anche l’idea di un controllo diretto degli USA sul mondo intero non è un’ invenzione di Trump, dato che era stato teorizzato in tutti i suoi aspetti da Emerson, Whitman, Fiske, Willkie, Cabot Lodge, Valladão…e portato avanti con strumenti ufficiali, come il National Endowment for Democracy e lo USAID, o ufficiosi, come la “Open Society” di Soros, finalmente sotto la lente della nuova Amministrazione americana.
Così stando le cose, il cambio di amministrazione può essere addirittura positivo. Addirittura, secondo Cacciari, “potremmo anche considerare i primi atti della presidenza Trump un commendevole sforzo per liberare il campo da infingimenti e ipocrisie…La chiarezza è sempre preferibile alla confusione. Meglio un populismo quasi razzista esplicito che un umanitarismo d’accatto e sempre disposto a tradirsi”.
Le tardive lamentele contro questo stato di cose da parte del “mainstream” sono quindi l’ennesimo avatar della “rana di Chomsky”, che si accorge di essere stata bollita quando oramai è troppo tardi. Mentre, invece, l’improvvisa infatuazione dei “sovranisti” per Trump e Musk nonostante le loro continue ingerenze nella politica interna degli Europei (dalla Groenlandia, all’ AfD) è anch’essa quanto mai strumentale.
5.Le proteste di Mattarella e di Ursula von der Leyen
La maggior parte degli “orfani di Biden” si consola pensando che, almeno, ci sono Mattarella e Ursula von der Leyen che “ne dicono quattro” a Trump e a Musk. In realtà, ambedue queste personalità stanno dimostrando plasticamente i limiti della capacità europea di reagire. Il Presidente italiano se la prende giustamente con il “nuovo feudalesimo” dei guru dell’ informatica, che occupano abusivamente beni pubblici, come l’informazione, la rete e perfino lo spazio siderale, e con il “vassallaggio felice” degli Europei. Ma, commenta Alessandro Aresu su “Il Fatto Quotidiano”, egli non si sofferma affatto sulle ragioni dell’incapacità dell’Europa di costruire una propria industria digitale. Balzano, su il Fatto Quotidiano, ricorda che anche il Presidente, come la pubblicistica Mainstream, ha taciuto per un decennio su tanti altri atti di vassallaggio degli Europei nei confronti degli USA.
Che cosa intenda Aresu lo si capisce leggendo il suo recente libro “Geopolitica dell’Intelligenza Artificiale”, che descrive un ambiente americano profondamente intriso di post-umanesimo (l’”Ideologia Californiana”), in cui la creazione di nuove imprese e nuovi prodotti immateriali è un fatto naturale, che non può essere imitato perché è un humus culturale, quando non religioso. E, difatti, tutta l’”ideologia” di Musk è ripresa di pari passo dal Cosmismo russo (La “Filosofia dell’ Opera Comune” di Fiodorov e i Principi dell’Astronautica” di Tsiolkovkij), che postulavano la conquista dello spazio quale dovere religioso, per popolare lo spazio con i nostri antenati, resuscitati mediante la clonazione ottenuta con le nuove tecnologie.
Tuttavia, sotto questo punto di vista, l’ideologia di Musk dopo la sua conversione trumpiana è alquanto contorta. Dopo avere preso atto in modo appariscente che esiste il pericolo concreto che i robot si sostituiscano all’ uomo, Musk ha fatto un’ardita capriola concettuale, tutt’altro che convincente. Secondo lui, visto che i robot supereranno le capacità degli uomini sulla Terra, questi ultimi dovranno emigrare verso altri pianeti (come i Ghazawi secondo Trump). Inoltre, dovranno essere forniti di impianti cerebrali (Neuralink) per poter superare i robot in intelligenza (quindi, diverranno in realtà dei Cyborg, o meglio un’”Intelligenza Collettiva”, parte della Megamacchina Mondiale, governata centralmente dalle macchine stesse). Da ciò si capisce che le recenti evoluzioni ideologiche di Musk sono strumentali e funzionali alla conciliazione dei suoi contrastanti obiettivi politici e imprenditoriali. Apparentemente, sarebbe passato dal fanatismo per il transumanesimo ad appoggiare le idee conservatrici di Trump per reazione alla transessualità di suo figlio. Però, le motivazioni da lui fornite non sono convincenti. Inoltre, stranamente, anche tutti i suoi colleghi amministratori delegati dei GAFAM hanno fatto, contemporaneamente, lo stesso “salto della quaglia”. Con ciò, sono riusciti a realizzare il progetto di Schmidt (“The New Digital Age”), di fondere i GAFAM con l’espansionismo americano, costringendo l’amministrazione Trump ad abbandonare le sue, per quanto modeste, velleità antitrust, e, anzi, a farsi loro avvocata presso la UE per eliminare le multe già irrogate per violazione di varie norme europee, inserendola addirittura nei dazi che l’UE dovrà pagare agli USA.
Ma soprattutto, il suo vero problema è il conflitto con Altman per il controllo di OpenAI: l’anello mancante nella sua catena assoluta di comando, e una minaccia al suo rapporto esclusivo con Trump e i GAFAM.
A nostro avviso, è lì che ci si dovrebbe concentrare per una critica effettiva a Trump e a Musk, mostrando le contraddizioni delle loro posizioni, la loro incapacità (non diversa da quella dei progressisti) ad affrontare seriamente i problemi dell’era delle Macchine Intelligenti, e, in particolare, a creare un’alternativa alla Singularity, meglio dei loro avversari, che, in pratica, non se ne erano neppure occupati.
Il problema è che, per fare ciò, le classi dirigenti europee dovrebbero essere più intelligenti di quelle americane e russe -cosa che oggi non è-.
Infatti, ancora meno convincenti le difese di Ursula von der Leyen, che dovrebbe a preparare un solido piano contro i nuovi dazi (anche perché è lo stesso Trump che li concepisce come “reciproci”), ma in pratica sta semplicemente accettando di accrescere le spese militari. Resta il fatto che anche l’arrendevolezza della Commissione verso gli USA, e, in particolare, i GAFAM, è stata conclamata da gran tempo (Schrems, contratti Microsoft, Wewiòrowski), e stupisce che solo ora essa finga di svegliarsi. Del resto, quest’arrendevolezza è anche il tallone di Achille di coloro che si autodefiniscono “sovranisti” ma non lo sono affetto.
Non parliamo poi dei patetico summit di Macron, sull’AI, dove si è che insistito sull’approccio trionfalistico e inconcludente già dimostratosi perdente con QWANT e GAIA-X, e sull’ Ucraina, dove sono emerse posizioni inconciliabili fra gli Europei. In effetti, non si affronta mai la questione centrale dell’ “Autonomia strategica digitale”: avere un proprio “nocciolo duro” di scienziati, militari, intellettuali, imprenditori e imprese, ingegneri, tecnici, legati a progetti europei (civili e militari), e non infeudati ai GAFAM.
Il punto è che ora si vorrebbe finalmente essere trattati da eguali agli USA quando non si è nemmeno capaci di contrastare la loro appropriazione culturale delle nostre tradizioni, sicché essi si possono presentare come i veri eredi di Grecia, Roma, Cristianità e Illuminismo, gli unici di cui occorra tener conto nel dialogo fra le grandi civiltà, ormai in corso a Riad.

6.Contrastare lo Stato Mondiale dei GAFAM
In particolare, i governanti europei avevano deciso ottant’anni fa (o vi erano stati costretti, vedi Olivetti) di lasciare all’ America lo sviluppo delle nuove tecnologie, che costituiscono l’essenza del XXI secolo, così condannando l’Europa, non solo alla dipendenza politica e militare, bensì anche alla sterilità intellettuale e al declino economico.
Sotto questo punto di vista, la critica all’ approccio all’ AI meramente “normativo” della UE è pienamente giustificata. E’ impensabile che le imprese di una superpotenza (gli USA), che detiene il controllo politico dell’ Occidente e il controllo tecnico dei GAFAM accettino che il digitale sia disciplinato a livello internazionale da un’altra realtà politica (la UE), che non ha, né la competenza tecnica, né la giurisdizione, né il potere militare, per gestire una realtà così esplosiva. E infatti, tanto Zuckerberg quanto Vance, hanno chiamato alle armi l’Amministrazione americana perché annulli le patetiche sanzioni della UE contro i GAFAM (considerandole assurdamente come dazi impropri, mentre esse sono in realtà il residuo dell’illusione di poter contrastare le Macchine Intelligenti con ricette liberiste del Secolo XIX).
Se la UE vuole legiferare sulle società informatiche, deve crearsi le proprie società informatiche.
Di fatto, vi è un solo attore che voglia, e possa, tener testa alla dittatura mondiale dell’ algoritmo: la Cina, le cui competenze tecnologiche e le cui dinamiche politiche e giuridiche in materia di digitale sono deliberatamente ignorate in Europa, mentre i vertici americani, pur deprecandole, tentano segretamente di copiarle e di conciliarle.
La Cina:
a)ha stabilito una chiara indipendenza dai poteri forti americani (sette, lobby, finanza, tecnologia, forze armate, intelligence, media), sì che essa è l’unico territorio del mondo dove essi non arrivino con il loro spionaggio e con il loro furto di dati;
b)ha creato proprie piattaforme eguali e contrarie a quelle americane (i BAATX);
c)ha informatizzato tutta la sua vita sociale, esportando largamente i suoi beni e servizi più avanzati (pannelli solari, auto elettriche, treni ad alta velocità, Intelligenza Artificiale);
d)ha introdotto regolamentazioni ispirate a quelle europee, ma più complete e concrete, applicandole senza indugio proprio alle imprese cinesi, e sanzionando tutti i BAATX per le loro trasgressioni;
e)ha esautorato ed esiliato (senza espropriarlo) Jack Ma, che stava trasformandosi, sul modello di Musk, in un mostro finanziario capace di dominare tutta la scena imprenditoriale e politica cinese (il “crackdown sui BAATX”, che dovrebbe costituire il modello per un analogo “Crackdown” in Occidente).
f)ha immesso sul mercato internazionale, con perfetta tempistica su “Made in China 2025”, due programmi di Intelligenza Artificiale conformi alle normative UE, “open source”, più potenti di quelli americani e realizzati, con un costo infinitesimo, da start-ups di giovani teste d’uovo, così ridicolizzando 10 anni di politica legislativa europea e americana, che ha stanziato (e ancora sta stanziando) fondi pubblici enormi con l’obiettivo “di fare dell’Europa l’area più competitiva del mondo”, e, rispettivamente, “di mettere fuori mercato il mondo intero”.
g)ha proposto a Monaco, per bocca di Wang Yi, di unire alla Nuova Via della Seta gli analoghi sforzi della Commissione, unico modo per trovare subito enormi sbocchi commerciali alternativi al mercato americano (unica ancora di salvezza per l’economia europea).
Poi ci si lamenta per le simpatie di Musk per la Cina. Musk (che possiede la maggiore fabbrica di Tesla in Cina), sa bene che Xi Jinping non si fa manipolare, come l’Unione Europea, e perfino Trump, dalle società informatiche, e quindi lo tratta da pari a pari.
E’ lì che l’Europa dovrebbe guardare per non restare indietro di 80 anni, come sta accadendo oggi, aspettando addirittura lo sbarco miracoloso di Musk, che, giustamente, invece, dal suo punto di vista, non è andato agl’incontri con i suoi meschini adulatori, né a Madrid, né a Parigi, né a Monaco, troppo occupato, com’è, su fronti per lui ben più sfidanti, come il Progetto D.O.G.E. e l’OPA su OpenAI.
Certo, bene ha fatto il Presidente Macron a invitare il Primo Ministro indiano a co-presiedere il summit di Parigi sull’ Intelligenza Artificiale, perché l’India di Modi, totalmente immersa nell’induismo e, nel contempo, centro di eccellenza dell’AI, avrebbe tutte le caratteristiche per divenire un partner importante per l’Europa in una strategia di intelligenza artificiale basata, non già su regole astratte, bensì su educazione e cultura. Oggi, tuttavia, nel settore specifico dell’ AI, essa è molto arretrata rispetto alla Cina, e non gode neppur essa di quell’ Autonomia Strategica Digitale che Macron vorrebbe proporre come obiettivo per gli Europei (e che potrebbe conseguire solo con una stretta alleanza con l’ Europa). D’altronde, l’ Europa, grazie alle scelte sciagurate della Commissione, ha reso in pratica disponibili i dati degli Europei, oltre che ai servizi segreti americani, anche alle imprese americane per addestrare la loro AI, lucrando cifre immense sull’abuso delle nostre intelligenze naturali. E, nell’ ambito delle trattative con Trump, c’è il rischio che quest’espropriazione addirittura si legalizzi. Un’eventuale vera alleanza con l’India imporrebbe anche accordi molto più seri sull’ utilizzo reciproco dei dati dei due miliardi di cittadini europei e indiani, e anche un’alleanza di tipo politico, militare e culturale.
7.L’Europa ignorata sull’ Ucraina
Come detto sopra, sono lacrime di coccodrillo anche quelle sull’esclusione dell’Europa da ogni dibattito sul futuro ordine internazionale, a cominciare dalla pace in Ucraina, a cui è stato dedicato l’abortito summit parigino, che non ha portato a nessuna conclusione. Peskov ha detto testualmente: “gli europei dovranno probabilmente parlare con Washington per chiedere un posto” al tavolo delle trattative.
E’ chiaro che l’Unione Europea non è, di fatto, sullo stesso livello di America, Russia e Cina, anche se è certo doloroso per il nostro establishment vederselo ricordare in modo così umiliante come con quest’esclusione dalle trattative per l’ Ucraina. Era anche chiaro che le spese europee per l’Ucraina sono state costruite come un vero tributo all’America, e non avrebbero dato alcun diritto alla co-decisione. È l’America stessa ad aver creato le Comunità Europee nei territori occupati, con la risoluzione Fulbright del Senato americano, con i finanziamenti della CIA attraverso l’ACUE, con l’intervento di Dean Acheson su Monnet per la Dichiarazione Schuman e con il lavoro sui Trattati di Roma dello Studio Allen & Overy, per creare un fittizio interlocutore europeo da contrapporre al blocco sovietico.L’America non ha mai voluto che l’ Europa raggiungesse il suo stesso status, e ha sempre avuto le leve necessarie per impedirlo. I tanto gli esaltati politici nazionali, come Churchill, Adenauer, Degasperi e Schuman, quanto lo stesso Spinelli, svolsero un ruolo di comparse, tanto nella Dichiarazione Schuman, quanto nella redazione dei Trattati.
Invece, per arrivare al suo status di eccezionalità, l’America aveva dovuto combattere ininterrottamente, in 250 anni, 250 guerre, di cui almeno 5 contro delle potenze europee. L’America ha anche inventato un’ideologia (gli “Stati Uniti d’Europa”), che l’Europa ha semplicemente copiato, appropriandosi della ricchissima eredità culturale europea. Ha centinaia di basi militari in tutto il mondo, di cui la maggioranza in Europa. Le sue imprese informatiche le permettono di condizionare le coscienze degli Europei. Possiede armi nucleari e spaziali che l’Europa non possiede, in quantità pressoché pari a quelle della Russia e della Cina. Come si può pensare che accetti di discutere alla pari con noi della guerra e della pace, in un momento, come questo, in cui la Russia e la Cina la sfidano ad affrontare questioni esistenziali?
Addirittura, l’Amministrazione Trump punta proprio a umiliare l’Europa, per esempio con le accuse (per altro non immotivate) del Vice-Presidente Vance, di limitare la libertà di parola. Tra l’altro, chi dovrebbe rappresentarci in queste discussioni, l’alto commissario Kaja Kallas, è la più accanita nemica della Russia, ha negato per anni nel suo Paese i diritti civili (compreso il voto) alla minoranza russofona, e ha come programma esplicito, quello d’invadere la Russia per ridurla a una miriade di repubblichette piccole come l’ Estonia. Perché mai la Russia dovrebbe essere smaniosa di discutere con la Kallas?
L’Europa postbellica aveva avuto molte eccezionali occasioni per influire pesantemente sulla politica di pace in Europa (dal missile italiano SCOUT, previsto vettore dell’ atomica europea), al viaggio a Mosca di De Gaulle, al ’68 di Parigi e di Praga, alla Conferenza di Praga del 1989, alla visita di Elcin al Parlamento Europeo, ai viaggi di Putin in Germania, all’incontro a Kaliningrad fra Putin, Schroeder e Chirac, quando la Russia era ancora molto filo-europea, fino alle sentenze Schrems e all’ adesione, fra cui l’ Italia di alcuni Stati Membri alla Via della Seta, e all’ invio all’ Unione Europea della proposta russa di nuovo ordine mondiale prima dell’Operazione Militare Speciale), ma non ne ha mai voluto approfittare al momento opportuno.
Allora, la Russia voleva, non solo trattare con l’ Europa, ma addirittura fare parte della UE, e non era stata accettata. Perché l’Ucraina si e la Russia no? Adesso, ci si lamenta se la Russia tratta direttamente con gli Stati Uniti, che, a loro volta, non ci hanno mai preso sul serio. Oggi, Trump e Musk dicono “apertis verbis” ciò che tutti i presidenti americani hanno sempre pensato: gli USA, in quanto prima potenza, discutono di ciò che conta (guerra e pace, difesa, alte tecnologie, economia mondiale), con chi ne possiede le competenze e gli strumenti (Cina e Russia).
Ma anche la Russia, prima dell’ Operazione Militare Speciale, aveva inviato richieste formali differenziate a USA, NATO e Unione Europea (a cui nessuno aveva risposto), e, quindi, si aspettava trattative differenziate.E’ quindi normale che sia preliminare un incontro USA-Russia per parlare di Intelligenza Artificiale, di Non Proliferazione e di basi militari nel mondo, che non riguardano l’Unione Europea, che non ha nessuna di queste cose.
Certo, sarebbe importantissimo che l’Europa non si fosse ridotta in questa situazione (senza industrie di alta tecnologia, senza Stato Maggiore, Accademia Militare, Servizi Segreti, bombe atomiche, con la recessione in Germania e in Italia oramai da molti anni), ma tutto ciò è stato voluto proprio dall’Establishment (filo-americano), e i Sovranisti non solo non vi hanno obiettato, ma vi hanno collaborato attivamente. Adesso, tutti vorrebbero che la situazione fosse l’opposto di quella reale, ma crediamo che non la si potrà rovesciare senza un radicale sconvolgimento di tutta la classe dirigente responsabile di questo sfacelo.
Nel caso in cui, “per grazia ricevuta”, l’Unione Europea fosse invitata al tavolo delle trattative per l’Ucraina, dovrebbe rilanciare, rivendicando la rappresentanza un’Europa che sia veramente “Great Again”, cioè che non sia solo l’Unione Europea, ma anche il Vaticano, la Comunità Eurasiatica, l’Ucraina, la Turchia, i Balcani Occidentali, il Caucaso, la Svizzera e la Scandinavia Occidentale (Norvegia, Islanda e Groenlandia), che, anche loro, avrebbero molto da dire.
Ora la questione più urgente è quella di dotare l’Europa di una potenza equivalente a quella americana (Gabriele Segre). Purtroppo, la potenza non è solo una questione di soldi, come si vede nella discussione sul 2%,3%,5%. Basta vedere come i Vietnamiti e i Talibani hanno sconfitto gli Stati Uniti, e i Palestinesi siano ancora vivi e vegeti dopo 80 anni di occupazione israeliana. Il problema è che gli Europei non hanno, contrariamente a Vietnamiti, Afghani e Palestinesi, un’identità vera che li motivi a battersi per la loro patria comune, perché i loro presunti valori sarebbero in realtà quelli degli Americani. Occorre dunque costruirla, quest’identità, partendo dalla cultura, per passare alla politica, alla società, all’ economia, alla tecnologia, all’ esercito. Solo alla fine, non all’ inizio, potrà venire il diritto costituzionale.
8.Cos’ è l’Ucraina?
Con la telefonata fra Putin e Trump si è comunque aperta una fase in cui è lecito sollevare qualunque questione e parlare apertamente, come ha affermato, alla Conferenza di Monaco, Ursula von der Leyen.
Per ciò che ci riguarda, avevamo sollevato già nel 2014 la questione di che cosa l’Ucraina rappresenti per l’Europa, con un Quaderno di Azione Europeista intitolato “No a un’inutile strage”. Poi, questa strage si è puntualmente verificata. A dire il vero, facendo una piccola digressione autobiografica, personalmente avevo già organizzato nel 1970 un “sit-in” degli studenti torinesi alla Facoltà di Giurisprudenza per protestare contro l’arresto del Professor Dziuba e del progettista aereonautico Antonov, per la loro lettera aperta al Primo Segretario del Partito Comunista Ucraino, intitolata “Internacijonalizm čy Russifikacija?”, in cui si sollevavano già gli stessi temi di oggi: in un territorio pluriculturale come l’ Ucraina, che senso hanno le successive ondate di russificazione e di ucrainizzazione che si sono succedute da metà Ottocento, e continuano sotto i nostro occhi? Il risultato era stata un’aggressione ai nostri studenti da parte degli antenati del “mainstram” attuale: i gauchisti, allora mosche cocchiere del PCUS.
Questo non è un problema solo dell’Ucraina, ma anche dei Paesi Baltici, della Moldova, della Turchia, dei Balcani, dell’ Irlanda, ecc…L’Europa è un continuum etnico, culturale, linguistico e storico (Papa Francesco). E’ impossibile costringerla dentro i limiti rigidi dei confini degli “Stati nazionali”: Si possono inventare tutte le “autonomie differenziate”, gli “Statuti speciali”, i regimi delle minoranze, ma il risultato sarà sempre che c’è un patrimonio culturale comune, che reclama una posizione comune sullo scenario mondiale (un unico “Stato-Civiltà”, come la Cina e l’India). Quanto, in particolare, all’ Ucraina, essa è, per noi, il vero cuore dell’ Europa, il luogo dove si è formato, con l’apporto di popoli precedenti, il popolo “Yamnaya” (alias “Popolo dei Kurgan”, alias Proto-indoeuropei), che è l’antenato di buona parte degli Europei. Essa fu il centro degl’imperi unno, gotico, bulgaro, khazaro, dei popoli Cumani e Peceneghi (i Polovesiani del Canto del Principe Igor), dei Caraiti, dei Cosacchi, dei Tartari di Crimea, di letterati russi, tedeschi ed ebrei, come Gogol’, von Masoch, von Rezzori, Bebel,Grossmanm, Bialik , ben Jehuda..)..Ascriverla alla Russia, alla Turchia, alla Polonia, all’Austria o alla Germania, fu sempre arbitrario. E’ un caso tipico di “territorio pan-europeo”. Per questo, un’ interpretazione ristretta del conflitto di oggi non è adeguata, e occorre, come ha richiesto Putin proprio in questi giorni, in coerenza con i documenti russi del 2021, di “andare alle radici del conflitto”, che, a nostro avviso, si possono ricondurre in ultima analisi alla pretesa occidentale della “Fine della Storia”, e alla conseguente eliminazione delle diversità.
La soluzione non sta quindi evidentemente nella spartizione dell’Ucraina secondo linee falsamente “etniche” (che non esistono), bensì nel riconoscimento che l’Europa è un ininterrotto “continuum” poliedrico, e che il suo regime politico dev’essere conforme alla sua natura, non già un insieme di Nazioni rissose, incolte e arroganti. In particolare, basta con l’antropomorfizzazione delle Nazioni (“aggressore” e “aggredito”), ultimo avatar delle Teologie Politiche della Modernità! L’Ucraina non è la frontiera dell’ Europa: è il suo centro, da cui si dipartono la Mitteleuropa, il mondo pontico-caucasico e quello delle pianure eurasiatiche. E’ offensivo trattarla come un Paese in via di sviluppo, che Trump vuole espropriare, approfittando del momento di difficoltà, delle sue risorse naturali.
9.Riequilibrare gli armamenti, sì, ma come?
Se c’è un aspetto interessante nell’orgia di esternazioni e di prese di posizione di tutti, questo è la proposta di Trump di limitare gli armamenti, in particolare quelli delle grandi potenze (USA, Cina e Russia), le quali dovrebbero dimezzare le loro spese militari (oggi rispettivamente di 1300, 145 e 232 miliardi di dollari (quindi, a 600, 70 e 120). Se si considera che, invece, secondo Trump, gli Europei dovrebbero triplicare le loro (arrivando al 5% del PIL, cioè a 850 miliardi), ci si troverebbe alla fine in Europa con un esercito pari a più della somma degli altri tre. Quindi, altro che debolezza dell’ Europa, bensì finalmente l’”Europa Una e signora del mondo” di cui parlava Nietzsche. Ma, visto che in Europa non si è andati, come pensava Nietzsche, verso il Superuomo, bensì spadroneggia ancora l’”Ultimo Uomo”(Fukuyama), chi gestirebbe questo potere enorme? Ed ecco spiegata l’operazione “Make Europe Great Again”. Questa mostruosa Europa iper-militarizzata ma incapace di autogovernarsi, sarà etero-governata dai GAFAM, come e più ancora dell’America, attraverso una serie di politici-marionette militaristi e nazionalisti scelti e gestiti da Musk e da Trump, in modo che nessuno possa sfuggire alla Singularity, che intanto va avanti indisturbata con base in America, finché la Cina non glielo impedirà L’attacco contro l’attuale classe politica europea serve solo per coprire e razionalizzare il ricambio del ceto politico, da quello “woke” filo-democratico, a quello “sovranista” pro-Musk. Gli Europei diventerebbero così un enorme esercito mercenario dei GAFAM, pronto a reprimere Americani, Russi e Cinesi se provassero ad opporsi alla Singularity.
Ammesso che ciò si verificasse, sarebbe più urgente che mai una battaglia culturale per modificare le basi culturali dell’ ufficialità europea, unica garanzia di Autonomia Strategica, in modo che l’enorme potenziale celato nell’ Europa non venga utilizzato per fini apocalittici, bensì venga in aiuto di tutti coloro che, nei diversi continenti, si battono per la sopravvivenza dell’umano.