10:00-13:00
Biblioteca Ginzburg, Via Lombroso 19
Sala Rossa (Piano terra, Ingresso dal giardino)
CONFERENZA STAMPA INTRODUTTIVA DEI CANTIERI D’EUROPA 2021
NELL’ AMBITO DELLA CONFERENZA PER IL FUTURO DELL’ EUROPA
Con la collaborazione di Alpina, Diàlexis, CNA Comunicazione e con il patrocinio della Commissione Europea
Presentazione del progetto editoriale “SALVARE L’EUROPA PER SALVARE IL MONDO”
Con
Pier Virgilio Dastoli, Massimo Gaudina, Marco Margrita, Vitaliano Stefanoni
Quest’anno, i tradizionali “Cantieri d’ Europa” dell’ Associazione Culturale Diàlexis assumono una valenza particolare:
a)per la concomitanza con la Conferenza sul Futuro d’ Europa;
b)per il patrocinio della Commissione Europea;
c)per il momento di particolare tensione nel settore delle nuove tecnologie;
Non per nulla, il programma che abbiamo sviluppato ruota innanzitutto intorno alle Nuove Tecnologie, nel loro triplice aspetto: istituzionale (serata del 15) ; industriale (mattinata del 16); teologico-filosofico (pomeriggio del 18).
LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’ EUROPA:
Le modalità della Conferenza hanno fatto oggetto di serrate critiche da parte di importanti opinionisti (come Fabbrini e Dassù), oltre che dallo stesso Movimento Europeo. In particolare:
a)essa fa troppo affidamento sulla “democrazia deliberativa”, cioè sulla discussione casuale fra cittadini scelti a sorte, anziché su quelle diretta, rappresentativa o “epistocratica”, svuotando così parlamenti, Istituzioni, Governi, partiti, associazioni di categoria, Regioni, Città…;
b)non si parte da nessuna proposta specifica, né”governativa”, né dal basso, né ”bipartisan”, né “partigiana”, sicché non è neppure chiaro su che cosa si debba discutere;
c)non si coinvolge in alcun modo il dibattito fra i cittadini, perché oramai la palla è in mano a dei ristretti panel di soggetti selezionati dal vertice;
d)gli stessi “media” vicini all’ Unione coprono la Conferenza con una cortina di silenzio;
Queste critiche non implicano però che i problemi che stanno al centro della Conferenza siano irrilevanti. In primo luogo:
-le nuove tecnologie: vogliamo restare eternamente dei “followers”, che si accontentano dei ruoli di comparse poco retribuite, o, peggio, divenire un branco di schiavi dei robot?
-guerra e pace: vogliamo partecipare alla preparazione della IIIa Guerra Mondiale da parte di varie coalizioni create dagli USA (Aukus, Quad, Five Eyes), che potrebbe scatenarsi in ogni momento nel Mar della Cina?
-lavoro: ci rendiamo conto che entro un paio di decenni tutto il lavoro sarà automatizzato, e, se non ci saremo organizzati, saremo tutti disoccupati, mentre ogni tipo di business sarà condotto, in proprio, solo dalle industrie informatiche americane e cinesi?
S’impone pertanto un drastico e rapido cambiamento di rotta, che solo un’Unione Europea rafforzata potrebbe realizzare in tempo utile,ma solo se adeguatamente e tempestivamente riformata. Tale è necessaria anche per la salvezza del mondo, perché solo un’Europa fedele alla propria tradizione pluralistica, se consolidata dal punto di vista politico e tecnologico, potrebbe porre sul piatto della bilancia, nel dibattito mondiale, il peso della propria cultura e intelligenza, controbilanciando le pretese di leadership planetaria delle superpotenze e il progetto antiumanistico delle multinazionali (il “Trendsetter del Dibattito Mondiale”).
Le difficoltà, per l’”establishment”, nel disegnare una siffatta Europa capace di navigare nel XXI secolo derivano dall’ indisponibilità ad identificarsi non già come parti in causa, bensì in questo ruolo riequilibratore, e, di conseguenza, dall’ostentata indifferenza per la Conferenza, in primo luogo da parte dei Partiti Europei che si pretenderebbero “europeisti”, documentata e criticata dal Movimento Europeo.
A questa carenza del mondo istituzionale, può e deve rimediare il Movimento Europeo, inteso quale il canale privilegiato per la mobilitazione della società civile europeistica, se sostenuto dall’ apporto concettuale e politico di tutti.
UNA SERIE D’ INCONTRI PER PREPARARE UN’OPERA COLLETTIVA
Il progetto “SALVARE L’ EUROPA PER SALVARE IL MONDO” E’ DEDICATO ALLA PROGETTAZIONE DI QUESTO COMPITO VICARIO, IN VISTA DI UN FUTURO “MOMENTO COSTITUENTE” CHE SI AUSPICA SIA MEGLIO CONCEPITO E MEGLIO ATTUATO DI QUELLO DELLA CONFERENZA DEL 2003.
Delineiamo qui un programma di discussioni miranti a costruire un’opera collettiva che tenti di rispondere a queste domande, un’opera da pubblicare prima della fine della Conferenza (eventualmente al Salone del Libro del 2022).La forma più idonea resta quella del libro.
Queste discussioni si dovrebbero cristallizzare in una serie di proposte:
-sulla cultura e sull’ identità europea;
-sulla politica tecnologica e industriale;
-sul ruolo dell’ Europa nel mondo;
-sui processi decisionali e la riforma dei Trattati;
-sulla “Fase Costituente” che dovrà fare seguito alla Conferenza;
-sul ruolo del Movimento Europeo.

PRIMA PARTE. L’IDENTITA’ EUROPEA QUALE PRESUPPOSTO PER LA RIFORMA DELL’ UNIONE
Gli Stati Membri avevano già riconosciuto fino dal 1973, con la Dichiarazione di Copenhaghen, l’imprescindibilità dell’ Identità Europea per poter gestire e completare l’integrazione europea, la cui priorità era allora costituita dall’ Ostpolitik di Willi Brandt, che avrebbe poi portato alla caduta del Muro e alle politiche di allargamento.
In seguito al successo di cinquant’anni di quella politica, l’Unione Europea ha ormai raddoppiato il numero degli Stati Membri, ma la questione dell’ identità è stata completamente trascurata. Dimenticando l’identità degli Europei Orientali, che, con Cirillo e Metodio, Hus, Skanderbeg, Mickiewicz, Herczeg, Kafka, Seferis, Hikmet, Gimbutas, Papa Wojtyla, Lech Walesa, Imre Nagy, Pal Maleter, hanno profondamente segnato la storia europea, l’Unione Europea ha scavato una fossato culturale, in particolare con Polonia, Ungheria, Russia, Turchia, che ora si ritorce contro di essa, sulle questioni dei diritti civili, dell’allargamento, dei rapporti con la Cina, dei migranti, del conflitto fra diritto europeo e diritti nazionali…Intanto, abbiamo avuto la Brexit, e l’allargamento incontra sempre più difficoltà.
L’incapacità delle Istituzioni di coinvolgere emotivamente i cittadini, dimostrata anche dal tasso enorme di astensionismo alle elezioni, si supera solamente rifondando le politiche, europee, nazionali e locali, non già su slogan astratti lontani dalla realtà e dalla sensibilità dei cittadini, bensì toccando le molle più profonde dell’Identità Europea ( arte, religione, cultura, natura, tradizioni): Catal Huyk e Troia, Iliade e Odissea, Creta e Micene, Ippocrate ed Eschilo, Atene e le Termopili, Socrate e Platone, il Foro Romano e San Pietro, Orazio e il Vangelo, Ravenna e Istanbul, Sant’Agostino e Dante, Acquisgrana e Granada, Parsifal e Ariosto, Firenze e Venezia, Goethe e Leopardi, San Pietroburgo e Vienna, Foscolo e Mozart, Parigi e Londra, Beethoven e Nietzsche, Mosca e Varsavia, Puccini e Kafka…
La ricerca dell’Identità Europea deve andare quindi al di là delle sensibilità della politica del giorno per giorno, scavando nelle comunanze della storia antica e delle religioni mediterranee, nella cultura “alta” europea, premoderna e moderna, in modo da trovare punti d’incontro fra Visegrad e i Paesi nordici, l’arcipelago britannico e i Balcani, l’Europa renana, quella mediterranea e quella orientale.
Le grandi questioni da esplorare saranno allora:
-esistono, e che cosa sono, le identità collettive?
-quali sono le identità delle grandi aree del mondo?
-come disegnare l’identità europea?
SECONDA PARTE: L’EUROPA NELL’ERA DELLE MACCHINE INTELLIGENTI
Si era detto che, se gli Stati Nazionali europei potevano essere considerati come caratteristici dell’ era industriale, gli Stati-Civiltà, con centinaia di milioni di cittadini e un forte orientamento verso la tecnologia, costituiscono la forma statuale tipica dell’ era digitale.
Progetti come il Web mondiale, la computazione quantica, la conquista dello spazio, le megalopoli, l’Intelligenza Artificiale, possono essere portati avanti, e gestiti in sicurezza, solo da aree geopolitiche che controllino almeno un miliardo di utenti e dispongano di un know-how e di un’infrastruttura digitale da grande potenza. Se l’Europa vuol essere una protagonista dell’era digitale, deve darsi una dimensione e una capacità decisionale pari a quella dei suoi concorrenti.
Ciò richiede una capacità di attrazione verso il resto d’ Europa, una concentrazione di competenze, un’autonomia decisionale e un sostegno alle “infant industries” che essa oggi non possiede. Le riforme da discutersi “hic et nunc” dovrebbero essere orientate in tal senso.
Per pervenire alla loro definizione, occorre preliminarmente affrontare la necessità della critica dell’attuale “retorica dell’ idea di Europa”, che parte dall’idea mistificante di una forte discontinuità fra l’ Europa postbellica e la storia millenaria del Continente. L’identità europea, nonostante tutti gli sforzi per negarla o per confonderla, riemerge nell’attaccamento alla storia arcaica, nell’infinito riproporsi delle religioni abramitiche, nel fascino delle tradizioni architettoniche, artistiche, musicali, nella rivendicazioni delle tradizioni euro-regionali (come quelle euro-islamica e nordica), nazionali (come quelle ungherese o turca) o regionali (come quelle scozzese o catalana). Occorre poi anche prendere atto che la storia dell’Europa non è solo nichilistica (come sembrerebbe dalle sue manifestazioni “mainstream”), ma, anzi, è maggioritariamente assertiva (Ippocrate, Aristotele, i lirici greci e latini, la IIa Lettera ai Tessalonicesi, la Civitas Dei, Machiavelli, Matteo Ricci, Goethe, Nietzsche, Saint Exupéry, Spinelli).
Infine, la cultura europea, lungi dall’esaltarsi per le “magnifiche sorti e progressive”, è tutta pervasa dalla critica dell’egemonia tecnocratica (Huxley, Hawking, Reese).
Per non alimentare l’ “Uomo a una dimensione”, l’Europa deve recuperare la propria identità “poliedrica”, che le permetteva di assegnare un ruolo a ogni cosa: alle religioni e alle tecnologie, alla politica e all’ economia, all’arte e alla scienza militare, all’etica e alla vita privata, alla famiglia e alla società, all’ Umanità e alla Patria.
TERZA PARTE: LA POLITICA EUROPEA DELLE NUOVE TECNOLOGIE
L’Unione Europea potrebbe aiutare a risolvere i problemi universali dell’Umanità focalizzandosi sul controllo delle nuove tecnologie, nella triplice direzione della competizione con USA e Cina nelle nuove scoperte, del controllo culturale e politico sulle “macchine Intelligenti”, e della difesa dell’ ambiente umano, naturale e culturale.
Ciò richiederebbe di centralizzare la gestione dei nuovi sviluppi, concentrare i finanziamenti sul controllo dei sistemi complessi ed applicando senza connivenze alle imprese digitali le sue esistenti normativesul segreto di Stato, sulla privacy, sul controllo degl’investimenti esteri, sulla tassazione delle imprese, sull’ antitrust.
Ai fini dell’elaborazione del documento, occorrerebbe analizzare e discutere:
-l’impatto sulla società dell’ insieme delle nuove tecnologie (bioingegneria, intelligenza artificiale, big data, cyber-intelligence, cyberguerra, IoT);
-la tutela della concorrenza sul mercato mondiale, con la creazione di new entrants nell’ economia del web, anche utilizzando adeguatamente l’antitrust, l’equità fiscale, il sostegno dei campioni europei, la sovranità strategica;
-l’effettiva attuazione dell’ esistente legislazione a tutela dei dati degli Europei;
-il coordinamento fra le diverse politiche, economiche, industriali e sociali.