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Commento agli eventi del festival “Radici” (Torino, Circolo dei Lettori, 1-5 Novembre 2023)

Abbiamo già segnalato  ai nostri lettori l’interessante festival in oggetto, merito soprattutto degli sforzi dell’ Assessore Marrone e della direttrice del Circolo dei Lettori, Elena Loewenthal.

Facciamo qui una breve sintesi degli eventi a cui abbiamo partecipato, per trarne una rapida conclusione.

1.GIORDANO BRUNO GUERRI E LA CARTA DEL CARNARO

Mercoledì 1 Novembre

Come quasi tutti gli eventi della manifestazione, questa serata ha avuto innanzitutto il merito di portare a conoscenza del grande pubblico aspetti deliberatamente trascurati della cultura moderna e contemporanea. In questo caso, la centralità, non solo della Carta del Carnaro, ma, in generale, della Reggenza Italiana del Carnaro, e della stessa figura di Gabriele d’Annunzio, nella storia della cultura italiana ed europea. Una centralità che non può ridursi a quella di precursore del fascismo, bensì anticipa molti dei “topoi” del Novecento: estetismo, immoralismo, trasversalità.

Quanto alla Carta propriamente detta, l’oratore, Giordano Bruno Guerri, direttore del Vittoriale, casa-museo di D’Annunzio,  ha messo in rilievo come buona parte dei suoi articoli anticipino temi della Costituzione repubblicana, che spesso non sono stati attuati neppure ora. Della Carta si dovrebbe però anche dire che la struttura pan-corporativa della rappresentanza, in essa delineata e non recepita pienamente neppure nell’ ordinamento fascista,  fu realizzata , paradossalmente, soprattutto dalla Repubblica Federativa Jugoslava del Maresciallo Tito, con la sua peculiare forma di “federalismo Integrale”(“ Društveno Samoupravlianije”, al contempo cetuale e nazionale.

Quando, nel 2020, Fiume (Rijeka, che D’Annunzio aveva chiamato “Olocausta”, anticipando così anche quest’espressione) fu la Capitale Europea della Cultura, la città ricordò, seppure in forma polemicail Vate, con una mostra chiamata appunto “Olocausta” (“D’Annunzijeva mučenica”).

2.MARCELLO VENEZIANI: IDENTITA’, RADICI E TRADIZIONI

Venerdì 3 Novembre

Quella di Veneziani è stata soprattutto una requisitoria contro la “Cancel Culture” ( da lui tradotta appropriatamente, anche se liberamente, come “Cancellazione della Cultura”), il cui esiti non possono essere che nichilistici, in quanto, con la cancellazione delle tradizioni culturali, si tagliano le radici e si rende di fatto impossibile l’affermazione delle identità, individuali o collettive.

Certo, è mancata una prospettiva volta a situare adeguatamente il fenomeno nel tempo e nello spazio. Intanto, la Cancel Culture è un fenomeno originariamente e ancora prevalentemente americano, che parte come contestazione, da parte dei “non bianchi” ( cioè afroamericani, sino-americani, indo-americani, ma anche Europei del Sud e dell’ Est) dell’ egemonia WASP  che persiste in un’America oramai multiculturale.

In Europa, il fenomeno è meno evidente. Ma, soprattutto, l’Occidente nel suo complesso rappresenta al massimo un quinto del mondo. In tutto il resto, vi è invece una cura ossessiva delle proprie identità e tradizioni collettive: altro che “cancel culture”. Si pensi all’ Ebraismo in Israele, al Medio Oriente che si concepisce come “mondo islamico”, all’ Europa Orientale, a tutta l’Asia…

Così come l’Ebraismo e l’Ortodossia fanno propria la critica alla pretesa, nel passato, d’imporre l’omogeneità religiosa e culturale dell’ Occidente, e la Cina, con la “Via della Seta” riafferma la pari dignità di Oriente e Occidente, l’antidoto europeo alla “Cancel Culture” starebbe proprio nel farne propri qui suoi elementi che si addicono all’ Europa, vale a dire la critica della “Grande Narrazione Whig” (eresie, chiliasmo, Riforma, populismi, tecnocrazia, americanismo); la rivalutazione delle culture tradizionali e dei grandi Imperi Continentali; lo studio delle parti censurate e neglette delle tradizioni europee (come la Civiltà Danubiana, l’”Atena Nera”, il Barbaricum, l’Euroislam, la Rzeczpospolita polacca, l’antimodernismo…).

3.EMIR KUSTURICA E PETER HANDKE

Venerdì 3 Novembre

Kusturica ha presentato il proprio libro “L’angelo ribelle”, dedicato a celebrare l’amico Peter Handke, attaccato dall’ establishment letterario quando aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, a causa dei suoi reportages sulle guerre in Jugoslavia, che si sostenne fossero eccessivamente favorevoli alla Serbia. Si tratta in particolare di:

Un viaggio d’inverno ai fiumi Danubio, Sava, Morava e Drina, ovvero giustizia per la Serbia, trad. Claudio Groff, Torino: Einaudi, 1996

Appendice estiva a un viaggio d’inverno, trad. Claudio Groff, Torino: Einaudi, 1997

Un disinvolto mondo di criminali. Annotazioni a posteriori su due attraversamenti della Iugoslavia in guerra – marzo e aprile 1999, trad. Claudio Groff, Torino: Einaudi, 2002

Kusturica ha denunziato il “dirottamento” del movimento di liberazione dell’Europa dal comunismo, che ci ha portato a una situazione di ancor maggiore illibertà, dominata dal Pensiero Unico, di cui Handke non è stato certo l’unica vittima. Ha però espresso la speranza che nei prossimi anni si manifestino delle  crepe nell’ attuale establishment, che occorrerà sfruttare per provocare un radicale cambiamento.

4.PAOLO NORI: A COSA SERVONO I RUSSI? 

La domanda è più che legittima, ma non ci sembra che l’intervento di Nori abbia fornito una risposta. Certo, l’oratore, nel presentare il proprio romanzo sulla vita di Anna Akhmatova, ha manifestato in modo eloquente come la letteratura russa abbia costituito la passione della sua vita. Tuttavia, ci sembra difficile credere che la missione della Russia sia solo quella di fare appassionare Nori alla letteratura.

In effetti, l’intervento di Nori è stato dedicato soprattutto alla sua identità personale piuttosto che all’ identità collettiva dei Russi. Ma neppure così è andato fuori tema. Non dobbiamo dimenticare che le identità possono essere tanto collettive quanto individuali.E l’intervento rientrava anche nel tema delle radici, perché Nori ha fatto intendere che la sua passione per i Russi deriva in gran parte da vere o presunte affinità con le sue radici familiari, e, in particolare, con l’uso del vernacolo, nonché dalla fascinazione per Dante, condivisa, fra gli altri, con Anna Akhmatova.

Infine, l’’intervento rispondeva anche in un altro modo alla domanda contenuta nel titolo. Lev Gumiliov, figlio di quell’ Akhmatova a cui è dedicato il libro di Nori, aveva infatti concepito l’idea della “Pasionarnost’”, quella capacità d’infervorarsi e di sacrificarsi, che caratterizzerebbe non soltanto i Russi, bensì tutti i popoli delle steppe (il padre di Gumiliov era un ufficiale tartaro zarista, fucilato dai Bolscevichi, e anche l’Akhmatova si richiamava ad un’antenata tartara con lo stesso nome).

Ricordiamo anche che gli antenati degli Indoeuropei sono quel popolo di Yamnaya che si era formato nel quinto Millennio fra il Volga e il Don,  dalla fusione fra popoli uralici e caucasici, e che, per la sua straordinaria vitalità, si espanse prima in Eurasia, me, poi, nel resto del mondo.

Ma questo carattere “passionale” dei Russi (l’”Anima Russa”) è proprio quella caratteristica che manca agli Europei moderni, sì che già  Leontiev, alla fine dell’ Ottocento,   aveva definito  “L’Europeo medio” come “l’inizio della distruzione universale”. Con il dono della sua “passionalità”, i Russi, e, in particolare, gl’intellettuali russi, sarebbero stati chiamati, secondo Tiutčev, Dostojevskij e Blok, a salvare l’Europa dal “putrido Occidente”:

“Unisciti a noi! Via dalla guerra,
Vieni nelle nostre pacifiche braccia!
Sei ancora in tempo – la spada sotterra,
Compagno! Fratello, ti abbraccio!”

Certo, tutti questi autori erano “Russi” nel senso di “Slavi Orientali”, anche se non pochi erano ucraini o bielorussi. E, in effetti, anche il comportamento degli attuali Ucraini, impegnati così “passionalmente” contro la Russia, può essere ricondotto a quella visione “messianica” dei “Russi” (o meglio, dei popoli delle steppe, molti dei quali predecessori degli odierni Ucraini: Sciti, Sarmati, Unni, Avari, Bulgari, Magiari, Cumani, Peceneghi, Mongoli, Tartari, Circassi, Nogai, Cosacchi…).

5.RUTH DUREGHELLO E “TIKKUN HA-‘OLAM”

Più direttamente vicino al tema delle identità collettive il colloquio fra Elena Loewenthal, direttrice del Circolo dei Lettori, e Ruth Dureghello, ex-presidentessa della Comunità Ebraica.

Le due speakers si sono impegnate in un pregnante dibattito teologico, culminato nell’ illustrazione del concetto mishnaico di “Tikkun ha-‘Olam”, che Ruth Dureghello ha voluto tradurre non già con il suo dignificato originario di “Riparazione del Mondo”, bensì come “Miglioramento del Mondo”.

Secondo la Kabbala, il Tikkun è un’opera teurgica, volta a riportare Dio nella sua originaria interezza, mentre l’idea del “miglioramento del Mondo” riporta piuttosto al messianesimo immanentistico della Modernità.

7. FRANCO CARDINI E LA “DERIVA DELL’OCCIDENTE”

Riassumendo il suo recente libro, Cardini ha ripercorso la storia del concetto di Occidente, fino al suo cambiamento di significato dopo  le Guerre Mondiali: da essere sinonimo di “Europa”(come in Spengler), esso si trasformò nella definizione di un complesso più vasto, di cui fanno parte gli Stati Uniti. Il “Tramonto dell’ Occidente” di Spengler non è che il tramonto dell’ Europa, già adombrato nelle opere di Hegel e ripreso dagli autori americani.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, diviene evidente che quel complesso ruota intorno agli Stati Uniti, i quali hanno tessuto, intorno a se stessi, “una ragnatela” di accordi (come scrive Ikenberry): ONU, OCSE, NATO, Comunità Europee, Bretton Woods.

Dopo la caduta del muro di Berlino, queste “ragnatele” (ICANN, WTO) coprono oramai tutta la terra, dando vita all’ “America-Mondo”, un “Impero nascosto”(Immerwahr), o “Sconosciuto” (Papa Francesco), che controlla il mondo intero. Per questo Fukuyama parlava di “Fine della Storia”.

Ora siamo alla “Deriva dell’ Occidente”, perché, di fronte all’invasività di questo impero,  si sono manifestate appunto le reazioni delle identità continentali: ebraica, induista, confuciana, islamica, latinoamericana, ortodossa. Per questo, dalla “Fine della Storia” si è passati oramai allo “Scontro di Civiltà”.

In cui, però, avverte Cardini, l’Europa non può essere confusa nel generico “Occidente”, perché essa si distingue nettamente dall’America. In che cosa, non è chiaro, perché neppure i detrattori dell’ America sono espliciti su questo punto.

E’un argomento sui cui anche l’intervento di Cardini è stato poco esplicito, anche perché si era oramai giunti all’una e mezza della domenica,e occorreva evidentemente liberare la sala.

CONCLUSIONI

Tutti gl’interventi hanno affrontato giustamente con priorità il tema delle radici, che campeggiava nel titolo, e hanno solo sfiorato quello delle identità, ad esso collegato, e il quale, come hanno giustamente posto in evidenza un po’ tutti, costituisce la premessa necessaria per i progetti del futuro.

Crediamo che questi temi meritino un approfondimento, di fronte ad una situazioni internazionale sempre più preoccupante e sempre più fluida, che ben presto permetterà (come ha auspicato Kusturica), e, anzi, secondo noi, addirittura necessiterà, un intervento pesante da parte degli Europei, forse anche militare e politico, ma, innanzitutto, di carattere culturale, per orientare e motivare le future drammatiche scelte.

Per questo, mentre andiamo avanti con i nostri lavori sull’ identità europea e sul futuro nell’ era delle macchine intelligenti, continuiamo a caldeggiare che le Istituzioni (nel caso in ispecie, la Regione Piemonte che ha sponsorizzato il festival) proseguano nell’ opera iniziata. Per parte nostra, saremo sempre lieti di collaborare, come del resto avevamo già fatto in passato con il libro “Intorno alle Alpi Occidentali/Autour des Alpes Occidentales”.

1922-2022: DALLA MARCIA SU ROMA ALLA SINGULARITY TECNOLOGICA

Comunichiamo in allegato che Sabato 28 Ottobre si svolgerà presso Rinascimento Europeo un dibattito fra storici sui 100 anni della Marcia su Roma.

Premettiamo alcune nostre considerazioni sulla continuità e le trasformazioni del tema della libertà in questi 100 anni in un contesto europeo.

D’annunzio a Fiume

Ovviamente, per il 28 ottobre, centesimo anniversario della Marcia su Roma, si sono scatenati i documentari e gl’instant book. Tuttavia, sorprendentemente, il tutto si svolge in un tono minore. Giustamente, accademia e politica stanno spostando l’attenzione, seppure con una lentezza esasperante, dal “passato che non passa”, alle sfide del presente e del futuro.

In sostanza, dopo un secolo, ogni fenomeno storico fa giustamente parte della storia passata. Questo non significa che non ci se ne debba occupare, bensì che è veramente, finalmente, l’ora di “fare i conti con la storia”. Il che richiede uno sforzo storiografico ulteriore rispetto a quanto già fatto, soprattutto perché, mentre ci dichiariamo tutti europeisti,  non siamo ancora abituati, purtroppo, a studiare i fenomeni da un’ottica veramente europea.

Il fascismo fu invece un fenomeno europeo, che condizionò profondamente le vicende del Continente, e può essere quindi compreso solo in un’ottica comparatistica e olistica (“die vergleichende Epoche” di Nietzsche).

La traslazione del milite ignoto

1.La “Marcia” nel suo tempo

Dal punto di vista comparatistico, la “Marcia” non può essere letta senza un riferimento a simili eventi contemporanei, soprattutto quelli della Reggenza del Quarnaro  (1919-1920 ), dell’ ingresso a Budapest dell’Ammiraglio Horty dopo la sconfitta della Repubblica Sovietica di Béla Kun (1919 ) e del Putsch Kapp in Germania (1920). Viceversa, essa ispirò a sua volta altri, simili, eventi, quali il vittorioso ingresso a Varsavia delle truppe di Pilsudski dopo il colpo di Stato (1926 ).

Questa necessità della comparazione delle tempistiche emerge, fra l’altro, dalla più recente storiografia, quale in primis il recentissimo libro di Ezio Mauro, “L’anno del Fascismo”.

Horthy entra a Budapest

2.Dal Pre-Fascismo al Ventennio

Dal punto di vista della storia europea, il fascismo, quale esso appare già in questa fase costitutiva, si presenta come una sintesi di elementi diversissimi, ma scatenatisi in contemporanea: l’interventismo di sinistra (Mussolini), la reazione antibolscevica (Farinacci), l’iper-modernismo dei Futuristi (Marinetti), l’influenza borghese, monarchica e massonica (il Re), l’irredentismo e il reducismo (D’Annunzio), il revisionismo di destra del marxismo (Gentile), il clerico-fascismo (Gronchi). Comunque , di tutto si trattò fuor che di un’”invasione di Hiksos” come pretese Benedetto Croce. Molto più adeguata la definizione come  “autobiografia della Nazione”, espressa da Gobetti, che intendeva ricondurre questa convergenza di tanti e diversi filoni a un’epifania delle pretese “tare ereditarie” degl’Italiani (cattolicesimo, anti-razionalismo, paternalismo), che l’allontanerebbero dal modello dei pretesi “Paesi Normali”. E, in effetti, la Marcia su Roma, e, poi, il fascismo, costituirono nel loro insieme la prosecuzione logica di molte delle istanze tradizionali della storia italiana, a partire dal patriarcato, dal cospirazionismo, dai miti napoleonico e garibaldino, alle confliggenti anime del mondo contadino, ecc…, e proseguì più tardi nei partiti di massa, nella continuità legislativa e di personale politico…

Questo seppur conflittuale radicamento nell’identità nazionale  fu quello che permise la coesistenza, nel “Regime”, di correnti diversissime, quali l’anarco-sindacalismo (Olivetti), il corporativismo (Spirito), il clerico-fascismo (Padre Gemelli), il liberalismo (Gentile), il nazionalismo (Rocco), il tradizionalismo (Evola), la Massoneria (Reghini), il razzismo (Preziosi), che presentavano un grado di reciproca alterità superiore a quello solitamente riscontrabili nelle democrazie rappresentative e parlamentari, di cui per altro si “clonava” la dialettica. Basti vedere la diversità fra riviste come Gerarchia, Critica fascista, Il Selvaggio, L’Italiano, Il BargelloL’Universale, Quadrivio, Primato, La difesa della razza, Il Tevere,  “Diorama Letterario”…

Pilsudski entra a Varsavia

3.Dal Fascismo alla Repubblica Democratica

Questa situazione spiega anche il successivo rapidissimo ricollocamento di molti eminenti intellettuali fascisti all’ interno dei rinascenti partiti antifascisti: il comunismo (Malaparte), la Democrazia Cristiana(Fanfani), il liberalismo (Montanelli), tanto che la stessa Costituzione Repubblicana è piena di riferimenti(forse non voluti) ai linguaggi della Carta del Quarnaro,  della Carta del Lavoro o del Manifesto di Verona (la Repubblica fondata sul lavoro-art.1-; la tutela della famiglia -art.29-; il giusto salario-art.36-, il contratti collettivi validi erga omnes -art.39-,la funzione sociale della proprietà -art.42-, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese- art 46-…).

C’è anche da chiedersi quanto, della cultura fascista, non fosse presente, oltre negli intellettuali passati attraverso il  “LungoViaggio” di Zangrandi, anche in personaggi inequivocabilmente antifascisti, come per esempio Gramsci (il “Moderno Principe”), in Galimberti (il divieto dei partiti politici e l’obbligatorietà dell’iscrizione ai sindacati) o in Pavese (le pagine “segrete” del diario).

Il congresso dei CAUR di Montreux

4.La “Distruzione della Ragione”

Questo legame con le tradizioni nazionali è anche ciò che accomuna il fascismo agli altri regimi dell’Asse (per altro diversissimi fra di loro). Infatti, così come Gobetti vedeva nel fascismo l’autobiografia della nazione italiana, così Lukàcs interpretava tutta la storia della cultura europea come un’unica corsa verso il Nazismo e la Shoah (la “Distruzione della Ragione”). Fra i tanti, Kierkegaard, Schopenhauer e Nietzsche avrebbero costruito una cultura della borghesia europea che avrebbe preparato idealmente l’avvento del nazismo.

Tutte queste interpretazioni contengono una parte di verità. L’Europa, dopo tutti gli scismi  del Cristianesimo e  la crisi della Translatio Imperii, era entrata, alla fine del Medioevo,  in una fase di accresciuta turbolenza, caratterizzata dall’ incertezza delle stesse basi epistemologiche e teologiche della società (Catari, Ockham, Cartesio, Pascal, Berkeley, Malebranche, Kant), e dal sovrapporsi di un’egemonia mercantile alle tradizionali “colonne” del trono e dell’ altare (il corporativismo medievale, il colonialismo, la rivoluzione industriale). Tutto questo aveva sviluppato l’idea dell’urgenza di una “nuova società organica” (idealisti, Saint-Simon, Comte), che le “ideologie” del tempo (liberalismo, socialismo, nazionalismo, comunismo, cristianesimo sociale) avevano tentato di costruire con le rivoluzioni borghesi e bolscevica – progetti fra di loro alternativi e conflittuali-.

Garibaldi si autoproclama dittatore

5.Il Panfascismo

Tali interiori  conflitti avevano alimentato l’aspirazione a una sintesi (l’”Union  Sacrée”francese), che è quella che si era poi tentata in Italia con il fascismo, nato come una coalizione (per dirla con Sternhell, “né di destra, né di sinistra”), di forze apparentemente eterogenee, ed aspirante (con i congressi di Roma e di Montreux), a un’egemonia culturale in Europa (il “Fascismo Universale dei CAUR), che si sarebbe dovuta tradurre nella geopolitica con il “Patto a Quattro” del 1932 fra Italia, Germania, Francia e Inghilterra, mai per altro realizzato, nell’ ambito della Società delle Nazioni, e, nel pensiero di Mussolini, avrebbe dovuto evolvere in una Confederazione (osservazioni del Ministro Grandi al Piano Briand).Tuttavia, quell’ egemonia non poteva spettare all’ Italia, nonostante gli sforzi fatti in questa direzione, e finiva inesorabilmente nelle mani della Germania, che proprio per questo aveva rivendicato, attraverso  il Congresso di Erfurt del 1938, la “superiorità razziale” della Germania, che sfocerà poi nell’ adozione delle Leggi Razziali non solo in Germania, ma anche in Italia, in Ungheria e in Polonia).

In ogni caso, come si vede, un processo complesso, che si riallaccia alla storia profonda dell’Europa, il  che renderà poi anche possibile dopo la guerra, il riciclo, nella politica “democratica”, di parte del personale politico ch’era stato vicino all’Asse (da Schuman a Hallstein, da Kiesinger a Weizsaecker), secondo una suggestione contenuta perfino nelle pieghe del Manifesto degl’Intellettuali fascisti.

Magyar Garda

6.Dai totalitarismi militanti alla dittatura delle Macchine Intelligenti

Tutto ciò premesso, è possibile che, come taluni affermano, il fascismo rinasca?

La risposta è diversa per ciò che concerne le varie aree del mondo, in cui il panfascismo si era esteso e conservato.

Ricordiamoci che i fascismi nacquero e si svilupparono in un contesto di guerre mondiali. Sono le guerre mondiali che scuotono la struttura delle società borghesi, ridando spazio alla funzione sociale dei militari e dei rivoluzionari di professione (così come volevano i promotori dell’ interventismo, anglosassoni, marxisti  o massonici ch’essi fossero). Sono le guerre mondiali ad alimentare l’ambizione dei “grandi spazi”, sfruttando il frazionamento etno-culturale dell’Europa -soprattutto quello dell’ Europa Orientale-.

I simboli del Battaglione Azov

7.L’Europa Centrale e Orientale

La serie ininterrotta di conflitti a partire del 1989 (Nagorno-Karabagh, Transnistria, Slovenia, Cecenia, Croazia, Inguscezia,Bosnia,  Daghestan, Kosovo, Abhazia, Donbass, Ossetia), sta obiettivamente alimentando, insieme ad altre forme di nostalgia (per l’Ancien Régime, per il liberalismo pre-fascista, per il socialisno reale, per il maccartismo), anche quella per l’ Asse. Del resto, l’idea stessa di “Ucraina” è strettamente legata alla disgregazione degl’Imperi Centrali e di quello russo). Tuttavia, proprio come  quegli altri nostalgismi novecenteschi, anche quello per l’ Asse non si può realizzare in concreto, per l’abissale diversità delle condizioni della società attuale (transizione digitale, nuova  politica dei blocchi), in  cui mancano, comunque,  le reclute smobilitate, i conflitti contadini, la monarchia.

Resta il fatto che vengono rispolverati storie nazionali e imperiali, inni, divise, milizie paramilitari, irredentismi, leggi marziali.

Elon Musk e Tsiolkowski

8.La Guerra senza Limiti”( Liang QiaoXiangsui Wang)

E’ in corso, però, nel mondo, un diverso genere di concentrazione dei poteri, quello intorno ai grandi eserciti moderni (il Keynesismo Militare), i quali, nell’accresciuta conflittualità della “Guerra Ibrida ” , combattuta in campo culturale, digitale, ideologico, energetico, tecnologico, finanziario, propagandistico, poliziesco.., trovano un incentivo per una rinnovata  sovrapposizione fra il politico,il militare e il tecnologico (Echelon, Prism, Patriot Act, Commissione NSCAI, Legge Marziale russa, XX Congresso del PCC, governo tramite decreti in Occidente, censura militare ovunque…). Tutto questo è probabilmente il prologo di ulteriori giri di vite in tutto il mondo  in concomitanza con l’intensificarsi della “Guerra Senza Limiti” ,annunziata per esempio nei documenti inviati dalla Russia agli Stati Uniti e alla NATO, nonché nelle dichiarazioni di vari esponenti occidentali.

Tuttavia, questo nuovo, e più radicale, totalitarismo, non si verifica nelle forme spettacolari di quello che l’ha preceduto (insurrezioni, colpi di Stato, violenze spicciole, adunate oceaniche), bensì nelle forme più “asettiche” del controllo tecnologico, del condizionamento psicologico, con una proceduralizzazione soffocante, con la “trasfusione senza spargimento di sangue”(De Landa) dell’umano nelle macchine intelligenti (come anticipato nelle distopie della fantascienza, come per esempio Matrix, e soprattutto dalle opere di Kurzweil): la Singularity Tecnologica.

L’arresto di Assange da parte della polizia inglese

9.La Società del Controllo Totale

Perciò, prendiamo atto con soddisfazione che non è più così diffusa l’epidermica paura del “comunismo” e del “fascismo”, mentre si incomincia giustamente a paventare  i totalitarismi del grandi imperi che “ritornano” (Molinari). In realtà, questo accentramento è ancora nulla nei confronti di quello dello “Stato Mondiale” (Jünger) che i GAFAM stanno istaurando approfittando della “Guerra Senza Limiti, ma che comunque quell’ autore aveva descritto bene  (anche se, a nostro avviso, con un improvvido entusiasmo), nell’ opera citata. Basti pensare al ruolo di Musk nell’operazione Twitter e la messa a disposizione, alle sue condizioni, della costellazione Starlink all’ esercito ucraino, oltre che la sua formulazione del piano di pace con la Russia.

L’estetica dei totalitarismi attuali non è più quella delle divise e degli stivaloni (anche se paradossalmente soprattutto l’Ucraina vi ammicca volentieri), bensì quella del web, dell’”Internet delle Cose”, dei talk show, degl’influencer.

Essi non sono però meno, bensì più, violenti di quelli che li hanno preceduti:ambiscono, con la Fine della Storia, all’abolizione del Libero Arbitrio, condannato moralisticamente come un inganno metafisico, un residuo di animismo, una maschera della violenza, una  proterva ribellione al “Dio che Viene”, alla Ragione, al Popolo…

Musk e l’Ucraina

10.Rivoluzioni dall’ alto

Anche i vecchi totalitarismi erano “rivoluzioni dall’alto “ (Gorkij e la Regina Elena, Lenin e Helphand, Trockij e Rockefeller, D’Annunzio e la Massoneria, Mussolini e il Re, Hitler e Allen Dulles, Stalin e Churchill..), ma ufficialmente si proponevano  come insurrezioni del popolo contro le élites. Quello attuale che avanza non si perita affatto di nascondere la propria contiguità al “poteri forti” (DARPA, Complesso Informatico-Militare, Zuckerberg e Commissione Europea), anzi, assume il volto suadente , affascinante e sorridente del “filantropo”, come l’ Anticristo di Soloviov e i guru dell’ Informatica che hanno rinunziato alle cariche societarie nelle rispettive imprese per assumere il ruolo di presidenti di “fondazioni benefiche” (Schmidt, Gates, Bezos). 

E’ significativo che, mentre da ogni parte s’innalzano lodi alla libertà, tutto ciò che riguarda il potere dei GAFAM venga posto sempre più in sordina (dallo Sherman Act, ch’era considerato la base del liberalismo americano ed oggi, dopo 130 anni,  è totalmente disapplicato; alle direttive OCSE sulla privacy, degli Anni ’80 del XX° secolo; alla polemica su Echelon e Prism; all’interminabile prigionia di Assange; al “pacchetto” sulla Privacy della Commissione europea, completamente dimenticato; alle due Sentenze Schrems, violate deliberatamente e ripetutamente da tutte le Istituzioni e da tutte le Autorità Nazionali della Privacy, ed, ancora recentissimamente, con la firma, fra il Presidente degli USA e la Commissione Europea, di un ennesimo accordo per aggirare le decisioni della Corte).

Lina Khan all’ Antitrust americano: Che cosa ci sta a fare?

11. Il “Legno Storto dell’Umanità”

La retorica della Fine della Storia, fino dalla sua nascita nel Mazdeismo, e giù giù, attraverso lo Spirito Assoluto e lo Stato Mondiale,  fino al Reich Millenario e alla Singularity, ha costituito un attacco deliberato  contro la libertà umana, colpevole di tutti gli “orrori” della storia, dal cannibalismo ai genocidi, dalle guerre alla schiavitù, dal paternalismo alla xenofobia: il “Legno Storto dell’ Umanità”. Questa è la vera radice di tutti i totalitarismi.

Ma, come affermavano già la Bibbia e Kant, non è possibile raddrizzare questo “legno storto” senza distruggere l’intera pianta.

Attraverso l’”angelismo” dei “filantropi” del Web, si vorrebbe nuovamente tentare quest’impresa disperata, questa volta usando il mezzo estremo, e forse il più appropriato: la tecnologia digitale, con la “trasfusione senza spargimento di sangue” dell’ umano nelle macchine intelligenti (de Landa). Qualcuno dice che ciò sia impossibile, perché l’Umano sarebbe irriducibile alla sola  intelligenza, proprio perché è libero, imprevedibile, “quantistico”, non “atomistico”(Faggin). Addirittura, ciò che è specifico dell’umano (e di tutta l’evoluzione) è proprio la sua devianza dall’ ordine meccanicistico dell’istinto (l’uomo quale animale imperfetto”). Ebbene, a nostro avviso il pericolo è proprio questo: volendo ingabbiare l’imprevedibile comportamento umano in una serie di algoritmi “etici”, si crei un meccanismo privo di stimoli, di vita, che imita esteriormente la vita umana, ma in realtà non può fare altro che girare a vuoto su se stesso, finché non si ferma, avendo perduto il suo motore: l’imprevedibilità. E questo, con o senza informatica.

12.L’Unione Europea fra la Società del Controllo Totale e l’impotenza del regime  funzionalistico/confederale

Come scrive Virgilio Dastoli, “l’ingranaggio europeo è bloccato perché la dimensione confederale prevale su quella comunitaria e quella comunitaria ha mostrato da tempo la sua debolezza strutturale legata al suo peccato originale del gradualismo monnettiano che ha funzionato fino a quando si sono dovuti realizzare gli obiettivi dei trattati di Roma ma che non ha più funzionato quando l’Unione europea nata dalle ceneri delle Comunità europee ha dovuto affrontare sfide inimmaginabili negli anni ’60. Miopi di fronte all’esperienza delle reazioni sorprendentemente rapide per far fronte alla pandemia ed ai suoi effetti sulle economie europee, i governi sono stati incapaci di prevedere le conseguenze interne della guerra, di gettare le basi di un diverso ruolo dell’Unione europea nel mondo per garantite la sua autonomia strategica e di usare i meccanismi dei trattati per consentire alla Commissione europea di proporre e alle istituzioni comuni (Consiglio e Parlamento) di disporre. Il Consiglio europeo ha arrogato a sé il potere confederale bloccando sé stesso e l’Unione europea in lentezze inaccettabili di fronte alle conseguenze della guerra arrivando al punto di affermare il 20 e 21 ottobre che, se non ci sarà accordo nel Consiglio dei ministri dell’energia, il dossier tornerà sul tavolo dei capi di Stato e di governo.”

Tutto ciò deriva dall’assurda pretesa dell’”establishment” di guardare alla “Guerra nell’ Era delle Macchine Intelligenti” con gli stessi occhi del 1950, quando fu letta la Dichiarazione Schuman. E già allora il funzionalismo di Monnet faceva acqua da tutte le parti, come diceva per primo Spinelli, sicché le cose che volevano e vogliono i federalisti si sarebbe dovuto cominciare a prepararle fin da allora, con un adeguato lavoro culturale e sociale. Basti pensare all’ agghiacciante espressione “Ingranaggio Europeo”, che è il contrario della visione che gli Europei hanno sempre avuto di se stessi: dagli “autonomoi” di Ippocrate ai “gute Europaeer” di Nietzsche).  

Oggi, i veri soggetti della politica sono i GAFAM, i BAATX e  gli eserciti delle Grandi Potenze. Chi è senza informatica e senza un esercito di dimensioni globali non ha voce in capitolo, non soltanto sulla pace e sulla guerra, ma neppure sulla teologia, sulla cultura, sulla politica internazionale e interna, sulla società, sullo Stato, sull’economia…Ma i nostri “guru”, informatici e culturali (Adriano Olivetti, Mario Zu) sono stati boicottati e poi sono morti in circostanze misteriose.

L’incapacità, che Dastoli denunzia, di comprendere la strategia a lungo termine della Russia deriva dalla cultura settaria e provinciale delle classi dirigenti, che continuano ancora a pensare in termini di “sviluppo”, di “nazioni”, di “federazione vs.confederazione”, mentre invece qui è in gioco il futuro esistenziale dell’ Umanità, deciso fra realtà transnazionali. Come si evolverà? Si trasformerà, prima, in una serie di soggetti biologici eterodiretti (i famosi “impianti cerebrali”), poi, in una società globalizzata di cyborg creati dalla bioingegneria per raggiungere la “quasi eternità”, e poi ancora in un sistema mondiale di automi su cui saranno  “caricate” le nostre identità, e, infine, in un unico ecosistema digitale in cui sopravviveranno soltanto i nostri avatar? E, infine, questo unico ecosistema, sopravviverà, o sarà assorbito nel nulla, per esempio, come paventa Martin Reed, attraverso i “buchi neri”?

Oppure l’Umanità sopravviverà, per quanto “aumentata” (“enhanced”), non solo dalla bio-ingegneria, bensì anche dalla religione, dall’arte, dalla filosofia, dalla politica?

Il monumento a Juri Gagarin

13.Superuomo; Oltre-uomo; Mahdi; Punto Omega?

Gl’ “imperi che ritornano”(Molinari) hanno cominciato a pensare a queste cose un secolo fa. Da noi solo Nietzsche, che non poté terminare il proprio compito per via della malattia. Non per nulla Musk e Putin s’ incontrano nel culto di Teodor Tsiolkowski. A Kiev c’era, negli Anni 20, un circolo di tecnologi dal nome significativo, “Do Marsa” (verso Marte),e, in quello stesso tempo, Kang You Wei, ministro dell’impero Ching, proponeva il Confucianesimo come politica del XXI Secolo, identificando il Datong con il socialismo mondiale.

Avere la libertà, avere una rappresentanza che funziona, significa oggi innanzitutto dare agli Europei, o almeno a coloro che ne hanno l’ambizione e le capacità, d’ intervenire su queste scelte mondiali, con la libertà di pensiero e di parola, con lo studio, la riflessione, la cultura, la pubblicistica e la politica. Questa è la battaglia che va condotta contro la grigia cappa che le Macchine Intelligenti, i guru dell’ informatica, i gatekeepers, le Grandi Potenze  e una classe dirigente  inadeguata hanno calato sull’ Europa.