OGGI E’ IL 9 MAGGIO

E’ realizzabile la Pace Perpetua?

Per molti decenni, ci era stato ripetuto fino alla nausea che la guerra era oramai una cosa superata, e che le relazioni future fra le nazioni sarebbero state regolate solo in via pacifica. A questa convinzione si ispira anche l’art. 11 della Costituzione italiana, come pure il discorso di Schuman del 9 maggio 1956, a cui si richiama la “Festa dell’ Europa” di oggi.

Gaza, II millennio a.c.: “Muoia Sansone con tutti i Filistei!”


1.Inestirpabilità della guerra
Eppure, le guerre in generale, e, in particolare, quelle nelle vere e proprie “culle della civiltà occidentale” – la Mezzaluna Fertile, le steppe pontiche e la piana indo-gangetica-, non sono mai cessate. Già la Bibbia ci aveva tramandato una sequela di guerre genocide , che, quand’anche non corrispondessero alla verità archeologica, sono ancora comunque testimoniate da testimonianze esterne, a Ebla, a Medinet Habu, a Har Magheddon, a Qadesh. Ad esse fanno seguito le guerre di Alessandro Magno, quelle partiche, quelle giudaiche, il jihad islamico, le crociate, le invasioni mongoliche, la spedizione egiziana di Napoleone e quella araba di Lawrence d’Arabia, le guerre arabo-israeliane e le guerre civili siriane e libanesi.
Quanto agli Yamnaya (i Proto-Indoeuropei, fra il Prut e il Volga), i ritrovamenti archeologici (per esempio, di Anthony), confermano il loro continuo stato di guerra e l’occupazione graduale di tutta l’ Eurasia. La mitologia greca ci parla del Vello d’Oro, ed Erodoto della guerra fra Sciti e Persiani. Giulio Cesare combatté contro Mitridate nel Ponto Taurico, così come i Goti sterminarono gli Esti, e i Polovesiani combatterono contro i Variaghi. I Mongoli occuparono la Rus’ di Kiev, e Mosca cacciò l’ Orda d’Oro e sottomise i Canati di Sibir, Kazan, Astrakhan e Crimea. I Cosacchi combatterono contro Turchi, Polacchi, Svedesi e Russi. Tutta l’Europa, a cominciare dal Regno di Sardegna, assalì la Russia in Crimea per impedirne l’espansione nei Balcani e in Medio Oriente. Alla fine della Ia Guerra Mondiale, si affrontavano in Ucraina austro-tedeschi, eserciti bianchi, anarchici e repubbliche nazionaliste e socialiste. L’Holodomor fu una sanguinosa guerra civile, seguita dall’ invasione nazista e dalle rivolte dell’UPA e dell’ OUN. Dopo la IIa Guerra Mondiale, continuarono a combattere i Fratelli della Foresta. Dopo la caduta dell’URSS, ci furono le guerre per la Transnistria, la presa di potere violenta dell’ Euromaidan e l’insurrezione del Donbass, fino all’ invasione russa.
Quanto, infine, alla piana indo-gangetica, all’ origine stessa della civiltà indica si colloca la battaglia di Kurukshetra, in uel Punjab che è ora al centro del nuovo conflitto indo-pakistano. Qui si svolsero le campagne di Ashoka, Alessandro, Mahmud di Ghazni, Babur e Aurengzeb, la rivolta dei Sepoys, il saccheggio di Delhi e le successive guerre indo-pachistane e indo-cinesi. Sembra che certi conflitti “esistenziali”, di natura non solo geopolitica, bensì identitaria, siano, sotto diverse forme, inestinguibili.
In conclusione, come scriveva Tucidide, ancor oggi la guerra rende alcuni liberi (come per esempio l’America o Israele), ed altri schiavi (come per esempio i Curdi o i Palestinesi).Gli altri combattono per non divenire anch’essi “parte del menù”, come diceva Blinken.
La pace resta un’aspirazione universalmente condivisa, innanzitutto, paradossalmente, proprio dai condottieri (come Ettore, Arjuna, Serse, Augusto), ma è eternamente inafferrabile.
Impossible fondare un nuovo Stato solo su questa aspirazione. Perfino le Chiese hanno dovuto riconoscere che, almeno fino al ritorno di un Messia, le strade della Città dell’Uomo e della Città di Dio non si congiungono. Ciò non toglie certo legittimità ai “Costruttori di Pace”, e, in primo luogo, alle Chiese, pur nella consapevolezza che la “Pax Aeterna” è stata invocata inutilmente da quasi 2000 anni (basti pensare all’ omonima moneta di Filippo l’Arabo, primo imperatore cristiano). Certo, come si dirà in seguito, la metodologia per ottenere almeno delle paci parziali, è del tutto diversa da quelle usualmente utilizzate. Essa richiede lo sforzo per comprendere il modo di pensare degli altri e per immedesimarvisi. Ricordiamo qui l’episodio di quando Federico II di Svevia negoziò con il re egiziano al-Malik una tregua di 10 anni per Gerusalemme. Quando il muezzin cominciò a leggere dal minareto la sura del Corano che dice “Allah non generò figli”, al-Malik offrì a Federico di fare zittire il muezzin, ma Federico rispose che a lui, educato nella Palermo islamica, era grato ascoltare il canto del muezzin.

L’Italia sconfitta continua a non essere libera


2.La guerra continua a stabilire chi sia libero e chi sia schiavo
Un’ulteriore conferma di tutto ciò viene da un magistrale articolo di Antony Beevor in Foreign Affairs “We Are Still Fighting World War II,The Unsettled Legacy of the Conflict That Shaped Today’s Politics:“World War II certainly brought the strands of world history together, with its global reach and its acceleration of the end of colonialism across Africa, Asia, and the Middle East. Yet despite sharing this international experience, and entering the same order built in its wake, every country involved created and clung to its own narrative of the great conflict”.
Le narrative sulla Seconda Guerra Mondiale, le sue motivazioni, le sue responsabilità, i suoi obiettivi, i suoi crimini, costituiscono infatti la base ideologica delle pretese egemoniche delle Grandi Potenze, a cominciare dalla Russia postsovietica:“. Putin cherry-picks from Russian history, combining homage to Soviet sacrifice in the ‘Great Patriotic War,’ as World War II is known in Russia, with the reactionary ideas of exiled tsarist White Russians after their defeat by the communist Reds in the Russian Civil War of 1917–22. The latter include religious justifications for Russian supremacy over the entire Eurasian landmass—“from Vladivostok to Dublin.” Per questo, tanto Putin quanto Trump pretendono che il loro Paese sia stato l’unico determinante per la vittoria:“The Russian president goes so far as to insist that the Soviet Union could have won the war against Nazi Germany on its own when even Stalin and other Soviet leaders privately acknowledged that the Soviet Union would not have survived without American aid. “
Anche il termine “genocidio” viene invocato dagli uni, e contestato dagli altri, perché è il crisma vittimaroio dell’ eccezionalità dell’ Impero del Bene, tormentato dal Male Assoluto, ma, alla fine, vincitore:“Tellingly, after the war, Soviet diplomats fought to prevent class warfare—which would have included the Soviet Union’s mass killing of aristocrats, bourgeoisie, and land-owning peasants—from being mentioned in the United Nations’ 1948 Genocide Convention.”
In realtà, il destino di tutti i perdenti della Seconda Guerra Mondiale rasentò, e ancora rasenta, il genocidio, per mano degli Alleati e/o dei loro eredi:“Many other captured soldiers did not make it home. Those from the Soviet Red Army who had been forcibly recruited by the German military were rounded up while in German uniform in France and handed over to Soviet officers, who executed suspected leaders in the woods before transporting the rest back to the Soviet Union. There, the soldiers were sentenced to slave labor in the frozen north. Just days after Germany’s surrender, British forces in Austria ordered that more than 20,000 anti-communist Yugoslav nationals in the area under their jurisdiction be handed over to communist Yugoslav authorities, who shot and then buried them in mass graves. British forces also handed over to Soviet authorities Cossacks who were Soviet citizens but had fought for Germany. The British government almost certainly knew that a harsh sentence awaited these soldiers but feared that letting them go would mean the Soviet authorities would hold on to British prisoners of war that the Red Army had liberated in Poland and eastern Germany. The Red Army also rounded up 600,000 Japanese soldiers in northern China and Manchuria; all of them were sent to labor camps in Siberia and worked to death.”
Questo “genocidio negato” è alla fonte dei radicati risentimenti di molti popoli, che ancora oggi contestano l’ “Ordine di Yalta”:“In August 1945, well after the fighting in the European theater had ended, the Soviet Union began to release ordinary Italian soldiers it had captured in the latter part of the Axis powers’ campaign to take Stalingrad. These soldiers were sent home without their officers, however, because the leader of the Italian Communist Party had appealed to Moscow to delay the return of higher-ranking prisoners who might publicly condemn the Soviet Union and hurt the party’s chances in upcoming elections. Communist groups gathered at railway stations in Italy to welcome the returning soldiers, whom they expected to be more sympathetic to their cause. They were appalled to see the soldiers had scrawled the words abbasso comunismo—down with communism—on the train cars, and fights broke out at the stations. The communist press labeled the returnees who criticized the Soviet Union in any way as fascists.”
Il Progetto di Nethaniyahu e di Trump di spostare nei Paesi arabi tutti i Palestinesi non ha in questo nulla di originale: si tratta solo della ripetizione degli Scambi di Popolazioni fra Europa ed Asia alla caduta dell’ Impero Ottomano e degli stermini e migrazioni forzate in Est Europa, come effetto del GeneralPlan Ost e degli Accordi di Yalta (con la benedizione degli Alleati):“In 1939, Poles from what suddenly became western Ukraine had been dumped in the deserted spaces of Kazakhstan or Siberia and left to starve. The Polish city of Lwow was occupied twice by the Soviets and once by the Nazis, who sent its Jews to death camps. After the war, Lwow was given a new Ukrainian name, Lviv. At the Yalta conference in February 1945, where British, Soviet, and U.S. leaders met to discuss the organization of postwar Europe, Stalin forced the Allied powers to accept that the whole of Poland was to be shifted to the west, receiving former German provinces on the western side while the Soviet Union absorbed Polish provinces to the east. To complete the execution of this plan, the Red Army carried out the largest systematic forced removal of a population in modern times, transplanting more than 13 million Germans, Poles, and Ukrainians.”
Ciò detto, la Seconda Guerra Mondiale ha configurato, e ancora configura, il mondo in cui viviamo:“For better or worse, World War II reset the trajectory of global politics. The defeat of Japan eventually paved the way for the rise of modern China. The collapse of the British, Dutch, and French empires in 1941–42 marked the end of imperial Europe, and the experience of the war spurred the movement toward European integration. Both the United States and the Soviet Union, meanwhile, were elevated to superpower status. World War II also produced the United Nations, whose key objectives were to safeguard the sovereignty of countries and to prohibit armed aggression and territorial conquest. The UN was very much U.S. President Franklin Roosevelt’s dream, and he was prepared to let Stalin have complete control over Poland to achieve it. “
Quella configurazione del mondo si pretendeva fondata su regole generali e astratte, sì che non ci sarebbe più stato bisogno di grandi personalità di leader:“Putin’s invasion has changed that, and Trump, taking Putin as a role model, has, too.”E, in effetti, se si leggono i documenti predisposti dal ministero degli esteri russo prima dell’ Operazione Militare Speciale, questa guerra, ben al di là di questioni territoriali, mira a mettere in discussione le regole imposte dai vincitori della “a Guerra Mondiale.

La gabbia a Pisa dove fu rinchiuso il poeta americano Ezra Pound, che lì scrisse i “Pisan Cantos”
  1. Superare l’immaginario apocalittico
    Il caso della IIa Guerra Mondiale dimostra, a nostro avviso, non soltanto la correttezza delle ipotesi di Eraclito, Erodoto e De Maistre sul carattere decisivo della guerra, bensì anche e soprattutto che il fenomeno “guerra” nella Modernità è, per giunta, totalmente influenzato dall’idea apocalittica. Premesso che le guerre hanno sempre avuto un carattere sacro, perché combattute dagli Dei accanto agli uomini loro alleati (Krsna nel Mahabharata, Hanuman nel Ramayana, Atena nell’Iliade , Yahwè, “ish milhamà= uomo di guerra” nella Bibbia), la loro natura era destinata a cambiare solo alla fine dei tempi, quando essa sarebbe stata fatta propria da esseri divini (Threatona/Fredon/ Fereidun; gli Arcangeli; Gesù stesso; Muhammad al-Mahdi).L’esito finale di questa guerra divina avrebbe segnato l’inizio della Pace Perpetua. In questo senso, lo Zarathustra nietzscheano parla dell’ “Ultima grande battaglia” e Kant della “Pace Perpetua”.
    La Rivoluzione vorrebbe essere questa finale “guerra contro la guerra”.Dopo verrebbe il Millennio del Messia, del Superuomo o del Proletariato. Questo ruolo messianico è stato attribuito, a partire dal 1945, alla IIa Guerra Mondiale, concepita come guerra contro il Male Assoluto. Questa guerra avrebbe stabilito in via definitiva che avrebbe svolto il ruolo del “Salvatore”, e, grazie a una sorta di “Tribunale della Storia”, a chi spettasse di essere, come diceva Zarathustra, “il Signore della Terra”.

I grandi raggruppamenti politici e culturali di oggi pretendono d’incarnare essi, in modo collettivo, questa funzione di Salvatore cosmico, senza bisogno di un intervento divino. Quella pretesa che le Chiese hanno tradizionalmente simboleggiato nella figura del Falso Messia, o Anticristo.
Per gli USA, il Salvatore era il Complesso Industriale-Militare, che, avendo inventato la bomba atomica, ha svolto il ruolo di Shiva nel Mahabharata, fornendo ai combattenti l’arma assoluta- “Pashupata”-, mentre Hitler subisce la sorte di Karna, che, avendo offeso un Bramino, dimentica il mantra di Pashupata, sì che il suo carro affonda le ruote nel fango. Non per nulla vediamo, nel film “Oppenheimer”, il responsabile del Progetto Manhattan identificarsi con Shiva stesso.Per Putin, il Salvatore è il popolo russo, che, grazie alla sua straordinaria Pasionarnost, ha sconfitto, con la “Guerra Sacra”, il Piano Barbarossa e l’Olocausto.Per i Sionisti, il Salvatore resta più che mai il popolo ebraico, che ha saputo superare il trauma della Shoah e riconquistare la Terra Promessa.Per l’establishment europeo, il Salvatore è costituito dalla Resistenza, che, caso unico fra le classi dirigenti del mondo, continuerebbe ancor oggi a incarnare i “Valori” del Bene Assoluto (diritto mite, democrazia rappresentativa, progresso tecnico, egualitarismo), traditi dall’America del MAGA come dalla Russia neo-zarista e dall’Israele genocidario di Gaza e della Transgiordania)
Rutti costoro stanno compiendo manovre propagandistiche grottesche per tentare di fare riconoscere le rispettive pretese missionarie, di cui questi giorni, e le commemorazioni della fine della IIa Guerra Mondiale, costituiscono una squisita testimonianza.
Vedremo come si posiziona, di fronte a queste pretese messianiche secolarizzate, il nuovo Pontefice.

  1. La controversia sulla natura dell’ Apocalisse
    L’Apocalisse è una profezia che si autoavvera, ricorrente fra i Veda e l’Avesta, la Bibbia e il Corano, Gioacchino da Fiore e Cristoforo Colombo. Essa si perpetua nelle “religioni secolarizzate”, come lo scientismo, il marxismo, il sionismo, la filosofia di Teilhard de Chardin, il nazismo e l’eccezionalismo americano. Essa inizia ovunque (come nell’ Avesta, nel Nuovo Testamento e nel marxismo), con il dominio del Male Assoluto (per esempio, del Nazismo), continua con una lotta fra angeli e demoni (la Bomba Atomica, le Armi Segrete),e termina con un’apoteosi, in cui diviene possibile tutto ciò che prima era impossibile: abbondanza, pace, eguaglianza, perfino l’immortalità. la Fine della Storia.
    Ecco spiegato perché tutte le concezioni del mondo della Modernità, a partire dal Primo Programma Sistemico dell’Idealismo Tedesco per passare al mito del Golem e arrivare alla “Costruzione di Dio” dei Bogostroiteli (con i loro corollari positivisti, idealisti, marxisti, fascisti o liberali) sono fallite per la presunzione (“hybris”)di realizzare questo progetto megalomane nella contingenza (la “Trascendenza Pratica”, per dirla con Nolte).Era quindi normale che anche le pretese di americanisti, marxisti e sionisti si arenassero ora contro questo scoglio. Anche le versioni più blande, quelle della Singularity Tecnologica, del “compromesso socialdemocratico” e del “Nuovo Medio Oriente” stanno dimostrando la loro non fattibilità.
    5.Saggezza e insufficienza di quel mito
    La profezia dell’ Apocalisse non è un qualcosa di arbitrario, bensì esprime in modo molto pertinente la sintesi fra l’esigenza di unità e collaborazione globali derivante dalla complessità e tecnicità del mondo moderno, con quella di por fine a uno stato di anomia sempre crescente derivante dalla fuoriuscita dall’ Epoca Assiale. E, tuttavia, essa è destinata a esiti sempre più catastrofici per la mancanza di un’adeguata prospettiva culturale. Alla conflittualità sempre più forte si tende a rispondere con l’escalation della guerra senza limiti fra i detentori delle maggiori concentrazioni di potere mondiale, fino a rasentare, come oggi, la minaccia nucleare.L’Apocalisse si auto-avvera. Un effetto diametralmente opposto a quello (almeno apparentemente)preconizzato dai fautori della Fine della Storia attraverso l’esasperazione della ragione tecnica e strumentale ( la concordia universale attraverso l’utilitarismo).Anche se, a nostro avviso, vi è, dietro quel “Sogno” una malcelata vena di autolesionismo e di nichilismo.
    Noi ipotizziamo infine che questa conflittualità derivi dall’ intima contraddittorietà della cultura occidentale, che pretende di essere uscita dal mito, e invece ne è immersa fino al collo (la “Dialettica dell’ Illuminismo”, che pretende di essere universale ma non sa apprendere dalle culture “altre”).
    Ricordiamo che altre culture hanno sviluppato concetti come “ahimsa”, “satyagraha”, “disarmo culturale, “Wei Wu Wei”, che permettono di sviluppare la conflittualità, inevitabile nella natura umana, attraverso la forza spirituale anziché quella fisica. Ad esempio, per Sun Zu, l’ideale del condottiero era quello “Conquistare il Tian Xia senza uccidere nessuno”.
    6.Un nuovo ruolo per l’Europa
    Se l’Europa vuole veramente ad avere quel ruolo di “Trendsetter of the Worldwide Debate” che Ursula von der Leyen ambisce a darle, che vorrebbe subdolamente essere (senza parere) l’erede della pretesa civilizzatrice del colonialismo, dovrebbe studiare quelle concezioni dialettiche e spirituali del conflitto, non già sobillare eternamente la lotta fra “Democrazie” (5% del mondo) contro le presunte “Dittature”( monarchie, teocrazie, regimi autoritari, nazionalismi, democrazie socialiste), che sono attualmente il 95% dell’Umanità, a Est come a Ovest. Questo poteva avere una spiegazione (ma non una giustificazione), quando gli Stati Uniti esercitavano su di noi ogni genere di pressione in questo senso. Ma che senso ha farlo oggi?
    Si dice, “perché l’Europa è la culla della democrazia”.
    L’idea che Atene sia stata la “prima democrazia” e che quella forma di governo rappresentasse una sorta di anticipazione, quasi un archetipo ideale del nostro sistema politico moderno, è una costruzione storica tanto radicata quanto fallace. Certo, il termine δημοκρατία è greco, e letteralmente significa “potere del popolo”; ma ciò che noi intendiamo oggi con democrazia (suffragio universale, tutela dei diritti civili, separazione dei poteri, stato di diritto, garanzie per le minoranze) era del tutto estraneo alla sensibilità politica degli antichi. Per tutti i pensatori greci, e ancor più romani, cristiani o islamici, da Socrate a Platone, a Aristotele, a Cicerone, a Sant’Agostino, ad Ibn ‘Arabi, ad Averroè, a Dante, la democrazia rappresentava anzi una forma corrotta di governo: un dominio delle moltitudini, pericolosamente esposte alle lusinghe dei demagoghi e alle fluttuazioni delle passioni collettive.
    La cosiddetta “democrazia ateniese” era un privilegio estremamente ristretto. Solo i maschi adulti, figli legittimi di due genitori ateniesi, potevano partecipare alla vita pubblica, escludendo quindi schiavi, meteci (stranieri residenti) e ovviamente le donne. Su una popolazione complessiva di circa 300.000 individui, appena 30.000 godevano del diritto di voto. Le donne, pur rappresentando metà della popolazione, erano giuridicamente invisibili. Atene era una società schiavista, non marginalmente, ma nella sua stessa struttura portante. Gli schiavi, presenti nelle abitazioni, nei campi, nelle officine, perfino nelle miniere, erano stimati in oltre 100.000 unità. Erano più numerosi dei cittadini.
    Il celebre discorso funebre di Pericle, trasmesso da Tucidide, è forse il manifesto più potente di questo racconto: una città libera, retta dall’uguaglianza, dove ogni cittadino può ambire a cariche pubbliche. Ma chi legge Tucidide, sa che lo stesso discorso attribuito a Pericle (“ho Protos Anér, il “Princeps”), è in realtà sotterraneamente ironico. Quell’Atene fu anche imperialista, aggressiva, violenta. Il massacro di Melo ne è la prova più crudele.
  2. .Neanche l’Europa post-bellica era il baluardo della democrazia
    La mitizzazione della democrazia e della sua storia è stata funzionale all’ egemonia americana (e sovietica) dell’epoca di Yalta. Per creare un consenso intorno agli Stati ricostruiti frettolosamente sul modello americano (o sovietico), cancellando non solo l’ordine nuovo dell’ Asse, bensì anche le vecchie tradizioni (liberali, clericali, aristocratiche, plutocratiche, epistocratiche,e/o massoniche) degli Stati pre-totalitari, occorreva attribuire il merito la pace e la ricostruzione del modello americano o sovietico), che aveva abbattuto lo Stato militare, i leader carismatici, le milizie, i sistemi polizieschi, dei totalitarismi, negando nel contempo un possibile ritorno agli Anni 10 o 20.
    Tuttavia, le contraddizioni di questa narrazione si sono rivelate progressivamente sempre più evidenti, a mano a mano che, per scongiurare ogni ritorno al passato (rappresentato dagli attuali partiti “populisti”, tutt’altro che “fascisti”, bensì conservatori inclini a rivalutare cose come nazionalità, religione, monarchia, esercito) si usano sempre più modelli repressivi, come discriminazioni di fatto, canoni storiografici, leggi memoriali, reati di opinione, censura, uso politico della magistratura, diviene sempre più difficile mantenere in piedi quell’egemonia.
    Orbene, se l’Occidente rinunziasse, per impulso degli USA, e indirettamente, di Russia, Cina e India, all’attuale frenesia apocalittica d’imporre ovunque la sua (ipocrita) ideologia “liberal-democratica”(che come abbiamo visto, in Europa ha al massimo cent’anni, perché prima qui c’erano monarchie assolute come la Russia, semi-assolute come l’Austria, la Turchia e l’Italia, aristocrazie come la Germania e l’Inghilterra, e repubbliche oligarchiche come la Francia) , esso potrebbe ancora convivere pacificamente con le altre grandi aree del mondo, traendone un profitto culturale (perché imparerebbe cose nuove), di sicurezza (perché eviterebbe la IIIa Guerra Mondiale), e, infine, economica, perché torrebbe di mezzo le continue sanzioni e dazi che ci stanno riducendo al sottosviluppo ( dalla distruzione dell’ Olivetti all’omicidio di Mattei, dal boicottaggio del North Stream a quello della Pirelli).

E’ in questo spirito che stiamo organizzando i Cantieri d’ Europa al Salone del Libro di Torino, per favorire un’attenzione seria alle culture del resto del mondo, come contributo essenziale alla otta per la disumanizzazione portata avanti dal mondo delle macchine intelligenti.
Per questo, quest’anno abbiamo rinunziato a una nostra manifestazione specifica per il 9 maggio, che sarebbe stata necessariamente polemica nei confronti di un establishment che ha addirittura spostato il giorno della festa per non farlo coincidere con quella di Mosca, limitandoci a postare questo commento, con l’invito, ripreso dal nuovo Pontefice, di “costruire ponti”, cosa che, a nostro avviso, non avverrà certo grazie a prediche buonistiche, bensì studiando seriamente le culture di tutti i Continenti e mettendole a confronto per individuare soluzioni agl’infiniti problemi irrisolti.

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