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“L’IDENTITA’EUROPEA”

DI MARCELLO CROCE,

Ottima base di riflessione per un piano formativo europeo

La travolgente evoluzione (o involuzione) storica dell’ Europa, in corso sotto i nostri occhi, rivela sempre più l’esigenza -anzi, l’urgenza imprescindibile-, di un’approfondita azione culturale di rinascita del Continente, che parta dalla demistificazione della storia “mainstream”, prosegua con la rivisitazione alla luce del presente di tutte le branche del sapere e della creatività umane, e sfoci in un progetto pedagogico di un livello adeguato per poter subentrare ai sistemi educativi nazionali – ben consolidati ma oramai sorpassati, da un lato, dal carattere sempre più pluriculturale del sapere, e, dall’ altro, dal sopravvento dell’ Intelligenza Artificiale-.

Si richiede pertanto, da parte degl’intellettuali europei, un’opera veramente ciclopica, di ricerca e di creatività, per opporre, alla “società globalizzata”, una cultura poliedrica adatta all’ Europa del XXI Secolo.

Leonida alle Termopili

1.La cultura italiana ed europea a cui siamo stati educati

Il pregevole libro di Marcello Croce si pone nella prospettiva  della fase iniziale di questo processo, “fotografando” per così dire, il nocciolo duro della tradizione culturale europea, quale espresso, in particolare, dal liceo classico di matrice gentiliana, che, nonostante le molte pretese riforme avviate già in epoca fascista (la “Riforma Bottai”), è rimasto essenzialmente lo stesso da ben un secolo, dimostrando, come minimo, una incredibile solidità di impianto, capace di attraversare regimi ed epoche storiche.

La visione che ci ha dato il liceo classico era essenzialmente letteraria, costruita innanzitutto intorno alle letterature greca e romana, poi anche, in minor misura, alla filosofia europea e ai “Grandi” della letteratura italiana, con qualche modestissimo sprazzo di culture europee, tutto ciò accomunato dall’ iniziale afflato “classicistico”. Pur rappresentando questa cultura solo una parte assai limitata delle infine correnti che formano l’identità europea, essa può comunque essere considerata come una buona posizione intermedia fra il subconscio ancestrale indoeuropeo e il modernismo, fra le radici medio-orientali e il mondo atlantico, fra il politeismo e messianesimo immanentistico (chiliasmo) della Postmodernità.

Nel libro di Croce, come si faceva nelle scuole ancora cinquant’anni fa, la storia della letteratura  (ma anche la storia tout court) , si arrestavano alla Prima Guerra Mondiale, quando l’immagine unitaria della cultura europea fondata sull’umanesimo incominciava a incrinarsi, sotto le spinte del relativismo, del culto dell’azione e del progresso: Nietzsche e Dostojevskij, con i quali significativamente anche Croce arresta la sua narrazione.

E’il “Mondo di Ieri” esaltato da Stefan Zweig, a cui alcuni dei Padri Fondatori dell’ Europa si ispiravano, anche se già a cavallo della Guerra Civile Europea s’ imponevano prepotentemente altre istanze (appunto, il nietzscheanesimo, il futurismo, i totalitarismi, i progressismi..), alle cui sirene alcuni di tali Padri Fondatori non erano indifferenti. Assolutamente azzeccata, quindi, l’idea di chiudere il libro con Nietzsche e Dostojevskij, che hanno espresso con efficacia ineguagliata (anche se ancora all’ interno del vecchio culto della forma “classica”), le inquietudini del tempo nuovo, ponendosi, così, come cerniere fra il XIX e il XXI secolo.

Per questo, il libro, così come la cultura “liceale” che lo ispira, costituisce una base ineguagliabile per confrontarsi con il presente, inteso come l’ultimo secolo – appunto, quello successivo alla Riforma Gentile-. Secolo in cui è accaduto tutto e il contrario di tutto, spezzando l’apparente armonia della “Welt von Gestern”, già sotterraneamente incrinata. Ci è così possibile valutare appieno la distanza fra la scuola gentiliana e la cultura ufficiale di oggi, al fine di trarne insegnamenti per il futuro, non solo della scuola, bensì anche della società, italiana come europea.

I whistleblowers, una nuova forma di erosismo

2.Una Paideia per il XXI secolo

Aprirsi a rami nuovi della cultura, dalla storia della scienza alla paleontologia comparata, dalle religioni orientali alla cibernetica, non dovrebbe significare dimenticare quella cultura classica europea, bensì integrarla in modo fattivo nelle realtà attuale e in fieri, così come hanno fatto il Giappone e la Cina sotto lo slogan: “tecnologia occidentale, valori orientali”.

Operazione riuscita, almeno parzialmente, in tutte le aree “non Occidentali” (la maggioranza del mondo: Asia, Africa, America Latina, vale a dire 7 miliardi di persone), dove si sono rivalutati buddismo, induismo, Islam, taoismo, confucianesimo, scintoismo, indigenismo, sciamanesimo… Solo  in  Occidente qualcosa di simile non sta invece accadendo, perché questo è lacerato dalla divisione interna alla sua potenza egemone, gli USA, fra l’”eccezionalismo Americano”, da un lato, e i “non-whites”,dall’ altro, che già Tocqueville vedeva come foriera di una futura disgregazione, che paralizza ogni rinnovamento culturale.

La cultura classica veicolata dal liceo classico si riallacciava essenzialmente all’ idea ateniese di Paideia, che, attraverso un adeguato bilanciamento di “gymnazein” e “philosophein”, mirava alla formazione di un cittadino “optimo iure” della Repubblica, “kalos kai agathos”, vale a dire sano e valente nell’arte della guerra, ma al contempo saggio e capace di partecipare attivamente alla vita della polis: come si evince dal libro di Croce, una sintesi fra  Achille e Ulisse. Un sincretismo  come quello degli altri Continenti vorrebbe dire, per l’ Europa, rivalutare la classicità europea, come altri hanno fatto con le loro “classicità”, aggiungendovi il Cristianesimo:  una forma di “sincretismo” ben presente in Cina e in India.

Inutile invece ricordare quanto le pedagogie occidentali dell’ultimo secolo si siano allontanate dall’ ideale classico, e poi liceale, di educazione “elitaria” (l’armonia raggiunta attraverso la disciplina, lo sforzo e l’esercizio),  a causa della visione traumatica della Modernità da esse coltivata, che sfocia nella Società delle Macchine Intelligenti.

Per contrastare le rigidità della società borghese, si era perseguito in un primo tempo  l’ideale romantico dell’ “autenticità”(Steiner, Montessori). Dopo di che si era passati alla critica delle culture classica e cristiana  in nome del pragmatismo e della democrazia (la Riforma Bottai, la Scuola di Barbiana). Si arrivava così all’ educazione antiautoritaria (Reich, Fromm), con i suoi corollari della fluidità di genere  (Marcuse) e della “cancel culture”(Chakravarti Spivak, Bhabha), la quale mira proprio a cancellare,  a favore della maggioranza americana “non WASP”, quella cultura classica europea che i WASPs avevano originariamente  imposto in America come dominante. Operazione  che ha certamente un senso compiuto, di critica alla Modernità,  nelle Americhe, nate dalla colonizzazione europea, dalla Leyenda negra, dalla Tratta Atlantica e dal “Trail of Tears”. Essa però, in Europa, ha il significato opposto: la sostituzione,  a quel che resta della cultura europea tradizionale, di un misto di culture WASP e Woke, ma pur sempre americane, e quindi estranee alle nostre tradizioni.

Imporci gli effetti indiretti di una diatriba intestina americana aggiunge così, per noi, il danno alle beffe. La nuova cultura europea dovrebbe essere indifferente a queste contraddizioni, che le sono estranee, salvo, semmai, utilizzarle strumentalmente per sfuggire alla cappa delle retoriche occidentalistiche.

Purtroppo, non è materialmente possibile imporre con la bacchetta magica il ritorno puro e semplice alla scuola di Gentile, né alla civiltà contadina delle “lucciole” esaltata da Pasolini, né tanto meno ad epoche e climi culturali più lontani, come dimostrato anche, indirettamente, da esperienze di altri Continenti, come il congresso culturale di Kyoto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Vanno però fatti salvi i principi di base, i paradigmi “immutabili” o, almeno, plurisecolari della Tradizione europea (e, più in generale, dell’Epoca Assiale: spirito, ordine, armonia, eccellenza, famiglia, cultura), mentre i contenuti non possono non variare: cultura contemporanea e comparatistica, Intelligenza Artificiale…

La casa di Nietzsche a Sils Maria

3.Dostojevkij e Nietzsche

Impossibile estrarre, dall’ enorme massa delle opere di questi due autori, pochi, ma inequivoci, elementi, che permettano d’ individuare esattamente la loro posizione e funzione nel passaggio fra Ottocento e Novecento. In effetti, essi sono così cruciali proprio perché esprimono a tal punto i diversi volti della Modernità, che nessun movimento culturale importante del XX e del XXI secolo ha potuto prescindere da essi.

In genere , si suol dire banalmente che essi condividono il concetto che “se Dio non esiste, tutto è permesso” -frase che per altro avrebbe formulato per primo Stirner, e che comunque non è che la riformulazione in chiaro della tematica cartesiana e pascaliana del “dubbio sistematico”-. Cartesio infatti postulava l’esistenza di Dio quale garanzia di una verità obiettiva. Ma, con ciò, apriva la strada all’ abbandono della “Ragion Pura”, che dovrebbe valere di per sé, indipendentemente dalle esigenze gnoseologiche degli umani. Se, però, la “Ragion Pratica” è solo “trascendentale”, l’Umanità è libera di forgiarsi quella verità che più le si confa’. A quel punto, “non esistono più fatti, ma solo interpretazioni”, sospinte dalla “Volontà”. Volontà che non può essere solo “di vita”, bensì di qualcosa di più, “Volontà di Potenza”. Anche le scelte umane, e ciò che a quelle scelte sottende, i “Valori”, sono aspetti della Volontà di Potenza. Perciò, non è possibile formulare un sistema di valori stabile e condiviso: tutto è in movimento, nello spazio e nel tempo (“panta rhei”). Coloro che pretendevano che il sistema dei valori fosse stabile nel tempo e nello spazio affermavano che questo era stato stabilito da Dio (o dagli Dei), e fosse stato dato da questo (o da questi) agli uomini, come nella Stele di Hammurabi, o per i 10 Comandamenti. Ma tanto il Codice di Hammurabi, quanto i Dieci Comandamenti, erano precisamente il contrario di un sistema stabile. Proprio il Genesi narra che le originarie Tavole della Legge furono distrutte da Mosè per sdegno del fatto che gli Ebrei adorassero il Vitello d’Oro, e sostituite con tavole scritte di suo pugno, dove il primo comandamento suonava, come oggi ”Io sono il Signore Dio Tuo, non avrai altro Dio all’ infuori di me”. E, come prima cosa, Mosè fece una strage di Israeliti, colpevoli di avere adorato il vitello, infrangendo  così il comandamento “non uccidere!”.

La storicità dei valori esisteva dunque già prima di Nietzsche e Dostojevskij(pensiamo per esempio a Erodoto o a Gioacchino da Fiore), sicché il “relativismo etico” non è certamente un ‘invenzione moderna. Ciò che è invece nuovo è che questo relativismo non viene più affermato in forma implicita (“obiter dictum”), bensì sottolineato in modo polemico. La teoria della diversità dei valori fra l’aristocrazia e  gli schiavi, che già esisteva, per esempio, nelle opere della “rivincita aristocratica” dei primi del ‘700, ma solo in Nietzsche diventa un vero e proprio motore della Storia, a partire dall’affermarsi degli Indoeuropei, attraverso l’Induismo, l’Ebraismo, e il Cristianesimo, fino al moralismo progressista contemporaneo a Nietzsche. Parallela alla visione di Nietzsche è la visione della degenerazione del Cristianesimo in Dostojevskij, dove il messianesimo laico del progressismo viene identificato con il mito dell’ Anticristo, una pseudo-salvezza materialistica che pretenderebbe (con i risultati catastrofici che oggi si vedono) di negare il carattere drammatico dell’ esistenza umana.

Per ambedue questi autori, l’Apocalisse non è un incidente di percorso, bensì un destino ineluttabile. Ambedue non propongono veramente una soluzione, perché non riescono ad uscire veramente dal pessimismo e dal determinismo da cui vorrebbero liberarci. I loro epigoni continueranno perciò a dibattersi negli stessi problemi. Tra l’altro, Nietzsche avrebbe voluto tradurre in pratica le proprie idee, fondando un “partito della vita”, che avrebbe dovuto travolgere tutte le classi dirigenti d’Europa, dalle Chiese agl’Imperi Centrali ai socialisti. La pazzia interruppe però fan dall’ inizio questo progetto.

In Dostojevskij, la progettualità politica consisteva nell’adesione all’idea ortodossa della Terza Roma, che avrebbe sconfitto l’Anticristo, salvando l’ Europa.

Nonostante le difficoltà di realizzazione pratica delle idee dei nostri due autori, non si può negare che la loro capacità di esprimere nel modo più efficace la tensione apocalittica della Modernità abbia fatto sì che ad essi si siano ispirati buona parte degli autori più significativi del Novecento, da Thomas Mann a D’Annunzio, da Martin Buber a Ahad haHam, da Tsiolkovskij a Stefan Heim, da Lu Xun a Heidegger, da Wittgenstein a Spinelli, da De Finetti a Saint Exupéry.

Sono quindi i nostri autori  corresponsabili della Guerra Civile Europea e delle sue stragi? Probabilmente sì, perché anche i politici, e, in particolare, i politici totalitari, hanno fatto ampio ricorso a concetti tratti dalle loro opere. Nessuno ha ancora proposto di bandirli in nome della Cancel Culture, perché non hanno avuto importanti effetti pratici in America e nei confronti dei popoli di colore, sui quali si basa la cultura “Woke”. Nessuno è andato ancora a ripescare, per esempio, il giudizio di Nietzsche sull’ eccidio degli Herero. Perfino quando, nell’ ondata russofoba, si è tentato di boicottare Dostojevskij, come nel caso delle conferenze di Nori, la reazione è stata così violenta che si è rinunziato a procedere oltre.

Anche in questo l’Europa è diversa dall’ America. Un’ eventuale damnatio memoriae degl’intellettuali che, nel corso dei millenni, hanno incarnato punti di vista diversi da quelli attuali eliminerebbe tutte le basi della civiltà europea, da Sinliqiunnini alla Bibbia, da Omero a Ippocrate,da a Cesare a Orazio,da Sant’Agostino ai poeti provenzali, da Lutero, a Machiavelli, da Voltaire a Wagner, da Florenskij a Schmitt…

Proprio per questo, la storia della cultura europea dopo il 1914 è così difficile da scrivere. Per questo occorrerebbero, al contempo, un enorme coraggio e un’inesauribile acribia. Se, però, vogliamo che quello sforzo serva a qualcosa, dovremmo affrontare proprio questo tema, che è quello che dovrebbe distinguerci dall’ America, giustificando l’esistenza di un’Identità Europea che non sia se non una brutta copia di quella americana. Secondo il “canone occidentale”, l’America, attraverso la conquista e l’occupazione dell’Europa avrebbe provvidenzialmente liberato  quest’ultima dalle sue pericolose tendenze: identitarismo, spiritualismo, elitarismo, cetualismo, estetismo. Per questo, contraddicendo a tutti gl’insegnamenti della storia, l’occupazione e la subordinazione dell’ Europa dovrebbero durare in eterno. Se l’Europa vuole sopravvivere, deve uscire da questa trappola concettuale.

Per fortuna, provvidenzialmente, la Cancel Culture sta travolgendo anche il moralismo puritano: l’America non è più la Fine della Storia: dalla nuova Guerra Civile Americana sta scaturendo una visione problematica della missione dell’America, in cui anche la cultura europea potrà inserirsi per rivendicare una propria autentica legittimità.

Un aspetto notevole dell’opera di Croce è la sua inalterata affermatività. Per dirla con Nietzsche, il sui “dire sì” (“bejahen”).Per questo, essa si limita, ed efficacemente, a “dire sì” a tutto ciò ch’essa considera come facente parte dell’ Identità Europea, senza mai soffermarsi su ciò che ad essa è estraneo, o ne costituisce un limite. Il che è importante in un’era esclusivamente critica come la nostra, in cui è così difficile infondere negli Europei una qualche forma di entusiasmo, di “volontà di vita”. E, tuttavia, spesso quest’obliterazione del negativo fa perdere anche di vista ciò che è specificamente europeo, e, soprattutto, rende difficile scrivere l’ultima parte di questa storia, quella dopo il 1914..

Intanto, viene sfumata l’ormai abituale contrapposizione fra Greci e Persiani . Poi, Roma e i Barbari, Roma, Bisanzio, l’Euroislam, la Terza Roma. Infine, le pretese della modernità americana e tecnocratica. Tutte cose che ancora incidono, eccome, sull’ identità degli Europei e sui loro sforzi per costituirsi quale autonomo Stato-civiltà. In un momento in cui il recupero, grazie alla politica, delle tradizioni culturali europee permette finalmente un discorso più obiettivo sulla nostra storia, si richiede, a nostro avviso, anche un’adeguata messa in rilievo dell’ aspetto dialettico di questa identità. Certo, ciò renderà più sofferta la costruzione di una “memoria condivisa”. Ma è quest’ultima necessaria, o non è piuttosto sinonimo di un totalitarismo “soft”?

Infatti, quando parliamo di “Identità Europea” non pensiamo a una sorta di “Evangelo del popolo” come quello di Michelet, né a un testo di “educazione civica”, e nemmeno alla sostituzione di un’”Egemonia culturale patriottica” a un’”Egemonia Culturale della sinistra”. Pensiamo alla creazione, da parte di una minoranza attiva, di una nuova tematica, se necessario dialettica e variegata, da immettere sul mercato a condizioni di parità con  quelle oggi comunque dominanti a causa della vischiosità delle istituzioni organizzatrici del consenso: vertici politici e accademici, media, scuola, e della onnipervasività della cultura “Mainstream” globalizzata.

Oggi ci si preoccupa tanto della creazione di un’”Identità Nazionale”, che bene o male già c’è, mentre latita una vera cultura europea, con la quale non va confusa la pasticciata narrazione “occidentale” che oscilla (in attesa di ordini precisi sa Oltre Oceano), fra il suprematismo occidentale e la cultura Woke.

La prigione di Pound in Italia: materializzazione della “Gabbia di Acciaio” di Weber

5.Contributo della cultura classica alla formazione dell’ uomo dell’ Era delle Macchine Intelligenti (l’Identità Europea del XXI Secolo)

Confesso la mia reticenza ad occuparmi di quest’ultimo soggetto, a causa della mia incompetenza, teorica e pratica, in materie così distanti come  la pedagogia, la cultura fisica, la genetica, la psicologia, la cibernetica, la storia delle tecnologie,  l’interfaccia uomo-macchina, l’ Intelligenza Artificiale. Ed è proprio su questi temi che competenze ed esperienze di persone come Croce dovrebbero essere appropriatamente valorizzate. Eppure, l’”Enhancement” (“Accrescimento”) dell’Umano di fronte all’ onnipresenza dell’ Intelligenza Artificiale è così centrale nelle questioni dell’ oggi, che ciascuno di noi dovrebbe fare ogni sforzo per reperire idee e risorse per poter rispondere a domande come:

-qual è il residuo di umanità che occorre preservare dalla grande ibridazione in corso, e perché?

-esistono tecnologie (come il “Block-chain”) che possono contrastare la necessaria centralizzazione nel sistema macchinico indotta dalla logica dell’ Intelligenza Artificiale?

-data la debolezza dell’ “uomo medio” nei confronti dell’ ecosistema digitale, non è forse necessario ricreare un “ecosistema umano” che supplisca alle insufficienze genetiche con una visione “gerarchica” delle competenze?

la predestinazione sociale  resa possibile dall’editing genetico (quale preconizzata da Huxley nel “Mondo Nuovo”) è veramente aberrante come generalmente si pensa, o non costituisce un’attualizzazione di quella logica castale che caratterizzava l’Ancien Régime, e ancora caratterizza l’Homo Hierarcicus in quasi tutti i Paesi del mondo (Dumont)?

-è possibile una scelta politica fra la Singularity Tecnologica e l’Umanesimo Digitale, o il destino dell’ Umanità è oramai scritto, così come  risulterebbe da talune interpretazioni dell’ Apocalisse, quali ad esempio quelle di Teilhard de Chardin, Anders e  Kurzweil?

Una volta data una risposta a queste domande, ed eventualmente accertata la possibilità di una scelta, come utilizzare la cultura classica per realizzare l’ “Enhancement”?:

-rifare i Kaloi kai Agathoi  accoppiando, alle classiche “agogé” e “schole”, anche l’editing genetico?;

-ristrutturare l’intero curriculum di studi, dall’asilo nido alle più elevate accademie, in modo da poter fare fronte all’esigenza sempre maggiore di conoscenze teoriche e pratiche, che dovranno accompagnare una profonda ristrutturazione della società;

-riprendere la scrittura di opere “classiche”, se necessario rivalutando l’uso attivo delle lingue classiche, con l’aiuto dell’ Intelligenza Artificiale?;

-estendere il concetto di “classico” ai classici di altre culture, da Confucio a Laotse, a Sun Tsu, a Buddha, Valmiki, Firdauwsi..;.

-creare un “canone europeo” che comprenda anche la parte nascosta della cultura europea, come le culture di al-Andalus e dell’ Impero Ottomano, l’epica nordica e russa, i Progetti Europei di Crociata, le “lettere curiose e divertenti” dei Gesuiti dalla Cina, il Romanticismo dell’ Europa Orientale, il Cosmismo russo, l’Eurasiatismo.

E’ nell’ ottica di quest’azione che varrebbe la pena di tentare di riempire la lacuna circa l’ultima fase della storia dell’ identità europea, se del caso con intenti e accenti diversi dalla prima, dato il necessario intreccio di fatti, interpretazioni ed azione.

KULTURKAMPF

L’arresto di Assange a Londra due anni fa

Eventi disparati succedentisi in questi pochi ultimi giorni stanno confermando che è in corso in tutto il mondo una guerra culturale “senza limiti” (Kulturkampf),  combattuta prima di tutto con un uso congiunto di retoriche ideologiche e delle nuove tecnologie ( che funzionano come  prolungamenti dell’ideologia). E’quella che Sunzu aveva già definito “Conquistare il Tian Xia senza uccidere nessuno” e Nietzsche avevachiamato “L’Ultima Grande Battaglia” fra “grande e piccolo, ricco e povero”).

L’ultima versione ufficiale di tutto ciò è la “Dottrina Biden”, che Massimo Giannini ha descritto ironicamente sulla prima pagina de “La Stampa”: “La Dottrina Biden è ormai nota: è in atto una ‘recessione globale delle democrazie’e un’aggressione sistematica delle autocrazie. La Cina e la Russia, la Turchia e l’ Iran. La minaccia è ovunque. E gli eserciti nemici, come l’Impero del Male teorizzato a suo tempo da Bush, incedono su più fronti. A colpi di armamenti e/o di investimenti.”

A nostro avviso, la situazione è in  realtà più complessa, come tentiamo di spiegare qui di seguito.

Colombo contestato in America

1.”Il “summit delle democrazie”: un sintomo dell’erosione del sistema americanocentrico

Non è infatti casuale che ora l’ America, scossa oggi in tante sue vecchie certezze (Fine della Storia, della concordia  fra le “sue razze”, e della leadership tecnologica) senta il bisogno di rilanciare così platealmente la sua politica di egemonia sugli Stati che si pretendono “democratici”. Come scrive appunto Giannini, il  “Summit for Democracy” si è rivelato però perdente, già anche perché (aggiungiamo noi), su 249 Stati indipendenti del mondo  gli Stati Uniti se la sono sentita di invitarne solo 110, a causa del tacito presupposto che, dopo 70 anni dalla Dichiarazione di San Francisco e 32 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, l’”esportazione della democrazia” è ancora in alto mare, visto che gli altri 138 (la maggioranza) non sono stati considerati come democratici.Scrive Giannini:”Questo ‘Club delle democrazie’ finora non ha saputo opporre granché di concreto ai suoi avversari esterni””Sulla Cina si balbetta. Sulla Russia si nicchia (a parte qualche rituale altolà, e ora l’annuncio di sanzioni Ue in arrivo per la famigerata Brigata Wagner, accusata di violazioni dei diritti umani in Ucraina, in Siria e in Libia)”.

In secondo luogo, l’affermazione che “le democrazie sono le più efficienti” (che avrebbe dovuto essere il Leitmotiv dell’ evento) è stata smentita degli schiaccianti dati dei morti di Covid (USA 796.000, Cina 4.636).Un dato che ha alitato su tutta la manifestazione, e che ha creato non poco imbarazzo in molti oratori (come Draghi), che sembravano recitare, ma con scarsissima convinzione, un copione scritto, o meglio prescritto:“..le nostre nazioni allarmate non hanno le carte in regola per denunziare la ‘recessione democratica’ altrui, se prima non si interrogano su ciò che sta succedendo a se stesse.”(Massimo Giannini, La Stampa).

Infine, sulle prime pagine erano comparse, in contemporanea, le immagini del processo per l’estradizione di Assange, richiesta dagli USA, con la scandalosa decisione della corte inglese di concederla, e ora compaiono notizie sul fallito colpo di Stato di Trump.Il tutto concorre a dimostrare che le “democrazie occidentali” non sono soltanto inefficienti, ma anche (qualunque cosa possa voler dire) “antidemocratiche”, o, più correttamente, “illiberali”.

Giorgio Washington, Gran Maestro della Massoneria americana.

2.Alle radici del messianesimo americano

Fino dalla “scoperta” dell’ America da parte di Colombo, che si considerava investito di una missione affidatagli da Dio, si sono succeduti una serie di eventi che facevano, già ai loro tempi, pensare ad un’unica, colossale, lotta ideologica, fra, da una parte,  una serie di cosiddetti “utopisti”, come Tommaso Moro, Ruggero Bacone, Vieira, e  Harrington, che ambientavano i loro progetti apocalittici in America, e , dall’ altra, i loro antagonisti, come De Las Casas, Montaigne, Rousseau, Voltaire, Kierkegaard, nonché fra varie versioni dell’utopia  “atlantica”: la Fine della Storia “all’americana”, quella trockista, quella ariana….

Pochi sanno che Colombo, nel Libro delle Profezie, annoverava  sé stesso nella discendenza dei profeti di Israele, ed enumerava le corrispondenze delle Sacre Scritture con l’impresa da lui compiuta – identificandosi via via con Ezechiele, gli Apostoli, i Re Magi, l’Arcangelo Michele, Salomone, Re Davide e Cristo stesso. La sua visione del futuro veniva presentata, come poi ribadito da Viera nell’ “Història do Futùro”, come l’ultimo capitolo della Storia Sacra, destinata a culminare nella Fine del Mondo, ovvero nel Secondo Avvento di Cristo. che la Chiesa aveva dilazionato nel tempo, mentre gli eretici non mancavano di predirlo come imminente di secolo in secolo, e Colombo considerava avverato da se stesso.

E’ dunque con Colombo che nasce l’idea, espressa poi da Lessing, di portare sulla terra le speranze escatologiche (morali e materiali) della religione.

Venendo a tempi più recenti, queste fantasie apocalittiche sono state i riprese nei Magnalia Dei Americana, nel Testamento di Washington, nelle opere di Emerson, di Saint-Simon,di Whitman, di Enfantin, di Friske e di Kipling, nella lettera di Mazzini a Lincoln, nei “Leaves of Grass” di Whitman,  nella “Filosofia dell’ Opera Comune” di Fëdorov, in von Neumann, in Kurzweil e nel primo Fukuyama.

Queste utopie hanno un contenuto “olistico” per eccellenza: sono, da un lato, spirituali (la fine del “peccato”), e, dall’ altra, materiali (un mondo di abbondanza e di facilità), che, secondo l’idea manichea e poi positivista, sono intrinsecamente legate. E’ l’ “Eterogenesi dei fini”, temuta dal pensiero classico e dai Padri della Chiesa, ma fatta propria anche da illuministi come Vico, Wundt, Mandeville e Kant.

La volontà di realizzare l’utopia  in pratica ha provocato, fra l’altro, in America, grandi calamità come la guerra d’indipendenza americana, il Trail of Tears, le guerre con il Messico, i Confederati e la Spagna, e, di riflesso, in Europa e in Asia, tutte le guerre degli ultimi 2 secoli.

L’Europa divisa a Yalta non è ancora riunita

2.”Occidente” e “Blocco Socialista”:  due volti della stessa rivoluzione

La cosiddetta “Guerra Fredda”, conseguenza dell’ espansione mondiale delle “Rivoluzioni Atlantiche”, è stata una lotta globale fra due versioni di quella  stessa utopia messianica: da un lato, la deterministica Teoria dello Sviluppo di Rostow; dall’ altra la Coesistenza Pacifica intesa da Hruśčëv come  una sorta di ordalia per stabilire chi (USA o URSS) fosse veramente in grado di realizzare il mondo giusto e ricco fantasticato da Bacone. Sempre per via dell’ “Eterogenesi dei Fini”, quell’ordalia fu più sanguinosa di quanto normalmente si riconosca Essa provocò, tra l’altro, le guerre di Corea, del Vietnam e dell’ Afghanistan, i colpi di Stato in Ungheria, Turchia, Iran, Grecia, Brasile, Cile, Argentina e Polonia, e le guerre civili in Europa Orientale, Sudamerica e Asia Sud Orientale.

Mentre il primo Fukuyama era convinto che  quella battaglia sarebbe stata ormai vinta inevitabilmente dall’ America, Huntington era più scettico, ipotizzando ancora uno Scontro di Civiltà fra “The West” e “The Rest”: precisamente ciò che  vorrebbe realizzare Biden , con il suo “Summit delle Democrazie”, dove i politici sostenitori del sistema americano, autodefinentesi, a torto o a ragione, “democrazie”, si sono incontrati apparentemente con lo scopo di coalizzarsi per sconfiggere  tutte le altre forme di società oggi esistenti (138 Stati indipendenti!), definite collettivamente e dispregiativamente  come “autocrazie”. Ambedue definizioni non del tutto appropriate, ma tuttavia comprensibili  purché le si legga attentamente alla luce della filologia classica.

L’America, senza un nemico da combattere, perderebbe la sua ragion d’essere e si dissolverebbe, perché, come diceva Chesterton,  essa non ha un’ideologia, bensì è un’ideologia (e, aggiungiamo noi, è un’ideologia bellicosa e apocalittica).La lotta fra “la” democrazia e tutti gli altri (le “autocrazie”) non  è infatti che il nuovo volto della rivoluzione permanente portata avanti dagli Americani(Emerson, Whitman, Ledeen), prima contro il “Selvaggi Indiani”, poi contro i Francesi”papisti”, il Re fedifrago,  gl’ignavi Messicani, i “colonizzatori” spagnoli, i “Crucchi”, i “Musi Gialli”, i “Comunisti”, gl’”Islamisti”…

I due  concetti  facenti parte  dell’ antitesi propria alla c”dottrina Biden (democrazia e autocrazia) hanno come secondo membro il termine “crazia” ( che Luciano Canfora precisa, nel suo articolo “La democrazia non è liberale”) significa “potere”. Nel primo caso, il potere sarebbe “dei poveri” (come dice Aristotele, ma io direi oggi, piuttosto anacronisticamente, “delle periferie”, significato originale di “demos”),nel secondo, del “libero arbitrio” (cfr. Platone).Giustamente, Canfora scrive dunque che, per questi motivi,  “Quando parliamo di democrazia non sappiamo di che cosa parliamo. E’ una parola come la clava di Eracle, che si scaraventa contro l’interlocutore per intimidirlo”. Ma lo stesso si può dire, a maggior ragione, di “autocrazia”, che, a sentire gli Americani, unirebbe sistemi così diversi come Cuba, il Venezuela, l’Ungheria, la Turchia, la Russia, l’ Egitto, l’ Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, Singapore,  l’Iran, la Cina, il Vietnam e la Corea del Nord (vale a dire tutti e soltanto quei Paesi che non obbediscono ciecamente agli USA) .In effetti, in Greco, “autokratèia” significa padronanza di se stessi, indipendenza, sovranità. Le “autocrazie” sono quelle che, essendo indipendenti dall’ Impero Mondiale e “padrone di se stesse”, possono esercitare il proprio “libero arbitrio”. L’”autocrazia”, anziché essere sinonimo di dispotismo centralizzatore, ha una vocazione personalistica ed individualistica, che mira alla difesa della personalità contro la spersonalizzazione delle società di massa.

E’ per questa ragione politica che, sul piano filosofico, è ora in corso un attacco generalizzato contro il “libero arbitrio” (cfr. Galimberti).E qui si spiega anche la campagna contro il Greco e il Latino (Cingolani), che, invece, sono fondamentali, almeno per le élites pensanti, per capire criticamente le basi vere del “Kulturkampf” in corso. “Last but not least”, la martellante propaganda buonistica per persuaderci che, finalmente, con la nuova cultura dell’ eguaglianza, dell’accoglienza, dell’ibridazione, della fluidità, il male, macchia delle società passate, scomparirà dal “Legno Storto dell’ Umanità”, grazie alla razionalità imposta dalla tecnica e incarnata nell’ Intelligenza Artificiale (Ferraris).

La guerra fredda fra USA e Cina è
una guerra d’informazione e tecnologica

3.La Nuova Guerra Fredda

Secondo Oskar Lange, il socialismo avrebbe potuto realizzarsi solo con un uso massiccio dei computers. E’ ciò che si sta verificando oggi, e questo favorisce, da un lato, lo sviluppo dell’ inedito “Socialismo con catratteristiche cinesi”, e, dall’ altro,  la convergenza fra capitalismo e socialismo nell’ Ideologia Californiana.

La caduta del Muro di Berlino  ha avuto infatti come primo effetto lo svilupparsi l’ egemonia incontrollata  dei GAFAM americani, prima confinati allo spionaggio e alla guerra elettronica, e ora spazianti su qualunque attività umana, e poi una serie di nuove guerre (Nagorno Karabagh, Cecenia, Transnistria, Jugoslavia, Donbass), e la destabilizzazione permanente degli avversari (Irak, Libia, Siria, Serbia, Ucraina, Tibet, Xinjiang, Hong Kong). Tuttavia, l’effetto più appariscente è stato quello culturale, dove il crollo del Socialismo Reale ha comportato anche una metamorfosi in tutto il mondo dell’egemonia culturale marxista, apparentemente superata dalla rivoluzione tecnologica,  perché ha reso obsoleto i vecchi piani quinquennali. I molti eredi del movimento internazionale comunista hanno scelto ovunque di ri-posizionarsi rapidamente nella nuova realtà (così come avevano  fatto i fascisti nei partiti “antifascisti”), mantenendo comunque il loro potere: chi, come in Corea del Nord, radicalizzandosi, che, come a Cuba, divenendo più flessibili, chi, come in Vietnam, rimanendo se stesso ma alleandosi con gli USA.

La Cina ha continuato sulla propria strada diversa, segnata da Kang You Wei, Sun Yat Sen e Mao Zedong, mentre la Russia ha mantenuto (e mantiene) il partito erede del PCUS, anche  seridotto a maggior partito d’opposizione, di Russia e d’ Europa (9 milioni di elettori).

Altrove, i post-comunisti, mescolandosi con rivoluzionari non marxisti, con socialdemocratici, e cattolici del dissenso, con sciiti, radicali, democristiani, liberali, conservatori, tradizionalisti, populisti e post-fascisti, e soprattutto con i “post-umanisti”, anno portato ovunque gli slogan progressisti, egualitari, materialisti ereditati dal gauchismo (egualitarismo, antiautoritarismo, fluidità sessuale) . L’egemonia culturale marxista si è mescolata così alle lobby “californiane”  avanguardie del “Kulturkampf”, e sta estendendosi  anche al centro e alla destra. L’apparente “ammucchiata”, che ha trovato la sua massima espressione nel “Natale dei Conservatori” di Atreju costituisce la plastica rappresentazione di questa sostanziale convergenza, che, se, apparentemente,costituisce una grande vittoria di una destra dichiaratamente postfascista e finalmente sdoganata, rappresenta nella realtà il successo  postumo collettivo del ’68 : da un lato, la “testimonianza” tradizionalista  di evoliana memoria, e, dall’ altro, la “Lunga Marcia attraverso le Istituzioni” di Rudi Dutschke, il cui esito finale è stato che i “radical chic”, così estremisti da essere in realtà conservatori, dettano la linea culturale e politica  a un’ intera classe dirigente deculturalizzata. Per esempio, che cos’altro è l’ideologia “gender” se non quella fluidità sessuale che, secondo il Marcuse di Eros e Civiltà (libro cult del ’68), avrebbe caratterizzato il felice stato dell’ uomo primitivo?

In questo contesto, i  GAFAM restano nonostante tutto il “nocciolo duro” del progetto baconiano incarnato dall’ America (l’isola di Bensalem piena di motori e di telefoni ), ed hanno anche preso formalmente il controllo della società americana (comitato NSCAI, Endless Frontier Act) e, attraverso di essa, cercano di prenderlo di tutto il mondo (cfr. Schmidt e Cohen, The New Digital Age). Al di fuori della Cina e dei suoi BATX, non esiste oggi nessun Paese libero dall’ ecosistema digitale americano.

Il “politicamente corretto” oggi imperante è  precisamente l’effetto  della “manovra a tenaglia” fra post-comunismo in cerca di nuovi padroni, messianismo americano disorientato e controllo informatico dei GAFAM, che sta restringendo sempre più i margini di libertà e di creatività in tutto il mondo, in preparazione di una IIIa Guerra Mondiale informatica contro l’ ecosistema digitale cinese, e del superamento dell’ Umanità da parte delle macchine. Che questa previsione non sia azzardata, è che hanno parlato di concrete possibilità di guerra soggetti tanto diversi quanto Biden, Lukashenko e Orbàn.-

 

La Cina persegue il “ringiovanimento della nazione”

4.Le reazioni delle culture “altre”

Ovviamente, questo processo di espansione del potere tecnocratico occidentale, per quanto camuffato,  non può avvenire in modo totalmente indolore, ed è per questo che lo si descrive in termini edulcorati, come “esportazione della democrazia”. Tutta l’attività dell’ “establishment” è volta semplicemente a mascherare la transizione, dall’oligarchia costituzionale del II° Dopoguerra, allo Stato Mondiale del Controllo Totale.

Vi sono vari tipi di reazione, dipendenti dalla natura dei vari Paesi e delle varie culture.

Come si è visto, la prima “contro-azione”, è stata quella della Cina, la quale, nel corso di esperienze traumatiche come le guerre dell’ oppio, quelle  anti-giapponese, di Corea e del Vietnam, le insurrezioni dei Taiping e dei Boxer, e quelle contro le occupazioni occidentale e giapponese, le lotte contro i secessionismi, l’egemonia sovietica, le infiltrazioni occidentali e le sanzioni americane, ha resuscitato  un fortissimo senso della propria identità, tradizione e grandezza, e ne ha tratto la forza per uno sviluppo autonomo nonostante la disperata posizione iniziale- bruciando in 70 anni le tappe da Paese sottosviluppato a dittatura “sviluppista”, a Paese in via di Sviluppo, a “Fabbrica del Mondo”, e, ora, a leader della tecnologia e dell’ economia mondiali-. Essa è, per questo motivo, oggetto di un attacco violentissimo dell’America, che non vuole perdere la propria leadership, alla quale  deve il proprio benessere e la propria stessa esistenza.

Il “Socialismo con Caratteristiche Cinesi” è più avanti dell’ Occidente (di forese 50 anni) sulla strada verso una società compiutamente tecnocratica, tanto che,  in molti casi, come la preservazione della cultura tradizionale, la tutela dei consumatori e l’educazione dei giovani, sta già sperimentando , grazie alla persistenza dei suoi valori ancestrali dei correttivi che in Occidente ancora non si vedono. In questo senso, essa può dare quelle risposte alle domande poste in questi giorni da vari autori ai “conservatori” europei e russi, e per le quali una risposta non è ancora pervenuta.

La Russia, che non si era mai identificata al 100% con l’URSS, e, anzi, aveva provocato il crollo di quest’ultima con atteggiamenti quali quelli di Sol’ženitsin e di Elcin, si era però resa conto ben presto che gli USA stavano approfittando della debolezza delle ex Repubbliche e dei Paesi dell’ Europa Centrale per attaccare la stessa Russia (cfr. casi della Serbia, della Transnistria, della Georgia, dell’ Ucraina), e che, da parte sua, l’Europa non aveva alcuna intenzione di accoglierla nell’ Unione come richiesto da Gorbačëv e da Elcin. Come conseguenza, essa ha usato tutti i mezzi ancora a sua disposizione (esercito, arma nucleare, minoranze etniche, solidarietà storiche, diplomazia, gas) per compensare la perdita dell’influenza ideologica e strategica dell’ ex URSS. Nell’ ultimo decennio, Putin ha sottolineato l’appartenenza della Russia all’ Europa e alla religione cristiana, puntando a divenire il leader dei conservatori, ma senza dare uno sviluppo compiuto a questa parabola culturale brillantemente avviata.

I Paesi medio-orientali, scossi da profonde tensioni interne, hanno comunque in comune il fatto di sottolineare la comune eredità islamica ( almeno per ciò che riguarda il culto, l’educazione, l’etica sessuale, la lingua sacra, la difesa della Palestina, i simboli identitari), e questo permette loro di difendere, anche se disordinatamente, la loro identità.

L’interazione  fra l’offensiva culturale e sociale occidentale-americana e delle contro-azioni  dei vari Continenti, ha dato luogo a una serie di sotto-conflitti minori, come quello fra Woke e suprematisti bianchi, fra EU e Visegrad, fra Visegrad e Bielorussia, fra Russia e Ucraina, fra Aseri e Armeni, Cinesi di Hong-Kong di varie fazioni, ecc…).

Anche in Europa si sono manifestati, di tanto in tanto, movimenti disordinati di reazione all’invasione di concetti, armi, organizzazioni, movimenti, imprese, americani, come per esempio il neo-liberismo, l’americanizzazione della lingua, la costruzione di nuove basi militari, le “guerre Umanitarie”: gollismo, Serbia, Erdoğan, “Sovranità Europea”. Tuttavia, si ha l’impressione che nessuno sia disposto a tirare molto la corda per timore di fare la fine di Olivetti, Mattei, Gorbaciov.

Sul piano culturale, gli Stati Uniti sono ancora forti, perché le culture ufficiali di tutto il mondo, nate in un modo o nell’ altro sotto la spinta dell’Occidente imperiale, faticano a riscoprire una serie di approcci delle loro tradizioni (come “Tian Xia”, paneuropeismo, euroislam), che le aiuterebbero a mantenere una maggiore indipendenza, e continuano a puntare su forme di sincretismo che, alla fine, si rivelano, come già il vecchio “Wakon Yosei” giapponese, perdenti. Occorre urgentemente costruire, un discorso culturale mondiale che non sia quello dei GAFAM, riuscendo a rintracciare quei “valori spessi” che accomunano, secondo Hans Kueng, tutte le civiltà del mondo (mentre quelli “sottili” sono specifici delle singole culture). Fra  i primi non c’è la “democrazia” americana, che rientra invece semmai fra i secondi.

Capek ha descritto fino dal 1923 la rivolta dei robot

4. La dittatura informatico-digitale

Il “vertice mondiale sulla democrazia” è iniziato il giorno stesso in cui  una corte inglese, su richiesta degli Stati Uniti, ha deciso che Julian Assange può essere estradato negli Stati Uniti, dove potrebbe essere condannato a più di 170 anni di reclusione soltanto per le sue attività giornalistiche, cioè per avere reso accessibili al pubblico di Internet tutti gli e.mail scambiati negli ultimi anni fra Governi ed ambasciate, oltre che i filmati di uccisioni mirate di droni pilotati dall’ Esercito Americano da basi europee.

Non si capisce perché solo gli Stati Uniti abbiano tanta voglia di processare Assange se questi ha rivelato i segreti di tutti gli Stati del mondo, e nessuno di questi ultimi intenda processare Assange (salvo l’ Inghilterra che lo tiene prigioniero e si accinge a consegnarlo agli USA).Evidentemente, gli Stati Uniti si considerano i tutori e i maggiori beneficiari dell’attuale ordine mondiale, e soprattutto della dittatura digitale, sì che, non solo chi lo attacca, ma perfino chi ne rivela i lati negativi, così, come scriveva Foscolo, “temprando lo scettro ai regnator” , diviene il “nemico numero uno” dell’ America, che si arroga  anche il diritto, con la sua “applicazione extraterritoriale del diritto”, di giudicare chiunque in qualunque parte del mondo, come se fosse un vero sovrano universale.

Anche non è proprio, come ha affermato uno speaker russo, “come se la tenutaria di un bordello pretendesse d’ impartire lezioni di morale a giovani fanciulle”, questo è piuttosto rivelatore di che cosa sia veramente la “democrazia” americana -.

Essa invera l’ipocrisia puritana (l”uomo bianco ha la lingua biforcuta”),  , ma, soprattutto, dimostra la verità di quanto affermato da Canfora là dove scrive che “la democrazia non è liberale”. Infatti, “i romani si ritenevano il luogo della libertas. Libertà e democrazia erano per loro agli antipodi. Ancora nella lingua italiana del Trecento maggioranza significava sopraffazione.”

L’invasione digitale impedisce l’innovazione sociale perché favorisce la mediocrità dell’ utente e impedisce l’eccellenza del creatore: un Pericle, un Orazio, un Cesare, un Sant’Agostino, un Dante, un Machiavelli, un Goethe, un Nietzsche, non sarebbero possibili nella blogosfera. Come aveva scritto Antoine de Saint-Exupéry, “mettendo in bella” le idee di Tocqueville, “E’ triste quando un individuo schiaccia la maggioranza, ma è più grave quando la maggioranza schiaccia l’individuo”, che è ciò che si verifica nelle presenti società di massa.

Infatti, l’unico modo per garantire l’eguaglianza è distruggere l’ “autokratèia”,il “libero arbitrio” personale o nazionale, per trasferire tutto il potere alla cosiddetta “intelligenza dello sciame”, che è quell’intelligenza digitale che impone pavlovianamente il “Politically Correct”.  Soprattutto, l’”intelligenza dello Sciame” gestita dai GAFAM non è né liberale, né democratica, bensì totalitaria e post-umana.

Dall’ invasione digitale americana, si capisce perché tutti gli Stati del mondo cerchino disperatamente di tenere gli Americani fuori dalle loro società: perché, una volta   risucchiati nella rete americanocentrica, non si riesce più ad uscirne, come la mosca dalla tela del ragno.

La tanto decantata legislazione digitale europea non funziona

5.La sovranità europea ridotta a slogan elettorale

Purtroppo, le energie di buona parte dell’”establishment” in molte parti del mondo è volta innanzitutto a nascondere l’evidenza di quanto descritto in questo articolo.

Ad esempio, nel presentare il programma del Semestre Europeo Gennaio-Giugno 2022, il Presidente Macron ha indicato, fra i propri obiettivi, la tanto declamata e attesa “Sovranità Europea”.

Però, come al solito, non si vedono proprio, nel programma,  gli elementi di questa sovranità, bensì al contrario la volontà di “vendere” come successi quelle che sono in realtà delle vergognose rese.

Per uno “Stato-Civiltà” come l’ Europa, “Sovranità” potrebbe significare:

a)Sovranità culturale: avere un’identità diversa da altri Stati-Civiltà;

b)Sovranità internazionale: Non essere condizionata da poteri esterni;

c)Sovranità interna: Avere la prevalenza sulle realtà politiche [LR1] parziali che la compongono;

d)Sovranità religiosa (autocefalia);

e)Sovranità militare: non essere occupata da eserciti stranieri e poter comandate proprie truppe, adeguate a fronteggiare le sfide circostanti;

f)Sovranità tecnologica: Disporre di tutte le più moderne tecnologie;

g)Sovranità economica: essere potenzialmente autosufficiente, e comunque non avere una bilancia dei pagamenti, commerciale, energetica o alimentare sbilanciata.

Oggi, solo 5 Stati sono sovrani sotto almeno 6 di questi profili: USA, Cina, Russia, Israele e Iran. Fra questi non vi è l’ Europa, e, a meno che non si enunzi e persegua una strategia di emergenza, non lo sarà almeno per i prossimi 20 anni.

Come al solito, Macron non ha affrontato i nodi che bloccano tutte queste sovranità dell’ Europa: il mito del progresso; l’atlantismo; la limitazione dell’UE, dopo Brexit,  a 500 milioni di Europei; la NATO; i GAFAM; l’assenza dei Paesi dell’ Europa Orientale.

I leader dei GAFAM non sono affatto spaventati dalle normative europee

6. “Con le big tech la multa non basta”

Sempre in contemporanea con il “Summit della democrazia” è giunta la notizia che l’Antitrust italiano, unendosi in ciò a quello europeo, ha comminato alla Amazon una multa milionaria.

Queste e simili notizie relative ad analoghe sanzioni da parte di altre autorità in Europa hanno fatto parlare, da parte di politici e di giornalisti, di  una reazione adeguata allo strapotere dei GAFAM. Come abbiamo scritto infinite volte, non siamo d’accordo, perché i GAFAM (così come, anche se meno, i BATX cinesi), non sono “imprese” (che possano essere contrastate isolatamente da vari settori del diritto), bensì organizzazioni “politiche” che perseguono un programma di trasformazione globale dell’Umanità, operando sui campi antropologico, psicologico, teologico, estetico, biologico, familiare, medico, spionistico, tecnologico, politico, commerciale, finanziario, lavoristico, elettorale, fino a svuotare gl’individui, le imprese e gli Stati, e instaurando un unico sistema macchinico di controllo mondiale. Come ha scritto su “La Stampa”, il 10 Dicembre 2021,Innocenzo Genna, contro i GAFAM una multa non basta: la presa di controllo sui GAFAM da parte di cultura e politica dev’essere globale.

I GAFAM sono saldamente installati negli Stati Uniti, e vivono in simbiosi con lo Stato e le 16 agenzie di intelligence, mentre le Forze Armate americane occupano saldamente l’Europa. Pretendere di controllarli con strumenti archeologici come l’ antitrust (nato 150 anni fa), o la fiscalità internazionale (che non è ancora nata), è come voler svuotare il mare con un cucchiaino.

Come dimostra l’esperienza della Cina, porre sotto controllo i giganti del web è un’impresa ciclopica, che richiede uno Stato enorme, con una sua chiara visione del mondo; un Governo fortissimo, mezzi illimitati; un approccio per fasi, ma ravvicinate, senza guardare in faccia nessuno.

Internet era stata introdotta in quel Paese nel 1994, e, nel 2008, essa era diventata  quello con il maggior numero di internauti. A partire dal 2000, erano nate imprese digitali nazionali come Baidu, Alibaba e Tencent, che, pur avendo un mercato solo “nazionale” (ma di un milione e mezzo di abitanti”), rivaleggiano ormai con quelle americane. Certamente sono state favorite dal Governo, tra l’altro, ma non solo, con la censura dei loro concorrenti americani.

Vent’anni fa, i GAFAM erano forti in Cina come in Europa: oggi, essi  sono praticamente usciti dal mercato nazionale, dove oggi operano invece i BATX, governati dalla legge cinese e rispettosi degli interessi nazionali, della concorrenza e dei diritti dei consumatori. Il che dimostra che la sovranità digitale è possibile, e anche in tempi brevi.

Oggi, la Cina è l’unico Paese del mondo con una legislazione digitale che comprende tutti i settori:

-societario;

-valuta digitale;

-sicurezza;

-tutela della “privacy” e  del segreto di Sato;

-rete;

-internet providers;

-concorrenza;

-tasse;

-finanza;

-banca e borsa.

Nonostante che le ultime norme siano entrate in vigore solo il 1° novembre di quest’anno, esse sono state immediatamente applicate, con una raffica di sanzioni contro tutti. Sono state bloccate varie gigantesche operazioni borsistiche dei dei BATX, in Cina e a Wall Street, che avrebbero fatto di essi qualcosa di molto simile ai GAFAM. Le varie Authorities preposte al settore hanno sollevato obiezioni relative all’interesse dei consumatori, alla tutela dei dati e alla trasparenza finanziaria.

Gli osservatori occidentali sono stupiti di questi interventi “ai danni” delle multinazionali cinesi,  perché in America nessuno nasconde che le Autorità chiudono ambo gli occhi quando si tratta dei GAFAM, col pretesto di non agevolare i concorrenti cinesi. E perfino in Europa il garanter della privacy, il polacco Wewiòrowski, ha affermato che è meglio condividere i dati con gli alleati piuttosto che con gli avversari.

I cinesi invece non vedono questa connessione stretta  fra il mercato esterno e quello nazionale. Intanto, perché è ovvio che (esattamente come in Occidente), la salvaguardia della tutela della privacy cessa quando entra in azione la difesa nazionale, ed è quindi garantita indipendentemente dalla legislazione sul civile. Come precisa un’altra legge, le Forze Armate hanno infatti accesso ai dati dei cittadini (come i nostri Servizi Segreti).

Per tutto il resto, invece, la tutela della legge è ferrea. Le grandi imprese nazionali non possono, né ledere i diritti dei cittadini, né bypassare la legge, né acquisire un potere sociale spropositato (per esempio, nell’ editoria) superiore a quello dello Stato.

L’Europa è pronta a fare tutto ciò contro i GAFAM, e per giunta nel giro di pochi anni? Dal discorso di Macron non si direbbe, in quanto egli ha collocato le future imprese europee del Web (che afferma di voler creare) sotto la voce “start-up” e non dei “campioni europei”, dando credito allo screditatissimo mito che i GAFAM siano nati da ragazzini che lavoravano nei garages, e non dai “progetti segreti di Hitler”, dall’ operazione Enigma, dal DARPA, dall’ IBM, da Echelon, Prysm e l’Endowement for Democracy.

Com’è possibile che l’ Europa possa realizzare tutto questo con delle semplici start-up?

Macron ha giustamente ricordato che, delle 8 massime imprese digitali, 5 sono americane, e 3 sono cinesi. Nessuna europea. Ha promesso di ovviare a questa situazione, ma non ha detto, né quando, né come.

Atreju: l’imprevista convergenza

7. Web Tax

Nel discorso di presentazione del semestre francese, Macron ha anche parlato della tassazione dei giganti del web -problema annoso che, a suo dire, si sarebbe risolto con gli accordi di Pittsburg su una tassazione minima del 15% sulle multinazionali.- Il Presidente ha sviato anche qui il discorso, perché questo (teorico) accordo non mette il dito sulle piaghe degli arretrati fiscali, dello spostamento di imponibile fuori dell’ Europa, dei “tax rulings” e della “discriminazione a rovescio” ai danni dei “new entrants” europei.

Inoltre, Macron ha ignorato tre precisi fallimenti della Francia: Minitel; Qwant; GAIA-X, tutti causati dalla propaganda governativa, dal minimalismo, dal clientelismo ministeriale e sull’asservimento di fatto agl’interessi americani.

L’ultimo scacco, di cui abbiamo parlato recentemente, è quello di GAIA-X. Come scrivevamo, alcune imprese francesi hanno addirittura abbandonato GAIA-X perché troppo dominata dai GAFAM. Inoltre, il Presidente Macron ha inaspettatamente lanciato il concetto di “Cloud de Confiance” per sponsorizzare l’accordo fra Thales e Google,  la quale ultima, grazie a questa formula, verrebbe ammessa  a fruire di un “trattamento europeo”.

Tutta la faccenda di GAIA-X si rivela così una gigantesca manovra, con la connivenza di tutti  per aggirare le due sentenze Schrems: si immagazzinano i dati dei Governi europei in clouds situati in Europa e cogestiti fra imprese europee e americane, e si fa credere che ad esse  non si applichi il CLOUD Act. Ma nessun serio esperto crede, né che il CLOUD Act sia legalmente inapplicabile, né che i GAFAM creino veramente, fra le loro reti e queste loro joint-ventures europee, dei solidi “Chinese Walls”. E poi, in definitiva, con Echelon e Prism, l’intelligence americana riesce comunque a spiare tutto dell’Europa. E questo spiega perché nessuno voglia investire in nuove tecnologie.Ma, nello stesso tempo continuiamo a vantare il GDPR quale fosse la migliore legge del mondo, e continuiamo a dare i nostri dati ai GAFAM e alla NSA.

L’attentato a Rudi Dutchke

8.”Declino autoprodotto” o trend universale?

Massimo Giannini è giustamente convinto che lanciare una campagna contro le “autocrazie” (stanziando i soliti miliardi di dollari per le “covert operations”), come ha fatto Biden, sia cosa inutile perché “il declino delle democrazie è in buona misura auto-prodotto”.

Ciò è parzialmente vero, anche se forse inevitabile: “Il risultato è che i governi e i parlamenti hanno finito per delegittimare se stessi. E un numero crescente di cittadini, marginalizzati dalla globalizzazione ed esclusi dalla partecipazione, ha disconosciuto la propria cittadinanza. Convinti che votare non serva a nulla, e che la democrazia non è così importante.”

A mio avviso, neppure questa spiegazione della crisi delle democrazie è sufficiente, in quanto pone in luce i sintomi, non già le cause prime, che sono costituite dalla consunzione storica (dopo il suo culmine alla fine del ‘900) della democrazia occidentale “classica”, dovuto al sovrapporsi, sulla società industriale, della società del controllo totale, con la simbiosi incestuosa fra industria informatica e servizi segreti, con il controllo totale sui cittadini, con l’accumularsi abnorme di profitti da pratiche anticoncorrenziali ed elusione fiscale,  con la creazione di  5 grandi monopoli legati fra di loro da un’inestricabile rete d’interessi, con il voto digitale e la manipolazione digitale delle elezioni, con il controllo dell’ opinione pubblica e dei media, la concentrazione in un unico luogo dei server della NSA e quelli dei GAFAM, l’uso sistematico dell’intelligenza artificiale…

Certamente, la “democrazia occidentale” ha conosciuto come tutti i fenomeni storici,  una parabola ascendente e discendente, della durata di  meno di un secolo. Nell’immediato dopoguerra, quando almeno il 75% degli Europei votava per partiti estranei alla cultura politica “mainstream”dell’ Occidente (p.es. democrazia cristiana, comunisti, post-fascisti e monarchici) e, essa aveva potuto comunque prendere piede proprio grazie all’ opera di questi partiti, che, inseriti controvoglia nel sistema,  avevano stimolato potentemente, nonostante il sistema privo di alternanza, una partecipazione popolare polemica con un’ azione “top down”. Al tempo della “contestazione” studentesca e operaia, la democrazia era stata concepita essenzialmente come democrazia di base e sostanzialmente antisistema. Per la prima volta  dopo gli Anni di Piombo, si era cercato un compromesso fra partitocrazia e movimentismo, che aveva permesso un funzionamento pacifico della democrazia rappresentativa, e, negli Anni successivi alla caduta del Muro di Berlino, si era perfino avuto un inizio di contendibilità del sistema.

All’ inizio del  nostro secolo, con il cronicizzarsi della crisi economica e la scomparsa dell’etica pubblica e delle culture politiche tradizionali, si era incominciato a parlare di crisi della politica. Nel secondo decennio, dominato dal prosperare nel mondo di sistemi politici non allineati con la democrazia rappresentativa occidentale, avevano preso piede dubbi di vario tipo sulla credibilità di quest’ ultima e delle sue ragion d’essere ideali (cfr. Parag Khanna, Martin Jacques, Daniel Bell, Zhang Weiwei).

Credibilità ulteriormente danneggiata da:

a)l’incapacità di tutti i sistemi occidentali di fronteggiare efficacemente il Covid, mentre, con la “Battaglia di Wuhan”, la Cina ha risolto il problema con un numero di vittime veramente irrisorio;

b)le prove sempre più schiaccianti del controllo poliziesco esercitato sull’ Europa dal mondo digitale americano (Echelon, Prysm, processi Assange e Schrems);

c)le assurdità e contraddittorietà della politica estera europea e occidentale, con una gragnuola di “Guerre umanitarie” che non hanno risolto alcun problema, ma hanno anzi provocato gravissime calamità di ogni genere (guerre civili, terrorismo, migrazioni bibliche);

d)in particolare, l’assurda invasione dell’ Afganistan, con l’altrettanto assurda permanenza dopo la morte di Bin Laden, e l’assurdissima fuga all’ultimo momento;

e)la crescita esponenziale della disoccupazione, delle delocalizzazioni e dell’ emigrazione;

f)lo spezzarsi del consenso intra-americano fra etnie, ceti sociali e culture pubbliche: afro-americani, latinos, nativi americani, WASP, suprematisti neri e bianchi, latinamericanisti, “European Traditionalists”, sudisti, terzomondisti, integralisti cattolici, protestanti, ebrei, islamici, di destra e di sinistra, yuppies, agricoltori, operai, finanzieri, che ha comportato l’ impossibilità per l’ America di formulare politiche credibili e continuative.

Orbene, tutti questi trend costituiscono una contraddizione vivente delle retoriche della “liberaldemocrazia occidentale”, la quale pretenderebbe di costituire la massima realizzazione storica della libertà, eguaglianza, dignità e pace sociale, nonché del benessere materiale dei cittadini (appunto, il Secondo Avvento di Gesù Cristo sulla terra, come profetizzato da Cristoforo Colombo).

Ma c’è di più. Giacché, contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente da Fukuyama, il mondo odierno è un mondo altamente competitivo, la centralità del controllo digitale sta aumentando di giorno in giorno nell’ ambito della “competizione fra USA e Cina” per la supremazia mondiale. In questa situazione, è del tutto prevedibile che il livello di controllo sui cittadini debba ancora salire ovunque per esigenze di preparazione bellica (previsione di attacchi militari, controllo della lealtà di cittadini e organizzazioni, intercettazione e censura di informazioni sensibili). Questa sensazione di un controllo sempre crescente è la giustificazione (inconscia) del movimento “no vax”, il quale sospetta (non a torto), che l’introduzione delle (seppur troppo blande) di misure di controllo sulla pandemia costituisca l’avvio appena mascherato di un sistema di controllo militare.

Alla luce di quanto precede, tutti gli Stati (a cominciare da quelli “democratici”) non possono sfuggire a forme di centralizzazione dei controlli e delle decisioni in materia di sicurezza (sulla falsariga dello SFIU, del FIFA, del Patriot Act, del FIFA, del Comitato NSCAI, dell’Endless Frontier Act e del Transatlantic Technology Dialogue).

Alla luce di tutto ciò che abbiamo scritto, diventa sempre più difficile, pretendere, al contempo, come fa l’ “Alleanza delle Democrazie”:

a) che la democrazia costituisca il toccasana di tutti i mali (etici, politici, tecnici ed economici);

b)che l’Occidente sia l’esempio ammirabile di tutte quelle virtù ch’esso definisce come “democratiche”.

La fine del Kali-Yuga

9. Esiste una via di uscita?

Inaspettatamente, secondo Giannini, la soluzione  a questa crisi delle democrazie sarebbe costituita da una mossa assolutamente “laterale”: fornire  3 milioni di vaccini gratuiti ai Paesi in via di sviluppo.Peccato che la proposta di Giannini (del 12 Dicembre), non faccia che copiare  la promessa di Xi Jinping ai Paesi africani, formulata ufficialmente all’OttavaConferenza Ministeriale del Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC) di Dakar, del 29-30 Novembre.1 milione e 600 mila di questi vaccini sono già stati consegnati.

Come volevasi dimostrare, l’Occidente non riesce a reggere il passo, né come capacità decisionale, né come motivazioni etiche, né come potenza di fuoco, al millenario e miliardario sistema cinese.

Senza contare che come può l’America, che ha avuto un milione e 600 mila morti di Covid, proporsi come salvatore dei Paesi in via di sviluppo?

In effetti, spetterebbe all’ Europa indicare la strada per l’uscita da questo circolo vizioso,:

-con una visione culturale che, sulla scia di Matteo Ricci, Kircher, Guénon, Weil, Saint-Exupéry, Frankopan, permetta un dialogo effettivo con i Paesi dell’Asia e dell’Africa;

-con una nuova “epistocrazia” europea sulle tracce di Nietzsche, Weber, Gentile, Reale, Bell in grado di dialogare con i talenti selezionati dai sistemi scolastici orientali;

-un sistema economico europeo che, pur anticipando le trasformazioni economiche e sociali indotte dall’ Intelligenza Artificiale, permetta il controllo umano sulle macchine intelligenti e il reimpiego di ciascuno secondo la propria vocazione;

-una politica estera e di difesa veramente “sovrana”, con una funzione mitigatrice del “Kulturkampf” e di prevenzione della IIIa Guerra Mondiale tecnologica.


 

THE BATTLE FOR EUROPE’S STRATEGICAL AUTONOMY

SECOND PART:JOINT RESPONSES TO THE OPEN CONSULTATIONS OF THE EDPB AND OF THE EUROPEAN COMMISSION ON THE NEW GOVERNANCE OF INTERNATIONAL DATA TRANSFERS

Commissioner Macron, responsible for the Internal Market, has sponsored, together with France and Germany, Gaia-X

Accompanying letter to EU Institutions:

To:

The European Commissioner Thierry Breton

c.c.

the President of the European Commission, Ursula von der Leyen

the President of the European Parliament, David Sassoli

the European Commissioner Margarethe Vestager

The European Commissioner Maria Gabriel

The European Commissioner Věra Jourová

The European Commissioner Paolo Gentiloni

Mr. Martin Bailey

Mr. Jorge Remuiñan-Suàrez

Mr. Sandro D’ Elia

Feedback of Associazione Culturale Diàlexis to the Gaia-X Summit, as well as to the calls on the EDPB recommendations 1/ 2000 and the Commission Implementing Decision on the new Standard Contractual Clauses

Honourable Commissioner,

Following to the previous mail exchange with you and all other concerned authorities, we are pleased to send you a copy of the feedbacks of our Association to the Gaia X Summit  and to the draft documents as above, which we are also diffusing via the web.

Whilst congratulating with you, with the Commission and the Gaia-X promoters for the tremendous  work done  for the European digital sector, we may not hide our pessimism.

In fact, 60 years since the failure of Olivetti and 8 from the one of Minitel, is lagging  the European digital sector is at least 40 years behind the US and the Chinese ones.Since it results from declarations of  the GAFAM’s top managers and from China’s “15 years’plan”, that, on about 2035, the digital race will have been finally decided,  we wonder whether the Commission really thinks that:

-we can catch-up  before that date;

-the EU will respond to the quest for European Strategic Sovereignty and for digital autonomy, expressed by all EU Institutions, or even to the modest requirement of  compliance with GDPR, as  imposed by the unequivocal documents of the EUCJ, the EDPS and the EDPB.

According to us, as demonstrated in the attached annexes, the regulatory strategy under discussion is too weak for coping with the overwhelming strength of the military-digital complex, as confirmed by:

a) the “Geopolitical Analysis of Digital Trade”, carried out on behalf of the European Pasrliament ( PE 53.616EP/EXPO/INTA/FWC/2019-01/LOT5/1/C/05);

b)the article of Stefane Fermigier and Sven Franck , “Gaia-X: A trojan horse for Big Tech in Europe” (Euractiv , 23 November), devoted to the Gaia-X Summit.

In fact, as it is written in the “Analysis”, “In contrast to the Chinese market for digital services, the European digital services sector has not been protected from US competition. While in China and the US, domestic companies are dominating the digital service market, in the EU large American multinational companies are the most important digital players …….

the digital giants roaming Silicon Valley have an exceptionally small footprint in terms of employment. However, the lack of a genuine European digital sector is problematic given its strategic geopolitical and economic value, and also its increasing relevance for (high-end) manufacturing goods….

SiliconValley, the epicentre of American digital technology, is a result of Cold War military investments into computer chips……

In each of the factors that contributed to US success, the European digital sector is at a disadvantage. …

The US CLOUD Act obliges US companies to hand over data stored outside the US to US law enforcement agencies, an action that could violate the GDPR.While the large fines for violations of the GDPR might protect against data misuse by private companies, they do not protect the privacy of European citizens against surveillance by foreign governments. To do that effectively, regulation has to be accompanied by strong cybersecurity policy and should be complemented with encryption where possible. “

According to us, there is, “de jure condito”, a blatant contradiction between the Schrems II judgement, which imposes to stop immediately data transfer towards the US, and the proposed Implementing Decision, which just imposes  to comply, within one year, with new SCC which, similarly to the old ones, will be surely challenged again in front of the EUCJ for not being compliant with GDPR.

Besides that, “de jure condendo”, the legitimate interest of European new entrants, forcefully kept outside of this market by US advocacy, GAFAM’s strength and anticompetitive practices and EU coercion inactivity  should be taken into account, as explicitly described by Fermigier and Franck:

“One has the impression that among Gaia-X founding members, the key principles of Gaia-X: (#4) digital sovereignty and self-determinatio nand (#5) free market access and European value creation have little or no priority, and that the project – while providing a vision for data portability and protection – is actually an elaborate exercise of window dressing and lip service to swoon European and national governments into providing significant additional revenues for US technologies.

This will be to the detriment of European technology providers such as OpenNebula or Rapid.Space, both Gaia-X Day-1 members receiving zero visibility during the Gaia-X summit. There is an ecosystem of European cloud scalers such as Proxmox ScalewayHetzner, Vates , or Linbit as well as European orchestration software such as OpenSVC or SlapOS . And they are being used to build alternatives to Hyperscalers. The question is whether public funding will be used to destroy them?”

In this situation, even the break up of the GAFAM according to business lines, as provided for in the proposed Internet Services Act, would not be enough, because also after that the core of the internet services will remain  firmly in the hands of the present gatekeepers, with the continuing absence of European players, the only ones  concretely in a position to retain in Europe soft power, competences, data, profits, taxable income, qualified jobs, ancillary activities. The GAFAM are more than enterprises: they are a  hybrid of sects, churches, political parties, States, intelligence services, and should be governed, beyond antitrust, and tax law, by legislations about civic freedoms, democracy, know-how protection and State secret.

As documented by economists like Evgeny Morozov, Szuszanna Zubov and Mariana Mazzuccato, and by the official documents of the relevant States, no serious digital industry, in the US, in China, in Russia, in India or in Israel,  has been born without a decisive effort of State financing, advocacy and cybersecurity.

This is a typical “market failure” of the European system: because of the absence of a strong engagement of the Union, new European enterprises  have not been growing, taxable income for the finances of Europe has been  pumped away with the complicity of many Member States which pretend to be “virtuous”, and, finally, the human rights of all European citizens, and the trade secrets of European enterprises, are put at the disposal of the sixteen intelligence intelligence agencies composing the US intelligence community, in conformity with the Cloud Act and many other US laws.

We understand the huge pressures that European Institutions are undergoing from different sides, and we think that the most appropriate roadmap would be to create, as proposed in our book “European Technology Agency”, an agency alongside the experiences of DARPA and MITI, and to define a 15 years warp-speed development program for the EU ICT industries, coordinating it with a corresponding timing schedule for forbidding  progressively all abusive practices of States and multinationals which up to now have emptied European economy, keeping it always at a lower level than the US one, and now also of the Chinese.

The matter should be dealt with in priority also within the Conference on the Future of Europe, and would be the only way for achieving sovereignty and becoming the trendsetter of worldwide debate on the Society of Intelligent Machines, as the Commission correctly purports.

Thanks to Mr. Sassoli, Mrs von der Leyen, Mr. Bailey, Mr. Draguiñan and Mr. D’ Elia, we have started a dialogue with the Institutions which we hope to continue and to further. They have always reassured us about the fact that the Commission is actively pursuing the European Strategic Autonomy, but we feel a very long road is still before us. We will also send to you further comments on the documents under preparation by Institutions, as requested by the same Commission, and to work within civil society for disseminating the consciousness about the urgency of these themes.

We would be pleased if somebody of the Commission would be allowed to participate in our debates with associates, as well with Turin citizens and civil society, on these themes.

Thanking you in advance for your attention,

For Associazione Culturale Diàlexis,

Riccardo Lala

The anti-Russia, anti-Turkey, anti-Islam and anti-China hystery recalls MacCarthyism

The present document aims at constituting a single  answer, by Associazione Culturale Diàlexis, to the following open consultations:

-EDPB 1/2020

-Commission Implementing Decision on standard contractual clauses,which have a common ground, hence they may dealt with simultaneously.

For understanding our position, it is necessary to recall briefly the historical background of the Commission Implementing Decision, as well as the annexed Standard Contractual Clauses and the draft EDPB’s directive 01/2020., which both are just the last steps of a long internecine fight, which all we are called to comment.

The Echelon surveillance system

1. From the US Postal Code to ECHELON

         European Institutions have correctly singled out international data transfers as one of the core focuses of their duties as a fledging supranational organisation, in particular for what concerns the relationship with the US intelligence legislation. More recently, national and EU leaders have focused still more this concept as “Europe’s digital band strategical autonomy”, and are striving to achieve the latter by promoting European Champions.

Computers and Internet were originally military in nature, and, with priority, intelligence projects. Even the practical functioning of Internet was tested thanks to military funds among DARPA-friendly research centers. Its whole development was paid by the DoD, and the core of their functioning is still defense-related.

The utilization of Internet for “covert operations” was anticipated by the one in nuclear warfare. First of all, the Anti-missile Defense System is based on the capability, by Big Data, to forecast, detect, monitor, prevent and counterattack any offensive act of potential enemies. In nuclear warfare, the objective need to act within a span of a few minutes since a nuclear attack renders the intervention of human beings absolutely irrelevant, and, on the contrary, the whole digital system essential. One could say that all present day digital intelligence is ancillary, in last instance, precisely to the need for an enhanced decision-making capability of computers during a potential Unlimited Warfare attack. In practice, all patterns of present days’ civilization tend to be organized alongside these needs: each citizen is either a tool in the hands of the Apparatus, or an enemy and a target.gital ace of conflict

Since its beginning, Mass Surveillance  had been used as part of wartime censorship for controlling communications that could damage the war effort and aid the enemy. For example, during World Wars, every international telegram from or to the United States sent through companies such as Western Union was reviewed by the US military. After the wars were over, surveillance continued in programs such as the Black Chamber following World War I and Project Shamrock and COINTELPRO following World War II.  

According to recent scandals, the German and Danish Intelligence cooperated with the US Intelligence in spying on European citizens

2.From ECHELON to the Schrems cases

Billions of dollars per year have been spent, by agencies such as the National Security Agency (NSA) and the Federal Bureau of Investigation (FBI), to develop, purchase, implement, and operate systems such as Carnivore,ECHELON, and Narus Insight to intercept and analyze the immense amount of data that traverses the Internet and telephone system every day. The Echelon Wikileaks and Prism cases have shown as this surveillance works.

ECHELON, a surveillance program established in 1971 by the United States with the aid of four other signatory states to the UKUSA Security Agreement, also known as “the Five Eyes” has evolved beyond its military and diplomatic origins into “a global system for the interception of private and commercial communications” (mass surveillance and industrial espionage). Former NSA employee Margaret Newsham claims that she worked on the configuration and installation of software that makes up the ECHELON system while employed at Lockheed Martin. Britain’s The Guardian newspaper summarized the capabilities of the ECHELON system as follows:”A global network of electronic spy stations that can eavesdrop on telephones, faxes and computers. It can even track bank accounts. This information is stored in Echelon computers, which can keep millions of records on individuals.”Schmidt and Cohen, members of Google’s Board, have written that, in the XXI Century, Google will substitute Lockhead in leading America to the control of the world.

In July 2000, the Temporary Committee on the ECHELON Interception System was established by the European Parliament to investigate the surveillance network. In 2001, the Committee recommended that citizens of member states routinely use cryptography in their communications to protect their privacy. In its report, the committee stated categorically that the Echelon network was being used to intercept not only military communications, but also private and business ones. James Bamford, in The Guardian in May 2001, warned that if Echelon were to continue unchecked, it could become a “cyber secret police, without courts, juries, or the right to a defence“.

Notwithstanding Snowden, the Prism mass surveillance system is still in force

3. After September 11

Since the September 11 terrorist attacks, a vast domestic intelligence apparatus has been built in the USA to collect information using NSA, FBI, local police, state homeland security offices and military criminal investigators. The intelligence apparatus collects, analyzes and stores information about millions of (if not all) American citizens, many of whom have not been accused of any wrongdoing. Under the Mail Isolation Control and Tracking Program, the U.S. Postal Service photographs the exterior of every piece of paper mail that is processed in the United States — about 160 billion pieces in 2012. The FBI developed the computer programs Magic Lantern” and CIPAV, which they can remotely install on a computer system, in order to monitor a person’s computer activity. The NSA has been gathering information on financial records, Internet surfing habits, and monitoring e-mails. They have also performed extensive analysis of social networks such as Myspace.

The PRISM special source operation system legally immunized private companies that cooperate voluntarily with U.S. intelligence collection. According to The Register, the FISA Amendments Act of 2008 “specifically authorizes intelligence agencies to monitor the phone, email, and other communications of U.S. citizens for up to a week without obtaining a warrant” when one of the parties is outside the U.S.. PRISM was first publicly revealed on 6 June 2013, after classified documents about the program were leaked to The Washington Post and The Guardian by American agent Edward Snowden.

The Communications Assistance for Law Enforcement Act (CALEA) requires that all U.S. telecommunications and Internet service providers modify their networks to allow easy wiretapping of telephone, VoIP, and broadband Internet traffic. In early 2006, USA Today reported that several major telephone companies were providing the telephone call records of U.S. citizens to the National Security Agency (NSA), which is storing them in a large database known as the NSA call database. This report came on the heels of allegations that the U.S. government had been conducting electronic surveillance of domestic telephone calls without warrants

Commercial mass surveillance often makes use of copyright laws and “user agreements” to obtain (typically uninformed) ‘consent’ to surveillance from consumers who use their software or other related materials. This allows gathering of information which would be technically illegal if performed by government agencies. This data is then often shared with government agencies – thereby – in practice – defeating the purpose of such privacy protections.

Google-hosted services many web sites on the Internet are effectively feeding user information about sites visited by the users, and now also their social connections, to Google:” Google will also know more about the customer – because it benefits the customer to tell Google more about them. The more we know about the customer, the better the quality of searches, the better the quality of the apps”.

Facebook also keep this information, as it has been ascertained in the ongoing procedures in front of national regulators, of the Court of Justice and of the Commission.

New features like geolocation give an even increased admission of monitoring capabilities to large service providers like Google, where they also are enable to track one’s physical movements while users are using mobile devices. With Google as the advertising provider, it would mean that every mobile operator using their location-based advertising service would be revealing the location of their mobile customers to Google. This data is valuable for authorities, advertisers and others interested in profiling users, trends and web site marketing performance. Google, Facebook and others are increasingly becoming more guarded about this data as their reach increases and the data becomes more all inclusive, making it

The CLOUD Act amends the Stored Communications Act (SCA) of 1986 to allow federal law enforcement to compel U.S.-based technology companies via warrant or subpoena to provide requested data stored on servers regardless of whether the data are stored in the U.S. or on foreign soil.

After many years, Assange is still in jail for having revealed the illegal deeds
of Western autorities

4.The battle around the US CLOUD Act

In considering the impact of the newly adopted US CLOUD Act, by the  “Initial legal assessment of the impact of the US CLOUD Act on the EU legal framework for the protection of personal data and the negotiations of an EU-US Agreement on cross-border access to electronic evidence”, the European Data Protection Board (EDPB) stated that “By choosing to create a legal avenue under US law for US law enforcement authorities to require disclosure of personal data directly from service providers who fall under US jurisdiction, irrespective of where the data is stored, the US Congress enacts into US law a practice of US governmental entities likely to bypass the Mutual legal assistance in criminal matters treaty (MLAT)2 in force between the European Union and the United States of America.….. The US CLOUD Act therefore entails the possibility that such electronic communication or remote computer service providers are compelled to answer a request by US law enforcement authorities for the disclosure of personal data that are subject to the provisions of the GDPR. … The US CLOUD Act thus states an extraterritorial reach of powers under the US Stored Communication Act….”                        

This aspect of the CLOUD Act is not compatible with international law:……..”

According to the Pentagon, Europe and Russia constitute a sole province
of the hidden US empire

5.Privacy Shield and General Contractual Clauses.

Two conflicting legal logics face each other. From one side, we have the “traditional liberal-democratic” legal order, embodied in European Law, which predicates that any kind of interference in the private sphere is prohibited. In exceptional cases, as in the case of criminal procedure or of military intelligence, it must be carried out by the responsible authorities, with formal authorizations and documentation, and for a limited period and scope.

From the other side, we have the American system, as it has evolved especially since September 11, that considers that an “unlimited warfare” is under way among, from one side, “Western Civilization”, and, from the other side, “The Rest”; that the US are “the policeman of the world”, and that, therefore, they must use military instruments for preventing and  fighting “terrorists”, who may be even American citizens (like  the “Taliban Johnny”). Therefore, taking into account the fact that today’s warfare is mainly a digital warfare, US agencies have the right and the duty to interfere with whichever activity is carried out, by anybody, in the world, for detecting, preventing and striking whichever activity which could result dangerous for “Western Civilization”.

The idea that, via a formal bureaucracy of certifications, it would have been possible to skip this substantive contradiction is a childish trick, which the European Court of Justice has had the merit to disclose, but which risks to result winning after two Schrems Cases notwithstanding the recent rhetorics of “European Digital and Strategic Autonomy”.

Gaia-X is supposed to civilize the overarching US intellence

     6.Schrems I

     Based on these facts, Max Schrems had filed a first complaint against Facebook for storing illegally his data with the Irish Data Protection Commissioner (“DPC”) already in 2013(!). The DPC first rejected the complaint as “frivolous and vexatious”(!!). Mr Schrems appealed against the DPC and ultimately won: In that case, C-362/14 Schrems, the CJEU (“Court of Justice of the European Union”, confirmed his view and ruled that mass surveillance violates European fundamental rights, since it allows massive storage and transfer abroad of European’s data collected without their informed consent. The CJEU struck down the previous “Safe Harbor” system (worked out by Commission and Parliament) that facilitated EU-US data transfers. This system was urgently replaced by the Commission at the last minute with the “Privacy Shield” system in 2016. According to Maximilian Schrems: Privacy Shield is an updated version of the illegal ‘Safe Harbor’. Nothing in US surveillance law was changed or fixed.”

     After the first CJEU decision on “Safe Harbor”, Facebook claimed it would not use “Privacy Shield” but, on the contrary, the so-called “Standard Contractual Clauses” (SCCs).  SCCs are a contract between an EU company (here Facebook Ireland) and a non-EU company (here Facebook Inc, in California) in which the foreign company pledges to respect Europeans’ privacy. The present Decision simply updates the SCC vetoed by the CJEU without any relevant change.

     Under the EU privacy laws (“GDPR”) and the SCCs, a “data export” to a third country is only legal if the exporting company (in this case Facebook Ireland Ltd) can ensure “adequate protection” in the US. In practice, this turned out to be impossible, because US surveillance laws (such as FISA 702 and EO 12.333) is imposerd by the US (and massively enforsced by 16 intelligence agencies, as documented by Edgar Snowden).

         Given the situation above and the ruling of the CJEU in the “Safe Harbor” case, Mr Schrems consequently requested the Irish DPC in 2015 to use Article 4 of the SCCs, which allows the DPC to order Facebook to “suspend” the data transfers in individual cases.  While the DPC now agreed with Mr Schrems that US surveillance laws violate EU law, they did not take direct action.

The espionnage network of the “Anglosphere” is present in all continents

7.Schrems II

     The DPC, however, did not follow the request of Mr. Schrems, but instead filed a lawsuit against Facebook and Mr. Schrems before the Irish High Court, with the aim to refer the case back to the CJEU – this time on the validity of the SCCs- The Irish High Court complied with the DPC’s request and referred eleven questions to the CJEU, despite the resistance of Mr. Schrems and Facebook (who both opposed the reference for different reasons).  

     The Court of Justice ruled on July 16, 2020 (Schrems II Case), that the Standard Contractual Clauses and that the transfer of Europeans’ data towards the States, not guaranteeing an adequate protection, is forbidden. So, since almost all providers are US platforms, and the Cloud Act imposes to such platforms to make available the data wherever they are stored, inserting data into the Internet is tantamount as delivering them directly to the US intelligence community.

      In practice, this means that, according to the DGPR as interpreted constantly by the EUCJ, all transfers of data via internet providers are forbidden. Now, because European citizens and enterprises have been used since a long time to utilize the Internet, and the legal devices like Safe Harbour, Privacy Shield and Standard Contractual Clauses are not valid, most of the current web transactions and operations are illegal

         According to Mr. Schrems: “In simple terms: EU law requires privacy, while US law requires mass surveillance. The question is, what happens when an EU company follows US rather than EU law?”(“In Deutschland gilt nicht deutsches Recht”). As Schrems correctly pointed out, the principles of US legislation (mass surveillance as a necessary instrument for maintaining and enlarging the “hidden Empire”, and the opposite principle of the EU (to forbid mass surveillance in defense of citizens’ rights), are at the opposite extremes.  And, being Europe in the worse negotiating condition, it could obtain an ,at least partial, victory, only via a very hard fight.

Since more than 10 years, EU Institutions have subcontracted to Microsoft
all their digital activities

  8.The low-profile approach of the Commission (and of EDPB)

         The Schrems cases are offering European Institutions and companies the opportunity to reverse the situation at least partially, emphasizing the existence of such basic contradiction, what renders illegal per se the continuation of the present state of things.

         Unfortunately, the power relationships between the two banks of the Atlantic are still too unbalanced:

a)from a cultural and military point of view;

b)from the technical and commercial point of view (the OTTs are absolute monopolists);

c)from the legal point of view (the US may not be obliged by the EU to abolish their intelligence legislation, which in practice allows them to spy everything and everybody everywhere, and which is essential for their imperial project);

d)from the practical point of view, European authorities claim to be unable to get rid from US platforms because there is no European platforms able to do the same things, and in any case free trade would require not to privilege European firms. In reality, all of these conditions could be quickly reversed if there would be a political will. Gaia-X, JEDI and Qwant are tentatives in this direction, not exploited up to now.

The choice of the Commission has been to address this issue with a low profile: “The EU is acting to mitigate such concerns through mutually beneficial international cooperation, such as the proposed EU-US Agreement to facilitate cross-border access to electronic evidence”.If this approach would be logical in a “normal” situation, it is no more such in the present “constant emergency” situation, where all decisions and policies have to be decided within a very short time, even forcing the legal mframework (because of the “Existential Risk”connected with AI outsmarting Mankind, because the Hair Trigger Alert, because of Global Warming and impending Pandemics). In fact, decisions  about vaccines are  adopted by the Commission within a few hours.

     It is noteworthy that the situation is rendered worse by the fact that both European Institutions and Member States are still more dependent on the US platforms than citizens and enterprises, because they have often subcontracted to the OTTS all their digital services, so that the most sensible data of Institutions, autorities, enterprises and citizens are available to the US intelligence community, as proven by many cases of unfair competition of US companies which would not have been possible without economic espionage.

      It is sufficient to look at the EDPS directives for communications inside the EU Institutions and the Interinstitutional agreement with Microsoft, for seeing that Microsoft has much more access to European confidential information than the European authorities themselves. What is prohibited to European authorities, armies, courts, police, is allowed to the 16 US intelligence agencies. As the EDPB  has noted, there is an inversion of the roles of controller and controlled, what is witnessed by the uncovered plan of Google to destabilize the present Commission.

It is this which has obliged the Commission to reword the Standard Contractual Clauses, inserting provisions about the controller-controlled relationship, which cannot work because US providers cannot breach the criminal military law of their country.

     Long discussions have been made on the ILA, with Microsoft, by journalists, the Commission and the EU Ombusdman. However, taking into account first of all the security character both of the EU rules and of the US laws imposing the disclosure to the intelligence community ( without any protection for foreign subjects), it is clear that the Institutions should not have signed such agreement with Microsoft, shall renegotiate the existing ones and shall be very attentive before signing another. The mere change of the wording of the SCC  does not change anything in the above objective session.

     As soon as the Schrems II decision was adopted on July 16 , the EDPS issued the Own Initiative Paper concerning the ILA, criticizing the ILA not for its core contents, but for a lot of details unbelievably inequitable, which not even a private company would have accepted.    Immediately thereafter , the EDPB and the Commission have issued new provisions which are simple reeditions of the previous documents invalidated by the EUCJ

     The present “standstill” situation is particularly negative for European businesses, which are at disadvantage vis-à-vis their American and Chinese counterparts, for several reasons:

a)to be exposed a continuous industrial and commercial espionage, which renders almost useless investing in R&D;

b)to be subject to inquiries and fines from US authorities;

c)not to be able to start businesses on markets already occupied by the OTTs;

d)to be obliged to comply with measures (like the ones against Iran), that European authorities have not approved or (like the North Stream) have even sponsored.

     For these reasons, an action is starting for transferring into Europe at least part of the storage of data (the Gaia-X initiative).This precious initiative will certainly not solve the problem, because American providers participating in Gaia-X will still be under an obligation to supply the data to the their authorities, but at least they will be constrained in servers located in Europe and will be more easily controlled as to the compliance with the GDPR. The problem is that it is established that also Danish and German intelligence is spying other Member States on behalf of NSA, i.a intercepting international cables.

The strategic autonomy of Macron, Michel and Borrell is the one of General De Gaulle.

9.Strategical autonomy

Being privacy on the Internet strictly connected with military, political and commercial intelligence, it is clear that a genuine data protection will not be reached until also a defence autonomy will exist (the “strategical autonomy”).

For the above reasons,  the

This is not a reason for not doing anything. The only correct approach would be to indicate a timing-schedule for a well defined phase-out of US control (and for the temporary permission of  data transfers under certain conditions during the different phases according to principles like the “red”, “orange” and “Yellow” zones for Covid-19).The Phase-our should last about 15 years

In the meantime, Europe should construct, always in phases, its Strategical Autonomy(cultural, intelligence, technological, military, political, economic).