Le affermazioni estremamente critiche, all’ Università di Padova, del Ministro Crosetto sull’ONU, sulla NATO e sull’ Unione Europea (“la NATO non ha più ragione di esistere” sono un’ulteriore conferma del fatto che la cultura politica dell’ “Establishment” occidentale è assolutamente inadeguata al mondo di oggi (secondo Crosetto, è indietro di 30 anni).
D’altro lato, la Russia non si stanca di ripetere che l’unico modo per giungere a una pace duratura è costituito dal rimuovere le ragioni di fondo delle attuali guerre, ragioni espresse fino dal 2021 in proposte ufficiali agli Stati Uniti, alla NATO e alla UE. Purtroppo, arrivare a comprendere e risolvere veramente siffatte questioni è complesso, laborioso e controverso, sì che nessuno è disponibile a farlo, se non costrettovi, come sta accadendo appunto con la „Guerra Mondiale a Pezzi” che si sta trasformando in una vera e propria “Terza Guerra Mondiale”. Occorrerebbe infatti un’analisi storica, filosofica, tecnologica e strategica, che siamo qui in grado appena di accennare. Tali ragioni sono molteplici ed apparentemente disparate, ma possono essere riassunte, a nostro avviso, nelle conseguenze geopolitiche della secolarizzazione delle grandi religioni mondiali (il Cristianesimo, ma anche l’ebraismo e l’Islam).
Viviamo oramai da tempo in un’era iper-apocalittica, in cui le diverse apocalissi (mazdea, cristiana, islamica, ideologica e tecnologica) si fondono e s’inverano in concrete realtà storiche, fino ad assorbire l’intera realtà. Apocalissi che costituiscono da sempre un paradigma diffuso in molte culture, e, in particolare, in quelle eredi delle religioni occidentali di salvezza, ma che proprio la secolarizzazione ha reso finalmente complete, e intelleggibili al di là delle diverse cortine fumogene. La Fine del Mondo è tutt’uno con la pretesa delle religioni di inveramento della perfezione di salvezza: una hybris che scatena l’ Invidia degli Dei (“Fthonos ton theòn”) e la loro vendetta, come già nei casi della Cacciata dall’ Eden e del Diluvio Universale: un processo di lungo periodo, che s’identifica con la Modernità occidentale, e che per questo non potrà essere superato se non fuoriuscendo dall’escatologia occidentale.
Non stupisce quindi neppure che i discorsi sull’Intelligenza Artificiale abbiano assunto, come da noi spesso rilevato, toni millenaristici, che ricordano più il fervore religioso che non la razionalità scientifica: «Più si ascoltano i dibattiti della Silicon Valley attorno all’Intelligenza Artificiale, più si sente l’eco della religione», ha scritto, su «Future Perfect», Sigal Samuel, che da anni si occupa dell’intreccio tra scienza e religione. E del resto, per Manuel De Landa, l’anima stessa dell’ Intelligenza Artificiale è la Cyberguerra, quella che domina la geopolitica attuale (Starlink, Iron Drome, Oreshnik) e che costituisce, per comune sentire, l’avvio concreto di un finale apocalittico (cfr. “La guerra nell’ era delle macchine intelligenti” di Manuel De Landa).
Non per nulla la Chiesa cattolica sta divenendo la maggiore interfaccia dei giganti del web, grazie anche alla formazione matematica del Papa americano.
1.Le radici persiane della Modernità
Se l’idea di Modernità è nata concretamente dalla “scoperta” dell’America – dalla sintesi fra, da un lato, la volontà di Cristoforo Colombo di realizzare le profezie bibliche e di Crociata, e, dall’ altro, e quella di Moro e di Bacone di sfruttare la conquista delle Americhe per realizzare utopie tecnologiche e sociali-, tuttavia, storicamente, il paradigma apocalittico si era già manifestato ben duemila anni prima, nella Persia Achemenide, ove la storia mondiale era stata descritta per la prima volta come un’epica lotta fra il Dio del Bene e il Dio del Male, che si sarebbe conclusa con una fase storica di conflittualità esasperata (“Frašō.Kǝrǝti”), durante la quale il Dio del Male (Agra Mayniu) sarebbe stato prima incatenato per mille anni (il Millennio, “Hazar”), per poi scatenarsi nella lotta finale contro il Salvatore (Shaoshant). Lo stesso imperatore persiano era identificato, nelle epigrafi di Behistun e Naqs-i-Rustam, con un Salvatore, perché, inviato in missione nel mondo per conto del Dio del Bene, doveva imporre la pace fra i popoli. “Frašō.Kǝrǝti” ,che, in Avestico, significa “rendere perfetto”, designa il rinnovamento e trasfigurazione del Creato, dopo la sconfitta del Male. La Pace veniva identificata già allora con la sottomissione con l’Impero Universale, come avverrà più tardi con l’idea stessa di “Islam” e con quella di “Pace Eterna nel Regno” nell’ Impero Germanico, sfociando, infine , nella sistemazione postbellica intorno ai vincitori della IIa Guerra Mondiale e nell’ idea, connessa, della Fine della Storia. Grazie ad esso, il mondo sarebbe divenuto “senza età, senza decadenza, non marcirà, non si putrefarà, vivrà per sempre, prospererà per sempre,” (Yt. 19.11.89). I morti risorgeranno, rianimati da colui che non decade, e la vita sarà creata di nuovo in modo eccellente e perfetto. La falsità sarà scacciata dalla buona creazione, verso quel luogo da cui era venuta per il suo scopo distruttivo (Yasn) Il Buon Pensiero (vohu- manah-) prevarrà sul Pensiero Malvagio (aka- manah), la Parola pronunciata correttamente (ərəžuxδa- vac-), la Totalità (hauruuatāt-) e l’Immortalità (amərətatāt-) vinceramno sia la Fame (šud-) che la Sete (taršna-), e infine Aŋra Mainiiu si ritirerà impotente (Yasn). La terra diverrà piana e livellata (Bundahišn); cielo e terra si uniranno e l’intera creazione dimorerà in eterna beatitudine insieme a Ohrmazd e agli Amahraspand.”
A questa idea della Fine della Storia accennava la Bibbia, ma le descrizioni fattene nelle posteriori teologie cristiana e islamica se ne erano poi discostate, sottolineando l’aspetto spirituale dell’ Apocalisse. Questo ha provocato i più violenti dissidi della storia, come quello fra Cristiani e Islamici, fra Sci’iti e Sunniti, fra Vecchi e Nuovi Credenti, fra Progresso e Reazione…
Paradossalmente ma non troppo, anche la democrazia compare , con Erodoto, per la prima volta nella storia, in connessione con la Persia, e più precisamente con Serse: prima, quale possibile scelta per l’ Impero Persiano; poi, quale strumento di sottomissione allo stesso, per fiaccare la resistenza delle aristocrazie delle poleis ioniche, inaugurando così il paradigma classico dell’ “esportazione della democrazia”: rivolta delle aristocrazie contro l’impero, “debellatio” e punizione dei “tiranni” (con relativa crocefissione, come nel caso di Samo), imposizione della democrazia, soggezione delle “democrazie” all’ impero. In realtà, nonostante le vittorie di Maratona e di Salamina,la Grecia rimase nella sfera d’influenza persiana, e solo il barbaro monarca Alessandro riuscirà a rovesciare questo rapporto di forze. Forse anche per questo tutta la cultura greca classica e romana è stata unanimemente ostile alla democrazia.
2.Continuità del Messianesimo
In tutte narrazioni apocalittiche, la pace e la guerra sono state accoppiate, e non solo paradossalmente, come nei casi del Jihad, delle Crociate e della “Giustizia Infinita” di George Bush Jr.. ,fino all’idea di un Giudizio Finale. Ancora recentemente, la Pace Perpetua era stata ricollegata da Fukuyama alla Fine della Storia, grazie alla pretesa vittoria dell’Impero Americano sul comunismo.
I messianesimi ebraico, e poi cristiano e islamico, recavano dunque evidenti le tracce di quello mazdeo (Carsten Colpe). Il Messia (Măšīah, Christòs) era, nella Bibbia, un sacerdote guerriero, che veniva unto per propiziare l’esito della battaglia. Le guerre di Israele erano “le Guerre del Signore” e il modello del Messia venturo era stato ripreso dal personaggio di Ciro, il re vincitore che aveva permesso il ritorno del Popolo di Israele nella Terra Promessa, confondendosi così con l’immagine persiana di un Salvatore (Shaoshant, Jehoshuah).
Se, secondo Croce, “non possiamo non dirci cristiani”, a maggior ragione non possiamo neanche non dirci zoroastriani: la radice prima della visione occidentalistica della Storia non nasce, né in Grecia, né in Israele, bensì, come dimostrano Erodoto e la Bibbia, nell’ Impero Persiano. La “rivalità mimetica”(Toynbee, Girard) fra Persia e Israele, oscillante fra l’alleanza e il conflitto, nasce già da questo parallelismo (cfr. il Libro di Ester, che fa da sfondo al conflitto Iraniano-israeliano). Il riferimento fatto da Nethaniyahu al “Leone che sorge” coglie un elemento comune nelle iconografie persiana imperiale e ebraica (il Leone di Giuda). Del resto, il fondatore dello Stato d’Israele è David Ben Gurion (“Il figlio del Leone”).Fuori luogo identificarsi automaticamente con Israele, quando Israele e Persia sono, sotto molti punti di vista, la stessa cosa. Basti pensare che il Libro di Esther si svolge tutto all’ interno della corte persiana.
La “secolarizzazione” implica di evidenziare ancor più l’ aspetto terreno delle guerre messianiche, che sono l’acme dell’inveramento della salvezza divina nella storia terrena (il primo elemento della quale è rappresentato dal ritorno del popolo d’Israele nella Terra Promessa). Quest’idea dell’ “inveramento” è antica. Tanto San Paolo quanto Sant’Agostino mettevano in guardia contro le visioni immanentistiche della Parusìa, che Agostino (Confessioni, Libro III, Capitolo 6) riferiva espressamente alla religione persiana dei Manichei, a cui egli stesso aveva aderito in gioventù, che, a suo avviso, descriveva il futuro escatologico come un’esplosione di piaceri sensuali.
L’ affermarsi dell’idea di un “inveramento” era stato fortemente favorito dal non verificarsi, nei secoli, della profezia della prossima venuta del Regno dei Cieli, una pecca che il Cristianesimo (ma anche l’Islam) hanno sempre voluto nascondere, o giustificare in modo cervellotico, tanto che lo stesso Sant’Agostino confessava di non avere capito le teorie di San Paolo sulla seconda venuta di Cristo. Non essendosi quest’ultima verificata, si era incominciato a teorizzare che essa consistesse in realtà in un processo di trasformazione tecnica e sociale dell’Umanità, processo che sarebbe già perfino incominciato. Insomma, la Seconda Venuta di Cristo quale storia del Progresso: il Cristianesimo quale “educazione del genere umano”(Lessing).
Già pensatori del Medioevo come Scoto Eriugena avevano ritenuto di poter restituire all’essere umano, tramite la tecnologia, la perduta perfezione edenica, mentre, infine, nel Novecento il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin (su cui pende ancor oggi un interdetto vaticano) aveva concepito come messianica l’esplosione di complessità e intelligenza da lui battezzata «Punto Omega». Attraverso vari passaggi, questo concetto è stato infine rielaborato in quella che il futurologo e direttore di Google Ray Kurzweil ha definito «Singolarità Tecnologica»: il momento in cui l’intelligenza artificiale raggiunge il livello umano e poi lo supera di vari ordini di grandezza. La Singolarità, che in altre interpretazioni prevede anche la fusione tra essere umano e macchina, è oggi il fondamento di ogni interpretazione millenarista dell’intelligenza artificiale, che sfocia in quella “Costruzione di Dio” a cui anelavano già i “Costruttori di Dio” nell’ ambito della Rivoluzione d’ Ottobre.
C’è insomma “un filo rosso” millenario che lega alcune interpretazioni religiose a determinate teorie tecnologiche della Silicon Valley.
Così, la narrazione quasi religiosa dell’Intelligenza Artificiale ha oltrepassato i confini della fantascienza o della retorica ed è stata presa alla lettera: ad esempio, nel 2017 Anthony Lewandowski, cofondatore della startup di camion autonomi Otto, ha creato l’associazione religiosa “Way of the Future”, una vera e propria chiesa dedita «a sviluppare e promuovere la realizzazione di una divinità basata sull’intelligenza artificiale e che attraverso la comprensione e l’adorazione di questa divinità contribuisca al miglioramento della società».

4.Origini apocalittiche delle guerre in Palestina e in Ucraina.
In uno degli Avatar più recenti della narrazione apocalittica iraniana, una Hadith sci’ita, predice che, alla fine dei tempi, Gesù Cristo (“Isa bin Maryam”) e “Muhammad al-Mahdi” si uniranno dinanzi alle mura di Gerusalemme per sconfiggere (e uccidere) “ad-Dajjal” (il nome islamico dell’Anticristo), che la starà occupando. L’imperativo della rivoluzione khomeinista- quello di distruggere Israele-, nasce da questa profezia, sintesi dell’Apocalisse cristiana e dell’idea sci’ita del ritorno “dei Salvatori”, per una lotta finale che era stata prevista già dalle scritture mazdee (dall’ Avesta allo Zand- ī Wahman Yasn), ma che è divenuta ancor più urgente con la secolarizzazione, ch’è tutta concentrata sulla realizzazione terrena delle promesse messianiche.
Per questo Israele concepisce l’Iran attuale come un pericolo per la sua esistenza (per altro in modo speculare a come il mondo islamico percepisce Israele come una minaccia esistenziale a causa della profezia biblica di una Grande Israele che andasse dal Nilo all’ Eufrate).
Del resto, anche la Guerra di Crimea, uno dei più calzanti precedenti della guerra in Ucraina, aveva una stretta connessione con le vicende politiche e religiose della Palestina. Infatti, la guerra era nata dalla pretesa dello Zar di attuare in pratica il principio, sancito giuridicamente nel Trattato di Küçük Kaynarca, della difesa, da parte della Russia, dei Luoghi Santi e dei sudditi cristiani dell’ Impero Ottomano. A questa pretesa avevano reagito le potenze occidentali (a cominciare dal Regno di Sardegna), con un’invasione in piena regola della Crimea da parte di una “Coalizione dei Volenterosi” occidentali e progressisti, per stroncare le pretese egemoniche sull’Est Europa della Russia ortodossa. Da quella coalizione era nata l’alleanza occidentale che avrebbe poi appoggiato, tra l’altro, per una precisa scelta politica preparata da Cavour, l’unificazione italiana, dando origine alla concezione moderna delle Nazioni quali oggetto di una “religione civile”, di cui la Guerra di Crimea è stata un passaggio importante.
5.Chiliasmo e Katèchon
Tutte le pulsioni belliche del XX e XXI secolo nascono “lato sensu” dallo sforzo delle diverse Nazioni per l’”inveramento” dell’Apocalisse come previsto dalle loro Sacre Scritture. Le culture dell’epoca assiale (come ad esempio la concezione tragica dei Greci e l’idea cristiana del Katèchon) avevano mirato a por freno a quell’ansia di perfezione che era al contempo un “cupio dissolvi” (basti pensare ai sadhu indiani, gli ordini militari, ai flagellanti cristiani e islamici). Invece, le guerre tecnologiche sono una traduzione in termini materiali delle battaglie cosmiche descritte dalle Apocalissi, coerentemente con l’impostazione delle “Religioni Civili” della Modernità e della Post-modernità.
Le religioni dell’ Epoca Assiale, animate anch’esse inizialmente da un’aspirazione palingenetica (e quindi distruttiva dell’ esistente), avevano in sé anche un freno, il “Katèchon” (“la forza che trattiene”), di cui parlava già San Paolo. Invece, la versione secolarizzata di quelle stesse religioni ha voluto eliminare qualunque freno al “cupio dissolvi” che anima l’ascetismo puro di origine orientale.Le religioni dell’ Epoca Assiale ne sono risultate modificate, e, anzi, stravolte: il Puritanesimo è sfociato nella “Singularity”; l’Ortodossia ha partorito il Cosmismo; la Qabbala’ si è trasformata in Sionismo; la Sci’a ha generato la tecnolatria “Hojjatiyye” (quella di Ahmadinejad), o addirittura Bahai. Oggi, assistiamo proprio allo scontro inevitabile fra queste teologie secolarizzate, specularmente identiche fra di loro per la cosiddetta “rivalità mimetica” (convergendo tutte in un giudizio negativo sul mondo e sulla necessità della sua distruzione), le quali vorrebbero imporsi ciascuna all’umanità intera come la “vera” modernità (i “Fanatici dell’ Apocalisse” di cui scriveva Norman Cohn). La rincorsa verso sempre più catastrofiche armi di distruzione di massa risponde quindi non solo a esigenze di tecnica militare, bensì soprattutto a questo “cupio dissolvi”, che ne costituisce la contropartita ideologica (cfr.Miguel De Landa,”La guerra al tempo delle macchine intelligenti”).
In questo contesto è più facile comprendere e spiegare le contrapposte retoriche della Pace: dai 14 Punti di Wilson, dal pacifismo filo-nazista di Chamberlain, Weil e Giono, al One-Worldism di Wilkie, al discorso alle Nazioni Unite di Eleanor Roosevelt, al ruolo della pace nel Manifesto di Ventotene e nella Dichiarazione Schuman, al movimento per la Pace favorito dall’ URSS: una serie di opposte “captatio benevolentiae” dell’ opinione pubblica mondiale per spianare la strada alla propria “pace”, occultando il fatto ch’essa sarà conquistata con la guerra. Dei più recenti sviluppi tecnologici viene così evidenziato solo l’aspetto salvifico, dei miracoli che fanno dimenticare la condizione creaturale e alimentano ambizioni quasi divine, mentre si nascondono le infinite ricadute negative nei campi politico, psicologico, ecologico, ecc…, intrinsecamente connesse all’”eterogenesi dei fini” (Wolf).

5.Dalla lite Musk–Trump alle critiche di Crosetto
Mentre, in questa competizione fra opposti messianesimi, tutti aspirano al “regime change” degli altri (la Kallas a quello della Russia, Putin a quello dell’ Ucraina, Nethanyahu e Merz a quello dell’ Iran), il solo modo per evitare la Fine della Storia intesa come guerra totale e presa di possesso del mondo da parte delle Macchine Intelligenti (“Singularity”) sarebbe costituito da un opposto “Regime Change” globale, con l’esautoramento ovunque dei Fanatici dell’ Apocalisse che detengono il potere in buona parte del mondo, e la ripresa di altre visioni del mondo non apocalittiche, che vengano a supporto concettuale delle correnti “catecontiche”.Per esempio, le idee estremo-orientali di Ahimsa, Satyagraha, Wuwei…Il Dialogo con il Sud del Mondo auspicato da Crosetto potrebbe aver luogo solo utilizzando un armamentario culturale capace di tenere insieme il senso occidentale della Storia con una saggezza sovratemporale come quella di Laotse, Confucio e Matteo Ricci.
La presa del potere da parte dei guru dell’ informatica rispetto allo Stato americano aveva costituito invece un’ennesima mossa dei “Fanatici dell’ Apocalisse” per evitare di essere travolti dalla rivendicazione, da parte della maggioranza del mondo, di principi di convivenza non fondati sugli autodistruttivi miti chiliastici dell’ Occidente (Evgeny Morozov).Per esempio, con straordinaria tempistica, Musk ha approfittato dell’attacco israeliano all’ Iran per rimettere in gioco i suoi satelliti Starlink e confermarsi un attore di primo piano nella Terza Guerra Mondiale, con una capacità di incidere sugli equilibri geopolitici superiore a quelli dell’intera Europa, per non parlare della Lega Araba o, ancor peggio, dell’Organizzazione degli Stati Islamici (oramai obsolete). Non v’è chi non veda che si tratta di una situazione inaudita, che supera i casi, ritenuti abnormi già secoli fa, dei Medici, dei Fugger, della banca Schroeder, dei Rothschild, della Standard Oil, dei Sassoon, della Lockheed, imprenditori portatori di proprie politiche estere indipendenti dagli Stati ch’essi sostenevano (Stato Pontificio, Impero, USA, Napoleone, Trockij, Cina Nazionalista…). Un privato non dovrebbe avere addirittura il potere di decidere da solo le missioni nello spazio, un “compito comune” all’ intera Umanità (cfr. Fiodorov e Tsiolkovskij). Per questo l’avversario di Musk nel mondo MAGA, Steve Bannon, sostiene giustamente che le imprese di Musk dovrebbero essere nazionalizzate.
La guerra in Iran costituisce così l’oggetto di un nuovo scontro, addirittura all’ interno del Mondo MAGA. L’ultradestra isolazionista vuole portare avanti le promesse elettorali di Trump su migrazione e lavoro, mentre i capitalisti tecnologici confluiti su Trump all’ultimo momento, vogliono invece che gli USA rafforzino grazie alla tecnologia la loro posizione di dominio globale (Schmidt e Cohen), unico modo, a loro avviso, per rispondere alla minaccia cinese.
Il carattere settario del post-umanesimo è confermato dagli straordinari collegamenti riscontrabili fra le biografie dei protagonisti del movimento, dai Cosmisti russi, a von Braun, alla famiglia Musk. Il nonno di Musk era a capo di una lobby chiamata “Technocracy”, che si adoprava a favore controllo dei tecnocrati sulla politica. Nel 1948, Von Braun aveva scritto un romanzo di fantascienza in cui immaginava la colonizzazione di Marte; nel libro, il governo marziano era nelle mani di un leader di nome Elon. Oltre 70 anni dopo, Elon Musk è in procinto di realizzare il suo progetto di colonizzazione del pianeta rosso. Prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, il barone tedesco Wernher von Braun era un maggiore delle SS, molto fedele a Hitler, figura chiave nello sviluppo della missilistica nella Germania nazista; creò una serie di armi letali, tra cui i razzi V2. Dopo la guerra si arrese agli americani che decisero di non rinunciare al suo genio e di impiegarlo in progetti di grande importanza, prima con l’esercito poi con la NASA, dove divenne il fondatore del programma spaziale e con il suo Saturn V guidò le missioni Apollo sulla Luna.
La Stella Rossa, che compariva sui colbacchi dei Soldati sovietici, era proprio Marte, il dio della guerra, dove, secondo Bogdanov, sarebbe già stato instaurato il comunismo. Chi leggeva le opere dei Cosmisti russi, e, in particolare, quelli di Tsiolkovskij (fondatore dell’ astronautica), e di Bogdanov (autore del “Pianeta Rosso”) era proprio von Braun, come dimostrato dal materiale trovato nella base nazista di Peenemuende, dove egli realizzava i missili V2.
Assolutamente fuori luogo invocare, in queste battaglie, vecchi stereotipi resistenziali o maccartisti: nel percorso storico del post-umanesimo ci sono cristiani e atei, socialisti e nazional-socialisti, capitalisti e nazional-religiosi. In realtà, ciascuna delle “eresie” post-umanistiche è suscettibile di interpretazioni contrastanti, ed è per questo che, anche all’ interno di ciascuna area di civiltà, sono presenti forti tensioni sul reale significato di quelle ideologie e sul loro futuro orientamento, che si traducono nei conflitti che rendono sempre più probabile la IIIa Guerra Mondiale. Negli Stati Uniti, ve ne sono due autorevoli interpretazioni: fra chi, come il fronte “Woke”, lega il postumanesimo alla realizzazione del progetto “progressista” del livellamento generale, prodromo del governo mondiale, e chi, invece, ne vede soprattutto le implicazioni sulla struttura della società, che, sotto l’impulso dell’informatica, tende all’onnipotenza del potere informatico-militare. Il compito degl’intellettuali europei è quello di gettare le basi per il superamento di ambedue quelle correnti, così come delle altre sette post-umanistiche, sfruttando dialetticamente questo momento di “lotta di tutti contro tutti”. Sono incoraggianti anche a questo proposito le parole di Crosetto:«Una volta Usa ed Europa erano il centro, ora c’è tutto il resto con cui va costruito un rapporto. Se la Nato nasce per garantire la pace e la mutua difesa o diventa un’organizzazione che si prende questo compito parlando con il Sud del mondo, diventa quindi qualcosa di profondamente diverso, oppure non raggiungeremo l’obiettivo di avere sicurezza all’interno di regole che valgano per tutti».


