Commento a caldo sulle Elezioni Europee
Per quanto non sia ancora certo se la prossima presidente della Commissione europea sarà nuovamente Ursula von der Leyen, bisogna riconoscere a quest’ultima una buona dose di preveggenza, quando, al cosiddetto “Vertice Sociale di Porto”, aveva citato espressamente “il Gattopardo”, affermando: “Bisogna Cambiare tutto perché nulla cambi”. Che è infatti ciò che sembra verificarsi.
1.Un sistema rigidissimo
E, in effetti, la “ragnatela” di organismi internazionali creati dopo la IIa Guerra Mondiale (Ikenberry) aveva avuto lo scopo di “stabilizzare” un mondo che, intrinsecamente, era portato, come dimostrato dalle Guerre Mondiali, a un’enorme instabilità (l’”Ultima Grande Battaglia” di cui aveva scritto Nietzsche”). Le Nazioni Unite, la NATO, il Consiglio d’ Europa, il Comecon, il Patto di Varsavia, l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, le Comunità Europee, l’Unione Europea…
Era stata impiegata le massima diligenza nell’organizzare meccanismi sofisticati e complessi (“the Rule of Law”), aventi quali obiettivo quello di ammortizzare le innumerevoli contraddizioni intrinseche alla Modernità (Nazioni contro Imperi, laicità contro religioni, capitalismo contro socialismi e nazionalismi..).
Questa “ragnatela” ha dimostrato fino ad ora una capacità notevole di frenare il cambiamento, coprendo e permettendo così nel contempo il dispiegarsi di un corso storico sotterraneo verso la Società delle Macchine Intelligenti, tanto resistente da sembrare deterministico: quello che va dall’ Equilibrio del Terrore alla Società della Conoscenza, dalla Religione dei Diritti all’ Ideologia Californiana, dalla Società del Controllo Totale al Postumanesimo, dal crescente autoritarismo alla Singularity Tecnologica. La “stabilità” (se non pietrificazione) dei sistemi politici ha garantito fino ad ora che quelle trasformazioni tecnologiche avvenissero senza controllo e senza contrasto. Ed è questo il motivo principale per cui tutta quella “stabilità”(la “difesa del Progresso”) era, ed ancora è, ritenuta così necessaria dall’ Establishment, e così esiziale da noi.
2.Stabilità del sistema nonostante la sconfitta delle grandi Nazioni
In questo contesto s’inseriscono perfettamente le elezioni europee del 2024, appena terminate, nelle quali, all’ apparentemente eclatante vittoria del Rassemblement National, dell’AfD, dell’ FPOE, della NVA e del VB, ha fatto paradossalmente riscontro una complessiva stabilità del quadro europeo generale basato su “pesi e contrappesi”, che ha permesso a Manfred Weber, presidente del PPE, di affermare, nonostante tutto: “con Ursula abbiamo vinto in Germania e vinceremo in Europa”.
Come ha fatto giustamente rilevare il sito del Movimento Europeo, la tanto deprecata (e auspicata) avanzata dei partiti “di destra”, a livello complessivo, non c’è stata. Essi hanno infatti conquistato appena il 2% dei voti in più.
A nostro avviso, però, conta anche molto il fatto che i partiti della Maggioranza Ursula abbiano perduto complessivamente 68 seggi, mentre ECR più ID hanno conquistato 13 nuovi seggi, mettendo così in difficoltà la formazione di una Commissione con la “Maggioranza Ursula”.
Così opinano perfino i Think Tank russi, perché (Markov), “la destra non sistemica sta diventando sempre più sistemica”, tanto che “perfino Marine Le Pen ha assunto una posizione filoamericana e antirussa”, perché ”disotto il velo esterno della democrazia, il potere reale del Deep State e dell’ oligarchia globale sta assumendo sempre più chiaramente i caratteri di una dittatura”.
Di tutt’altro avviso invece Ezio Mauro, per cui il carattere dirompente del voto europeo sarebbe rappresentato dalla rottura dei tabù antifascisti da parte della “nuova diffidenza agnostica dei populisti di ogni colore, che non si riconoscono in nessuna religione civile e non accettano lezioni da un passato che non hanno vissuto”. Cosa per altro ovvia dopo 80 anni (il tempo di tre generazioni).
Per Mauro, non ci sarebbe più, pertanto, un “canone europeo e occidentale”. Ma c’è da chiedersi quanto questo canone non sia stato, anche in passato, solo l’effetto di riflessi pavloviani indotti, in un paio di secoli, con varie forme di terrore, mentre invece la cultura europea aveva testimoniato da gran tempo l’insofferenza per quel “canone”. Basti pensare al “Rescrit” di Voltaire, alle “Soirées de Saint-Ptersbourg”di De Maistre,a “Mon Coeur Mis à Nu » di Baudelaire, a « Umano, troppo umano” di Nietzsche, alle “Considerazioni di un Impolitico” di Mann, al “Prossimo Medioevo”di Berdjajev, a”Europa e umanità” di Trubeckoj, ad “Amerika”di Kafka, alla”Terra Desolata” di Eliot, alla “Rivolta contro il mondo moderno”di Evola, a “Tecnica,nobiltà e pace” di Coudenhove Kalergi, a “Cittadella” di Saint Exupéry, alla “Radice Ultima” di Simone Weil, alla “Dittatura Liberale” di Molnar, ad “Arancia Meccanica” di Burgess…
Dunque, l’unica vera novità è, a nostro avviso, più che altro un banale cambiamento di umore, grazie al quale starebbe cadendo la barriera (psicologica, e , a nostro avviso, nominalistica), fra una sedicente “destra moderata” e una sedicente “destra alternativa”, ambedue parti integranti dei giochi del “sistema”.
3.Il cosiddetto “canone europeo e occidentale” da sempre combattuto dalla “cultura alta”.
Il fatto più importante è però che (almeno in Italia), il numero degli aventi diritto che ha votato supera quello di coloro che non hanno votato.A nostro avviso, l’unico atteggiamento logico degli intellettuali e delle forze politiche, di sinistra, di centro o di destra, consisterebbe oggi invece nel prendere atto del fatto che i cittadini europei valutano negativamente il corso della storia postbellica, che ci ha portati, da un’ originaria posizione di centralità dell’ Europa, ancora negli Anni 50, pur nella sua distruzione e divisione (si pensi alla Olivetti, a Gagarin, alla Volkswagen, all’ Ariane, ma anche ad autori come Heidegger, Schmitt, Sartre, Camus,a registi come Antonioni, Fellini, Godard, Autant-Lara, Herzog, Wenders, Wajda, Zanussi, Tarkovskij, Kieslowski, ecc..), a una piattezza creativa impressionante, con le multinazionali del Web (e non solo) che dilagano indisturbate nelle nostre economie, e lo Showbiz hollywoodiano che la fa da padrone nella comunicazione. In questo contesto, la crisi sociale è inevitabile (si veda come esempio tipico la Stellantis; così pure come la disoccupazione intellettuale, la fuga dei cervelli..).
E non si dica che questo è normale, visto che anche in America la percentuale dei non votanti è tradizionalmente inferiore ( soprattutto nelle elezioni di “midterm”) a quella dei votanti, perché ciò dimostra semmai un altro aspretto dell’ americanizzazione dell’ Europa.
E’ incredibilmente significativo che mentre, l’8 giugno, Biden era ancora in Francia per commemorare con Macron lo Sbarco in Normandia come un grande show propagandistico euro-atlantico, già il 9 mattina incominciavano le operazioni di voto per le Elezioni Europee che, la sera stessa, segnalavano l’incredibile sconfitta di Renaissance per mano del Rassemblement National. E, per giunta, Macron stava sviluppando, proprio in concomitanza con il D-Day, tutta una sua campagna sull’invio di armi sofisticate e di soldati in Ucraina, una campagna che gli elettori hanno sonoramente smentito.
Del resto, è la stessa cosa che è successa ai Socialdemocratici tedeschi al governo in Germania non appena il Primo Ministro Scholz ha annunziato che il Paese deve prepararsi per una guerra entro 3 anni, con la reintroduzione del servizio militare obbligatorio e con la trasformazione dei metrò in rifugi antiaerei.
Ora si condanna Ciotti (leader dei neogollisti), per aver “tradito”, alleandosi con Le Pen e Bardella, l’eredità del Generale De Gaulle, quella di cui Macron avrebbe voluto appropriarsi. De Gaulle, nonostante vi avesse quasi partecipato fisicamente, aveva sempre rifiutato di assistere alle celebrazioni alleate dello Sbarco, da lui visto come inizio dell’occupazione dell’ Europa. In realtà, la “Sovranità Nazionale” o anche “Europea” era per De Gaulle qualcosa di radicalmente diverso di ciò che è divenuto con i successivi presidenti, che pure la rivendicano. La “Force de Frappe” che De Gaulle aveva creato, e che ancor oggi costituisce la base dell’ esercito francese e della pretesa macroniana di primato in Europa, era “à tous les azimuts”. Questo significa che, almeno in teoria, i missili nucleari francesi non erano puntati solo verso Mosca, bensì anche verso Washington. Inoltre, le truppe americane erano state cacciate dalla Francia. Infine, per De Gaulle, l’Europa andava “dall’ Atlantico agli Urali”. Un atteggiamento ben diverso da quello dei successivi presidenti, e, in particolare, di Macron, che, come tutti gli altri governanti attuali dell’Europa, fanno a gara nel compiacere gli Stati Uniti, scavando a Est un solco sempre più profondo.
Singolari effetti della caduta del Muro di Berlino. Gli Europei, invece di sentirsi ora più liberi di muoversi nel mondo seguendo i propri bisogni e i propri interessi, sono divenuti incapaci di quegli (seppur sporadici) slanci d’indipendenza che, in passato, di qua e di là del Muro, si erano manifestati, per esempio, in Tito, in de Gaulle, in Craxi, in Nagy, in Mitterrand, in Chirac, in Hoxa, per non parlare di Walesa…
Viene spontaneo pensare che ciò sia dovuto, almeno in parte, a precise minacce alle persone. Basti pensare ai casi della Slovacchia e della Turchia, che, se hanno manifestato qualche sprazzo di coraggio, lo hanno fatto a proprio rischio e pericolo (vedi il tentato colpo di Stato gulenista, e, buon ultimo, il recente attentato a Fico).
Per il resto, deriva dal fatto che, essendo buona parte dei nostri politici (ivi compresi molti sedicenti conservatori, eredi dell’egemonia culturale marxista, sono divenuti, da sostenitori accaniti dell’ Unione Sovietica, gli avversari più duri di una Russia dove il Partito Comunista è oramai all’opposizione.
Per questo, è ben vero che, come sostiene Ezio Mauro, queste elezioni europee dovrebbero sollevare delle preoccupazioni a medio-lungo termine per l’avvenire dell’Europa, e suscitare di conseguenza una rinnovata volontà di proseguire l’integrazione europea. Tuttavia, è lecito dubitare se questa prosecuzione possa andare avanti con questo “establishment”, che non è mai stato interessato ad accrescere il ruolo dell’Europa nel mondo, bensì, come scriveva Trockij già nel 1917, “a contingentare il capitalismo europeo”, a vantaggio di quello americano.
Per questo, a nostro avviso, l’impegno europeista non può essere, oggi, se non un impegno culturale, per dissolvere la nebbia di ignoranza deliberatamente sparsa fra gli Europei, aprendo loro gli occhi sul reale significato della nostra storia e sui pericoli che su di noi fanno incombere i settari del Mito del Progresso e i loro epigoni cultori delle Macchine Intelligenti, della Singularity e della Terza Guerra Mondiale.