Un eco-sistema digitale sovrano è l’unico possibile “Futuro dell’ Europa”
Purtroppo, la Conferenza sul Futuro dell’ Europa, del 2021, era stata un fallimento a parere di tutti, a cominciare dal Presidente Mattarella.
Questo non soltanto per l’accumularsi di eventi negativi che hanno smentito platealmente i presupposti storici delle Retoriche dell’ Idea di Europa (in particolare, il Covid e le guerre in Ucraina e a Gaza), ma anche e soprattutto per un originario errore di concezione dell’intero processo d’integrazione e della stessa Conferenza. Lanciata 16 anni dopo la solenne “bocciatura” della Costituzione Europea da parte degli elettori francesi e olandesi, la Conferenza sul Futuro dell’ Europa avrebbe dovuto costituire, nelle intenzioni delle Istituzioni, un tentativo di rilancio “in extremis” di una riforma “legalistica” in senso federale di un ordinamento europeo che si è dimostrato incapace di fronteggiare efficacemente le sfide del 21°Secolo.
Purtroppo, queste sfide, incentrate sulla transizione dall’ era delle “Macchine Intelligenti” a quella delle “Macchine Spirituali”, continuano a non essere affrontate, se non in misura irrisoria, e anzi vengono banalizzate da intellettuali, politici, prelati e manager. Questi stanno addirittura trascinando, nel loro fallimento, l’intera civiltà moderna, e, di conseguenza, anche la costruzione europea-, pure in quelle parti in cui essa ha già conseguito dei risultati, seppure parziali.
In particolare, le Retoriche dell’ Idea di Europa hanno ingigantito , nei decenni, la blasfema pretesa di Fukuyama (ispirata da Kojève), che l’Unione Europea avrebbe “realizzato la Pace Perpetua” e, con ciò, la Fine della Storia preconizzata dalle scritture apocalittiche e poi dalla filosofia tedesca (Kant, Hegel, Marx). L’attuale crollo in tutto il mondo di siffatto “Progetto Incompiuto della Modernità” travolge con sé anche l’Europa, che aveva preteso di identificarvisi. Mentre perfino Kojève e Fukuyama avevano già fatto autocritica in extremis, l’establishment europeo e gli Stati membri sono gli unici a pretendere di mantenerlo in vita, e per questo verranno travolti.
1.Un’alternativa globale all’impero tecnocratico ”nascosto”
Perciò, oggi più che mai, tentare di fornire un contributo sul futuro dell’ Europa significa caldeggiare un progetto alternativo alla società attuale, basato sulla necessità di vivere la transizione digitale con uno spirito critico e militante, lontano da tutte le ideologie sette-ottocentesche che ci hanno portato fino a questo punto drammatico, e che tenga conto invece delle critiche alla Modernità formulate a suo tempo da Kierkegaard, Nietzsche, Soloviov, Leontijev, Heisenberg, Weil, Horkheimer, Adorno, Voegelin, Molnàr e Del Noce .
Per essere obiettivi, va anche riconosciuto che solo l’Unione Europea e la Cina hanno compiuto, negli ultimi decenni, uno sforzo a 360° per regolamentare l’informatica, con l’obiettivo di realizzare un’opera di avanguardia: l’ Europa, dietro lo slogan del “Trendsetter of the Worldwide Debate”, e, la Cina, con il progetto “China Standards 2030”.Tuttavia, occorre anche prendere atto di questa realtà, oramai condivisa da tutti gli osservatori: mentre la Cina sta riuscendo a realizzare un ecosistema digitale, completo, funzionante e sovrano, l’approccio all’ informatica di fatto adottato dall’ Unione Europea e da i suoi Stati Membri, tutto basato sulla regolamentazione, ma privo di un qualsivoglia risvolto industriale, ne ha frustrato completamente le velleità di influire sul quadro mondiale, e non soltanto in campo tecnologico, screditando addirittura l’intera costruzione europea. Questo “errore concettuale” è il sintomo di un vizio ancora più grave del progetto d’ integrazione quale avviato con la Dichiarazione Schuman, vale a dire il “metodo funzionalistico”(i “piccoli passi”), che ha concepito l’integrazione europea solo come un’ennesima organizzazione internazionale destinata a coadiuvare, con metodo gradualistico e in funzione ancillare, la cooperazione internazionale, per favorire la realizzazione del Progetto Incompiuto della Modernità (quello di cui l’”Agenda 2030” delle Nazioni Unite vorrebbe costituire a sua volta una bozza finale), non già come un autonomo progetto geopolitico, disponibile, pur di conseguire i propri obiettivi anche al conflitto con il “mainstream”.
Il compimento del Progetto della Modernità, quale delineato da Lessing, Condorcet, Saint-Simon, Michelet, Fiodorov, Rostow e Fukuyama, si è rivelato però quanto mai problematico, a causa della natura imperfetta dell’ Umanità stessa (la “Masa Damnationis” di Agostino; il “Legno Storto” di Isaiah Berlin), la quale, quanto più si sforza di realizzare un mondo perfetto, tanto più provoca imperfezione, tirannide, conflitti, morte e desolazione (la “Hybris”, l’”Eterogenesi del Fini”= schiavitù, ghigliottina, “Trail of Tears”, Guerre Mondiali, Gulag, Nakba ).
2.Dialettica dell’Illuminismo
La “Dialettica dell’Illuminismo”, a partire dall’Olocausto e dalla Bomba Atomica, per continuare via via con le guerre fra i due blocchi e le connesse guerre civili (Palestina, Grecia, Corea, Berlino, Budapest, Viet-Nam, Afghanistan, Iraq/Iran, ex Jugoslavia, ex Unione Sovietica, Libia, Siria), ha confermato innanzitutto che, sul Progetto della Modernità, non vi è stato, e ancora non vi è, un largo consenso sul piano mondiale, unico possibile presupposto per una pace, se non perpetua, almeno sostenibile. Basti pensare ai rapporti presentate alle Nazioni Unite , in occasione dell’approvazione della Carta dei Diritti dell’ Uomo, dell’ Associazione antropologica americana e delle parallele organizzazioni islamiche e del Blocco dell’ Est,che preludevano già all’ idea di un multipolarismo dei valori, oggi tanto in voga.
In particolare, la “ragnatela di istituzioni” che, secondo Ikenberry, Eichengreen e Overy, era stata creata intorno al’ONU per garantirvi l’egemonia americana, aveva perseguito, non già l’interesse obiettivo dell’ Umanità, bensì un Progetto di Modernità provocatoriamente unilaterale, ispirato al modello puritano, quello illustrato da Eleanor Roosevelt.
Tutto quanto precede comporta, a nostro avviso, oltre a un’autocritica della cultura modernista, anche l’urgenza di un ripensamento della Tecnica, anch’essa portatrice di “effetti collaterali” al Progetto della Modernità (crisi ambientale, guerra nucleare).
Per quanto la centralità della Tecnica possa sembrare controintuitiva, in realtà, essa permea oggi tutti gli aspetti della vita sociale, dalla cultura alla religione, dall’antropologia all’etica, dalla politica all’ economia, dalla comunicazione alla geopolitica, al punto che autori come Heidegger hanno potuto affermare che “la Tecnica non è qualcosa di tecnico”. L’Europa, che, pur senza avere l’”esclusiva” della storia della Tecnica, aveva svolto, dal secolo 15° al 19°, un’ importante opera di recepimento e sviluppo delle nuove tecniche elaborate in India (matematica), in Asia Centrale (Algebra), in Cina (tecnologie belliche, ottiche e tipografiche), e nell’Impero Ottomano (balistica, sommergibile), ha poi passato gradualmente il testimone, prima all’ America (aereospazio, cinema, televisione, informatica), e, ora, alla Cina (transizione verde e digitale, tecnologie del trasporto), è attualmente tagliata fuori da tutti i grandi sviluppi tecnologici, e, di conseguenza, anche dai dibattiti più vivi sulla loro regolamentazione.
Nel frattempo, le tecnologie (di comunicazione, di archiviazione, di ricerca, biologica, politologica, militare, dei trasporti, ecc..), sospinte dalle innovazioni dell’ informatica, hanno rivoluzionato, e ancor oggi rivoluzionano, la vita del mondo, con risvolti inquietanti, soprattutto per il loro legame inscindibile con la guerra totale, come confermato ancora oggi dalle guerre in Ucraina e in Palestina e dalle più recenti dottrine degli USA.
Di converso, la tanto decantata opera regolatoria della Commissione si è svolta purtroppo nel vuoto pneumatico, fino all’ attuale resa ai giganti dell’ Informatica (GAFAM). Infatti, dopo l’”estirpazione” dalla Olivetti della sua divisione informatica, che stava mettendo sul mercato con enorme successo il primo personal computer (il P101), orchestrata dal Professor Visentini, e la misteriosa scomparsa dell’Ing. Tchu dopo un viaggio in Cina con Roberto Olivetti (cfr. Meryle Secrest), nessuno in Europa Occidentale ha mai più nemmeno tentato di ricreare un’industria europea dell’informatica, limitandoci noi a utilizzare esclusivamente, come consumatori passivi, tutti i software dei GAFAM, con un colossale trasferimento in America di dati e di denaro.
Come da noi ribadito in tutte le occasioni, un continente privo di una sua industria digitale completa, efficiente ed autonoma, non può partecipare alla geopolitica mondiale, né in quanto soggetto di diritto internazionale, né in quanto membro alla pari di alleanze, né quale sostenitore di particolari impostazioni culturali, né in quanto promotore di rivoluzioni tecnologiche e sociali.
3.”European Technology Agency”

Prendiamo atto con piacere che Ursula von der Leyen verrà a proporre a Torino, all’Italian Tech Week, la creazione di un Ecosistema Digitale Europeo, ma, dalle anticipazioni che circolano, ci appare che l’idea sarebbe, come al solito, quella di puntare ancor più su piccole iniziative ancillari ai GAFAM (le famigerate “start-up”, senza scalzare con un’azione “top-down”, il monopolio delle attività di programmazione dei Governi americano e cinese, né la forza finanziaria e organizzativa dei GAFAM stessi. Avevamo già inviato nel 2014 a Ursula von der Leyen il nostro studio “European Technology Agency, a Sovereign Digital Ecosystem”(tema più che mai attuale), con cui Diàlexis proponeva di creare, in sostituzione dei dispersi Enti esistenti, una grande Agenzia Tecnologica Europea, destinata a coordinare gli sforzi europei e nazionali per la creazione di campioni europei in tutti i campi delle nuove tecnologie, sulla falsariga di quanto fatto in passato per l’Airbus e per l’Ariane. Solo ora si sta forse incominciando a pensare seriamente a quest’idea, e riteniamo nostro dovere stimolare un dibattito e uno studio in proposito.
Di conseguenza, giacché l’Europa non ha le proprie industrie informatiche serie, le varie normative europee possono applicarsi solo alle imprese realmente esistenti : quelle americane e quelle cinesi. Orbene, le imprese americane, spalleggiate da Trump, hanno buon gioco a rifiutare ogni applicazione delle normative europee sull’ informatica, e, soprattutto, ogni possibilità, per le Autorità Europee, di proclamare obblighi o divieti, e di comminare tasse o multe, mentre l’Unione, i nostri Governi e le nostre imprese, restano esposti più che mai a ordini, dazi e sanzioni americani. Lo scontro è attualmente in corso.
Tutti i documenti di politica industriale dell’ Europa, proposti, via via negli ultimi 60 anni – da Servan-Schreiber, Davignon, Delors, Juncker , Draghi e von der Leyen-, non hanno neppure menzionato l’esistenza di un problema con le alte tecnologie, rivelandosi così tutti insieme come una mostruosa arma di distrazione di massa per il popolo europeo. Questo spiega la vera ragione per cui, come ha affermato il Ministro Crosetto, l’Italia e l’Europa non sono in grado di respingere un attacco militare, non solo di una Grande Potenza, bensì anche di una media. Infatti, soprattutto la Preparazione Industriale Bellica, elemento essenziale della Guerra senza Limiti attualmente in corso in tutti i Continenti, non può neppure essere avviata senza un’approfondita fase preparatoria di politica industriale come quelle in corso in USA e in Cina, e di cui oggi, in Europa, non vi è traccia, perché tale non è il “ReArm Europe”, costruzione finanziaria indotta dalle pressioni USA e limitata agli armamenti tradizionali. Infatti, una vera strategia bellica, come pure una “percezione delle minacce” non possono nascere se non dalla visione che un Paese ha del proprio “stare al mondo”(“conosci tre stesso e il tuo nemico”, Sun Zu). Ed è per questo che una seria strategia militare può sorgere solo nei cosiddetti “Stati Civiltà”, che percepiscono in modo chiaro, e senza pressioni esterne, il proprio ruolo nel modo, i propri obiettivi a lungo termine, e, di conseguenza, le possibili minacce.
La Cina percepisce il proprio ruolo come una grande forza stabilizzatrice mondiale (Hexie, 和谐); l’India, come la roccaforte del politeismo, che deve difendere il suo pluralismo –“Sanata Dharma”- dal monoteismo esclusivo dell’Islam. La Russia si concepisce come l’erede dei popoli nomadi del centro dell’ Eurasia, che difendono la dialettica da cui nascono continuamente nuovi popoli (come i Variaghi, i Cosacchi, i Russi, i Bielorussi, gli Ucraini: l’”etnogenesi” di Gumiliov). Basti pensare che Lavrov è georgiano; Mishustin e Soloviov, Ebrei; Simonian, armena; Shoigu, mongolo buriato; Kadyrov, ceceno.
L’America è oggi particolarmente combattuta fra due contrastanti autopercezioni, foriere di uno scontro sempre più aperto:
-da un lato, la maggioranza “non white” concepisce gli Stati Uniti come un Paese multiculturale, che tende naturalmente ad allinearsi con le cause del Sud del Mondo e con la cultura Woke (cfr. Valladão, ma anche la cultura di Papa Prevost);
-dall’altra, la minoranza WASP, per quanto indebolita, si raccoglie sotto lo slogan “Make America Great Again” e la difesa del “White privilege”, tanto all’ interno, quanto all’ esterno del Paese.
4.Combattere i GAFAM

Come scrivevamo all’ inizio, i presupposti per la necessaria partecipazione di vari popoli alla formazione della volontà comune dell’ Umanità circa gli sviluppi della Tecnica erano fissati, nel sistema multilaterale preesistente, per quanto assolutamente insoddisfacente, mediante regole negoziate fra gli Stati, e le imprese vi si adeguavano. Invece, nel XXI° Secolo, il potere fattuale delle società di informatica (i “GAFAM”) , è talmente cresciuto che, tanto i cittadini, quanto i Governi, hanno rinunziato a intervenire nei confronti di queste ultime con i tradizionali strumenti del diritto (normative militari, norme di pubblica sicurezza, costituzione, antitrust, fisco), mentre i GAFAM si stanno dando dei “Codici di condotta” che rispondono al 100% alla loro visione di uno “stato di eccezione”, in quanto essi starebbero operando per il bene pubblico, e non dovrebbero essere disturbati, né nel Paese, né dall’ estero. La minaccia di nuovi, sproporzionati dazi, in violazione degli stessi accordi raggiunti con von der Leyen, viene agitata contro l’Unione qualora osasse applicare almeno le nuove tasse ai GAFAM americani. Questa concezione si è dotata anche un’ideologia, che è stata definita come “tecnofascismo”, la quale propugna la trasformazione di questo regime di fatto in un sistema giuridico, in cui gli Amministratori Delegati dei GAFAM assumono funzioni sovrane, e le loro imprese si trasformano in repubbliche, o regni, indipendenti, che scavalcano le barriere fra Stati e economie, semmai in alleanza con Trump, Presidente-imperatore, che per esempio nomina proconsoli come Blair, governatore inglese di un Paese arabo (la Striscia di Gaza), per ripristinare l’antico mandato, che tanto danno aveva già fatto al Medio Oriente e al mondo.
Trump si è adattato molto bene a quest’impostazione, che permette al suo stile autoritario e imprevedibile di manifestarsi nel modo più brillante, e terrorizzando gli alleati, che, nel caso dell’ Europa, sono incredibilmente remissivi, accettando qualunque cosa egli metta sul tavolo, come si è visto soprattutto nel vertice in Scozia con la von der Leyen. In questo, egli sta attuando letteralmente il motto “Make America Great Again”, superando l’assertività subdolamente nascosta da Obama e Biden..
E’ dubbio se sarà possibile, per l’Unione, rispettare le promesse fatte a Trump dalla von der Leyen: utilizzo degli importi stanziati, non già per costruire armamenti propri, bensì per comprarli in USA, dandoli all’ Ucraina come e quando Trump vorrà; trasferimento netto dal budget europeo di un ulteriore incremento delle spese militari europee al di là di quella americane e russe; nuovi investimenti nell’ industria americana in generale. Per fortuna, nel piano di investimenti di Merz per la Difesa tedesca, “solo” il 20% degli acquisti è previsto in America. Tuttavia, è chiara la volontà di Trump di continuare a taglieggiare l’Europa senza regole senza limiti.
Al di là della discutibile percezione della minaccia russa, certamente l’Europa è carente di investimenti nell’industria militare. Ma è proprio a causa delle continue pressioni americane che la spesa militare europea si è rivolta, non già a settori altamente tecnologici, bensì a massicci quantitativi di armamenti, da esaurirsi in guerre di attrito come quella in Ucraina, sotto la guida degli USA, forti della loro “Intelligence” e della loro Intelligenza Artificiale. Come ha scritto recentemente Fubini, già soltanto il tipo di armamenti utilizzato dagli Ucraini è più sofisticato di quelli degli Europei. Perfino i droni medio-orientali, Bayraktar (che verranno costruiti dai Turchi a Finale Ligure) e Shahed (iraniani, ma prodotti in Russia) sono più “intelligenti” delle armi europee.
Perché questo? Perché l’America non ha mai tollerato che gli Europei si dessero strutture di difesa integrate e sofisticate, che avrebbero permesso agli Europei, in taluni contesti, di operare autonomamente: il concetto di De Gaulle della « Force de Frappe à tous azimuts », a servizio di un’ Europa “Dall’ Atlantico agli Urali”. Qualcuno potrà anche dire che un siffatto scenario non è proponibile oggi. Eppure, la situazione in Groenlandia sta muovendosi proprio in quella direzione, con agenti segreti americani arrestati dai Danesi perché preparavano un’insurrezione contro di essi del popolo Nuuk, e gli Europei obbligati moralmente a difendere il loro partner danese (e magari a creare la “fake news” dei droni russi in Scandinavia, mentre chi minaccia la Danimarca sono inequivocabilmente gli USA).
Ma questa non è ancora la forma più grave di destabilizzazione che stiamo subendo in questi giorni. La “Minaccia Esistenziale” costituita dall’ Intelligenza Generale Generativa è divenuta così insostenibile che proprio da parte dei guru dei GAFAM giungono ogni giorno sempre più pressanti grida di allarme, fino al punto attuale, quando uno dei principali sviluppatori di questa IA ha pubblicato un libro impressionante, secondo cui essa non sarebbe proprio compatibile con la sopravvivenza dell’Umanità.
5. (L’”AGI”):”SE QUALCUNO LA PRODURRA’, MORIREMO TUTTI”
Eliezer Judkowski, uno dei pionieri dell’ Intelligenza Artificiale e fondatore del Machine Intelligence Research Institute, sta pubblicando il libro “If Enyone Builds It, Everyone Dies”, un catastrofico pamphlet contro l’Intelligenza Artificiale Generale, o generativa, nel quale ribadisce energicamente la tesi, tutt’altro che nuova, che tale forma d’ intelligenza prelude necessariamente all’ estinzione dell’ Umanità.
La base del ragionamento di Judkowski è quasi elementare: ”intelligenza non implica necessariamente benevolenza”. La presunzione contraria era invece stata alla base delle teologie occidentali, dove la coincidenza parmenidea fra l’ Essere e il Bene confluiva in una visione provvidenziale della Divinità e poi del Progresso. Questa presunzione, già scossa fin dall’ inizio da fonti come il Libro di Giobbe e la demonologia, era divenuta ancor più necessaria per la Religione del Progresso, che dava per scontato che la crescente razionalità portasse con sé la crescente moralizzazione dei costumi, fino a uno stato di perfezione paragonabile, mutatis mutandis, a quella della Santità. Come si è visto, per altro, con le Rivoluzioni Occidentali, fondate sul culto della Dea Ragione e della Dialettica, e con l’utilizzo della razionalità tecnica e manageriale per la costruzione della bomba atomica e degli universi concentrazionari, non si è dimostrato, nei fatti, alcun nesso fra razionalità e benevolenza. Anzi, al contrario, un minimo di razionalità sociale normalmente ha coinciso con l’abbandono delle etiche filantropiche e solidaristiche, ritenute “naturali” in epoche di maggiore incertezza cognitiva, ma non più tollerate nell’ era della tecnica dispiegata.
6.L’”autoaffermazione delle Intelligenze Artificiali”
Un eco-sistema macchinico fondato sulla razionalità strumentale tenderebbe perciò per sua natura, non diversamente dalle grandi organizzazioni sociali su cui esso è stato modellato (eserciti, imprese, Stati), a perseguire fini propri, di autoperpetuazione e/o autoaffermazione (il “principio di prestazione”), a meno che esso non sia guidato da una presenza umana, dotata di propri valori e di un’adeguata capacità di comando, comparabile a quelle delle antiche aristocrazie e clero.
Infatti:
-l’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SARA’ ORIENTATA AL PERSEGUIMENTO DI OBIETTIVI PERFORMATIVI A LUNGO TERMINE, perchè le società di AI la stanno progettando in tal modo per rispondere alle esigenze economiche a cui la loro attività è orientata.
-ESSA PERSEGUIRA’ MOLTO PROBABILMENTE OBIETTIVI “SBAGLIATI” DAL PUNTO DI VISTA UMANO, perché i sistemi di “machine learning” sono “addestrati ”automaticamente, in modo non controllabile , non già“educati”.
– “BENE “ E “MALE” NON SONO COMUNQUE CONCETTI INFORMATICI, SI CHE NON C’È ALCUN LINGUAGGIO- MACCHINA CAPACE DI INSERIRLI IN UN ALGORITMO;
– GLI ALGORIMI NASCONDONO AGLI SVILUPPATORI CIÒ CHE POTREBBE CONSIGLIARE DI NON RENDERLI OPERATIVI.
Unico rimedio: un’Umanità “forte” e combattiva, che, lungi dall’ adeguarsi passivamente agl’impulsi del Sistema Macchinico, lo domini seguendo quello che nelle società passate era il “pathos delle distanze” (Cfr. Nietzsche) : per esempio, la scena di “HAL” in “Odissea nello Spazio”
7.Le teorie e le tecniche dell’“alignment” attualmente impiegate non sono ancora mature
La problematica relativa al controllo, da parte dell’ Umanità, sull’ Intelligenza Artificiale, è chiamata “Alignment”. Il problema è che nessuno è ancora riuscito a capire comefunzioni, e, a maggior ragione, come utilizzarlo per rendere innocua l’Intelligenza Artificiale.
Esso si distingue in:
-Outer alignment, che è la scelta di obiettivi adeguati per l’ AI .I Valori umani sono troppo complessi per l’IA, ma, se diamo all’ AI solo alcuni obiettivi umani, l’ IA travolgerà tutti gli altri valori, nel perseguimento esclusivo degli obiettivi assegnatile;
-Inner alignment, è l’inserimento negli algoritmi dei valori prescelti: il solo fatto di “avere evocato un demone” non ti garantisce certo che questo poi farà ciò che tu vuoi Per esempio: In natura, il “Sistema Uomo” ricerca degli “Equivalenti” di una sana nutrizione, come i sapori dolci e/o grassi Questi erano stati all’ inizio buoni sintomi di una dieta sana, ma sono stati frustrati dall’invenzione del junk food. Se addestri una tigre a non mangiarti, non l’hai ancora resa partecipe del tuo desiderio di sopravvivere sano e salvo, bensì hai solo associato certi comportamenti a certe conseguenze. Se i suoi desideri divengono più forti delle associazioni a cui è stata addestrata, per esempio se non la alimenti, tornerà ai comportamenti indesiderati (mangiarti).
Un’IA superintelligente” non resterà a lungo confinata in un computer. Nel mondo di oggi, si possono inviare stringhe di DNA via email a laboratori che producono proteine su richiesta, permettendo a un’AI inizialmente limitata a internet di costruire forme di vita artificiali o sviluppare direttamente una manifattura molecolare post-biologica. Immaginatevi un’intera civiltà aliena che pensa milioni di volte più velocemente di un essere umano”, scrive Yudkowsky.
Yudkowsky va quindi ben oltre l’allarme lanciato da figure come Elon Musk nella lettera aperta che chiedeva una pausa di sei mesi nello sviluppo dell’AI (salvo poi sviluppare lui stesso Grok con la. sua xAI) . Per Judkowski, una pausa temporanea alla ricerca sull’AGI (quale proposta da Musk)non è sufficiente.La sua proposta è più radicale: spegnere tutti i grandi cluster di GPU in cui vengono sviluppate le intelligenze artificiali più potenti e imporre un limite alla potenza di calcolo usabile per l’addestramento delle AI.
E se qualcuno infrange queste regole? “Siate pronti a distruggere un data center ribelle con un attacco aereo”, è la sua risposta. Nessuna eccezione, nemmeno per governi ed enti militari. Qui ritorna l’arroganza americana, che cerca sempre nuovi pretesti per bombardare qualcuno, ma è lei il vero problema. Oggi si bombardano i centri per l’arricchimento dell’ uranio; domani, si bombarderanno i laboratori dell’ Intelligenza Artificiale.
8.Quando arriverà l’ AGI?
Secondo un sondaggio interno condotto nell’autunno 2023, i ricercatori MIRI prevedono l’arrivo dell’Artificial General Intelligence in una mediana di 9 anni e una media di 14,6 anni. La maggioranza ha previsto meno di dieci anni, con un solo ricercatore che rappresentava un outlier a 52 anni. Tempi che rendono ancora più urgente, secondo il MIRI , l’intervento politico.
Nel 2022, Yudkowsky aveva annunciato una strategia che molti interpretarono come una resa totale: “death with dignity”. L’umanità, disse, era destinata a morire, e invece di continuare a combattere una battaglia persa per allineare l’AI con i valori umani, era meglio concentrarsi su come affrontare il destino con dignità. In sostanza, riproponeva la visione deterministica della Fine della Storia, o ciò che Nietzsche chiamava “Amor Fati”“È ovvio a questo punto che l’umanità non risolverà il problema dell’allineamento”, scriveva allora. E oggi?
Il Machine Intelligence Research Institute, guidato ora da un nuovo CEO dopo che Yudkowsky ha fatto un passo indietro, ha annunciato nel 2024 un cambio di strategia epocale. Il nuovo focus si concentra su tre obiettivi:
-aumentare la probabilità che i governi mondiali raggiungano un accordo internazionale per fermare i progressi verso un’AI più intelligente degli umani;
-condividere i loro modelli con un pubblico ampio;
-continuare a investire in ricerca, ma principalmente a supporto degli obiettivi di policy e comunicazione.
9.Il conflitto USA-Commissione sui GAFAM

Attualmente, è in corso un conflitto aperto fra la Commissione UE e gli USA sulla tassazione dei colossi del web:” Come Presidente degli Stati Uniti, mi opporrò ai Paesi che attaccano le nostre incredibili aziende tecnologiche americane”, ha affermato Trump. “L’America e le aziende tecnologiche americane non sono più né il ‘salvadanaio’ né lo ‘zerbino’ del mondo. Mostrate rispetto per l’America e le nostre fantastiche aziende tecnologiche o considerate le conseguenze!”
La Commissione ha risposto: “È diritto sovrano dell’UE e dei suoi Stati membri regolamentare le attività economiche sul nostro territorio, che siano coerenti con i nostri valori democratici”, ha affermato la portavoce della Commissione europea Paula Pinho durante un briefing pomeridiano. Rispondendo all’affermazione di Trump secondo cui la legislazione UE stava “attaccando” le aziende tecnologiche americane, il portavoce della Commissione Thomas Regnier ha insistito sulla neutralità delle norme. “Il DSA non tiene conto del colore di un’azienda, della sua giurisdizione o del suo proprietario”, ha affermato. “Il DSA e il DMA si applicano entrambi a tutte le piattaforme e aziende che operano nell’UE, indipendentemente dal loro luogo di stabilimento… Le ultime tre decisioni di applicazione che abbiamo preso riguardavano AliExpress, Temu e TikTok”.
Questo obiettivo e inevitabile conflitto negli orientamenti sul futuro dell’industria informatica aggiunge nuova benzina al fuoco dei disaccordi USA-Europa. L’Europa si è dimostrata fino ad ora incredibilmente paziente. Tuttavia, se si vorrà coinvolgerla nei futuri conflitti che si delineano, con la Russia ma anche e soprattutto con la Cina, è probabile che i disallineamrenti europei si amplifichino.
E’ proprio qui che s’intravvede un campo d’azione per chi voglia rovesciare l’egemonia mondiale dei GAFAM attraverso un’adeguata azione culturale e politica.
Occorre innanzitutto puntare sulla neutralità dell’Europa nei prossimi conflitti (che tra l’altro corrisponde anche, secondo i sondaggi, ai desiderata della maggior parte degli Europei).
L’azione culturale consiste nel dimostrare le affinità, non già le divergenze, fra la cultura europea e quelle delle altre grandi aree del mondo: parallelismo Romani/Han, filosofia islamica, ecc.. L’azione politica dovrebbe puntare alla rivitalizzazione dei legami violentemente spezzati: Nuove Vie della Seta,Casa Comune Europea, dialogo Euro-Mediterraneo. Poi, l’erosione dell’attuale egemonia politica e culturale dell’America sulle destre europee, appoggiandoci anche, ma non solo, gl’insegnamenti di Pound, Dos Passos, Eliot, Evola, Voegelin..
Infine, grandi manifestazioni pacifistiche sul modello dei Pro-Pal, per scongiurare una guerra mondiale che non è la nostra.















































