Eventi disparati succedentisi in questi pochi ultimi giorni stanno confermando che è in corso in tutto il mondo una guerra culturale “senza limiti” (Kulturkampf), combattuta prima di tutto con un uso congiunto di retoriche ideologiche e delle nuove tecnologie ( che funzionano come prolungamenti dell’ideologia). E’quella che Sunzu aveva già definito “Conquistare il Tian Xia senza uccidere nessuno” e Nietzsche avevachiamato “L’Ultima Grande Battaglia” fra “grande e piccolo, ricco e povero”).
L’ultima versione ufficiale di tutto ciò è la “Dottrina Biden”, che Massimo Giannini ha descritto ironicamente sulla prima pagina de “La Stampa”: “La Dottrina Biden è ormai nota: è in atto una ‘recessione globale delle democrazie’e un’aggressione sistematica delle autocrazie. La Cina e la Russia, la Turchia e l’ Iran. La minaccia è ovunque. E gli eserciti nemici, come l’Impero del Male teorizzato a suo tempo da Bush, incedono su più fronti. A colpi di armamenti e/o di investimenti.”
A nostro avviso, la situazione è in realtà più complessa, come tentiamo di spiegare qui di seguito.
1.”Il “summit delle democrazie”: un sintomo dell’erosione del sistema americanocentrico
Non è infatti casuale che ora l’ America, scossa oggi in tante sue vecchie certezze (Fine della Storia, della concordia fra le “sue razze”, e della leadership tecnologica) senta il bisogno di rilanciare così platealmente la sua politica di egemonia sugli Stati che si pretendono “democratici”. Come scrive appunto Giannini, il “Summit for Democracy” si è rivelato però perdente, già anche perché (aggiungiamo noi), su 249 Stati indipendenti del mondo gli Stati Uniti se la sono sentita di invitarne solo 110, a causa del tacito presupposto che, dopo 70 anni dalla Dichiarazione di San Francisco e 32 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, l’”esportazione della democrazia” è ancora in alto mare, visto che gli altri 138 (la maggioranza) non sono stati considerati come democratici.Scrive Giannini:”Questo ‘Club delle democrazie’ finora non ha saputo opporre granché di concreto ai suoi avversari esterni””Sulla Cina si balbetta. Sulla Russia si nicchia (a parte qualche rituale altolà, e ora l’annuncio di sanzioni Ue in arrivo per la famigerata Brigata Wagner, accusata di violazioni dei diritti umani in Ucraina, in Siria e in Libia)”.
In secondo luogo, l’affermazione che “le democrazie sono le più efficienti” (che avrebbe dovuto essere il Leitmotiv dell’ evento) è stata smentita degli schiaccianti dati dei morti di Covid (USA 796.000, Cina 4.636).Un dato che ha alitato su tutta la manifestazione, e che ha creato non poco imbarazzo in molti oratori (come Draghi), che sembravano recitare, ma con scarsissima convinzione, un copione scritto, o meglio prescritto:“..le nostre nazioni allarmate non hanno le carte in regola per denunziare la ‘recessione democratica’ altrui, se prima non si interrogano su ciò che sta succedendo a se stesse.”(Massimo Giannini, La Stampa).
Infine, sulle prime pagine erano comparse, in contemporanea, le immagini del processo per l’estradizione di Assange, richiesta dagli USA, con la scandalosa decisione della corte inglese di concederla, e ora compaiono notizie sul fallito colpo di Stato di Trump.Il tutto concorre a dimostrare che le “democrazie occidentali” non sono soltanto inefficienti, ma anche (qualunque cosa possa voler dire) “antidemocratiche”, o, più correttamente, “illiberali”.
2.Alle radici del messianesimo americano
Fino dalla “scoperta” dell’ America da parte di Colombo, che si considerava investito di una missione affidatagli da Dio, si sono succeduti una serie di eventi che facevano, già ai loro tempi, pensare ad un’unica, colossale, lotta ideologica, fra, da una parte, una serie di cosiddetti “utopisti”, come Tommaso Moro, Ruggero Bacone, Vieira, e Harrington, che ambientavano i loro progetti apocalittici in America, e , dall’ altra, i loro antagonisti, come De Las Casas, Montaigne, Rousseau, Voltaire, Kierkegaard, nonché fra varie versioni dell’utopia “atlantica”: la Fine della Storia “all’americana”, quella trockista, quella ariana….
Pochi sanno che Colombo, nel Libro delle Profezie, annoverava sé stesso nella discendenza dei profeti di Israele, ed enumerava le corrispondenze delle Sacre Scritture con l’impresa da lui compiuta – identificandosi via via con Ezechiele, gli Apostoli, i Re Magi, l’Arcangelo Michele, Salomone, Re Davide e Cristo stesso. La sua visione del futuro veniva presentata, come poi ribadito da Viera nell’ “Història do Futùro”, come l’ultimo capitolo della Storia Sacra, destinata a culminare nella Fine del Mondo, ovvero nel Secondo Avvento di Cristo. che la Chiesa aveva dilazionato nel tempo, mentre gli eretici non mancavano di predirlo come imminente di secolo in secolo, e Colombo considerava avverato da se stesso.
E’ dunque con Colombo che nasce l’idea, espressa poi da Lessing, di portare sulla terra le speranze escatologiche (morali e materiali) della religione.
Venendo a tempi più recenti, queste fantasie apocalittiche sono state i riprese nei Magnalia Dei Americana, nel Testamento di Washington, nelle opere di Emerson, di Saint-Simon,di Whitman, di Enfantin, di Friske e di Kipling, nella lettera di Mazzini a Lincoln, nei “Leaves of Grass” di Whitman, nella “Filosofia dell’ Opera Comune” di Fëdorov, in von Neumann, in Kurzweil e nel primo Fukuyama.
Queste utopie hanno un contenuto “olistico” per eccellenza: sono, da un lato, spirituali (la fine del “peccato”), e, dall’ altra, materiali (un mondo di abbondanza e di facilità), che, secondo l’idea manichea e poi positivista, sono intrinsecamente legate. E’ l’ “Eterogenesi dei fini”, temuta dal pensiero classico e dai Padri della Chiesa, ma fatta propria anche da illuministi come Vico, Wundt, Mandeville e Kant.
La volontà di realizzare l’utopia in pratica ha provocato, fra l’altro, in America, grandi calamità come la guerra d’indipendenza americana, il Trail of Tears, le guerre con il Messico, i Confederati e la Spagna, e, di riflesso, in Europa e in Asia, tutte le guerre degli ultimi 2 secoli.
2.”Occidente” e “Blocco Socialista”: due volti della stessa rivoluzione
La cosiddetta “Guerra Fredda”, conseguenza dell’ espansione mondiale delle “Rivoluzioni Atlantiche”, è stata una lotta globale fra due versioni di quella stessa utopia messianica: da un lato, la deterministica Teoria dello Sviluppo di Rostow; dall’ altra la Coesistenza Pacifica intesa da Hruśčëv come una sorta di ordalia per stabilire chi (USA o URSS) fosse veramente in grado di realizzare il mondo giusto e ricco fantasticato da Bacone. Sempre per via dell’ “Eterogenesi dei Fini”, quell’ordalia fu più sanguinosa di quanto normalmente si riconosca Essa provocò, tra l’altro, le guerre di Corea, del Vietnam e dell’ Afghanistan, i colpi di Stato in Ungheria, Turchia, Iran, Grecia, Brasile, Cile, Argentina e Polonia, e le guerre civili in Europa Orientale, Sudamerica e Asia Sud Orientale.
Mentre il primo Fukuyama era convinto che quella battaglia sarebbe stata ormai vinta inevitabilmente dall’ America, Huntington era più scettico, ipotizzando ancora uno Scontro di Civiltà fra “The West” e “The Rest”: precisamente ciò che vorrebbe realizzare Biden , con il suo “Summit delle Democrazie”, dove i politici sostenitori del sistema americano, autodefinentesi, a torto o a ragione, “democrazie”, si sono incontrati apparentemente con lo scopo di coalizzarsi per sconfiggere tutte le altre forme di società oggi esistenti (138 Stati indipendenti!), definite collettivamente e dispregiativamente come “autocrazie”. Ambedue definizioni non del tutto appropriate, ma tuttavia comprensibili purché le si legga attentamente alla luce della filologia classica.
L’America, senza un nemico da combattere, perderebbe la sua ragion d’essere e si dissolverebbe, perché, come diceva Chesterton, essa non ha un’ideologia, bensì è un’ideologia (e, aggiungiamo noi, è un’ideologia bellicosa e apocalittica).La lotta fra “la” democrazia e tutti gli altri (le “autocrazie”) non è infatti che il nuovo volto della rivoluzione permanente portata avanti dagli Americani(Emerson, Whitman, Ledeen), prima contro il “Selvaggi Indiani”, poi contro i Francesi”papisti”, il Re fedifrago, gl’ignavi Messicani, i “colonizzatori” spagnoli, i “Crucchi”, i “Musi Gialli”, i “Comunisti”, gl’”Islamisti”…
I due concetti facenti parte dell’ antitesi propria alla c”dottrina Biden (democrazia e autocrazia) hanno come secondo membro il termine “crazia” ( che Luciano Canfora precisa, nel suo articolo “La democrazia non è liberale”) significa “potere”. Nel primo caso, il potere sarebbe “dei poveri” (come dice Aristotele, ma io direi oggi, piuttosto anacronisticamente, “delle periferie”, significato originale di “demos”),nel secondo, del “libero arbitrio” (cfr. Platone).Giustamente, Canfora scrive dunque che, per questi motivi, “Quando parliamo di democrazia non sappiamo di che cosa parliamo. E’ una parola come la clava di Eracle, che si scaraventa contro l’interlocutore per intimidirlo”. Ma lo stesso si può dire, a maggior ragione, di “autocrazia”, che, a sentire gli Americani, unirebbe sistemi così diversi come Cuba, il Venezuela, l’Ungheria, la Turchia, la Russia, l’ Egitto, l’ Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, Singapore, l’Iran, la Cina, il Vietnam e la Corea del Nord (vale a dire tutti e soltanto quei Paesi che non obbediscono ciecamente agli USA) .In effetti, in Greco, “autokratèia” significa padronanza di se stessi, indipendenza, sovranità. Le “autocrazie” sono quelle che, essendo indipendenti dall’ Impero Mondiale e “padrone di se stesse”, possono esercitare il proprio “libero arbitrio”. L’”autocrazia”, anziché essere sinonimo di dispotismo centralizzatore, ha una vocazione personalistica ed individualistica, che mira alla difesa della personalità contro la spersonalizzazione delle società di massa.
E’ per questa ragione politica che, sul piano filosofico, è ora in corso un attacco generalizzato contro il “libero arbitrio” (cfr. Galimberti).E qui si spiega anche la campagna contro il Greco e il Latino (Cingolani), che, invece, sono fondamentali, almeno per le élites pensanti, per capire criticamente le basi vere del “Kulturkampf” in corso. “Last but not least”, la martellante propaganda buonistica per persuaderci che, finalmente, con la nuova cultura dell’ eguaglianza, dell’accoglienza, dell’ibridazione, della fluidità, il male, macchia delle società passate, scomparirà dal “Legno Storto dell’ Umanità”, grazie alla razionalità imposta dalla tecnica e incarnata nell’ Intelligenza Artificiale (Ferraris).
3.La Nuova Guerra Fredda
Secondo Oskar Lange, il socialismo avrebbe potuto realizzarsi solo con un uso massiccio dei computers. E’ ciò che si sta verificando oggi, e questo favorisce, da un lato, lo sviluppo dell’ inedito “Socialismo con catratteristiche cinesi”, e, dall’ altro, la convergenza fra capitalismo e socialismo nell’ Ideologia Californiana.
La caduta del Muro di Berlino ha avuto infatti come primo effetto lo svilupparsi l’ egemonia incontrollata dei GAFAM americani, prima confinati allo spionaggio e alla guerra elettronica, e ora spazianti su qualunque attività umana, e poi una serie di nuove guerre (Nagorno Karabagh, Cecenia, Transnistria, Jugoslavia, Donbass), e la destabilizzazione permanente degli avversari (Irak, Libia, Siria, Serbia, Ucraina, Tibet, Xinjiang, Hong Kong). Tuttavia, l’effetto più appariscente è stato quello culturale, dove il crollo del Socialismo Reale ha comportato anche una metamorfosi in tutto il mondo dell’egemonia culturale marxista, apparentemente superata dalla rivoluzione tecnologica, perché ha reso obsoleto i vecchi piani quinquennali. I molti eredi del movimento internazionale comunista hanno scelto ovunque di ri-posizionarsi rapidamente nella nuova realtà (così come avevano fatto i fascisti nei partiti “antifascisti”), mantenendo comunque il loro potere: chi, come in Corea del Nord, radicalizzandosi, che, come a Cuba, divenendo più flessibili, chi, come in Vietnam, rimanendo se stesso ma alleandosi con gli USA.
La Cina ha continuato sulla propria strada diversa, segnata da Kang You Wei, Sun Yat Sen e Mao Zedong, mentre la Russia ha mantenuto (e mantiene) il partito erede del PCUS, anche seridotto a maggior partito d’opposizione, di Russia e d’ Europa (9 milioni di elettori).
Altrove, i post-comunisti, mescolandosi con rivoluzionari non marxisti, con socialdemocratici, e cattolici del dissenso, con sciiti, radicali, democristiani, liberali, conservatori, tradizionalisti, populisti e post-fascisti, e soprattutto con i “post-umanisti”, anno portato ovunque gli slogan progressisti, egualitari, materialisti ereditati dal gauchismo (egualitarismo, antiautoritarismo, fluidità sessuale) . L’egemonia culturale marxista si è mescolata così alle lobby “californiane” avanguardie del “Kulturkampf”, e sta estendendosi anche al centro e alla destra. L’apparente “ammucchiata”, che ha trovato la sua massima espressione nel “Natale dei Conservatori” di Atreju costituisce la plastica rappresentazione di questa sostanziale convergenza, che, se, apparentemente,costituisce una grande vittoria di una destra dichiaratamente postfascista e finalmente sdoganata, rappresenta nella realtà il successo postumo collettivo del ’68 : da un lato, la “testimonianza” tradizionalista di evoliana memoria, e, dall’ altro, la “Lunga Marcia attraverso le Istituzioni” di Rudi Dutschke, il cui esito finale è stato che i “radical chic”, così estremisti da essere in realtà conservatori, dettano la linea culturale e politica a un’ intera classe dirigente deculturalizzata. Per esempio, che cos’altro è l’ideologia “gender” se non quella fluidità sessuale che, secondo il Marcuse di Eros e Civiltà (libro cult del ’68), avrebbe caratterizzato il felice stato dell’ uomo primitivo?
In questo contesto, i GAFAM restano nonostante tutto il “nocciolo duro” del progetto baconiano incarnato dall’ America (l’isola di Bensalem piena di motori e di telefoni ), ed hanno anche preso formalmente il controllo della società americana (comitato NSCAI, Endless Frontier Act) e, attraverso di essa, cercano di prenderlo di tutto il mondo (cfr. Schmidt e Cohen, The New Digital Age). Al di fuori della Cina e dei suoi BATX, non esiste oggi nessun Paese libero dall’ ecosistema digitale americano.
Il “politicamente corretto” oggi imperante è precisamente l’effetto della “manovra a tenaglia” fra post-comunismo in cerca di nuovi padroni, messianismo americano disorientato e controllo informatico dei GAFAM, che sta restringendo sempre più i margini di libertà e di creatività in tutto il mondo, in preparazione di una IIIa Guerra Mondiale informatica contro l’ ecosistema digitale cinese, e del superamento dell’ Umanità da parte delle macchine. Che questa previsione non sia azzardata, è che hanno parlato di concrete possibilità di guerra soggetti tanto diversi quanto Biden, Lukashenko e Orbàn.-
4.Le reazioni delle culture “altre”
Ovviamente, questo processo di espansione del potere tecnocratico occidentale, per quanto camuffato, non può avvenire in modo totalmente indolore, ed è per questo che lo si descrive in termini edulcorati, come “esportazione della democrazia”. Tutta l’attività dell’ “establishment” è volta semplicemente a mascherare la transizione, dall’oligarchia costituzionale del II° Dopoguerra, allo Stato Mondiale del Controllo Totale.
Vi sono vari tipi di reazione, dipendenti dalla natura dei vari Paesi e delle varie culture.
Come si è visto, la prima “contro-azione”, è stata quella della Cina, la quale, nel corso di esperienze traumatiche come le guerre dell’ oppio, quelle anti-giapponese, di Corea e del Vietnam, le insurrezioni dei Taiping e dei Boxer, e quelle contro le occupazioni occidentale e giapponese, le lotte contro i secessionismi, l’egemonia sovietica, le infiltrazioni occidentali e le sanzioni americane, ha resuscitato un fortissimo senso della propria identità, tradizione e grandezza, e ne ha tratto la forza per uno sviluppo autonomo nonostante la disperata posizione iniziale- bruciando in 70 anni le tappe da Paese sottosviluppato a dittatura “sviluppista”, a Paese in via di Sviluppo, a “Fabbrica del Mondo”, e, ora, a leader della tecnologia e dell’ economia mondiali-. Essa è, per questo motivo, oggetto di un attacco violentissimo dell’America, che non vuole perdere la propria leadership, alla quale deve il proprio benessere e la propria stessa esistenza.
Il “Socialismo con Caratteristiche Cinesi” è più avanti dell’ Occidente (di forese 50 anni) sulla strada verso una società compiutamente tecnocratica, tanto che, in molti casi, come la preservazione della cultura tradizionale, la tutela dei consumatori e l’educazione dei giovani, sta già sperimentando , grazie alla persistenza dei suoi valori ancestrali dei correttivi che in Occidente ancora non si vedono. In questo senso, essa può dare quelle risposte alle domande poste in questi giorni da vari autori ai “conservatori” europei e russi, e per le quali una risposta non è ancora pervenuta.
La Russia, che non si era mai identificata al 100% con l’URSS, e, anzi, aveva provocato il crollo di quest’ultima con atteggiamenti quali quelli di Sol’ženitsin e di Elcin, si era però resa conto ben presto che gli USA stavano approfittando della debolezza delle ex Repubbliche e dei Paesi dell’ Europa Centrale per attaccare la stessa Russia (cfr. casi della Serbia, della Transnistria, della Georgia, dell’ Ucraina), e che, da parte sua, l’Europa non aveva alcuna intenzione di accoglierla nell’ Unione come richiesto da Gorbačëv e da Elcin. Come conseguenza, essa ha usato tutti i mezzi ancora a sua disposizione (esercito, arma nucleare, minoranze etniche, solidarietà storiche, diplomazia, gas) per compensare la perdita dell’influenza ideologica e strategica dell’ ex URSS. Nell’ ultimo decennio, Putin ha sottolineato l’appartenenza della Russia all’ Europa e alla religione cristiana, puntando a divenire il leader dei conservatori, ma senza dare uno sviluppo compiuto a questa parabola culturale brillantemente avviata.
I Paesi medio-orientali, scossi da profonde tensioni interne, hanno comunque in comune il fatto di sottolineare la comune eredità islamica ( almeno per ciò che riguarda il culto, l’educazione, l’etica sessuale, la lingua sacra, la difesa della Palestina, i simboli identitari), e questo permette loro di difendere, anche se disordinatamente, la loro identità.
L’interazione fra l’offensiva culturale e sociale occidentale-americana e delle contro-azioni dei vari Continenti, ha dato luogo a una serie di sotto-conflitti minori, come quello fra Woke e suprematisti bianchi, fra EU e Visegrad, fra Visegrad e Bielorussia, fra Russia e Ucraina, fra Aseri e Armeni, Cinesi di Hong-Kong di varie fazioni, ecc…).
Anche in Europa si sono manifestati, di tanto in tanto, movimenti disordinati di reazione all’invasione di concetti, armi, organizzazioni, movimenti, imprese, americani, come per esempio il neo-liberismo, l’americanizzazione della lingua, la costruzione di nuove basi militari, le “guerre Umanitarie”: gollismo, Serbia, Erdoğan, “Sovranità Europea”. Tuttavia, si ha l’impressione che nessuno sia disposto a tirare molto la corda per timore di fare la fine di Olivetti, Mattei, Gorbaciov.
Sul piano culturale, gli Stati Uniti sono ancora forti, perché le culture ufficiali di tutto il mondo, nate in un modo o nell’ altro sotto la spinta dell’Occidente imperiale, faticano a riscoprire una serie di approcci delle loro tradizioni (come “Tian Xia”, paneuropeismo, euroislam), che le aiuterebbero a mantenere una maggiore indipendenza, e continuano a puntare su forme di sincretismo che, alla fine, si rivelano, come già il vecchio “Wakon Yosei” giapponese, perdenti. Occorre urgentemente costruire, un discorso culturale mondiale che non sia quello dei GAFAM, riuscendo a rintracciare quei “valori spessi” che accomunano, secondo Hans Kueng, tutte le civiltà del mondo (mentre quelli “sottili” sono specifici delle singole culture). Fra i primi non c’è la “democrazia” americana, che rientra invece semmai fra i secondi.
4. La dittatura informatico-digitale
Il “vertice mondiale sulla democrazia” è iniziato il giorno stesso in cui una corte inglese, su richiesta degli Stati Uniti, ha deciso che Julian Assange può essere estradato negli Stati Uniti, dove potrebbe essere condannato a più di 170 anni di reclusione soltanto per le sue attività giornalistiche, cioè per avere reso accessibili al pubblico di Internet tutti gli e.mail scambiati negli ultimi anni fra Governi ed ambasciate, oltre che i filmati di uccisioni mirate di droni pilotati dall’ Esercito Americano da basi europee.
Non si capisce perché solo gli Stati Uniti abbiano tanta voglia di processare Assange se questi ha rivelato i segreti di tutti gli Stati del mondo, e nessuno di questi ultimi intenda processare Assange (salvo l’ Inghilterra che lo tiene prigioniero e si accinge a consegnarlo agli USA).Evidentemente, gli Stati Uniti si considerano i tutori e i maggiori beneficiari dell’attuale ordine mondiale, e soprattutto della dittatura digitale, sì che, non solo chi lo attacca, ma perfino chi ne rivela i lati negativi, così, come scriveva Foscolo, “temprando lo scettro ai regnator” , diviene il “nemico numero uno” dell’ America, che si arroga anche il diritto, con la sua “applicazione extraterritoriale del diritto”, di giudicare chiunque in qualunque parte del mondo, come se fosse un vero sovrano universale.
Anche non è proprio, come ha affermato uno speaker russo, “come se la tenutaria di un bordello pretendesse d’ impartire lezioni di morale a giovani fanciulle”, questo è piuttosto rivelatore di che cosa sia veramente la “democrazia” americana -.
Essa invera l’ipocrisia puritana (l”uomo bianco ha la lingua biforcuta”), , ma, soprattutto, dimostra la verità di quanto affermato da Canfora là dove scrive che “la democrazia non è liberale”. Infatti, “i romani si ritenevano il luogo della libertas. Libertà e democrazia erano per loro agli antipodi. Ancora nella lingua italiana del Trecento maggioranza significava sopraffazione.”
L’invasione digitale impedisce l’innovazione sociale perché favorisce la mediocrità dell’ utente e impedisce l’eccellenza del creatore: un Pericle, un Orazio, un Cesare, un Sant’Agostino, un Dante, un Machiavelli, un Goethe, un Nietzsche, non sarebbero possibili nella blogosfera. Come aveva scritto Antoine de Saint-Exupéry, “mettendo in bella” le idee di Tocqueville, “E’ triste quando un individuo schiaccia la maggioranza, ma è più grave quando la maggioranza schiaccia l’individuo”, che è ciò che si verifica nelle presenti società di massa.
Infatti, l’unico modo per garantire l’eguaglianza è distruggere l’ “autokratèia”,il “libero arbitrio” personale o nazionale, per trasferire tutto il potere alla cosiddetta “intelligenza dello sciame”, che è quell’intelligenza digitale che impone pavlovianamente il “Politically Correct”. Soprattutto, l’”intelligenza dello Sciame” gestita dai GAFAM non è né liberale, né democratica, bensì totalitaria e post-umana.
Dall’ invasione digitale americana, si capisce perché tutti gli Stati del mondo cerchino disperatamente di tenere gli Americani fuori dalle loro società: perché, una volta risucchiati nella rete americanocentrica, non si riesce più ad uscirne, come la mosca dalla tela del ragno.
5.La sovranità europea ridotta a slogan elettorale
Purtroppo, le energie di buona parte dell’”establishment” in molte parti del mondo è volta innanzitutto a nascondere l’evidenza di quanto descritto in questo articolo.
Ad esempio, nel presentare il programma del Semestre Europeo Gennaio-Giugno 2022, il Presidente Macron ha indicato, fra i propri obiettivi, la tanto declamata e attesa “Sovranità Europea”.
Però, come al solito, non si vedono proprio, nel programma, gli elementi di questa sovranità, bensì al contrario la volontà di “vendere” come successi quelle che sono in realtà delle vergognose rese.
Per uno “Stato-Civiltà” come l’ Europa, “Sovranità” potrebbe significare:
a)Sovranità culturale: avere un’identità diversa da altri Stati-Civiltà;
b)Sovranità internazionale: Non essere condizionata da poteri esterni;
c)Sovranità interna: Avere la prevalenza sulle realtà politiche [LR1] parziali che la compongono;
d)Sovranità religiosa (autocefalia);
e)Sovranità militare: non essere occupata da eserciti stranieri e poter comandate proprie truppe, adeguate a fronteggiare le sfide circostanti;
f)Sovranità tecnologica: Disporre di tutte le più moderne tecnologie;
g)Sovranità economica: essere potenzialmente autosufficiente, e comunque non avere una bilancia dei pagamenti, commerciale, energetica o alimentare sbilanciata.
Oggi, solo 5 Stati sono sovrani sotto almeno 6 di questi profili: USA, Cina, Russia, Israele e Iran. Fra questi non vi è l’ Europa, e, a meno che non si enunzi e persegua una strategia di emergenza, non lo sarà almeno per i prossimi 20 anni.
Come al solito, Macron non ha affrontato i nodi che bloccano tutte queste sovranità dell’ Europa: il mito del progresso; l’atlantismo; la limitazione dell’UE, dopo Brexit, a 500 milioni di Europei; la NATO; i GAFAM; l’assenza dei Paesi dell’ Europa Orientale.
6. “Con le big tech la multa non basta”
Sempre in contemporanea con il “Summit della democrazia” è giunta la notizia che l’Antitrust italiano, unendosi in ciò a quello europeo, ha comminato alla Amazon una multa milionaria.
Queste e simili notizie relative ad analoghe sanzioni da parte di altre autorità in Europa hanno fatto parlare, da parte di politici e di giornalisti, di una reazione adeguata allo strapotere dei GAFAM. Come abbiamo scritto infinite volte, non siamo d’accordo, perché i GAFAM (così come, anche se meno, i BATX cinesi), non sono “imprese” (che possano essere contrastate isolatamente da vari settori del diritto), bensì organizzazioni “politiche” che perseguono un programma di trasformazione globale dell’Umanità, operando sui campi antropologico, psicologico, teologico, estetico, biologico, familiare, medico, spionistico, tecnologico, politico, commerciale, finanziario, lavoristico, elettorale, fino a svuotare gl’individui, le imprese e gli Stati, e instaurando un unico sistema macchinico di controllo mondiale. Come ha scritto su “La Stampa”, il 10 Dicembre 2021,Innocenzo Genna, contro i GAFAM una multa non basta: la presa di controllo sui GAFAM da parte di cultura e politica dev’essere globale.
I GAFAM sono saldamente installati negli Stati Uniti, e vivono in simbiosi con lo Stato e le 16 agenzie di intelligence, mentre le Forze Armate americane occupano saldamente l’Europa. Pretendere di controllarli con strumenti archeologici come l’ antitrust (nato 150 anni fa), o la fiscalità internazionale (che non è ancora nata), è come voler svuotare il mare con un cucchiaino.
Come dimostra l’esperienza della Cina, porre sotto controllo i giganti del web è un’impresa ciclopica, che richiede uno Stato enorme, con una sua chiara visione del mondo; un Governo fortissimo, mezzi illimitati; un approccio per fasi, ma ravvicinate, senza guardare in faccia nessuno.
Internet era stata introdotta in quel Paese nel 1994, e, nel 2008, essa era diventata quello con il maggior numero di internauti. A partire dal 2000, erano nate imprese digitali nazionali come Baidu, Alibaba e Tencent, che, pur avendo un mercato solo “nazionale” (ma di un milione e mezzo di abitanti”), rivaleggiano ormai con quelle americane. Certamente sono state favorite dal Governo, tra l’altro, ma non solo, con la censura dei loro concorrenti americani.
Vent’anni fa, i GAFAM erano forti in Cina come in Europa: oggi, essi sono praticamente usciti dal mercato nazionale, dove oggi operano invece i BATX, governati dalla legge cinese e rispettosi degli interessi nazionali, della concorrenza e dei diritti dei consumatori. Il che dimostra che la sovranità digitale è possibile, e anche in tempi brevi.
Oggi, la Cina è l’unico Paese del mondo con una legislazione digitale che comprende tutti i settori:
-societario;
-valuta digitale;
-sicurezza;
-tutela della “privacy” e del segreto di Sato;
-rete;
-internet providers;
-concorrenza;
-tasse;
-finanza;
-banca e borsa.
Nonostante che le ultime norme siano entrate in vigore solo il 1° novembre di quest’anno, esse sono state immediatamente applicate, con una raffica di sanzioni contro tutti. Sono state bloccate varie gigantesche operazioni borsistiche dei dei BATX, in Cina e a Wall Street, che avrebbero fatto di essi qualcosa di molto simile ai GAFAM. Le varie Authorities preposte al settore hanno sollevato obiezioni relative all’interesse dei consumatori, alla tutela dei dati e alla trasparenza finanziaria.
Gli osservatori occidentali sono stupiti di questi interventi “ai danni” delle multinazionali cinesi, perché in America nessuno nasconde che le Autorità chiudono ambo gli occhi quando si tratta dei GAFAM, col pretesto di non agevolare i concorrenti cinesi. E perfino in Europa il garanter della privacy, il polacco Wewiòrowski, ha affermato che è meglio condividere i dati con gli alleati piuttosto che con gli avversari.
I cinesi invece non vedono questa connessione stretta fra il mercato esterno e quello nazionale. Intanto, perché è ovvio che (esattamente come in Occidente), la salvaguardia della tutela della privacy cessa quando entra in azione la difesa nazionale, ed è quindi garantita indipendentemente dalla legislazione sul civile. Come precisa un’altra legge, le Forze Armate hanno infatti accesso ai dati dei cittadini (come i nostri Servizi Segreti).
Per tutto il resto, invece, la tutela della legge è ferrea. Le grandi imprese nazionali non possono, né ledere i diritti dei cittadini, né bypassare la legge, né acquisire un potere sociale spropositato (per esempio, nell’ editoria) superiore a quello dello Stato.
L’Europa è pronta a fare tutto ciò contro i GAFAM, e per giunta nel giro di pochi anni? Dal discorso di Macron non si direbbe, in quanto egli ha collocato le future imprese europee del Web (che afferma di voler creare) sotto la voce “start-up” e non dei “campioni europei”, dando credito allo screditatissimo mito che i GAFAM siano nati da ragazzini che lavoravano nei garages, e non dai “progetti segreti di Hitler”, dall’ operazione Enigma, dal DARPA, dall’ IBM, da Echelon, Prysm e l’Endowement for Democracy.
Com’è possibile che l’ Europa possa realizzare tutto questo con delle semplici start-up?
Macron ha giustamente ricordato che, delle 8 massime imprese digitali, 5 sono americane, e 3 sono cinesi. Nessuna europea. Ha promesso di ovviare a questa situazione, ma non ha detto, né quando, né come.
7. Web Tax
Nel discorso di presentazione del semestre francese, Macron ha anche parlato della tassazione dei giganti del web -problema annoso che, a suo dire, si sarebbe risolto con gli accordi di Pittsburg su una tassazione minima del 15% sulle multinazionali.- Il Presidente ha sviato anche qui il discorso, perché questo (teorico) accordo non mette il dito sulle piaghe degli arretrati fiscali, dello spostamento di imponibile fuori dell’ Europa, dei “tax rulings” e della “discriminazione a rovescio” ai danni dei “new entrants” europei.
Inoltre, Macron ha ignorato tre precisi fallimenti della Francia: Minitel; Qwant; GAIA-X, tutti causati dalla propaganda governativa, dal minimalismo, dal clientelismo ministeriale e sull’asservimento di fatto agl’interessi americani.
L’ultimo scacco, di cui abbiamo parlato recentemente, è quello di GAIA-X. Come scrivevamo, alcune imprese francesi hanno addirittura abbandonato GAIA-X perché troppo dominata dai GAFAM. Inoltre, il Presidente Macron ha inaspettatamente lanciato il concetto di “Cloud de Confiance” per sponsorizzare l’accordo fra Thales e Google, la quale ultima, grazie a questa formula, verrebbe ammessa a fruire di un “trattamento europeo”.
Tutta la faccenda di GAIA-X si rivela così una gigantesca manovra, con la connivenza di tutti per aggirare le due sentenze Schrems: si immagazzinano i dati dei Governi europei in clouds situati in Europa e cogestiti fra imprese europee e americane, e si fa credere che ad esse non si applichi il CLOUD Act. Ma nessun serio esperto crede, né che il CLOUD Act sia legalmente inapplicabile, né che i GAFAM creino veramente, fra le loro reti e queste loro joint-ventures europee, dei solidi “Chinese Walls”. E poi, in definitiva, con Echelon e Prism, l’intelligence americana riesce comunque a spiare tutto dell’Europa. E questo spiega perché nessuno voglia investire in nuove tecnologie.Ma, nello stesso tempo continuiamo a vantare il GDPR quale fosse la migliore legge del mondo, e continuiamo a dare i nostri dati ai GAFAM e alla NSA.
8.”Declino autoprodotto” o trend universale?
Massimo Giannini è giustamente convinto che lanciare una campagna contro le “autocrazie” (stanziando i soliti miliardi di dollari per le “covert operations”), come ha fatto Biden, sia cosa inutile perché “il declino delle democrazie è in buona misura auto-prodotto”.
Ciò è parzialmente vero, anche se forse inevitabile: “Il risultato è che i governi e i parlamenti hanno finito per delegittimare se stessi. E un numero crescente di cittadini, marginalizzati dalla globalizzazione ed esclusi dalla partecipazione, ha disconosciuto la propria cittadinanza. Convinti che votare non serva a nulla, e che la democrazia non è così importante.”
A mio avviso, neppure questa spiegazione della crisi delle democrazie è sufficiente, in quanto pone in luce i sintomi, non già le cause prime, che sono costituite dalla consunzione storica (dopo il suo culmine alla fine del ‘900) della democrazia occidentale “classica”, dovuto al sovrapporsi, sulla società industriale, della società del controllo totale, con la simbiosi incestuosa fra industria informatica e servizi segreti, con il controllo totale sui cittadini, con l’accumularsi abnorme di profitti da pratiche anticoncorrenziali ed elusione fiscale, con la creazione di 5 grandi monopoli legati fra di loro da un’inestricabile rete d’interessi, con il voto digitale e la manipolazione digitale delle elezioni, con il controllo dell’ opinione pubblica e dei media, la concentrazione in un unico luogo dei server della NSA e quelli dei GAFAM, l’uso sistematico dell’intelligenza artificiale…
Certamente, la “democrazia occidentale” ha conosciuto come tutti i fenomeni storici, una parabola ascendente e discendente, della durata di meno di un secolo. Nell’immediato dopoguerra, quando almeno il 75% degli Europei votava per partiti estranei alla cultura politica “mainstream”dell’ Occidente (p.es. democrazia cristiana, comunisti, post-fascisti e monarchici) e, essa aveva potuto comunque prendere piede proprio grazie all’ opera di questi partiti, che, inseriti controvoglia nel sistema, avevano stimolato potentemente, nonostante il sistema privo di alternanza, una partecipazione popolare polemica con un’ azione “top down”. Al tempo della “contestazione” studentesca e operaia, la democrazia era stata concepita essenzialmente come democrazia di base e sostanzialmente antisistema. Per la prima volta dopo gli Anni di Piombo, si era cercato un compromesso fra partitocrazia e movimentismo, che aveva permesso un funzionamento pacifico della democrazia rappresentativa, e, negli Anni successivi alla caduta del Muro di Berlino, si era perfino avuto un inizio di contendibilità del sistema.
All’ inizio del nostro secolo, con il cronicizzarsi della crisi economica e la scomparsa dell’etica pubblica e delle culture politiche tradizionali, si era incominciato a parlare di crisi della politica. Nel secondo decennio, dominato dal prosperare nel mondo di sistemi politici non allineati con la democrazia rappresentativa occidentale, avevano preso piede dubbi di vario tipo sulla credibilità di quest’ ultima e delle sue ragion d’essere ideali (cfr. Parag Khanna, Martin Jacques, Daniel Bell, Zhang Weiwei).
Credibilità ulteriormente danneggiata da:
a)l’incapacità di tutti i sistemi occidentali di fronteggiare efficacemente il Covid, mentre, con la “Battaglia di Wuhan”, la Cina ha risolto il problema con un numero di vittime veramente irrisorio;
b)le prove sempre più schiaccianti del controllo poliziesco esercitato sull’ Europa dal mondo digitale americano (Echelon, Prysm, processi Assange e Schrems);
c)le assurdità e contraddittorietà della politica estera europea e occidentale, con una gragnuola di “Guerre umanitarie” che non hanno risolto alcun problema, ma hanno anzi provocato gravissime calamità di ogni genere (guerre civili, terrorismo, migrazioni bibliche);
d)in particolare, l’assurda invasione dell’ Afganistan, con l’altrettanto assurda permanenza dopo la morte di Bin Laden, e l’assurdissima fuga all’ultimo momento;
e)la crescita esponenziale della disoccupazione, delle delocalizzazioni e dell’ emigrazione;
f)lo spezzarsi del consenso intra-americano fra etnie, ceti sociali e culture pubbliche: afro-americani, latinos, nativi americani, WASP, suprematisti neri e bianchi, latinamericanisti, “European Traditionalists”, sudisti, terzomondisti, integralisti cattolici, protestanti, ebrei, islamici, di destra e di sinistra, yuppies, agricoltori, operai, finanzieri, che ha comportato l’ impossibilità per l’ America di formulare politiche credibili e continuative.
Orbene, tutti questi trend costituiscono una contraddizione vivente delle retoriche della “liberaldemocrazia occidentale”, la quale pretenderebbe di costituire la massima realizzazione storica della libertà, eguaglianza, dignità e pace sociale, nonché del benessere materiale dei cittadini (appunto, il Secondo Avvento di Gesù Cristo sulla terra, come profetizzato da Cristoforo Colombo).
Ma c’è di più. Giacché, contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente da Fukuyama, il mondo odierno è un mondo altamente competitivo, la centralità del controllo digitale sta aumentando di giorno in giorno nell’ ambito della “competizione fra USA e Cina” per la supremazia mondiale. In questa situazione, è del tutto prevedibile che il livello di controllo sui cittadini debba ancora salire ovunque per esigenze di preparazione bellica (previsione di attacchi militari, controllo della lealtà di cittadini e organizzazioni, intercettazione e censura di informazioni sensibili). Questa sensazione di un controllo sempre crescente è la giustificazione (inconscia) del movimento “no vax”, il quale sospetta (non a torto), che l’introduzione delle (seppur troppo blande) di misure di controllo sulla pandemia costituisca l’avvio appena mascherato di un sistema di controllo militare.
Alla luce di quanto precede, tutti gli Stati (a cominciare da quelli “democratici”) non possono sfuggire a forme di centralizzazione dei controlli e delle decisioni in materia di sicurezza (sulla falsariga dello SFIU, del FIFA, del Patriot Act, del FIFA, del Comitato NSCAI, dell’Endless Frontier Act e del Transatlantic Technology Dialogue).
Alla luce di tutto ciò che abbiamo scritto, diventa sempre più difficile, pretendere, al contempo, come fa l’ “Alleanza delle Democrazie”:
a) che la democrazia costituisca il toccasana di tutti i mali (etici, politici, tecnici ed economici);
b)che l’Occidente sia l’esempio ammirabile di tutte quelle virtù ch’esso definisce come “democratiche”.
9. Esiste una via di uscita?
Inaspettatamente, secondo Giannini, la soluzione a questa crisi delle democrazie sarebbe costituita da una mossa assolutamente “laterale”: fornire 3 milioni di vaccini gratuiti ai Paesi in via di sviluppo.Peccato che la proposta di Giannini (del 12 Dicembre), non faccia che copiare la promessa di Xi Jinping ai Paesi africani, formulata ufficialmente all’OttavaConferenza Ministeriale del Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC) di Dakar, del 29-30 Novembre.1 milione e 600 mila di questi vaccini sono già stati consegnati.
Come volevasi dimostrare, l’Occidente non riesce a reggere il passo, né come capacità decisionale, né come motivazioni etiche, né come potenza di fuoco, al millenario e miliardario sistema cinese.
Senza contare che come può l’America, che ha avuto un milione e 600 mila morti di Covid, proporsi come salvatore dei Paesi in via di sviluppo?
In effetti, spetterebbe all’ Europa indicare la strada per l’uscita da questo circolo vizioso,:
-con una visione culturale che, sulla scia di Matteo Ricci, Kircher, Guénon, Weil, Saint-Exupéry, Frankopan, permetta un dialogo effettivo con i Paesi dell’Asia e dell’Africa;
-con una nuova “epistocrazia” europea sulle tracce di Nietzsche, Weber, Gentile, Reale, Bell in grado di dialogare con i talenti selezionati dai sistemi scolastici orientali;
-un sistema economico europeo che, pur anticipando le trasformazioni economiche e sociali indotte dall’ Intelligenza Artificiale, permetta il controllo umano sulle macchine intelligenti e il reimpiego di ciascuno secondo la propria vocazione;
-una politica estera e di difesa veramente “sovrana”, con una funzione mitigatrice del “Kulturkampf” e di prevenzione della IIIa Guerra Mondiale tecnologica.











