Archivi tag: paideia

VERSO UNA VISIONE PIU’ REALISTICA DEL XXI° SECOLO:Al margine di “Biennale Tecnologia” del Politecnico di Torino

Nell’ anticipare il programma di Biennale Democrazia, lodevole iniziativa del Politecnico di Torino, per il quale sentiti ringraziamenti sono dovuti al Rettore Saracco e al Vice-Rettore De Martin, avevamo previsto che non si sarebbe dato abbastanza spazio al problema n° 1 – quello di una formazione dei giovani adeguata al XXI° Secolo-.

Questa carenza non va certo imputata, né agli organizzatori della manifestazione, assolutamente centrata, né agli egregi studiosi in tutti i campi, che hanno svolto una lodevole opera di aggiornamento su tutto ciò che è accaduto più recentemente nelle più svariate discipline, bensì a una carenza generale della cultura occidentale, che è emersa con chiarezza nelle diverse lezioni, e, in particolare, in quella di Carlo Galli.

1.La critica alla Tecnica

Il magistrale intervento di Carlo Galli  però si è arrestato sostanzialmente all’ heideggeriana attesa dell’ “Evento”, con appena un accenno all’esistenza delle culture non occidentali, le quali potrebbero sfuggire all’ occidentale “Destino della Tecnica”. La giornalista Maurizi, con riferimento ai casi Assange e Snowden, ha sottolineato la necessità, per poter garantire un’effettiva libertà, della lotta contro il Complesso Informatico Digitale. Infine, Carlo Ossola ha fatto un accenno a Werner Jaeger nel suo intervento su Bildung e Paideia. Alla sacrosanta presa di distanza, da un lato, dalla ”educazione alla morte” dei sistemi totalitari e, dall’altro,  dalla “educazione anti-autoritaria” contemporanea, non  ha fatto però seguito un chiarimento su come le future generazioni che passeranno dalle aule del Politecnico possano essere attrezzate a controllare l’invadenza della tecnica, denunziata dagli autori citati dagli illustri oratori:  Hoelderlin, Goethe, De Maistre, Marx,  Nietzsche, Huxley, Heidegger, Anders…

L’imperatore Kanxi, esempio preclaro di “Re Filosofo”, in un ritratto del pittore-gesuita Castiglione

2.Bildung e Paideia

Ci sembra che il riferimento all’ opera di Jaeger, fatto nel corso del suo intervento, sia stato limitativo. Intanto, non vorremmo contrapporre la prima alla seconda fase del pensiero di Jaeger(Early Christianity and Greek Paideia,Cambridge: Belknap, 1961), che invece mostra un senso di continuità fra le due culture.

Se, infatti, la Paideia era originariamente l’educazione dell’ aristocratico e del guerriero a “philosophein kai gymnazein”, con il Cristianesimo essa diventa “askesis”, sempre conservando la funzione centrale della formazione del carattere e dell’intelletto per fronteggiare le difficoltà della vita: un tempo, le battaglie sul campo e nell’ agorà, poi, quelle nelle scuole di teologia e negli eremi.  In tutti i casi, si trattava di affrontare un mondo difficile e complesso, né più né meno di quello attuale, minacciato dalla crisi ambientale, dalla guerra nucleare, dal controllo totale, dai persuasori occulti…Greta, Assange, Snowden, non debbono affrontare difficoltà minori (anche se diverse) da quelle di Leonida, di Socrate, di Alessandro, degli Apostoli, dei Padri della Chiesa, dei missionari…

La composizione di questa formazione (fisica ed etica, linguistica e matematica, sociale e tecnica, letteraria e filosofica), dovrà  presumibilmente tenere conto delle enormi criticità che stanno sopravvenendo: la permanente guerra ibrida; la sostituzione, alla quantità di lavoro, della sua qualità; l’arretratezza dell’ Europa; la crescente  poliedricità culturale e disciplinare; la sostituzione dell’ identità all’ideologia…

3.Il ruolo dell’ Europa

Si tratta di un compito immane, che la società dovrà affrontare, indipendentemente da come essa venga denominata e organizzata (Stati, Istituzioni, Imprese, Chiese). In ogni caso, le dimensioni dei singoli “Stati Nazionali” europei sono del tutto insufficienti, così come le iniziative “a pioggia” dell’ Unione Europea, come è emerso, tra l’altro durante la lezione di Paola Papanicolau e di Carlos De Martin sul ruolo dell’Europa nella transizione digitale. Infatti, mancano in Europa, tanto le competenze, quanto le imprese. Sarebbe un compito precipuo dell’Unione curare, con finanziamenti appositi, una cultura digitale unitaria dell’Europa, dal livello politico e scientifico, a quello tecnologico e d’impresa, fino a quello degl’ingegneri, dei professionisti, dei tecnici e dei lavoratori.

Tuttavia, nonostante le sollecitazioni, le Istituzioni rifiutano d’impegnarsi in questo campo, demandando il compito a un inesistente mercato, in realtà monopolizzato dai GAFAM.

Anche qui, bisognerebbe risolvere a monte le questioni poste, e mai risolte, da un dibattito interminabile fra i fautori della “Religione della Scienza” (Saint-Simon, Comte, Fiodorov, Bogdanov, Teilhard de Chardin), e i suoi critici, già citati in precedenza. Come affermato nell’ incontro con Carlo Galli, noi crediamo che la fuoriuscita dal circolo vizioso dell’“antiquatezza dell’ uomo”(Gehlen) possa essere conseguita solo  grazie a un incontro culturale fra Oriente e Occidente che permetta di relativizzare quell’egemonia della tecnica che trova la sua massima espressione nei GAFAM, grazie a una diversa cultura che finalmente ponga davvero l’uomo al centro, con le sue differenze, con la sua imprevedibilità, con la sua volontà. Esempi di questa tendenza si possono già riscontrare nel cosiddetto “Crackdown sui GAFAM” effettuato dalla Cina e illustrato da Simone Pieranni, semplicemente trasformando (Vincenzo Tiani), in precise leggi i confusi documenti dell’ Unione Europea che mancano di coercibilità perché l’ecosistema digitale europeo è eterodiretto dall’ America.

***

In definitiva, una iniziativa lodevole, a cui dovrebbe fare seguito un dibattito fra i cittadini.

RICAPITOLAZIONE E RETTIFICA DEL PROGRAMMA DELLE PRESENTAZIONI AL SALONE DEL LIBRO (Salone In e Off)

SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2022

PROGRAMMA “CANTIERI D’ EUROPA”

SALONE IN

21 maggio, Lingotto,

Sala Arancio,ore 12.15

UN PONTE FRA EST E OVEST

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: UCRAINA; NO A UN’INUTILE STRAGE 

 Con: Virgilio Dastoli,Riccardo Lala, Marco Margrita Alessio Stefanoni, Enrico Vaccarino

Attenzione: le credenziali Zoom sono state cambiate:

Ora: 21 mag 2022 12:00 AM

Entra nella riunione in Zoom

https://us06web.zoom.us/j/81381685241

ID riunione: 813 8168 5241

Sabato 21 maggio Centro Studi San Carlo, Via Monte di Pietà 1, ore 15.00

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE  NEI GIORNI  DEL CONFLITTO UCRAINO

PRESENTAZIONE DI: “ INTELLIGENZA ARTIFICIALE E AGENDA DIGITALE”, PENSARE PER PROGETTARE IL FUTURO

Con: Marcello Croce, Ferrante De Benedictis,Riccardo Lala,Marco Margrita, Enrica Perucchietti

Entra nella riunione in Zoom
https://us06web.zoom.us/j/89121340117?pwd=ajFZQ3NEdnlaWDVkUVEvRTAvTzdJZz09

ID riunione: 891 2134 0117
Passcode: 997292

Domenica, 22 Maggio,

Casa del Quartiere  di San Salvario, Via Morgari 10, ore 16.00

GALIMBERTI E CHABOD:

L’IMPRONTA DELLE ALPI OCCIDENTALI SU RESISTENZA ED EUROPA

DAL PASSATO AL FUTURO DELL’ EUROPA

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: PROGETTI EUROPEI NELLA RESISTENZA

 Con Pier Virgilio Dastoli, Marcello Croce, Marco Margrita. Aldo Rizza, Alessio Stefanoni

Entra nella riunione in Zoom
https://us06web.zoom.us/j/86298136839

ID riunione: 862 9813 6839

RINASCIMENTO EUROPEO E DESTRA

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Lucas_Cranach_d.%C3%84._-_Das_Goldene_Zeitalter_(Nasjonalgalleriet,_Oslo).jpg#/media/File:Lucas_Cranach_d.Ä._-_Das_Goldene_Zeitalter_(Nasjonalgalleriet,_Oslo).jpg

L’associazione culturale “Rinascimento Europeo”  ha promosso molto opportunamente, per il 21 gennaioalle 18  , presso l’Hotel Golden Palace a Torino    (cfr. infra) un interessante dibattito sulle “anime della destra”. Premesso che non credo che i termini “destra” e “sinistra” siano di molto aiuto nell’affrontare i problemi del XXI secolo, dato che non esistono più i suoi refernti storici,- né lo Stato “nazionale”, né quello del Leviatano, né una vera “società civile” degna di essere conservata-, tuttavia, constato che, presa in senso “metastorico” e “metapolitico”, questa distinzione possa avere un senso permanente. Affermava ad esempio Mao Tze Tung che Destra e Sinistra esisteranno sempre, rivelando così il suo sostanziale Taoismo (lo Yin contro lo Yang), in contrasto con le idee, occidentale, di “Fine della Storia”,e confuciana, di “Datong”.

Nell’ affermare l’eternità dello Yang e dello Ying, Mao si qualificava dunque sostanzialmente come un conservatore,o addirittura come un “perennialista”, mettendo implicitamente in evidenza che il ruolo dei conservatori è quello di preservare le contraddizioni che vivificano la realtà (Máodùn=),contro coloro che le vorrebbero abolirle: in termini occidentali,  il “Katèchon” contro il chiliasmo (il messianesimo immanentistico tipico degli eretici, degl’integralisti e dei modernisti). Non per nulla, “maodun” dignifica “lancia-scudo”, come esemplificato da Hanfeizi  nell’aneddoto sulle lance invincibili che non possono attraversare scudi infrangibili. In questo senso, ha pienamente senso parlare di “destra” come “preservazione del mondo” contro i “fanatici dell’Apocalisse”.

 

  1. Il “Rinascimento Europeo” di Macron

Nella sua “lettera ai cittadini europei” alla vigilia delle elezioni, Emmanuel Macron aveva utilizzato l’espressione “Rinascimento Europeo”: ”Siamo in un momento decisivo per il nostro continente; un momento in cui, collettivamente, dobbiamo reinventare politicamente, culturalmente, le forme della nostra civiltà in un mondo che si trasforma.È il momento del Rinascimento europeo.

Dal contesto della lettera, si capisce che “reinvenzione” significa ritrovamento di qualcosa che già c’era, cioè il “Rinascimento Europeo”. Ma già anche il “Rinascimento” era il ritrovamento di qualcosa di passato, vale a dire l’antichità classica, che, a sua volta, si presentava come un “Ritorno dell’Età dell’Oro” (pensiamo alla Teogonia di Esiodo: «un’aurea stirpe di uomini mortali», che «crearono nei primissimi tempi gli immortali che hanno la dimora sull’Olimpo. Essi vissero ai tempi di Crono, quando regnava nel cielo; come dèi passavan la vita con l’animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro […] tutte le cose belle essi avevano»).

Quindi, una continua “Reformatio Imperii”, che, dalla più remota antichità, giunge al XXI Secolo. Non per nulla Macron viene dipinto con ambizioni napoleoniche.

Certo, siffatte citazioni storiche rischiano di rimanere puramente retoriche se non si incarnano nell’analisi puntuale dei fatti -quelli culturali confrontati seriamente con quelli antropologici e tecnologici-, e in una conseguente presa di posizione.

Coerentemente con quanto sopra, ho già esposto in passato il convincimento circa il  fatto che, visto nella luce della continuità con l’intera “Epoca Assiale”, una forma di conservatorismo “globale” e “umanistico”, contrapposto al Postumanesimo, abbia oggi una sua legittimità storica.

La Renovatio Imperii da parte degli Ottoni

2.Liberalismo e populismo

Qualche affinità ci sarebbe anche con il liberalismo inteso nel senso classico, “europeo”, di ideologia sviluppata dall’ aristocrazia per resistere all’ ascesa delle monarchie assolute, ideologia che è stata poi coniugata da Montesquieu come “monarchia limitata”, e da Tocqueville e Croce come “democrazia limitata”. Più difficile trovare punti di collegamento con il “liberalism” all’ americana, oggi prevalente, che altro non è se non la denominazione in inglese della “sinistra”, che perde di vista la questione urgente della la difesa della libertà contro il Complesso Informatico Militare, per dirottare invece l’attenzione su problemi reali, come i nuovi diritti e il clima, che però non richiedono quell’impegno totale che invece s’impone contro la “Singularity”.

In questa sua funzione di “arma di distrazione di massa”, il “liberalism” costituisce un alleato obiettivo delle Macchine Intelligenti nella loro lotta per l’egemonia sul mondo.

Ancor più difficile trovare collegamenti fra conservatorisno e  “Populismo”. Certamente, nella misura in cui il ribellismo medievale rivendicava, da un lato, il Cristianesimo delle origini, e, dall’ altro, le radici germaniche e slave dei popoli mitteleuropei, esso aveva anche un significato lato sensu conservatore, ma, a mano a mano che esso si è sposato con il chiliasmo delle eresie, e, poi, con il mito russoviano dell’identità fra governanti e governati, è divenuto obiettivamente un elemento di disordine, che ha poi preparato gli eccessi delle rivoluzioni e l’imbarbarimento della cultura. Oggi, il modo demenziale in cui predica un “Sovranismo” per ciascuno dei 26 staterelli europei, prostrandosi nel contempo apertamente a Trump e alle lobby americane, gli toglie gran parte della credibilità, rivelandolo come uno strumento del “divide et impera” americano.

Pertanto, il recupero, da parte di un conservatorismo rettamente inteso, dei valori metastorici di libertà e di sovranità, sarebbe possibile solo se portato sul piano appropriato: quello filosofico, o addirittura teologico.La Paideia

2.Il superamento della Società della Macchine Intelligenti con un Umanesimo Digitale europeo.

In sintesi: l’intera storia della cultura europea ci aveva portato, dalla nascita della “techne” fino alla “Singularity”, a postulare la realizzazione terrena delle promesse delle religioni. L’”eterogenesi dei fini” ci ha poi spinti  a rinchiuderci, in questo esercizio, nella weberiana “gabbia d’acciaio”, che soffoca la nostra umanità; la “trasfusione senza spargimento di sangue” delle nostre identità nel “Sistema Informatico-militare” ha innescato un processo (la “Singularity”) destinato a scatenare, in un primo momento, la superiorità delle macchine sull’ uomo, e, in un secondo, la cancellazione in un software indistinto dell’ intero mondo delle macchine intelligenti. Ne consegue che l’unica politica attiva che si possa oggi condurre è quella di difesa dell’umano contro il sopravvento della Singularity. Infatti, i fautori della Singularity coincidono con quelli del superamento della politica nella “post-histoire” tecnocratica, e sono, in realtà, dei figuranti della politica, che eseguono semplicemente gli ordini del complesso informatico-militare.

I politici veri di oggi non hanno altra scelta che quella di competere fra di loro nel determinare la strategia migliore per il contenimento delle Macchine Intelligenti. In questo consiste oggi la vera “Missione delle Nazioni”. Coerentemente con le loro specifiche “ identità”, le varie aree del mondo stanno affrontando questo problema, ciascuno a modo suo: l’ America, con i whistleblowers e i think tanks, la Cina creandosi un proprio ecosistema digitale nazionale, la Russia e l’ India aprendosi la possibilità di staccarsi dal world wide web in un caso di conflitto.

L’Europa, in questo come in tutti gli altri campi, ha costruito un enorme marchingegno giuridico, grazie al quale essa tenta di dimostrare di essere all’ avanguardia (“un punto di riferimento per il mondo intero”, come aveva detto il Papa a Strasburgo), ma, in realtà, non aggredendo mai con la dovuta energia le radici stesse del male (insegnando l’etica alle macchine anziché potenziare l’educazione degli umani; acquistando tecnologia in America anziché costruire la propria; applicando l’”antitrust” a effetti marginali, non già alla totale monopolizzazione del mercato; conciliando piccole sanzioni invece di esigere l’intera tassa evasa; approvando una pazzesca legislazione sulla “privacy” ma accettando che tutti i nostri dati siano immagazzinati in America e controllati dai servizi segreti americani…)

Il compito di un movimento veramente conservatore sarebbe quello di affrontare di petto la questione della conservazione dell’umano, almeno con i seguenti provvedimenti:

-un’accademia europea del digitale, che coniughi la formazione di una classe dirigente umanistica con lo studio e il controllo dell’Intelligenza Artificiale;

-un’Intelligence europea, che supporti il vertice europeo nella riforma tecnologica dell’ Europa;

un esercito europeo altamente tecnicizzato;

-un’Agenzia Europea del Digitale, che presieda alla R&S, alla programmazione, al finanziamento e alla realizzazione di un’industria digitale europea, e partecipi alle attività internazionali per la regolamentazione del digitale.

Queste rivendicazioni, che paiono marginali nel vasto panorama delle scelte politiche dei legislatori, in realtà potrebbero, e anzi dovrebbero, divenire il filo conduttore delle politiche costituzionali, sulla scuola, sui diritti civili, sulla ricerca scientifica, sul lavoro, sulla difesa, sull’economia, sulla finanza, sulla politica estera e di difesa…

Una “cultura di destra” che volesse essere tale e condizionare la politica – non importa se di destra, di sinistra o di centro-, non potrebbe ignorare l’esistenza di questa problematica che, a rigor di logica, le appartiene.

Un’associazione culturale che si denomina “Rinascimento europeo” non può ignorare, né la Lettera di Macron, né questa missione dell’Europa, che sembrerebbe avere in sé un appello specifico per ciò che resta della destra storica.

 

Allegato: