GRAZIE A TRUMP, FINALMENTE UN ESERCITO EUROPEO?

Nello scorso fine settimana, Donald Trump aveva dichiarato che, se fosse diventato presidente degli Stati Uniti,  in caso di attacco da parte della Russia non sarebbe corso in aiuto dei partner della NATO che non rispettassero gli impegni di spesa per la difesa (il famoso 2%). Anzi, avrebbe  incoraggiato la Russia ad attaccarli. Come vedremo, quest’affermazione apparentemente paradossale per i motivi che vedremo sta suscitando reazioni  diverse fra gli Europei, alle quali questo post è dedicato. Contrariamente a quanto affermato dai più, non è affatto detto che la minacciata uscita degli USA dalla NATO sia un male per l’Europa, ma solo se gli Europei ne sapranno approfittare per portare avanti i loro progetti di integrazione, a partire dal fondamentale problema della difesa europea.

L’affermazione di Trump è in sé inconsistente, visto che i Paesi vicini alla Russia hanno budget militari superiori al 2%, sicché , se la Russia volesse seguire il suggerimento di Trump, dovrebbe invadere prima dei Paesi  che gli USA sarebbero impegnati a difendere. L’effetto sarebbe comunque una guerra mondiale.Tuttavia, è significativa di un trend che, portato alle sue estreme conseguenze, potrebbe alterare profondamente il rapporto di forze fra Europa e resto del mondo instauratosi con gli accordi di Yalta, come non hanno mancato di rilevare eminenti politici europei.

Cominciamo dal Commissario Gentiloni

Nel suo intervento conclusivo del convegno “L’Unione europea al tempo della nuova guerra fredda. Un manifesto” organizzato lunedì (12 febbraio) dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea Gentiloni, purriconoscendo  i meriti della Commissione europea che “ha fatto un lavoro davvero notevole negli ultimi 5 anni”,  ha osservato però al contempo che “il contesto internazionale è cambiato a una velocità tale da rendere difficile stare al passo.”Di conseguenza, il commissario ha affermato che l’Unione Europea deve decidere se“vuole continuare ad essere l’unico animale erbivoro in un mondo di carnivori, con ciò associandosi alle voci sempre più frequenti che, in considerazione dell’evoluzione della geopolitica mondiale, invocano un allontanamento dalla  retorica pacifistica dominante della UE negli ultimi decenni. Lo stesso Commissario ha dovuto riconoscere  due giorni dopo il peggioramento della situazione economica della UE, dovuto, guarda caso, agli effetti negativi delle politiche aggressive dell’ Occidente verso i Paesi eurasiatici, che hanno provocato il rincaro delle materie prime e dei trasporti, e, quindi, indirettamente, all’atteggiamento rinunziatario dell’ Eurpopa, da sempre contrearia a queste politiche aggressive.

Di qui anche l’impressionante mobilitazione del mondo agricolo, con la prima potente, ed efficace, azione sindacale coordinata a livello paneuropeo.

Veniamo ora alla Germania.

Subito dopo Gentiloni,la candidata capolista del Partito socialdemocratico tedesco alle elezioni europee e vicepresidente del Parlamento europeo, Katarina Barley, ha scatenato un  dibattito sulla costituzione, da parte dell’UE, di un proprio arsenale nucleare. In un’intervista rilasciata martedì a Der Tagesspiegel, Barley ha messo in dubbio l’affidabilità per l’Europa di una protezione nucleare a statunitense:

Alla luce delle ultime dichiarazioni di Donald Trump, [tale protezione] non è più affidabile”, ha affermato Barley.

Sulla strada verso un esercito europeo, [il bisogno di capacità nucleari dell’UE] potrebbe anche diventare un problema”, ha aggiunto.

A sua volta, il Ministro Habeck ha dichiarato che l’economia tedesca sta andando “drammaticamente male”.Anche qui, guarda caso, ci sono di mezzo dazi, sanzioni e controsanzioni, pensati e minacciati già dai tempi del TIFF e del TFF,  che fiaccano la capacità dell’ economia tedesca di fungere da “locomotiva”.

Indipendentemente dalle dichiarazioni di Trump o di chiunque altro, abbandonare le proprie capacità militari all’ arbitrio degli USA, che ci precettano e ci congedano secondo i loro capricci (vedi Irak, Afganistan. Jemen),  è quanto di più imprudente vi possa essere, soprattutto in un mondo in rapida trasformazione, quale quello in cui stiamo vivendo, in cui ciascuno combatte duramente contro tutti in difesa dei propri principi e interessi.

Occorrerà vedere se veramente ci sarà il preannunciato cambio di rotta degli Stati Uniti, che cosa intenda veramente Trump e che cosa convenga all’ Europa. Ricordiamo quanto diceva Franz Josef Strauss, che, cioè, non capiva perchè ci fosse bisogno di 180 milioni di Americani per difendere 400 milioni di Europei da 300 milioni di Sovietici“. Non una bella situazione per l’unità europea, e che va rovesciata al più presto possibile; questa potrebbe essere l’occasione buona, nonostante le difficoltà intrinseche di creare un esercito europeo.

I missili ipersonici cambiano le strategie di deterrenza

1.Instabilità dell’ equilibrio di Yalta

Che lo pseudo-equilibrio mondiale creato con gli accordi di Yalta sarebbe forse  durato a lungo, ma avrebbe comunque incontrato continui ostacoli, lo si poteva prevedere fin dal principio, stante la radicale messa in discussione da una parte non indifferente dell’intelligentija mondiale dei suoi stessi presupposti ideologici, se non teologici. Basti pensare alle critiche rivolte, con fuoco concentrico, alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (contestuale alla creazione delle Nazioni Unite),  da parte: di Herskovitch, presidente dell’ Associazione Antropologica Americana (che sosteneva che i diritti non sono universali, bensì regionali); del rappresentante dell’Arabia Saudita (che preannunziava la redazione di una Carta islamica dei diritti dell’Uomo), e, infine, del delegato cinese (nazionalista, cioè di Taiwan), che aveva dichiarato che il diritto dei Cinesi è quello  “di fare la rivoluzione” (vale a dire la teoria tradizionale del Tian Ming, il Mandato del Cielo).

Così pure, Horkheimer e Adorno, invitati in America dalla comunità ebraica americana per scrivere il loro saggio sulla Personalità Autoritaria, che sarebbe dovuto essere utile per prevenire la rinascita del nazismo, erano sorprendentemente tornati in Europa con il loro esplosivo “Dialettica dell’ Illuminismo”, con cui denunziavano, come responsabile dei totalitarismi e della bomba atomica, proprio la modernità illuministica, la cui massima espressione è costituita dagli Stati Uniti e dalla “Comunità Internazionale” da questi guidata, creata proprio in quegli anni. La Dialettica dell’ Illuminismo consiste proprio nella tendenza, immanente alla Modernità, di perseguire uno stato di perfezione mondana (la Fine della Storia), impossibile da conseguire dato il carattere intrinsecamente finito del mondo. L’esperienza storica dimostra che, a causa di questa impossibilità, le pretese di realizzare la Fine della Storia si sono rivelate in effetti la premessa di grandi sciagure, come le due Guerre Mondiali, i totalitarismi, la Shoah, la bomba atomica, il surriscaldamento ambientale, e l’egemonia delle Macchine Intelligenti (“Eterogenesi dei Fini”).

Infine, avevano acquisito l’indipendenza India e Israele, le quali, nonostante la presentazione “modernistica” e “democratica” che ne è stata fatta in questi decenni, erano, e sono, in realtà innervate da un radicale fondo antimoderno (basti pensare al saggio in Gujarati di GandhiHind Swaraj-, in cui si propugnava una de-modernizzazione dell’ India, e al suo commento del Bhagavad Gita, in cui la Ahimsa (tradotta arbitrariamente come “non violenza”) veniva interpretata alla luce dell’ etica marziale degli Kshatriya. Oppure alle teorie di vari leaders politici e religiosi israeliani, che invocavano, e ancora invocano, l’occupazione dell’intero Levante (Israel haShelemah) in forza di un diritto storico ancorato nella Bibbia (Genesi 15:18-21).

Tutte questioni che, invece di diluirsi col tempo, si sono incancrenite fino all’ attuale esplosiva situazione attuale (cultura woke, islam politico, neo-confucianesimo, Bharatiya Partiya, crisi di Gaza).

L’idea che la connivenza  fra due sistemi ideologici e politici apparentemente ostili , ma accomunati dal razionalismo economicistico (capitalismo americano e socialismo reale), avrebbe potuto bloccare in eterno gli assetti mondiali con l’equilibrio del terrore e la censura ideologica, sterilizzando le diverse istanze culturalistiche dei vari popoli – come per esempio la volontà di indipendenza della Cina e del mondo arabo, così pure come il recupero della cultura islamica e il messianesimo ebraico-, era durata lo spazio di un mattino, cioè fino alla crisi di Cuba, alle guerre di Corea, del Vietnam e dell’ Afganistan. Il crollo del Muro di Berlino, lungi dal rappresentare la Fine della Storia sotto l’egida di un Pensiero Unico sintesi di puritanesimo e marxismo, ha  dato il via alle  pulsioni antimoderne dei vari Continenti: dall’Islam politico al Neo-Eurasiatismo, al “socialismo con caratteristiche cinesi”. Oggi, queste pulsioni stanno trovando la loro manifestazione aperta con la ripresa di visioni del mondo come il Tian Xia, la Sharia, la Terza Roma, l’Hindutva. Che, a nostro avviso, hanno come punto nodale non l’”autocrazia”, bensì il richiamo alle antiche culture “regionali”, che trascendono quelle delle “nazioni moderne”.

L’”establishment” occidentale risponde con una chiusura isterica a questo trend culturale, visto come un inaccettabile attentato alle “conquiste del Novecento”(Ezio Mauro), perché non le capisce, o non vuole capirle, non avendo mai studiato seriamente, né le culture extraeuropee, né i pensatori anticonformisti occidentali ad esse vicini (statisticamente, la maggioranza- dai Gesuiti a Leibniz, a Voltaire, a Schopenhauer, a Pannwitz, a Guénon, a Evola, a Eliade, a Eliot, a Pound, a Saint-Exupéry, a Burgess…)  ma conculcati da secoli da quella setta fanatica che ha monopolizzato i centri del potere occidentale. Quel richiamo alle culture antiche nasce da un’istanza prepolitica, quella di costruire, come volevano Saint Simon e Durckheim, una “Nuova Società Organica”, che colmasse il vuoto lasciato dalla secolarizzazione.

L’”establishment” è invece  troppo occupato a ripetere pappagallescamente le stesse non fondate litanie conformistiche, senza rendersi conto della contraddizione che c’è fra i continui elogi profusi alla differenza e alla tolleranza e la sua incapacità almeno di pensare dall’ interno delle categorie logiche altrui (siano esse filosofiche, linguistiche o religiose). Basti ricordare l’ignoranza generalizzata delle lingue siniche e indiche, oltre che di Arabo ed Ebraico.

Questa provinciale autolimitazione impedisce, infine, di capire, non solo quei 4/5 del mondo che sono estranei all’ “Occidente”, ma perfino ciò che sta accadendo all’interno  dell’Occidente stesso. Incominciando dalla politica estera di Trump, che non è l’inspiegabile stranezza di un vecchio miliardario, e neppure l’ideologia di classe del proletariato americano, bensì semplicemente una realistica presa d’atto delle logiche della guerra tecnologica  nel XXI secolo. Troppi stanno ancora immaginando di vivere nel “mondo bipolare” (che si sta sgretolando), basato sull’ “Equilibrio del Terrore” del secolo scorso, in cui si fronteggiavano i sistemi nucleare americano e sovietico, ricchi, senz’altro, di migliaia di vettori intercontinentali, ma governati da sistemi di controllo rudimentali, come quell’ “OKO” di cui già Popov aveva dimostrato in pochi minuti la fallacia.

Essi non capiscono che, in questo nuovo mondo molto più variegato, i miti che avevano bloccato gli assetti mondiali, come quello dell’automatismo dell’Art.5 dell’Alleanza Atlantica, hanno oramai perduto qualunque credibilità.

I nuovi missili abbattono i satelliti-spia

2.La NATO non può funzionare nell’ attuale situazione delle tecnologie militari

E’ impossibile fare funzionare oggi un sistema di reazione nucleare automatica come voleva essere “OKO”(che rendeva inevitabile il “second strike”), perché i tempi di attacco e reazione sono troppo ristretti (una decina di minuti) e le tipologie degli attacchi troppo variegate. Basti ricordare l’esempio portato da Eric Schmidt ad un incontro con i comandanti dell’aviazione americana, quello che una guerra nucleare venisse scatenata dalla Corea del Nord con l’opposizione della Cina, ipotesi che manderebbe in crisi l’intero castello di carte della “Mutua Distruzione Assicurata”. Infatti, allo stato attuale dei fatti, anche usando l’Intelligenza Artificiale, sarebbe impossibile decidere in pochi minuti quale nemico colpire. Questo mette a nudo la debolezza strutturale  dell’Articolo 5 del Trattato che, lungi dal parlare di automatismo, rimanda a una risposta concertata fra gli Stati Membri, per la quale oggi il tempo non c’è più.

Si richiede un sistema molto più rapido di reazione calibrato sui principi e interessi dell’ Europa Visto che non avrebbe senso avere 30 diverse “Forces de Frappe”, una per ogni Paese d’Europa, tale sistema non può essere che europeo.

Di qui l’esigenza, sentita da tutti, di una maggiore assertività da parte dell’ Europa,  la quale sta parlando da più di 70 anni di “Politica Estera e di Difesa Comune”, ma non ha mai fatto il seppur minimo passo in avanti in questo senso. Senza contare che la struttura stessa dell’Unione Europea è ricalcata sull’organizzazione delle Crociate quale proposta dai primi progetti europei (Dubois, Podiebrad, Sully), su un arco di 700 anni e mai attuati, e non può funzionare per quegli stessi motivi. Del resto, non conseguirono i propri obiettivi neppure l’Impero Francese e l’Asse, che si riproponevano gli stessi obiettivi, ma in un quadro imperiale.

I motivi per l’impossibilità di un esercito europeo risultarono evidenti anche in occasione della negoziazione e del rigetto del trattato CED, precursore dei Trattati di Parigi e di Roma. E’ infatti dal militare che era partito il movimento di integrazione dell’Europa sponsorizzato dagli USA, sulla scia della risoluzione del Senato Americano su proposta del Senatore Fulbright. Infatti, quell’ esercito europeo, composto di 6 divisioni, senza marina, aviazione, servizi segreti, arma missilistica, sarebbe stata praticamente una forza ausiliare delle Forze Armate Americane, per mascherare il riarmo della Germania in funzione antisovietica, ma non risolveva il problema della difesa europea.Il Trattato fu ovviamente bocciato dal parlamento francese.

L’attuale situazione di fatto mette a nudo ancora una volta tutte  le debolezze intrinseche del concetto stesso:

-se, a una minaccia nucleare occorre rispondere in pochi minuti, è necessario che esista un unico centro decisionale in grado di fare partire  subito i missili, ma sapendo almeno dove e perché. Orbene, se lo stesso formidabile sistema americano (come lo era quello sovietico) appare inadeguato a questo compito, come potrebbe esserlo il disarticolato sistema europeo?

-però non basta che qualcuno (nel nostro caso, paradossalmente,  il Presidente francese) abbia il pulsante rosso che comanda i missili nucleari; occorre quanto meno che i missili siano adeguati a distruggere il potenziale bellico nemico, ché, altrimenti, si esporrebbe senza ragione l’Europa alla rappresaglia avversaria;

-infine, sembra impossibile “sganciare” la difesa europea da quella americana, visto che centinaia di testate americane sono imbarcate (con fini ricattatori) sugli aerei tedeschi, italiani e belgi (che non possono sganciarle autonomamente), così esponendo comunque l’Europa Centrale alla distruzione nucleare nel caso di uno scontro frontale fra USA e Russia, e visto anche che il sistema difensivo europeo è totalmemnte esposto al sistema spionistico degli USA.A meno che non siano gli USA a “sganciarsi” veramente dalla NATO come avrebbero capito i nostri governanti, anche se noi non ci crediamo. Pensiamo infatti che Trump voglia togliere agli USA i pochi costi e vincoli a suo carico della NATO, pur mantenendone il controllo di fatto attraverso la propria superiorità politica, militare e spionistica. Per esempio, mantenendo in piedi (come suggerito da Caracciolo) gli accordi bilaterali (segreti) con i Paesi dell’ Asse sconfitti, che garantiscono agli USA l’agibilità dei territori europei, eventualmente trasformandoli in accordi pubblici (e quindi legali), visto che i trattati segreti sono praticamente incoercibili.

Inoltre, è ovvio per tutti fino dai tempi della CED che, per poter usare comunque le armi più moderne in nome di tutta l’ Europa, ci vuole un potere politico unitario, che per altro sarebbe di tutt’altra natura di quelli della UE , perché avrebbe potere di vita e di morte su tutti gli Europei (e deve perciò essere almeno accettato). E infatti già a quell’ epoca si era pensato ad atomiche europee, ma però l’unico risultato pratico era stato quella francese.

L’idea che questo potere unitario possa essere il Parlamento Europeo o il Consiglio Europeo poteva avere un senso nelle condizioni belliche degli anni ’50, quando le guerre erano deliberate dai Parlamenti e le decisioni potevano durare settimane, se non mesi. Non oggi, quando la guerra mondiale può partire in pochi secondi, e deve partire in segreto. Oggi, occorre decidere in 10 minuti, mentre le trattative ai vertici UE durano anni (vedi la questione dei finanziamenti all’ Ucraina). Per questo, o si delega la decisione all’ Intelligenza Artificiale (che è quanto più temiamo, perché costituirebbe automaticamente l’esautoramento dell’ Umanità), o si crea un “imperator” europeo, un “commander-in-chief”, distinto dagli Stati Membri, con potere di vita o di morte (cioè colla valigetta nucleare e il pulsante rosso). E, di fatto, l’accentramento  senza precedenti di poteri a cui assistiamo oggi in Cina, in Russia, in India, en Turchia, e perfino negli Stati Uniti, si giustifica innanzitutto nell’ ottica della preparazione bellica. Ma tutti quei Paesi hanno una struttura politica accentrata, condivisa e presente da secoli, mentre la  nostra incapacità strutturale di creare un sistema di comando unitario è la prima ragione della nostra insignificanza.

D’altronde, perfino negli USA ci si sta interrogando sul loro stesso comando unitario, data l’evidente senescenza dei candidati presidenziali più accreditati, a cui si dubita se si possa attribuire la valigetta nucleare.

Solo se vi fosse un qualsivoglia potere europeo, fornito della leva militare, capace d’incarnare una Identità Europea  condivisa almeno dalle classi dirigenti, l’Europa potrebbe, non solo difendersi da sola, ma anche e soprattutto parlare in modo significativo con le Grandi Potenze. E non necessariamente di guerra, visto che tutti gl’interessi dell’ Europa la portano verso i suoi vicini d’Eurasia (culturali, etnici, demografici, economici..), non verso dazi, sanzioni e controsanzioni.Purtroppo, l’appiattimento sugli USA ci ha portato a perdere le grandi occasioni di pacificazione con l’Est, a partire dalla Confederazione Europea proposta da Mitterrand, dall’ adesione della Russia alla UE richiesta  da Eltsin e perfino da Putin, fino alle Nuove Vie della Seta, con le quali non saremmo arrivati alla  “Terza Guerra Mondiale a Pezzi”a.

Ma, in assenza di una “Nazione europea”(quale accennata timidamente da Benda, da Mosley, da Thiriart e da Barcellona), l’accettazione di un unico centro di potere potrebbe venire solo dalla sussistenza di un progetto centrale per il futuro del Continente, incarnato da una classe dirigente veramente adeguata e radicata in tutto il territorio. Progetto centrale che va ancora creato. In fondo era l’idea di Dubois e di Podiebrad: fondare l’unità europea sulle strutture di comando dell’ esercito europeo (allora, l’esercito di Crociata).

Gli USA possono evitare di difendere l’Italia, che detiene decine
di loro testate nucleari?

3.La questione del 2% del budget militare.

L’innalzamento del livello della spesa militare degli Stati membri della NATO, richiesto da sempre dagli USA,e ribadito da Trump, è certamente necessario, ma non è accettabile nell’attuale quadro degli accordi Europa-USA

Intanto,si parla solo delle spese nazionali di ciascuno Stato, senza tenere conto:

-dell’affitto e manutenzione delle basi USA in Europa (sostenuto in gran parte dai Paesi ospitanti);  Il Pentagono spende per le basi  circa 10 miliardi di dollari  l’anno., ricevendo dagli Stati ospiti una compensazione diretta o indiretta, sì che queste basi costituiscono per gli USA un risparmio rispetto a stazionare le truppe in America;

-del signoraggio del dollaro;

-degli acquisti europei di materiale militare negli USA;

-dei vincoli creati anche sull’ economia civile dall’esistenza di obblighi miltari NATO, come per esempio l’ostacolo alla nascita di imprese concorrenti con quelle americane, o la condivisione di dati riservati degli Europei utilizzati dall’industria americana;

-delle mancate opportunità per l’industria europea derivante dall’esclusione dai finanziamenti americani del DARPA.

Quindi, il costo reale della Difesa in Europa è ben più elevato, e sta incidendo negativamente sull’ andamento dell’ economia, come rivelato proprio ora da Gentiloni.

L’ Europa non spende affatto “poco”per la Difesa, bensì tre volte più della Russia, 240 miliardi contro 84. E gli Stati Uniti, scaricando buona parte dei loro costi sugli alleati, pur essendo il Paese con il maggior budget della difesa, spendono in realtà proporzionalmente molto meno degli Europei.

In definitiva, con l’attuale tipo di “burden sharing”, diretto e indiretto, fra Stati Uniti ed Europa, un ulteriore incremento della spesa europea significherebbe addirittura che l’apparato NATO sarebbe sostanzialmente posto a carico totale dell’ Europa.

A questo punto, ecco spiegato l’eterno mistero di come la Russia, spendendo appena un terzo degli Europei, disponga di un potenziale bellico incomparabilmente superiore. Il vero problema è che, mentre ciò che spende la Russia è focalizzato a una difesa completamente autonoma, contro un attacco che provenga da qualsiasi direzione (“à tous les azimuts”come diceva De Gaulle), la preparazione bellica degli Europei è finalizzata solamente a integrarsi  nella strategia americana, senza la quale  sarebbe inutile. Quindi, non ha tutte quelle ricadute positive sull’economia che avrebbe una politica autonoma.

Una ipotesi di vera e propria “uscita degli USA dalla NATO” comporterebbe invece che l’ Europa si dotasse delle capacità di controllo, logistiche e di intelligence  eguali a quelle degli USA(pensiamo a quei “satelliti spia” intorno ai quali si è acceso il dibattito). Quella “Duplicazione di Risorse” contro cui gli USA hanno sempre combattuto.

Il che significherebbe fondere nell’ Unione una NATO senza USA, ovvero ricreare l’Unione Europea Occidentale. Solo in tal modo l’Europa spenderebbe bene il suo 2%: con un adeguato ritorno culturale, geopolitico, strategico ed economico,  il che le permetterebbe di combattere la sua vera battaglia, quella alla quale essa è vocata.

L’unica azione seria nel conflitto tecnologico sono state le due Sentenze Schrems

4.La reazione alle Macchine Intelligenti quale progetto storico dell’ Europa.

Da trecento anni, i globalisti continuano a ripeterci che l’obiettivo dell’organizzazione internazionale dev’essere il Bene dell’ Umanità. Peccato che, di fronte al progetto tecnocratico dell’Occidente, le visioni del Bene dell’ Umanità si biforcano sempre più: da un lato, gli apocalittici che pensano che l’obiettivo dell’ Umanità sia l’abolizione delle differenze fra individui e popoli, e quindi lavorano per l’abolizione delle individualità e l’imposizione di regole obiettive, quali quelle degli algoritmi; dall’ altra, coloro che pensano che, nell’ impossibilità di realizzare, nella contingenza, un mondo senza conflitti, il massimo di armonia conseguibile nella storia sia costituito da un mondo poliedrico, caratterizzato dalla coesistenza di realtà diverse fra individui, territori, ceti, continenti…

Come abbiamo illustrato in vari precedenti post, la “sfida principale” del XXI Secolo è costituita quindi, non già dalle “autocrazie” che vorrebbero distruggere le nostre “democrazie”(regimi politici fra loro diversissimi e a cui poco importa come gli Europei vogliano governarsi), bensì dal rischio che l’Intelligenza Artificiale prenda il sopravvento sull’Umanità, e, innanzitutto:

-assuma direttamente le decisioni sulla guerra e sulla pace;

-riduca ulteriormente la propensione degli umani alla riproduzione sessuata;

-riorienti le mentalità verso un cieco conformismo;

-ci tolga la capacità di produzione intellettuale autonoma,

– di conseguenza, renda impossibile qualsiasi forma di partecipazione da parte dei cittadini (altro che democrazia!).

Questa è la guerra che l’Umanità deve combattere, una guerra che modificherà la biologia, la cultura, la società, il diritto. Certamente, non tutti sono d’accordo sulla necessità di  questa decisione strategica, così come, in passato, non tutti erano d’accordo su altre decisioni strategiche, come per esempio la diffusione delle religioni di salvezza (Costantino), la schiavitù e, poi, la sua abolizione (la Guerra civile americana), la conquista, da parte dell’ Occidente, del resto del mondo (le Reducciones), il socialismo (Guerra Fredda), il razzismo (seconda guerra mondiale). Per questo ci sono stati sempre (e sempre ci saranno) conflitti , guerre, rivoluzioni. L’ipotesi più probabile è che i prossimi conflitti saranno pro o contro l’Intelligenza Artificiale.

Non per nulla i GAFAM americani sono già profondamente impegnati nei conflitti in tutto il mondo, con lo spionaggio, le manipolazioni del web, la guerra psicologica, le armi autonome, Starlink…Anche i BAATX cinesi sono, a loro modo, presenti sullo scacchiere bellico, ma sono stati ricondotti, dal loro governo (con il cosiddetto “Crackdown  sui BAATX”), a strumenti della strategia complessiva di quel Paese.

Se l’Europa vuole veramente avere un ruolo geopolitico, deve prendere posizione su questo conflitto fondamentale, da cui dipendono tutti gli altri. Anche per questo, una difesa veramente autonoma dell’Europa non potrà farsi come abbiamo spiegato nel precedente post, partendo dall’ articolo di Galli della Loggia del 5 febbraio, se non intorno a un’industria digitale autonoma e una cultura identitaria europea, due facce della stessa medaglia.

Una propria idea identitaria costituisce l’arma principale per una proiezione di potenza nel mondo. Ad esempio, gli Stati Uniti arrivano ovunque, prima di tutto, con le loro lobbies sponsorizzate dallo Stato, le quali diffondono l’idea degli Stati Uniti quali  “la Casa sulla Collina” a cui tutti i popoli debbono ispirarsi (Cotton Mathers, Emerson, Whitman). Pensiamo al Comitato di Corrispondenza costituito dopo la Rivoluzione Americana, con Lincoln che, in Francia,  faceva proseliti per a Massoneria, preparando la Rivoluzione Francese. Ad esempio, fece un siffatto pressing su Voltaire morente per farlo aderire alla Loggia “le Sette Sorelle”. Pensiamo al Filibustering portato avanti in Sudamerica di agenti americani come il Colonnello Walker, e all’ aiuto dato ai moti liberali in Europa (ospitando Kosciuszko, Kossuth, Garibaldi). Pensiamo ai 14 Punti di Wilson, alla Carta Atlantica, al Jazz, a Hollywood, all’ espressionismo astratto, all’Ideologia Californiana, alla Rivolta di Berkeley,alle banche d’affari,  ai social networks, all’ Endowment for Democracy, alle “rivoluzioni” organizzate da Gene Sharp…

Ma anche il mondo islamico ha, come sue avanguardie, gli Imam politicizzati, i convertiti, le comunità nazionali all’ estero. E che dire dei “filocinesi”, degli Istituti Confucio, della Via della Seta?

Orbene, l’Europa ha creduto di potersi spacciare per il “Trendsetter of the Worldwide Debate” senza avere nulla di tutto ciò, ma è stata smentita dai fatti, come hanno dovuto riconoscere un po’ tutti gli esponenti dell’”establishment”, da Borrell a Gentiloni, che hanno confessato di “essere stati ingenui”. Tale ingenuità è consistita, a nostro avviso, nell’aver preso sul serio l’ideologia americana, tentando addirittura di farsene i più zelanti sostenitori, senza comprendere che la mentalità puritana è una costruzione artificiosa che riesce a mala pena a sostenersi nella sua patria di adozione, che, in Europa, viene vista con sospetto, e, nel resto del mondo, viene addirittura smascherata ogni giorno di più come ipocrisia (“l’Uomo Bianco ha la Lingua Biforcuta”). Qualcuno che voglia essere “più realista del re” ha ancor meno credibilità del suo sponsor.

In tal modo, tutta la costruzione ideologica della Modernità, quella “bolla” entro  cui siamo stati educati, si sta rivelando via via, come ha scritto John Grey, come un’”Alba bugiarda”. L’ansia missionaria di conversione dei nativi si è rivelata  una copertura ideologica per il loro genocidio; l’imposizione del principio di eguaglianza nasconde la più radicale diseguaglianza, tanto che i nazisti, per scrivere le leggi razziali, non trovarono nulla di meglio che inviare negli USA  un transatlantico pieno di giuristi per copiare le “Leggi Jim Crow”. Il  preteso egualitarismo si traduce nella ben nota biforcazione fra miliardari e senzatetto, così pure come la pretesa “Rule of Law” si scopre essere stata un ‘importazione forzata negli USA del rigido diritto prussiano, per ovviare al carattere arbitrario della Common Law, palesemente manipolata da una magistratura elettiva, e quindi partitica per definizione e succube dei Poteri Forti.

Orbene, il punto centrale in cui si svela l’ipocrisia puritana è costituito dall’ apparente rifiuto della Ragion di Stato , che sembrerebbe un concetto estraneo e ostile per le cosiddette “democrazie liberali”, le quali  pretendono d’imporre agli Stati una morale simile a quella  individuale, ma poi in realtà compiono continuamente crimini sempre più efferati, cercando di nasconderli con il controllo delle opinioni pubbliche, e, alla mala parata, li giustificano con l’argomento tipico dei totalitarismi: difendere il Progresso. L’Occidente passa buona parte del suo tempo a discutere, bilancino alla mano, della pretesa maggiore o minore moralità del politeismo e del monoteismo, dell’Ebraismo e del Cristianesimo, del Cattolicesimo e del Protestantesimo, dell’ Islam e del marxismo, della Rivoluzione americana e di quella francese, di Israele o dei Palestinesi, della Russia o dell’ Europa…Mentre invece è responsabile delle maggiori catastrofi umanitarie della storia. Basti pensare alla tratta atlantica, al Trail of Tears, alle Guerre dell’ Oppio, all’annessione di metà del Messico e delle Filippine, ai bombardamenti a tappeto compresivi della bomba atomica, ai campi di concentramento per i Nippo-americani e i Tedeschi prigionieri, all’invasione gratuita dell’ Iraq e all’occupazione decennale dell’ Afghanistan…

Per questo, Eric Voegelin, un antinazista austriaco che scriveva in America, aveva dimostrato brillantemente che la “liberaldemocrazia” occidentale non era altro che il terzo volto del totalitarismo.

Per tutti questi motivi, molti sono convinti, in Europa, che il nostro Continente non debba più  seguire l’America nelle sue campagne per l’esportazione della morale internazionale, definita come “democrazia”. Altri invece, preoccupati più che altro di aiutare i loro alleati all’ interno degli USA, vorrebbero fare, dell’ Europa, un Paese di zeloti, che pretende di applicare una politica “morale”, anche là dove l’America crede di dover fare a meno di questa sua eterna finzione, nella speranza di “redimere” l’America dalle sue deviazioni dalla “retta via”(che tali non sono, bensì la seconda faccia della stessa medaglia).

Con tutto questo però non si fa politica estera, bensì solo una cattiva propaganda della setta puritana.

La visione del mondo atta a differenziare l’Europa sulla scena mondiale dev’essere necessariamente diversa da quest’ultima. Fondata sul mantenimento dell’ Umano, e, quindi, della diversità, che si deve tradurre nel rispetto assoluto delle identità extraeuropee, nella condivisione delle decisioni fra le identità intraeuropee, e nell’assoluta libertà di pensiero e di espressione, a dispetto di tutti i puritanismi. L’Europa quale barriera consapevole contro l’omologazione tecnocratica, capace di dialogare con gli altri Continenti, non già per plagiarli, bensì per trovare insieme un discorso culturale che dia un senso compiuto alle spontanee ribellioni contro la deriva nichilistica che la tecnica ci sta imponendo. Facendo tesoro, per questo, delle idee di grandi europei, come Matteo Ricci, Pascal, Leibniz, Voltaire, Guénon, Saint-Exupéry, ma anche di quelle Kang You Wei, di Gandhi, di Soloviov, di Fenollosa, di Pound, di Barcellona…Come scriveva brillantemente quest’ultimo:“L’Europa rappresenta una tappa, un gradino della globalizzazione?Oppure è una resistenza alla globalizzazione? “A nostro avviso, l’Europa può essere la roccaforte di una globalizzazione poliedrica, fondata sulla preservazione di tutte le grandi tradizioni dell’ Epoca Assiale pur entro i vincoli dell’Era delle Macchine Intelligenti.

Horkheimer e Adorno

5.Il”Conservazionismo” europeo

Il 12 febbraio, Sergio Fabbrini aveva scritto un articolo su “Il Sole 24 Ore”, denunziando le contraddizioni del conservatorismo italiano. Contraddizioni che certamente esistono perché  è proprio il conservatorismo in generale ad essere contraddittorio. Per esempio, in una situazione come quella attuale, sembrerebbe compito dei conservatori quello di essere in prima linea nell’opporsi all’egemonia delle Macchine Intelligenti. Invece, i conservatori sono tutti concentrati (come per altro anche i progressisti) nel  difendere la presente società, che ci ha portati fino a questa situazione rischiosissima, e propongono di fatto come modello il ritorno agli anni ’50 e ’60, quelli in cui eravamo un Paese povero e sconfitto, dove un senso di sollievo derivava più che altro dall’ idea che le cose non potessero andare peggio:il cosiddetto “Miracolo Economico”. Purtroppo fu proprio in quegli anni in cui si gettarono le basi dei nostri problemi di oggi: la concessione agli USA, con accordi ancor oggi segreti, di più di 100 basi militari, l’uccisione delle nostre imprese di alta tecnologia, la stessa egemonia culturale marxista, che, certo, non esiste più come tale, ma si è trasformata, con la “Lunga Marcia attraverso le Istituzioni”,  in un Pensiero Unico ben più invasivo, perché fuso con l’egemonia occidentale.

Riproporre quel modello significa nascondere le vere cause dell’attuale declino. Invece, come scriveva Armin Mohler, “Rivoluzione Conserevatrice significa creare qualcosa che valga la pena di essere conservato”

La rivolta dei robot in RUR di Capek

Per questo, crediamo che la legittima reazione alla Modernità in corso nella cultura e nell’opinione pubblica non vada incanalata verso  un “conservatorismo” da perdenti, bensì verso quello che abbiamo chiamato “conservazionismo), vale a dire la preservazione dell’ Umano contro l’egemonia delle macchine”(cfr. il nostro recente opuscolo “Verso le elezioni europee”). Questa sarebbe la giusta via per rispondere alle provocazioni che ci vengono dal resto del mondo, che ha rispolverato giustamente i “San Jiao”, l’Hindutva, i Califfi Ben Guidati, Dostojevskij e Bartolomé de las Casas. Anche se manca attualmente una definizione del “Conservazionismo” che possa servire a livello mondiale. E sarebbe proprio  l’ Europa a poterla fornire, sulla base dell’enorme esperienza accumulata su questi temi (de la Rochefoucault, De Maistre, Tocqueville,  Baudelaire, Nietzsche, Soloviov, Weber, Guénon, Eliade, Evola, Weil, Del Noce, Burgess, Grey).

Il Duca di Sully, autore del “gran Dessin”,
l’ultimo progetto di crociata

6.La Nuova Guerra Civile Americana

Il dibattito circa le rinnovate prese di posizione di Trump sulla NATO si concentra, a nostro avviso non correttamente, sulla questione delle armi all’ Ucraina. Se tutto si riducesse a questo, non vedremmo nessuna importante novità per l’Europa. Invece, le posizioni isolazionistiche in America potrebbero avere conseguenze di più ampio respiro, portando addirittura a una frattura ancora più pesante fra l’ Imperialismo Democratico del Deep State e il resto del Paese, fino a giungere a una vera e propria Seconda Guerra Civile Americana quale quella profetizzata nell’omonimo  film di John Dante, di cui sembrano manifestarsi le prime avvisaglie con le tensioni fra forze federali e nazionali al confine col Messico.

In questo scenario, potrebbero veramente riaprirsi i giochi in Europa per un autentico Potere Europeo, che, in tempi rapidissimi,  parta da un progetto culturale globale, passi per la creazione di una classe dirigente alternativa a quella attuale, e sfoci nella ripresa in mano delle sparse membra di un’ Europa devastata dalla crisi culturale, dalle forze centrifughe e dalle pressioni militari, per rifondare un forte Stato Europeo, capace di portare avanti l’agenda dell’ Umano sullo scacchiere internazionale, fornendo veramente gli strumenti per il dibattito internazionale (Trendsetter of the Worldwide Debate). Per esempio, con la filologia, la filosofia e la teologia comparate; con  il confronto  delle dottrine politiche greche, romane, cristiane e moderne occidentali con quelle cinesi, indiane, islamiche; con la ripresa dell’ educazione classica contro quell’”Educazione anti-autoritaria” contro cui giustamente si scagliava Adorno, e che in effetti, in alcuni decenni, ha livellato l’umanità per renderla atta al dominio Macchine Intelligenti.

Ciò detto, per essere presi sul serio e non essere scambiati da tutti per l’ennesima volta con una semplice pedina dell’America, dovremmo dotarci anche di un deterrente credibile anche militare- non necessariamente nucleare, perché le tecnologie di oggi  (cyberguerra, condizionamento della  ma mente, disinformazione, missili ipersonici e spaziali) forniscono in abbondanza armi ancora più decisive, e per giunta non ben conosciute dagli avversari-.

Teniamo presente che, per i problemi più delicati (come per esempio sulla guerra a Gaza), sono stati esclusi dalle trattative perfino i rispettivi governi, mentre chi tratta veramente (per esempio su Gaza) sono i rispettivi servizi segreti (che sono quelli che “hanno veramente le mani in pasta” in queste cose, e forse hanno il vero potere ovunque). Ora, l’Unione Europea non ha neppure un servizio segreto. Come può discutere con gli altri di intelligenza artificiale?

Qualunque cosa intendiamo fare, occorre muoverci subito, perché, tanto la Terza guerra mondiale, quanto la Singularity Tecnologica, oramai, incombono. Di converso, ciò che si deciderà (anche sul campo) sarà decisivo per gli assetti dell’umanità, e, in particolare, dell’Europa, nel prossimo secolo. Non possiamo farci trovare impreparati. Questo sarebbe il compito della classe dirigente europea. Purtroppo, quella attuale è inadeguata, e un’altra non è alle viste. Nonostante tutto, come diceva Mao Tse Dong, ”Grande è la confusione sotto il cielo; quindi, la situazione è eccellente!”.

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