PER UN DIBATTITO AUTENTICO SENZA PREGIUDIZI sulla Modernità

“Il vero significato del Signore del Cielo”:

dibattito fra budddhismo e confucianesimo, fra Modernità e Tradizione

Giustamente Gabriele Segre su La Stampa di Venerdì fa notare la contraddizione fra le dichiarazioni di apertura agli avversari dei politici “mainstream”  («non c’è niente che l’America non possa fare, quando lo facciamo insieme», di Joe Biden nella sua lettera di rinuncia alla candidatura presidenziale,o l’impegno preso da Macron di lavorare per una Francia sempre più «plurale»),e  l’ effettiva  chiusura a un reale confronto con le opposizioni, politiche, ma, prima ancora, culturali:Questo spirito inclusivo non sembra comprendere proprio ‘tutti’ i cittadini. La Presidente della Commissione non ha voluto incontrare gli esponenti dell’estrema destra europea e pare chiaro che l’«insieme» di Biden non comprendesse la compagnia dei trumpiani, considerato che, in occasione del loro ormai storico dibattito televisivo, i due non si sono nemmeno stretti la mano. Esempio seguito da alcuni tra i deputati francesi de ‘La France Insoumise’ nei confronti dei colleghi del ‘Rassemblement National’. “

Rousseau iniziò la sua carriera
con una dissertazione contro la Modernità

1. E’ il dialogo nella natura della democrazia?

“Se la nostra democrazia è per definizione un contratto sociale che si prefigge di dare rappresentanza a tutte le forme che compongono il vivere civile, allora essa è chiamata ad includere anche le istanze più centrifughe e perturbanti, partendo dall’assunto che tutti i sentimenti pubblici, in quanto esistenti, trovano già spazio di cittadinanza e partecipazione al dibattito politico”.

Veramente, questo obiettivo era/è sentito come proprio e perseguito più dai sistemi autodefinentisi “totalitari” ”(o, almeno, delle “democrazie consociativistiche”, come la Svizzera) che da quelli che si proclamano “democratici”: mentre i sistemi totalitari pretendono di costituire una sintesi delle correnti ideali del popolo (il “fascismo”, i “fronti popolari/nazionali”) , la democrazia (intesa, come vuole Canfora, come “forza del popolo”) sembrerebbe portata piuttosto al giustizialismo, al linciaggio, alla ghigliottina, ai “tribunali del popolo”. D’altra parte, è per questo che un po’ tutte le forme politiche mantengono un volto duplice: esoterico/exoterico, essendo restie a un’eccessiva trasparenza verso “il popolo”. Pensiamo ai Misteri Eleusini nella “democratica” Atene o al peso delle società segrete nelle moderne società “democratiche”…

Dall’ altro lato, basta pensare ai molti volti del fascismo, studiati per esempio da Volt (razzismo ed anarco-sindacalismo, spiritualismo e corporazione proprietaria, monarchia e socialismo nazionale, conservatorismo e mazzinianesimo, clerico-fascismo e liberalismo laicista), sì che la cultura, che ha bisogno di confronto e di dibattito, vi si sviluppò forse più che nell’epoca successiva, in cui, semmai, fiorirono quegl’ingegni ch’erano nati proprio nel ventennio: Moravia e Morante; Pavese  e Einaudi; Spirito e De Sica; De Chirico e  Toscanini.

Certo, anche la Prima Repubblica “nata dalla Resistenza” aveva altrettanti volti,spesso ereditati da quelli del regime precedente (neo-fascismo e operaismo, cristianesimo sociale e comunismo, monarchia e socialismo, liberalismo e social-democrazia, cristianesimo sociale e mazzinianesimo). Tuttavia, nel corso di questi ultimi ottant’anni, le differenze fra queste “anime”, all’ inizio ben chiare ed evidenti, si sono ottuse a tal punto, che è difficile discernere gli eredi di quelle antiche “anime”.Invece, si è imposto un “pensiero unico” che non ammette contraddizioni. Non diversamente che in America, basta accennare a infrangere un qualunque tabù del “mainstream” (sia esso sessuale o storico, geopolitico o ideologico) per decadere al  ruolo di reietto, venendo legittimamente licenziato ed iscritto in una lista di proscrizione.

Questo deriva da un’evoluzione naturale della società, per dirla con Saint-Simon, da un’ “Eta’ organica” (l’”Ancien Régime”), attraverso una “Età Critica” (la “Guerra Civile Europea”), verso una “Nuova Società Organica” (l’”Era delle Macchine Spirituali” di Kurzweil).Seguendo un filo rosso che va da Lessing a Hegel, da Saint-Just a Saint-Simon, da Emerson a Whitman, da Mazzini a Lukàcs, il sistema occidentale si sta impegnando più che mai  a realizzare “il Progetto Incompiuto della Modernità” (il “Primo Programma Sistemico dell’ Idealismo Tedesco”), fondato sui due binari  paralleli  dello sviluppo illimitato delle aspirazioni alchemiche alla trasformazioni del mondo fisico e dell’ applicazione sistematica nella società dello spirito ascetico (un’”ascesi intramondana” basata sulla  rinunzia alla “Volontà di Potenza”).La prima permette la dematerializzazione del mondo e la sua trasformazione in numero; la seconda, la trasfusione della vita dal vissuto umano al sistema informatico delle regole, che elimina il “potere dell’ uomo sull’ uomo”, abolendo pero l’uomo stesso.

Perché questa transustanziazione mistica sia possibile, il soggetto deve perdere innanzitutto ogni possibilità di scelta autonoma, sganciata dal sistema macchinico, fino a perdere una sua identità specifica.Ciò si realizza per gradi, per esempio con l’indebolimento di religioni, generi, classi sociali, etnie, imperi, nazioni, ideologie, a favore di “imperi sconosciuti”, di multinazionali, burocrazie, di una generalizzata retorica che fa appello a istinti omologanti, quali lo spirito di branco, l’invidia, lo spirito censorio.

Esso costituisce il preludio della sostituzione del governo delle macchine al governo degli uomini. A questo percorso è finalizzato il “Pensiero Unico”, secondo il quale occorre perseguire l’universale in luogo dell’”identitario”, l’asessuato in opposizione al “sessualizzato”, l’”uguaglianza” in quanto opposta alla “differenza”. La gerarchia, il carisma, la leadership devono essere trasferiti, dalle persone, a quel “sistema” impersonale, che, da “burocrazia”, si sta trasformando in una “megamacchina”. Solo così si aboliranno i conflitti, perché si aboliranno gli umani, con le lor identità, le loro frustrazioni, le loro ambizioni, le loro differenze…

Tutto ciò è un’anticipazione  del governo delle macchine spirituali, dove il futuro del mondo è deciso dal sistema digitale di Mutua Distruzione Assicurata; l’ideologia è forgiata dall’ Intelligenza Artificiale “educata” con dei testi “politicamente corretti” e purificata dai “bias” attraverso il sistema informatizzato di rilevamento e cancellazione delle “fake news”; le scelte politiche sono mediate dai “Big Data”; la scuola è basata su una “memoria condivisa” costruita coi computers e censurata dai Gatekeepers, ecc…

Dato tutto ciò, si comprende bene come coloro che si sentono investiti del compito di realizzare questo “Progetto Incompiuto della Modernità” siano convinti di essere separati, dagli “altri” da un abisso, di carisma, di consapevolezza, e perfino di etica, perché andare contro il Progresso è come andare contro Dio. A questo punto, è assolutamente logico ch’essi rifiutino ogni possibilità di dialogo, adottando teorie e prassi come quelle di Lukàcs, che, come scrittore, accusava i propri avversari di non essere altro che dei predecessori di Hitler, e, come ministro della cultura, bandiva dalle biblioteche ungheresi i libri di quegli stessi avversari.  In questo contesto sono nate teorie assurde come “il Male Assoluto” o “il fascismo eterno”, che precludono ogni comprensione della storia e della filosofia, confondendo tutto in un enorme calderone, dove Augusto, Costantino, Machiavelli, Nietzsche, Khomeini, Bin Laden o Putin diventano “fascisti”, e Giulio Cesare, Rousseau, Gandhi, divengono “progressisti” , nonostante siano fra gli intellettuali che più pesantemente hanno contribuito al mantenimento di antiche tradizioni e a combattere le moderne superstizioni.

Per mantenere questa barriera, viene stabilito, prima in America, poi anche in Europa, un nuovo canone che distingue il vero dal falso, il giusto dall’ ingiusto, e scomunica chi non vi si adegua. Anche la dilatazione a dismisura della contrapposizione “fascisti-antifascisti” è strumentale alla creazione e rafforzamento del nuovo canone e delle sue scomuniche, e ha poco a che fare con il fascismo effettivo. Così, sono “fascisti” Pound, Juenger  e Evola, che non hanno mai avuto una tessera, mentre sono “antifascisti” Pajetta, Ingrao o Napoletano che hanno cominciato le loro carriere nelle organizzazioni di massa del fascismo.  

Nel suo opuscolo in Gujarati “L’indipendenza dell’ India”, Gandhi invitava gl’indiani a liberarsi delle eredità britanniche:
medici, avvocati e ferrovie

2.L’”autoesclusione” dei “conservatori”

Secondo Segre, i sovranisti (per esempio, al Parlamento Europeo) sono  corresponsabili di quella situazione. “D’altro canto, le stesse forze che si sentono investite dai cittadini della volontà di cambiamento non possono pretendere di imporla autoescludendosi: è la strategia migliore affinché il proprio progetto non si realizzi”.In un certo senso, ha ragione. A mano a mano che il “Pensiero unico” si afferma, i “Conservatori” ne hanno accettato i sottintesi, a partire da quello dell’ “Irreversibilità del progresso”, autocondannandosi al ruolo di “laudatores temporis acti”. In questo loro sterile ruolo, essi sono stati accettati ed incoraggiati dall’ “establishment”, perché, in tal modo, essi addirittura rafforzano il ruolo del progressismo, dimostrando che questo non è totalitario,bensì aperto al pluralismo,  e, nel contempo, che esso è invincibile.

Questa connivenza ha garantito ai conservatori la sopravvivenza e un modesto mercato “captive”, ma ha deteriorato gravemente la qualità delle loro produzioni culturali, rispetto a quelle dei loro predecessori- per esempio, di Matteo Ricci, di Rousseau, di De Maistre, di Balzac, di Kiekegaard, di Nietzsche, di Heidegger, di Guénon, di Schmidt, di Eliot, di Pound, di Evola-.

Grazie a questo atteggiamento dei conservatori, non vi sono più contrappesi intellettuali al Progressismo, neppure nei  suoi aspetti più controversi: la sua pretesa di innegabile positività della Storia (negata già perfino da Rousseau), o il suo equivoco legame con la tecnica (Heidegger, Anders), e  non si sono riprese in alcun modo le tesi di quegl’intellettuali che proponevano uno scontro frontale con esso (per esempio, Dostojevskij e Gandhi).

L’idea di Segre che sia possibile un dibattito alla pari con i “conservatori” parte infatti proprio dal fatto che anche costoro hanno accettano, in un qualche modo, il progresso: “Nel nome di quel progresso che tutti invocano, ogni parte, invece, dovrebbe sentirsi chiamata non solo a conoscere l’altro, ma a riconoscere ruolo e dignità delle sue aspirazioni, attraverso la condivisione di spazi, in cui l’emotività politica possa trasformarsi in progetto.”

In realtà, non è vero che tutti invochino il progresso, perché non sono mancati, e ancora non mancano, intellettuali antimoderni (Compagnon, Moderne, Antimoderne), più numerosi di quanto appaia a prima vista, ma intimoriti dal “Politicamente Corretto” e dalla “Cultura Woke”. Soprattutto in relazione alla necessità di una “governance” dell’ Intelligenza Artificiale, la maggior parte degli interventi sono animati da una critica antimoderna alla tecnica dispiegata. Anche la rivolta del Sud del Mondo ha riportato alla ribalta visioni del mondo come il Confucianesimo, il Sanata Dharma, lo sciamanesimo e l’Islam quietista.

Ci chiediamo se l’apertura al dialogo invocata da Segre si estenda a coloro che contestano il Mito del Progresso, vale a dire la credenza in un “Lieto Fine” della Storia, non già in senso metafisico, bensì quale completa realizzazione terrena degli obiettivi della tecnica, e quale abolizione del conflitto fra gli uomini. Può sembrare un aspetto marginale e intellettualistico, eppure è su questo “dettaglio” che si giocano i maggiori conflitti di oggi.

A nostro avviso, è proprio perché ci sono molti scottanti problemi che il “mainstream” culturale occidentale e progressista non è riuscito a risolvere, che sarebbe il momento d’ ingaggiare un dibattito serrato fra Moderni e Antimoderni (e fra Occidentali e Orientali, il che spesso è la stessa cosa), sull’epistemologia, sulle religioni comparate, sulla transizione digitale, sulla pace nel mondo, sul governo della tecnica, sull’ Europa. Su tutti questi punti, i classici argomenti modernistici si stanno rivelando inconcludenti e controproducenti, come dimostrano il surriscaldamento atmosferico, la IIIa Guerra Mondiale a Pezzi, la decadenza del’ Europa, la crisi delle nuove generazioni, ecc…

In questo senso, occorre senz’altro raccogliere al più presto l’appello di Segre per  “Luoghi delle idee dove stringersi la mano” , il che, in concreto, dovrebbe significare, da un lato, la fine della repressione del pensiero critico e dei suoi portatori, e, dall’ altra, una rinnovata assertività degli Anti-Moderni e dei cultori del mondo multipolare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *