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PASQUA DI RESURREZIONE

Wuhan festeggia la chiusura degli ospedali d’emergenza

Speriamo che questa Pasqua costituisca veramente una resurrezione di tutti, dalla pandemia, dalla crisi dell’Europa e della decadenza dell’Italia. Tuttavia, mentre a Wuhan si ricomincia a poter uscire, seppure con cautela, da noi siamo ancora nel pieno dell’epidemia. L’Europa, e in particolare l’Italia, totalizzano la maggior parte dei decessi, e probabilmente l’epidemia è ancora solo agl’inizi, non solo da noi.

Non ci può consolare il fatto che, in extremis, i Ministri delle Finanze avrebbero raggiunto un accordo, seppure “al ribasso”, su come finanziare l’indebitamento degli Stati Membri derivante dalla pandemia, e reso necessario per il suo superamento, perchè è certo che il mix di strumenti finanziari usciti dal compromesso sarà in grado forse  di risolvere i problemi del Coronavirus, ma non quelli di fronte ai quali ci trovavamo già prima: problemi strutturali dell’ intera Europa al cui superamento stiamo lavorando, preparando le novità librarie di quest’anno.

Stefano Folli scrive su “La Repubblica”:”Nella serata in cui l’Eurogruppo approda a un modesto compromesso, si può misurare quanto sia limitata la capacità dell’Italia di essere ascoltata sul piano internazionale. La battaglia per gli eurobond (o coronabond che dir si voglia) era già persa da giorni, ma si è voluto farne la bandiera di una sorta di sfida al resto dell’Unione che è finita in un nulla di fatto. In sostanza con un rinvio delle decisioni ai capi di Stato e di governo, ma su una base poco propizia alle posizioni italiane.”

Giustamente il primo ministro Conte ha deciso di non sottoscrivere l’accordo così com’è, perchè “qui ci vuole un’economia di guerra”. Ma occorre fare mente locale a che cos’è un’”economia di guerra”.

Riguardo la domanda aggregata, questo concetto è stato al “Keynesismo militare”, dove il budget di difesa di un Governo stabilizza il ciclo economico e le fluttuazioni, usato anche per la recessione. La guerra è spesso usata preventivamente contro il deterioramento di una situazione da crisi monetaria, in particolare espandendo servizi e impiego in ambito militare, e contemporaneamente depopolando segmenti della società liberando risorse e attuando un riordino sociale e economico.

E questo potrebbe essere il nostro caso. Dal lato dell’offerta, è dimostrato che in alcuni periodi bellici c’è una accelerazione del progresso tecnologico che rende forte la società al termine del conflitto. Questo è il caso degli USA nella prima e seconda guerra mondiale.

Rosie the Rivetter in corsia

  1. L’handicap dell’Europa rispetto ai concorrenti

Romano Prodi ha giustamente osservato che, per sbloccare la situazione, basterebbe che l’Europa facesse quello che stanno facendo Stati Uniti e Cina, vale a dire stampare molti più Euro (destinandoli evidentemente direttamente alle loro finalità economiche: pagare apparecchiature mediche, cassa integrazione, sussidi alle imprese), e la situazione sarebbe risolta. Invece, l’Europa questo non lo fa.

Perché? In Italia, tutti dicono che sono i Paesi del Nord che non vogliono perché ne hanno un interesse finanziario. Questa è soltanto una parte della verità. La realtà è che l’Unione Europea, qualora avesse veramente tanti Euro da spendere, non saprebbe che farsene, perché non è strutturata per svolgere azioni di carattere straordinario: piani di salvataggio, finanza anticiclica, Stato innovatore. Non ha sufficienti poteri dal punto di vista giuridico, ma soprattutto non ha un vertice forte, e nemmeno un numero sufficiente di funzionari. E soprattutto, da quando si è trasformata, da Comunità Europee (di cui mi vanto di essere stato un funzionario), in Unione Europea, aveva acquisito (essenzialmente dalla Inghilterra) un’ideologia anacronisticamente liberistica, che non tiene conto del fatto che oggi, in tutti gli Stati (e in primo luogo gli Stati Uniti), il settore pubblico, fra demanio, fiscalità, burocrazie, pensioni, difesa allargata, assistenza, sostegno all’industria, alla sanità e alla cultura, controlla più di metà del PIL, e, quindi, è alla razionale gestione di questo settore che si deve guardare per migliorare l’ economia.

L’Unione non è invece concepita per svolgere i compiti di un grande Stato del XXI° secolo, come l’America e la Cina, anche perché, secondo quell’ ideologia, tali compiti (ideazione, progettazione, difesa nell’ arena mondiale) non dovrebbe svolgerli proprio nessuno. E, invece, le grandi potenze nostre concorrenti li svolgono, eccome, in modo sempre più penetrante. D’altra parte, basti dire che il massimo del federalismo sembrerebbe ispirarsi al “Federalist” di Hamilton, scritto a fine Settecento per tredici colonie inglesi quasi spopolate e dove la maggior parte degli abitanti era composta da indiani senza diritti e schiavi africani. Le quali non avevano evidentemente un’industria digitale, un sistema sanitario nazionale, megalopoli da decine di milioni di abitanti…Eppure proprio Hamilton già allora era costretto a battersi (nei limiti allora pensabili) per più intervento pubblico nell’ economia, per un ruolo maggiore delle forze armate, ecc…

Dirò di più: l’Europa dovrebbe compiere queste azioni centralizzate e  dirette (l’economia di guerra, invocata da Macron, Conte e Johnson) in modo ancora più energico dei suoi concorrenti, per recuperare 70 anni di ritardo, nella politica culturale, nell’autonomia militare, nelle alte tecnologie, nei “campioni europei”…

Invece, l’Unione può al massimo aiutare gli Stati membri a migliorare le loro finanze(e questi ultimi debbono indebitarsi, seppure  con le garanzie europee) per svolgere i loro (modesti) compiti. Tanto con il MES quanto con il Coronabonds, siamo inoltre in una situazione anomala. Se il finanziamento è dell’Unione, allora dovrebbe essere l’Unione stessa a gestirlo (e magari a spenderlo), e non gli Stati membri, ricchi o poveri che siano. Non ha senso che tutti i finanziamenti europei si traducano in tal modo necessariamente in una licenza a indebitarsi sui “mercati internazionali”, che, né gli Stati Membri, né ‘Unione, tengono sotto controllo. A quel punto, come stupirsi dei “finanziamenti a pioggia”, che gli Stati membri distribuiscono districandosi a mala pena fra astratti regolamenti europei inapplicabili alla realtà concreta e pressioni delle lobbies corporative locali?

E’ poi da vedere se questo meccanismo sia veramente favorevole anche ai Paesi del Nord, che la “politica della lesina” condanna a essere in eterno dei “followers”, prima solo degli Stati Uniti, e, ora, anche della Cina. Glotz, Seitz e Suessmuth avevano condannato questa politica tedesca fino   dagli anni ottanta, definendo la classe dirigente del loro Paese  “die planlosen Eliten”(“élites senza progetto”). Secondo quegli autori, la Germania stava perdendo, già allora, il treno dell’avvenire, perché, attenta solo alla solidità del bilancio, disdegnava già allora le alte tecnologie.

E infatti, oggi più che mai è in crisi, con le grandi case automobilistiche in affanno per l’ecologia, i dazi e le multe americani, la concorrenza cinese; l’industria ferroviaria surclassata da quella cinese; le grandi banche sull’ orlo del fallimento…Quello  dell’ Unione quale disegnata a Maastricht, Amsterdam e Lisbona è comunque un meccanismo farraginoso, che mal si concilia con operazioni grandiose come  l’”helicopter money”, la War Production Law e la Via Sanitaria della Seta, da realizzarsi in tempi strettissimi come le vecchie Blitzktriege – operazioni indispensabili per sopravvivere in un mondo multipolare e altamente competitivo- .

S’impone una Costituzione Europea o almeno un nuovo patto fra gli Europei, che permetta di organizzare una vera “economia di guerra”.

I greco-romani:”kalòi k’agathòi”

2.L’Italia, nazione indispensabile

Queste considerazioni smorzano solamente, ma non eliminano, il giudizio su  Paesi , come l’ Olanda, e i loro governanti, che hanno alle porte le situazioni drammatiche dei loro vicini e  si permettono di sentenziare sull’uso (a loro avviso sbagliato), che i potenziali beneficiari farebbero dei fondi così ottenuti (ma  certo non grazie all’Olanda stessa, che, invece, è fra i principali cavalli di Troia che le multinazionali usano per sottrarre risorse all’ Europa). In fondo, l’Europa del Sud non ha chiesto al vertice europeo (come chiedono l’Hubei  alla  Cina e lo Stato di New York all’ Unione), del denaro contante, ma solo delle garanzie.

Non assocerei a questa critica la Germania, dove è in corso un serio dibattito sugli Eurobond. Anche l’ormai famigerato articolo della Welt, dove si parlava dei pericoli della mafia, va letto con attenzione, perché esso partiva da un dato di fatto obiettivo: da tre interviste, di Saviano, di Sala e di Gratteri, che concordemente allertavano su quel pericolo (già denunziato da Grillo al Parlamento Europeo).

Come ha scritto Marco Margrita,e riportato dal sito di Rinascimento Europeo, “ll Coronavirus può uccidere l’Europa, che senza l’Italia semplicemente non c’è”. L’Italia è infatti un elemento essenziale dell’Europa, non solo in senso geografico,ma  perché è stata sempre uno snodo fondamentale dell’Identità europea, fra Oriente, Grecia e Barbaricum. Anche il ruolo centrale della Roma dei Papi  e in generale del Sud cattolico dell’Europa, almeno in quanto modello storico, non può essere negato da alcuno, perché da esso traggono origine non soltanto l’Occidente moderno, ma anche l’ Islam (che si richiama al Cristianesimo antico); parzialmente, l’ “indigenismo” del Sud del mondo (attraverso De las Casas, Valera, De la Vega, le Reducciones e la “Teologia della Liberazione”); perfino il “socialismo con caratteristiche cinesi” (attraverso i missionari e  l’”ideologia Taiping”).Del resto lo stesso primo ministro polacco lo ribadisce insistentemente nel suo articolo di oggi su “La Repubblica”:

“La Polonia sarebbe stata diversa senza il patrimonio dell’ Italia, che così profondamente ha segnato la nostra arte e cultura. Il nostro inno nazionale sottolinea il ruolo eccezionale dell’Italia come luogo dal quale i polacchi hanno intrapreso la strada verso l’indipendenza…L’Europa è nata proprio qui, in Italia,. Cosa sarebbe stato il nostro continente senza il diritto romano, senza la guida spirtituale di Roma?Senza il genio di Michelangelo?Soltanto con la solidarietà possiamo superare, il quanto comunità, questo grande esame”.

In questo senso, in Europa è l’Italia la vera “nazione indispensabile” (come voleva il Gioberti nel suo “Primato morale e civile degl’Italiani”), quella che permette all’ Europa di “respirare con i suoi due polmoni” (come scriveva, a Roma, sua seconda patria e suo mito culturale, Viačeslav Ivanov- concetto ripreso poi da Giovanni Paolo II-). Quand’anche l’Europa si disgregasse ulteriormente, l’antico Impero Romano, l’Europa cattolica e mediterranea, non avrebbe difficoltà, sulla base di quel concetto,  a trovare forme di collegamento con il blocco centrale dell’Europa, che (anche geograficamente), non si trova lungo il Reno, bensì da qualche parte fra Kaliningrad e Istanbul (la Prima, Seconda e Terza Roma). I progetti politici e giuridici che hanno preceduto la costituzione delle Comunità Europee erano stati elaborati, oltre che in Italia (Spinelli e Galimberti), solo nell’ Europa danubiana (Coudenhove Kalergi), e i trattati istitutivi delle Comunità Europee si chiamano “Trattati di Roma” perché lì sono stati firmati. Infine, se non c’è stata solidarietà sul Coronavirus dall’ Europa Occidentale, questa è venuta, eccome, da Oriente (Russia, Turchia, Albania, Polonia, Repubblica Ceca). Si noti che, proprio in questi giorni, la Regione Piemonte, spazientita per non aver ricevuto il necessario aiuto dalle autorità nazionali, ha richiesto espressamente di essere supportata dalle unità antiepidemiche dell’ Esercito Russo sbarcate a Pratica di Mare e attualmente operanti in Lombardia e Toscana.

Non parliamo della grottesca e oltraggiosa bufala dei 100 miliardi per l’Europa promessi da Trump e mai partiti dall’ America, che adesso Trump sembrerebbe voler rimediare (anche se sempre più in ritardo).

Poi, del modesto e tardivo, ma almeno esistente, coordinamento europeo degli aiuti per il Coronavirus attraverso l’”Integrated Political Crisis Response” (IPCR), non parla proprio nessuno. Anzi, neanche dell’ IPCR, nessuno ha mai neppure sentito parlare. Anche perché, anche in questo caso,  nell’ Aprile 2020, un preteso “aiuto d’emergenza” è un poco fuori tempo massimo. Infatti, le difficoltà iniziali derivavano, da un lato, dall’ impreparazione da causa dell’inosservanza dei protocolli d’emergenza dell’OMS e della NATO, dall’ altra dall’ inesperienza specifica su questa nuova malattia, e, infine, dall’avere delocalizzato, gli Europei,  in  Cina tutta la produzione dei dispositivi di protezione. Oggi, tuttavia, i protocolli sono stati  finalmente  attivati (anzi aggiornati dall’ OMS), l’esperienza si è fatta sul campo, soprattutto in Asia, e, infine, si sono firmati grandiosi contratti con la Cina e si sono convertite in Europa diverse produzioni alla fabbricazione di dispositivi. Anche il preteso coordinamento arriva dunque, in un certo senso, ex post factum.

Il punto che l’lPCR dovrebbe diventare un qualcosa di ben più solido e corposo, diretto direttamente da Bruxelles, con propri funzionari semi-militarizzati.

Innanzitutto, l’Unione Europea farebbe meglio a concentrarsi su concreti aiuti alle popolazioni colpite e ahgli Stati Membri maggiormente danneggiati, astenendosi, almeno in un momento di grave difficoltà e di lutti per il mondo intero e per l’Unione in particolare, dall’affiancare al modesto aiuto astiose polemiche come quella di EvsDsinform, un gruppo di lavoro delle Istituzioni che, a spese dei cittadini,  attacca come “fake news” ( che naturalmente sarebbero fomentate da Russia, Cina, Turchia, Kossovo, Siria e perfino Daesh),delle tesi che sono diffusissime sulla stampa italiana, governativa ed europeista, come quella che gli Stati membri non si stanno aiutando abbastanza a vicenda, quella che la pandemia, se non padroneggiata, potrebbe disintegrare la UE, e quella che la UE si stia disinteressando dei Balcani Occidentali (visto che le domande di adesione sono state rese difficilissime). Insomma. L’EvsDsinform è, come dice il suo nome stesso, un tipico organo di “disinformacija europea”, una sorta di scimmiottamento delle tesi contenute nei tweet di Trump.

La Patrios politeia è l’ “antica costituzione europea”

3.Puntare tutto sull’ Identità Europea

Per quanto io creda in generale poco  in generale alle retoriche della solidarietà ostentate dai politici, che ricordano da vicino quella degli Scribi e dei Farisei, certo, questa l’assenza di solidarietà da parte dell’Europa Nord-Occidentale in un frangente così essenziale per la sopravvivenza stessa del popolo europeo è schiacciante, perché è il sintomo, gravissimo e inaccettabile, di una malattia ben più profonda: l’abbandono dell’identità europea, che porta implicitamente con sé la mancanza di sentimenti e, in generale, perfino del’ “élan vital”, della volontà di sopravvivenza. Non per nulla l’Europa nel suo complesso è il “ventre molle” senescente del mondo; non per nulla anche quello in cui si sta concentrando la maggior parte dei casi di Coronavirus.

L’identità europea era fortissima nelle società elitarie del Medioevo, del Rinascimento e dell’Illuminismo, animate da una cultura e un ethos comuni, volti all’ eccellenza (lo spirito cavalleresco, il culto dell’ ingegno, dell’ “homme d’esprit”); aveva incominciato a incrinarsi nell’ Ottocento con il dispiegarsi di ideologie, da un lato, nazionaliste, e, dall’ altro, universalistico-messianiche (due facce della stessa medaglia); infine, è stata costretta alla  difensiva all’ interno dell’impero mondiale ideocratico e spersonalizzato dominato dal Complesso Informatico-Militare.

Se ciò che guida l’ Europa sono degli Stati “nazionali” burocratizzati,  ridotti a reparti distaccati dell’ “Apparato” mondiale,  i quali possono continuare a funzionare solo soddisfacendo alla meno peggio le insaziabili esigenze materiali di sopravvivenza dei loro amministrati, allora è normale che non si senta nessuna particolare solidarietà per i propri vicini, anch’essi semplici pedine della megamacchina mondiale, e che s’imponga la forma più gretta di “sacro egoismo”, con diatribe interminabili su trucchi contabili da riunione di condominio.

Il nostro impegno per l’Identità Europea non è retorico, ma reale. In previsione del prossimo Salone del Libro (se e quando ci sarà), l’Associazione Culturale Diàlexis ripubblicherà e diffonderà anche come e.book il primo volume di “1.000 anni d’identità europea”, “Pàtrios Politèia”.

L’obiettivo è il ritorno a un’Europa dell’eccellenza, fondata sulla cultura “alta”, che riconosce, da un lato, la generale solidarietà umana come un dato ancestrale comune a tutti i popoli, radicata nell’inconscio collettivo e coltivata dalle tradizioni religiose e umanistiche, e, dall’ altra, un vincolo speciale fra etnie, come quelle mediterranee, gallo-romane, germaniche e balto-slave, che sono legate fra loro da più di 2000 anni di storia comune (una “comunità di destino” quant’altre mai).

Se, com’ è accaduto con l’Inghilterra, alcuni popoli del Nord-Ovest dell’Europa preferissero, assurdamente, isolarsi dalle loro stesse radici culturali e storiche arroccandosi su un preteso ed effimero benessere, ci saranno altri popoli che raccoglieranno la bandiera dell’Europa e rappresenteranno l’Europa nel mondo.

 

Marco Polo in divisa da guerriero tartaro

4.La Conferenza sul Futuro dell’ Europa

Ciò che manca drammaticamente è una classe dirigente all’altezza del compito. Purtroppo, nel mondo contemporaneo, livellato e materialista, solo i grandi Stati burocratici e alcune grandi organizzazioni viventi in simbiosi con essi generano le condizioni per la nascita di nuove idee. Solo essi hanno i mezzi, ideologici, organizzativi e finanziari, per sostenere nuove ideologie, perfino nuove rivoluzioni “dall’ alto”, attraverso le istituzioni accademiche e scolastiche, il finanziamento alla cultura, il circolo chiuso fra Stato e partiti e fra Stato ed economia, e perfino attraverso le “covert operations” all’estero. Eppure qualche volta si è riusciti a by-passarli, come nel caso dell’ India di Gandhi.

Purtroppo, cent’anni dopo, nessuno può più permettersi, materialmente, di dedicare la propria vita a criticare l’esistente, senza qualche potere forte che lo sostenga. Perciò è così difficile creare una forza politica e sociale che aspiri a creare uno Stato nuovo: l’Europa, in concorrenza con quelli già esistenti.

Orbene, questo miracolo potrebbe forse avvenire, nonostante le pessimistiche previsioni di Spinelli, attraverso la Conferenza sul Futuro dell’Europa indetta dalle Istituzioni subito prima del Coronavirus, e che potrebbe ora coincidere con un momento di radicale ripensamento del sistema culturale e sociale nel quale siamo vissuti.

Vi è, almeno concettualmente, una tensione enorme fra i cambiamenti che dovrebbero essere fatti e ciò che la cultura dominante è disponibile a concedere. Per questo si tenterà in tutti i modi d’impedire che le esigenze reali dell’Europa possano emergere.  Così, la Conferenza rischia veramente di rivelarsi un boomerang, dimostrando più che mai che gli attuali meccanismi non sono in grado di rappresentare le esigenze dei cittadini.

Del resto, il federalismo moderno era nato proprio con l’obiettivo di quadrare il cerchio: rispondendo allo “Esprit des Lois” di Montesquieu, inventare un modo di conciliare la rappresentanza popolare, tipica delle antiche città-Stato, con le esigenze di decisionismo degli Stati moderni di grandi dimensioni.

Tuttavia,  alcuni importanti esperimenti federalistici, come  URSS e Jugoslavia, hanno portato a delle catastrofi, altri , come quello degli  Stati Uniti, non hanno dato buone prove di funzionamento federale. Tocca ora all’ Europa tentare di superare l’esame. Ricordiamoci ch’è sempre richiamandosi a Montesquieu che Caterina II, nella premessa alle Istruzioni alla riformatrice Commissione Legislativa, aveva scritto che l’impero russo, per le sue dimensioni, non poteva essere governato con un un sistema rappresentativo. Ora, l’Imero Russo aveva una popolazione ben inferiore a quella dell’Unione Europea.

Sta a noi evitare, con proposte radicali e una lotta accanita, che anche quest’ esame si concluda con una bocciatura.

Vorrei perciò concludere con una nota positiva tratta dall’ articolo di Morawiecki:

“Nella nostra tradizione cristiana la Pasqua è il tempo della speranza, quando Gesù Cristo, dopo la crudele Via Crucis, sconfisse la morte. Vi possiamo vedere il riflesso del destino del nostro continente, colpito da un’epidemia devastante. Siamo in grado di sconfiggere la pandemia del Coronavirus. Con la solidarietà. Si vince tuttavia solo passando all’ ofdfensiva. E’ il tempo dell’ offensiva europea.Per l’ Italia. Per l’intera Europa”

Il Mazurka Dabrowskiego fu composta

a Reggio Emilia dai legionari polacchi

THE DAO OF CHINA, ITALY AND EUROPE, Comments to the presentation of Xi Jin Ping’s book in Rome

On March 23th, in Rome, the Italian version of the book if President Xi Jinping,”The Governance of China”,  (“Governare la Cina”) has been presented by The State Council Information Office of China, China International Publishing Group (CIPG) The Chinese Embassy in Italy

Foreign Languages Press and Giunti Editore S.p.A, in Palazzo Colonna, Rome.  Xi Jinping’s thought, as it has been expressed in the 19th National Congress of the Communist Party of China and in the book, is focussed on the idea that China is entitled, and obliged, because of its unique history, scale and power, to participate on an equal footing in decisions concerning the future of mankind.

Notwithstanding the frequent comparisons between the “Americam Exceptionalism” and the idea of  “Zhong Guo”, China’  approach is  different from the one adopted by the United States, which, according to a constant tradition, starting from George Washington, Emerson and Whitman, have conceived themselves as “the legislators of mankind”, so deliberately understating the contributions of different cultural traditions.

  1. Wu Wei

The concept underlying the idea of the participation of China in world affairs is the typically Asian idea of “Wu Wei” (Sanskrit “ahimsa”= “action without effort, or violence”), which means that, though wise men may act in society and history, their action is not direct, nor violent, but, on the contrary, aims at a long term impact of their wisdom, of their self- control, of their example and of their teachings.

Things have changed since the times of Lao Tse, but this has not made Wu Wei obsolete; on the contrary, that approach is still more needed now than before, because digitalisation and Artificial Intelligence have emphasized the immaterial aspects of geopolitics.

In reality, it is impossible, for this kind of reasons, to address today’s existential risks (such as the taking over, by machines, of control over mankind), either via a  XX century approach, or through a sort of technological determinism. Relevant solutions can come only from a higher level of wisdom, such as the one of the Confucian Junzi, of the Daoist Xian,of the Buddhist Rshi or of the Christian Saints.

The crucial question for the survival of mankind is its capability to maintain control over the complex technological apparatus, enhancing, to the maximum extent as possible, the positive qualities of mankind, in such a way that decisions will be taken, also in the future, at human level, whereas only their implementation will be a task for machines. The symbol of this control is the gigantic robot Mazinga, steered by a child hidden at its heart.

2.China’s unique achievements

China’s ancient culture and strong organisational structure allows the country to achieve a high level of understanding of the ongoing processes, beyond temporary moods and ideologies, permitting to it an effective decision-making process. This is shown, i.a., by the unique achievements of China in the last 50 years, after the massive destructions caused by one hundred years of wars (Opium Wars, Taiping and Boxers uprisings, North Campaign, Long March, Japanese invasion, civil war, Korean, China-India and Vietnam wars).

In the last few years, China has become the country with the highest gross internal revenue, the main holder of foreign debt (including US and Italian debts), as well the most advanced country in the areas of telecommunications, quantic computing, high speed railways and hypersonic missiles.

Invoking his country’s ancient past in order to define its future, Xi makes, in his book, a cultural appeal that fashions a historical continuity between Confucian values and contemporary “socialism with Chinese characteristics”. With the formal systematization of Xi Jinping’s thought in the CCP’s Constitution ,a new political era has emerged in China. The present-day merging of Confucianism with another dominant logic—Chinese Marxism—mirrors, at least tangentially, an ancient Chinese antecedent, when the Ming and later Qing governments codified Neo-Confucianism as a guiding convention within their respective administrations.

Also from a commercial point of view, China has shown a unique capability to cope with the challenges of today’s world, governed by digitalisation, by the creation of  multinational corporations such as Alibaba, Baidu, Tencent, Huawei and ZTE. Up to now, only China has succeeded in this effort, what has not yet happened with Russia, India and Europe. Therefore, the existence of a strong Chinese  digital industry is the best guarantee against the risk of a monopoly in the area of Artificial Intelligence.

Gradually growing into an iconic brand in Europe, China Railway Express, which connects 59 Chinese cities with 49 European cities in 15 countries, made 6,363 trips in 2018, surging 73 percent from 2017, according to the China Railway Corporation. The Belt and Road Initiative will liaise the Chinese high speed trains network (the largest of the world), with the existing TEN-T corridors of the European Union, bringing new business opportunities to crisis-ridden Europe.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3.Negotiations with Italy and Europe

On 23 of March, the MOU about the Belt and Road Initiative has been signed in Rome with the Italian Government. This MOU, strictly compliant with several European documents dealing with the relationships with China and with connectivity with Asia, opens up a large spectrum of cooperation opportunities in areas such as worldwide policies, cultural exchanges, joint industrial projects, the promotion of Italian style, and, especially, connectivity.

In particular, the MOU gives a concrete content to China’s interest for Italy as a western terminal for the Belt and Road Initiative, defining an interest for the ports of Genoa and Trieste. This choice has a paramount impact on Northern Italy, presently ridden by a 0% growth as a consequence of the worldwide slowing down of economy, caused by Trump’s trade wars. Northern Italy is nearer to the Suez Channel than Rotterdam and Hamburg. Therefore, it is important that ships may be downloaded there, so better serving not only Northern Italy, but also the Alpine Region and Central-Eastern Europe. The Chinese cooperation will speed up the renovation of those two Italian ports, for making them apt to convey a heavy burden of maritime traffic.

On the 9th of April, the Chinese Government will meet the European Union, many members of which have already signed MOUs similar to the one signed in Rome.

The meeting is important because it should speed up a commercial treaty, including the investments regimes, between China and Europe, due to substitute commercial agreements in force with each member State, and overdue since a long time because of the ever changing international political and business climate.

A tight connection with China is badly needed by the EU because of the present economic crisis and for facing US duties. Already the purchase of 290 airplanes from Airbus, the European aerospace champion, has been an important help, by China, to the ailing European economy. Moreover, completion of the TEN-T, especially for what concerns Central and Eastern Europe, is delayed. The Chinese contribution should help Europe to carry out the proposed programs.

4.A cultural Silk Road

As it has been made clear in Xi Jinping’s book, as well as in the other book presented in Rome in these days, “La Chiesa in Cina”, with the participation of Italy’s Prime Minister Conte,  as well as in the speeches exchanged during Xi Jinping’s visit, the core meaning of the Italian adhesion to the Belt and Road initiative is neither economic, nor political, but rather cultural. China and Italy (“Da Qin”) two of the oldest civilisations in the World,  have influenced immensely the Western and the Eastern parts of the world for three thousand years. Their mutual relationships have shaped the ancient Silk Road, with Giovanni da Pian del Carpine, Marco Polo, Matteo Ricci, Giovanni Castiglione, ecc…

These countries have an important role to play also in the  future of Mankind, thanks to their ancient wisdom.

The Belt and Road initiative is important for us because it gives a concrete content to this ancient relationship.