Commento agli articoli di Massimo Cacciari e di Vito Mancuso su “La Stampa” dell’11 Aprile 2022.
Come non condividere il disappunto di Massimo Cacciari per la mancata realizzazi+one delle promesse della Ostpolitik nel secolo scorso, che è sfociata nel suo opposto, l’attuale contrapposizione frontale fra Russia e “Occidente”? Chi può dirlo più di me, che ho dedicato parecchi anni della mia vita a tentare di realizzare investimenti europei in Europa Centrale e Orientale con l’obiettivo di realizzare una vera integrazione fra “i due polmoni” dell’ Europa?
Credo però che non ci si debba solo lamentare, bensì che si richiedano quelle azioni concrete e immediate che invece l’”establishment” ha omesso da ben 40 anni.
1.Le ragioni di un fallimento
Il motivo ultimo del fallimento dell’ Europa, e, in particolare, della sua “Ostpolitik” è un’innaturale l’interiorizzazione dell’antropologia americana, fondata su elementi estranei ed ostili all’ Europa: il millenarismo, il ressentissement verso il nostro Continente, il fondamentalismo e l’ipocrisia puritani, l’eccezionalismo, l’Impero Nascosto, l’esportazione della democrazia, la tecnocrazia, il dominio della mediocrità, il “politicamente corretto”(cfr. Cotton Mather,il testamento politico di Washington, Emerson, Whitman, Rostow, Brzezinski, Huntington).
Prima dell’affermarsi dell’egemonia americana (cioè nella “Welt von Gestern” di Stefan Zweig), nell’atteggiamento mainstream europeo (la “Patria Comune del Cuore”, ibidem)prevalevano il realismo di origine paolina, l’elitarismo, il pluralismo, l’egemonia delle culture classiche, la collaborazione fra le classi, il dibattito (e scontro) fra le concezioni del mondo (IIa Lettera ai Tessalonicesi, Machiavelli, Matteo Ricci, Montesquieu, i Grundrisse di Marx, la Paideia di Jaeger, i 9 partiti della 1a Repubblica italiana, il Modello Sociale Europeo).Non vi era ostilità nei confronti dell’ Europa Centrale e Orientale, ma, invece , la cultura mitteleuropea si era praticamente fusa con quella orientale (Leibniz, Diderot, Herder, De Maistre, Liszt, Pannwitz, Diaghilev, Gramsci, Stravinski, Malaparte…). Dopo l’imposizione anche qui da noi del “politicamente corretto” americano, dominano oramai un moralismo da Esercito della Salvezza, l’esaltazione monocorde delle virtù dell’ America, lo strapotere dei GAFAM, il lassismo pedagogico, che, tutti insieme, portano diritto al “suicidio dell’Europa”(di cui vediamo già ora le non piccole nuove avvisaglie, nell’impotenza a fermare le stragi, nell’ autodistruttività delle cosiddette “sanzioni”, nell’ininterrotto declino economico, nel formarsi di gruppi contrapposti).
L’affermarsi di una tecnocrazia mondiale livellatrice (la “monotonizzazione del mondo”) l’aveva prevista sempre Zweig:”Lo spirito tecnico , che adesso agisce verso l’unità del mondo, è più un modo di pensare del genere umano che del singolo individuo. Questo spirito non ha patria, non ha linguaggio umano, pensa per formule, calcola in cifre, crea macchine, e queste macchine a loro volta – quasi contro il nostro volere – riplasmano noi uomini a sembianze esteriori sempre più simili.”
Una condotta coerente dell’Ostpolitik avrebbe richiesto invece come presupposto, fin dal 1985, una “politica del riconoscimento” delle diverse culture dell’Europa Orientale (come premessa, a sua volta, del riconoscimento del valore del resto del mondo). L’Europa da Lisbona a Vladivostok (voluta da de Gaulle e dalla destra francese e citata da Medvedev) è un territorio così vasto, che inevitabilmente comprende popoli molto diversi, dagli Jacuti (tirati impropriamente in ballo per Buća) agli Yuppies londinesi, dai Tuvani (come il ministro russo Shojgu), agli Enarques come Macron, dai Ceceni agli Svizzeri, dai Cosacchi ai Napoletani, dai Turchi ai Tedeschi, dai Russi ai Polacchi…Orbene, non si può pensare, soprattutto in un momento storico dominato dall’equilibrio atomico, e, quindi, per definizione, molto teso e conflittuale, di riuscire a trovare, come giustamente richiede Cacciari, un sistema organico di accordi fra Est e Ovest, se non grazie al sommo rispetto e alla piena comprensione degli altri partners.
Questo atteggiamento di rispetto è stato sempre molto raro dovunque, ma particolarmente nell’ Europa Occidentale, caratterizzata dalle contrapposizioni “esistenziali” fra Greci/Romani e barbari, Ebrei e Goim, Cristiani e Pagani, illuminati e arretrati, Occidentali e Orientali, “democrazie” e “autocraszie”…Pochi intellettuali e politici sono sfuggiti a queste schematiche contrapposizioni: Erodoto, Alessandro Magno, Tacito, Sant’Agostino, Wolfram von Eschenbach, Federico II, Matteo Ricci, Guénon, Saint-Exupéry, Simone Weil….In particolare, l’“Arroganza romano-germanica” (Trubeckoj) verso l’ Europa Orientale risale addirittura allo “Scisma d’Oriente”, si è rafforzata con l’arrivo degli Ottomani, è divenuta frenetica contro la Santa Alleanza, e si è tramutata infine in maccartismo, russofobia ed islamofobia, saldandosi ora con il chiliasmo della “Fine della Storia” e della Singularity Tecnologica.
2.Il respingimento dell’Oriente e le relative reazioni
Il comportamento della politica europea “mainstream” è stato coerente, nella storia, con questa impostazione conflittuale: la Guerra di Crimea, l’assalto alla Russia dopo la Ia Guerra Mondiale e al tempo dell’Asse; il rifiuto di ammettere l’URSS, e poi la Russia, nella NATO; la risposta di Prodi, secondo cui la Russia non potrebbe entrare nella UE “perché troppo grande”; le persecuzioni della Serbia e delle minoranze etniche russe; le sanzioni; la costruzione a tavolino delle Rivoluzioni Colorate e dell’ Euromaidan secondo il manuale di Gene Sharp e agli ordini di Victoria Nuland; l’imposizione agli Europei orientali, prima di aderire alla UE, di far parte della NATO; le complicità con il colpo di Stato militare fomentato dall’America da Gülen…
L’atteggiamento della Russia, della Turchia (e dell’Ungheria) è stato specularmente conflittuale: dall’alleanza con l’Occidente fino alla morte di Stalin, alla coesistenza pacifica andando da Khrusciov a Elcin, alla paziente sopportazione, fino al 2008, da parte di Putin, per passare alla sfida del 2014, e, nel caso di Erdogan, del 2017; ora, la guerra aperta della Russia (in realtà prima all’ America e alla NATO che non all’ Ucraina), come pure l’atteggiamento indipendente della Turchia e dell’ Ungheria nella crisi in corso.
Si è trattato di un eccesso di legittima difesa? Certamente Tuttavia, i comportamenti violenti e spesso paranoici di tutti i nostri vicini (Serbi e Russi, Turchi e islamici in generale) hanno tutti come minimo una loro ben precisa spiegazione storica, e non sono rivolti contro di noi, ma contro l’ America.
3.Che fare?
Purtroppo, sarà ben difficile, per l’Europa Occidentale, liberarsi da quel suo atteggiamento d’integralismo atlantico, fintantoché, sul nostro territorio, stazioneranno centinaia di migliaia di soldati americani, e le comunicazioni sociali saranno totalmente controllate dai GAFAM e dalla NSA. Tuttavia, gl’intellettuali europei, e, in particolare, quelli che hanno il coraggio di sfidare, come Cacciari, almeno su qualche piccolo punto, il “Pensiero Unico”, avrebbero il dovere di non limitarsi alle loro continue lamentele, indicandoci anche una linea di azione concreta- prima, concettuale, e, poi, politica-.
Infatti, non è affatto vero che oramai, come afferma Cacciari, non si possa più fare nulla per la Ostpolitik. Intanto, si può e si deve riflettere sugli errori passati. Poi, si può studiare e dibattere, con l’obiettivo di definire un rapporto più paritario, che prescinda dall’ “Arroganza Romano-Germanica” verso i “Discendenti di Činggis Khan” (Trubeckoj), che non sono solo gli Slavi, ma anche i Turchi, gli Ungheresi e tutti coloro che li circondano.
Solo allora sarà possibile ripresentare, come auspica Cacciari e anche noi vorremmo, quel grandioso piano che avevano ideato Gorbaciov e Mitterrand nel 1989, e che oggi viene rimpianto con nostalgia dal Movimento Europeo: la Confederazione Europea, fra, da un lato, l’Unione Europea, e, dall’altro, un’Unione Eurasiatica. Un piano che oggi non può avere come obiettivo quello di unire le nostre forze per fare avanzare, a livello mondiale, la lotta per la messa sotto controllo società delle macchine intelligenti: quel “crackdown sui BATX” che per ora solo la Cina è riuscita a impostare vittoriosamente nei confronti delle stesse proprie multinazionali.
L’Unione Europea continua a ripetere che vuol essere il “Trendsetter del dibattito globale”, ma in realtà tiene il sacco ai GAFAM americani con i suoi paradisi fiscali, con la disapplicazione dell’ Antitrust, dell’ Internet Act e delle Sentenze Schrems, con l’outsourcing di tutte le attività delle Istituzioni a Microsoft, con l’egemonia dei GAFAM su GAIA-X e sui “cloud di Stato”, con il bando delle piattaforme russe…
Prendiamo atto che il Movimento Europeo difende questa impostazione, anche se non condividiamo l’idea che sia, a tal fine, necessario un “regime change” nel “Russkij Mir”. Ovvero, forse è proprio necessario, ma non più, e non prima, di quanto lo sia in Europa Occidentale. Servono infatti idee assolutamente nuove, calibrate alle esigenze di un Umanesimo Digitale.
4.Le logiche dell’Ipermodernità portano alla distruzione dell’ Umanità
Se vi è un errore condiviso a Est e ad Ovest, questo è ignorare il centrale problema della distruttività della logica occidentale (Severino), girandovi continuamente intorno. Già fin dalla fine della IIa Guerra Mondiale, il più grande pericolo per il mondo veniva additato, da Horkheimer e Adorno, con la loro “Dialettica dell’ Illuminismo”, nella Modernità; già per essi, il ritorno del mito (nel bene come nel male) era comunque inevitabile.
Anche l’indipendenza dell’ India, nel 1947, aveva dato un potente segnale di critica della cultura occidentale. Il vero pensiero di Gandhi a questo proposito è stato sfacciatamente deformato. Basti leggere il suo pamphlet in Gujarati “Hind Swaraj” (“L’Indipendenza dell’ India”), e il suo commento alla Bhagavad Gita, in cui delinea la sua critica allo spirito occidentale.
Fino dal 1962, il Club di Roma aveva avvertito contro la catastrofe ecologica, e, nel 1965, “Odissea nello Spazio” aveva ammonito contro la presa del potere da parte delle macchine intelligenti. Nel 1983, la vicenda del sistema OKO e del Tenente-Colonnello Petrov aveva dimostrato che l’equilibrio atomico non era adeguatamente garantito dai nuovi sistemi di controllo digitale.
Nel 1967 era stato firmato lo Outer Space Treaty, oggi desueto per via della militarizzazione dello spazio. Sulla base delle formulazioni di una Dichiarazione congiunta approvata nel 1987, nel 1991 le superpotenze avevano adottato un trattato per la proibizione dei missili a medio raggio, di cui ne vennero smaltiti quasi 2.700.Gli Usa, avevano lanciato le Guerre Stellari per distruggere l’URSS, e, negli anni successivi, avevano accusato più volte la Russia di avere violato l’accordo, sino all’autunno del 2018, quando il presidente Trump ha annunciato il ritiro degli USA dal trattato. Dal 22 gennaio 2020 è entrato in vigore il Trattato ONU sul divieto di produrre, stoccare e testare le atomiche. Peccato che nessuno degli Stati nucleari, ivi compresa l’Italia, l’abbia firmato.
Tuttavia, l’assenza di adeguati trattati nucleari non costituisce neppure il massimo dei problemi. Nel frattempo, è proseguita la corsa all’ Intelligenza Artificiale, e i 165 codici di etica digitale approvati dagli Enti più diversi non sembrano, “prima facie” idonei a tenere sotto controllo la società delle macchine intelligenti. Si avvicina il momento della “Singularity Tecnologica”, o quanto meno il momento della presa del potere mondiale da parte dei guru dell’ informatica (Zuckerberg, Schmidt, Musk).
L’Europa, la più attiva nella produzione di norme in questo campo, mentre ne rivendica la leadership morale, è in realtà priva di qualsivoglia potere sull’ecosistema digitale e sull’arsenale nucleare detenuti dalle Grandi Potenze.
La Russia insiste sul fatto che, dopo il ripudio dei vari trattati sul disarmo da parte degli USA, e l’allargamento a Est della NATO, non esiste attualmente una soddisfacente architettura di sicurezza in Europa, per cui, nel 2021, aveva richiesto agli USA di negoziare sulla base di due bozze di trattato, che, respinte, sono state il “casus belli” per la guerra in Ucraina.
In realtà, il problema è ben più vasto, e dal punto di vista concettuale, e da quello geografico. Dal punto di vista concettuale, l’intero insieme di sviluppi dell’industria militare e duale (intelligenza artificiale, missili ipersonici, militarizzazione dello spazio), ci sta portando alla soglia della guerra nucleare. D’altro lato, i possibili punti di scontro non si limitano certo all’ Europa Centrale, ma si estendono allo spazio, all’ Artico e al Mare della Cina, a cui gli USA vogliono estendere la NATO.
La pretesa degli USA di controllare il cosmo si fonde con le fantasie esoteriche di Kurzweil di “decidere che cosa fare dell’ Universo”.
Il vero fatto scatenante della guerra in Ucraina è però stato costituito dal temporaneo sorpasso, da parte di Russia e Cina, sugli Stati Uniti, nell’ area dei missili ipersonici, e dal parallelo sforzo, appena iniziato, da parte degli Stati Uniti, per recuperare la loro precedente superiorità tecnologica. Questo sforzo si sta traducendo nell’Unlimited Frontier Act, in discussione da tempo al Parlamento USA, ma oggetto di una violenta battaglia politica a causa del carattere eversivo del suo interventismo economico rispetto ai canoni tradizionali di un’economia di mercato, e ha generato una serie di documenti ufficiali americani che hanno addirittura reso pubblica questa temporanea debolezza, che soprattutto la Russia sta sfruttando per nulla velatamente.
Proprio i documenti americani hanno evidenziato una “finestra di opportunità” per eserciti avversari per colpire in questi anni.
Il Postumanesimo è una tentazione millenaria, che attraversa Oriente e Occidente. Anche l’attuale mondo missilistico è figlio più della cultura orientale (Cina, Mongolia, Turchia, Cosmismo, Bogostroitel’stvo) che di quella occidentale, dove fu “trapiantata” dal prigioniero von Braun, a sua volta discepolo occulto di Tsiolkowski. Invece, la logica cibernetica è figlia della cultura millenaristica americana, prendendo essa le mosse dalle “Conferenze Macy”. Il loro incontro ha generato la miscela esplosiva che si chiama “post-umanesimo” e l’attuale situazione di “Guerra Mondiale a pezzi”, come l’ha chiamata il Papa.
In pratica, si sta realizzando la profezia degl’inventori della Geopolitica (Mahan, Mackinder, Haushofer), della guerra fra la talassocrazia anglosassone (l’”America Mondo” di Valladao, l’”Impero Nascosto” di Immerhof, l’”Impero Sconosciuto” del Papa), e l’”Heartland” eurasiatico.
Di conseguenza, coloro i quali, come Quirico su “La Stampa” di ieri, ci trasmettono, giustamente, un’immagine feroce del futuro mondiale post-Ucraina, sbagliano, ma per difetto: si tratterà di gestire la “guerra al tempo delle macchine intelligenti” (de Landa), per la quale sarà inevitabile l’accentramento assoluto del comando, politico, economico e militare, come è stato fatto simultaneamente negli scorsi giorni in Russia e in Ucraina, e i robot assumeranno un potere sempre maggiore sotto il controllo, ma solo per ora per ora, dei rispettivi “comandanti in capo”.
Si richiede da subito una maggiore iniziativa da parte di tutti per la creazione di un nuovo sistema mondiale di sicurezza, basato su un umanesimo digitale condiviso a livello mondiale, su nuovi trattati internazionali e un sistema politico globale capace di conciliare il necessario coordinamento fra i popoli con le loro separate identità e con il loro pluralismo interno.
Sarebbe estremamente positivo se le auspicabili trattative per la fine della guerra in Ucraina si allargassero all’ intero spettro dei problemi aperti.
5.L’Eurasia: perno dell’ umanesimo digitale
Come dimostrano i dibattiti in corso, solo gli “Stati Civiltà” si rivelano vocati ad occuparsi delle questioni dell’Umanesimo digitale, perché:
-solo grandi aggregati politici hanno le risorse per creare ecosistemi digitali completi, comprensivi di una cultura digitale, di una classe dirigente adeguata, di grandi reti autonome, di un complesso informatico-digitale e di una capacità negoziale a tutto tondo;
-incorporando, essi, nella loro stessa missione, la parola “civiltà”, sono automaticamente portati a trasfondere, nello loro politiche, una forma di comprensione concettuale della storia: per esempio, per l’America, il messianismo immanente dei guru dell’ informatica; per la Cina, una visione relativistica della governance mondiale, fondata sulla sua cultura sincretistica; per l’India, la continuità della concezione della tecnica al di là della faglia Modernità-Premodernità.
Tra parentesi, la Singularity Tecnologica, nella sua versione distruttiva accennata da Kurzweil, era stata già descritta, come Pashupatastra, perfino nel Mahabharata:”Quell’ arma, lanciata da Mahadeva, può distruggere in un microistante (metà del battito di un ciglio) intero Universo, con tutto ciò ch’esso contiene. Nessuno, neppure Brahma, Visnu e le dee Lakshmi, Parvati e Sarasvati, è immune dai suoi effetti ferali”
Infine l’Europa e il Ruskij Mir condividono la caratteristica di vivere una fase di transizine, in cui le loro identità sono tutt’altro che definite:
-Nel caso dell’Europa, l’ideologia “occidentale” le è stata imposta forzatemente. Come dice Alexander Rar,”gli Americani le hanno asportato il cervello”, nel senso che essa continua a girare in tondo intorno a vecchie idee solo perché non è libera di cercarne altre (come dimostrano i casi di Olivetti e di Gorbaciov). In concreto, in Europa, l’establishment eterodiretto dai GAFAM, dalle lobbies globaliste, dall’ “America Mondo” ha ristretto la “Finestra di Overton” al punto di chiudersi in un “Pensiero unico”, sintesi del progressismo positivista e del moralismo puritano, soffocando l’ampio spettro di tradizioni culturali che caratterizzavano l’ Europa e sostenevano la sua forma politica pluralistica tradizionale, impropriamente definita come “democratica” (lo sciamanesimo dei popoli delle steppe, il classicismo delle élites europee, i vari cristianesimi, ebraismi, islamismi, illuminismi, le varie culture “nazionali” e “locali “ e “di classe”,le diverse ideologie sette-ottocentesche…).
A sua volta, nel Ruski Mir (allora, Impero Russo), abbiamo assistito, dall’ inizio del XX secolo, a un completo rovesciamento di fronti. A partire dalla scuola di partito bolscevica a Capri intorno a Gorkij,Lenin e Trockij, concentrata sul “Bogostroitel’stvo”, la cultura russa (e ucraina) è passata, dal millenarismo dei primi Bolscevichi (come Lunačarskij, Bogdanov e Tatlin), al Socialismo reale, che tentava di conciliare il progressismo marxiano con le realtà nazionali e tradizionali, poi a un nazional-comunismo spiritualista (come quello di Florenskij e di Gumiliov), fino ad approdare ora alla rivincita piena dell’ “anima russa” neo-zarista e cristiano-ortodossa.
Il nostro compito consiste proprio nell’ andare oltre a tutte queste posizioni di Est e Ovest, riallacciandoci alle più profonde tradizioni europee: lo scetticismo della più antica filosofia greca (“sol sa chi sa che nulla sa”), le pedagogie classica e cristiana (Paideia, Askesis), la dottrina platonica e aristotelica delle costituzioni…In quelle tradizioni si riconoscono infatti ambedue i filoni culturali sotterranei dominanti tanto dell’ Est (che si rifanno a Dostojevskij), e quanto quelli dell’Ovest (che si rifanno a Nietzsche).
L’Europa deve smetterla di reagire pavlovianamente alle crisi indotte da altri, per divenire un soggetto attivo e creativo delle dialettiche mondiali.
6.Una ricerca senza limiti di frontiere.
Come si vede, dunque, nessun’area del mondo ha ancora maturato una strategia completa e definitiva per il controllo delle macchine intelligenti. A tutte manca, o la volontà politica, o la base culturale, o la forza tecnologica, o l’autonomia sociale, o la solidità politica. Inoltre, gli Stati Uniti, “santuario”, per volontà dei GAFAM, del progetto post-umano, stanno organizzando una militarizzazione universale, a Est, a Ovest, nello spazio e nell’ Artico (le nuove “Guerre stellari”), proprio per impedire quella messa sotto controllo, che frustrerebbe la loro alleanza con i GAFAM. S’impongono pesanti sforzi, tanto nazionali, quanto internazionali, per contrastare questa militarizzazione dell’ Universo.
Essi si dovrebbero indirizzare verso le direzioni seguenti:
-comprensione culturale delle trasformazioni in corso (l’”Era delle Macchine Intelligenti”);
-recupero delle basi antropologiche necessarie (le culture dell’ Epoca Assiale);
-trasformazione della società nel senso dell’ umanesimo digitale (paideia, askesis);
-rafforzamento dell’ecosistema digitale europeo (la cosiddetta “Sovranità digitale”);
-una strategia tempificata, che vada oltre l’attuale “Bussola Digitale” della UE, assolutamente inadeguata alle dimensioni della sfida;
-collegamento fra la trasformazione interna e le relazioni esterne(superamento dell’ attuale fallimentare PESC);
-riforma giuridica interna ed esterna (nuova Costituzione Europea; Organizzazione Internazionale per il Principio di Precauzione);
-educazione continentale (Accademia Europea).
Se l’ Europa vuole essere, come essa pretenderebbe, il “trendsetter del dibattito mondiale”, bene, si accomodi, troverà il suo bel daffare.
Ne avrebbe tutte le basi culturali (Ippocrate, Socrate, San Paolo, Matteo Ricci, Cartesio, Pascal, Hume, Leopardi, Foscolo, Nietzsche, Jaeger, Saint-Exupéry…), geopolitiche (la sua prossimità ad aree importanti come America, Russia, Medio Oriente), le sue dimensioni demografiche (più di 500 milioni), giuridiche (l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa, l’OCSE).
Deve solo eliminare due “palle al piede”:il pensiero unico e l’ occupazione americana.
Come tutto ciò possa avvenire è, a oggi, difficilmente discernibile, anche perché, apparentemente, tanto l’indottrinamento del “Pensiero Unico”, quanto l’occupazione americana, stanno procedendo a ritmo di corsa. Tuttavia, la situazione, per lo meno, di confusione, che si è creata per effetto della guerra in Ucraina, sta rimescolando i vari fronti (la NATO, la destra, la sinistra) ponendo le condizioni preliminari per l’affermazione di direzioni di tipo nuovo, quali quelle a cui sopra accennavamo. Il fatto stesso che tutti riconoscano che gli equilibri preesistenti non possono essere ricostituiti costituisce già un importante punto di partenza.
Ma anche la divisione fra un fronte settentrionale (Inghilterra, Scandinavia e Intermarium) e di un fronte centro-meridionale (Francia, Germania, Serbia, Ungheria), farebbe sperare alla possibilità di spezzare l’unanimismo filo-atlantico.La Francia, e soprattutto la Germania, se messe di fronte alla loro economia dal blocco del gas russo, non potranno che prendere le distanze dal diktat americano, che ha come obiettivo precisamente la distruzione del concorrente europeo.
In tutto questo, il Russkij Mir giocherà comunque un ruolo centrale, sia che la leadership putiniana continui il suo progetto (con maggiore o minore efficacia), sia che in Russia emerga una nuova leadership (che per ora non si vede, e di cui è quindi impossibile prevedere i piani). In ogni caso, è temeraria l’idea americana che si possano ovunque realizzare progetti di esportazione violenta della democrazia come quella della Germania postbellica. Infatti, abbattuti i Talibani, questi sono ritornati più forti che mai. Abbattuto Saddam Hussein, sono arrivati gli Sciiti. Abbattuto Gheddafi, sono arrivati i Turchi e i Russi…Ucraina e Bielorussia sono anch’essi culle di “uomini forti”, che aspirano a guidare, in un modo o nell’ altro, il Russkij Mir, contrapponendolo all’ Occidente.
Tuttavia, la vera carta vincente sarebbe la “fusion” fra l’Europa e Russkij Mir, in uno “Stato Civiltà” sui generis (La Confederazione Europea), ispirato al tradizionale particolarismo europeo, esaltato da Ippocrate e Strabone, Dante e Machiavelli, Althusius e Proudhon, Alexandre Marc e Jovan Djordjevich.In tutto questo, l’Ucraina avrebbe un ruolo centrale, trovandosi essa al centro geografico dell’ Europa continentale, e raccogliendo essa le vestigia culturali di molte delle più antiche civiltà.
La tentazione russa di unificare l’ Eurasia con il ferro e con il fuoco, sul modello bismarckiano, provocata dall’ espansionismo americano, è oggi più forte che mai. Dopo tutto, all’ Europa, per potersi chiamare “Stato Civiltà”, erano mancati a suo tempo , a causa del suo radicatissimo pluralismo, un Qin Shi Huang Di o un Ashoka. Anche Bismarck aveva scelto, in ultima analisi, di preservare fino all’ eccesso il pluralismo germanico, nel II Reich, in Austria Ungheria e nell’ Europa Orientale.
Come si potrebbe verificare, in fine una vera “fusione statuale” dell’ Europa? Il caso ucraino non lascia ben sperare sotto questo punto di vista.
7.Ripudiamo le Retoriche dell’Idea di Europa
I fatti hanno dimostrato che , nell’ attuale crisi ucraina, tutte le pretese “armi” dell’ Europa sono spuntate.
La difesa della pace da parte del Papa si è scontrata con la missione della Russia quale interpretata dal Patriarcato di Mosca, ma anche con il nazionalismo religioso del Governo ucraino e del Patriarca di Kiev.
La NATO è più che mai dominata dall’ agenda americana, e la Politica Estera e di Difesa si riduce a una sola persona, Borrell. Macron, oltre a dover ancora essere rieletto, è già stato liquidato da Putin come privo dei mandati necessari di UE e NATO. Steinmeier è stato declassificato da Zelenski a “potere ostile”.
La UE non ha una sua forza missilistico-nucleare, bensì solo bombe americane sui suoi aerei, e la Force de Frappe della Francia, agli ordini esclusivi del presidente pro-tempore di quest’ultima. Non ha neppure un proprio ecosistema digitale, bensì è controllata dai GAFAM e dalla NSA.
La sua posizione nei confronti dei fornitori di energia (Russia, ma anche Ucraina, Azerbaidjan, Algeria, Libia, Stati Uniti, Medio Oriente) è così subalterna che ogni mossa ch’essa faccia (sanzioni, embargo, messa in concorrenza dei fornitori) si è tradotta in un intollerabile aggravio di costi, in un ulteriore guadagno da parte di tutti i fornitori e in un’ulteriore dipendenza verso America, Russia e Cina.
I risultati di tutte queste debolezze si vedono. Tutti i tentativi d’intervento pacificatore sulla Russia, da parte di tutte le Autorità competenti, sono falliti, e l’Europa è divenuta perfino il capro espiatorio di Zelenski e di Biden.
Se non vuole veramente sparire, l’Europa deve darsi “una spina dorsale”, e questo può venire, proprio per la sua situazione disperata, solo dalla cultura. Innanzitutto, l’Europa deve ripudiare come suicide le “Retoriche dell’ idea di Europa” che sono state fino ad ora dominanti perchè sostenevano il nostro ruolo di succubi di Washington, e che hanno trovato una bella sintesi nell’ articolo di Vito Mancuso “Sacramenti e identità sessuale”.
Che c’entra Mancuso con la geopolitica? Lo dice lui stesso:”Vi è a mio avvio la convergenza di geopolitica e biopolitica……””. La questione nella sua essenza è la medesima, è quella che divide da un lato l’autodeterminazione nel nome della libertà e della sua irriducibile singolarità, e dall’altro la determinazione imposta dalla biologia o dalla tradizione. Che si tratti di un popolo o di un individuo, di geopolitica o di biopolitica, in entrambi i casi la sostanza è rappresentata dallo scontro tra cultura e natura, tra libertà e obbedienza, tra soggetto e istituzione, e dal decidere quale dei due poli abbia più valore. All’autodeterminazione di un popolo che non accetta più il secolare vassallaggio nei confronti di un altro popolo cui lungo i secoli la geopolitica l’aveva consegnato, corrisponde l’autodeterminazione di un singolo che non accetta l’altrettanto pesante vassallaggio cui la biologia da un lato e il costume sociale dall’altro l’avevano a loro volta consegnato. E nel nome dell’autodeterminazione, ovvero della libertà, un popolo e un singolo, il primo a livello geopolitico, il secondo a livello biopolitico, iniziano la loro marcia di liberazione …”
E’, in sostanza, quella dipendenza del “romanticismo politico” (Carl Schmidt), basato sul “sapere aude” kantiano, denunziata come distruttiva nel classico saggio “Nationalism” di Elie Kadurie: l’”autoaffermazione”(“Selbstbehauptung”) quale rifiuto della tradizione, che si traduce, oggi, nella subalternità al potere anonimo delle macchine intelligenti. Una tendenza storica sopravvalutata dagl’ ipermodernisti, ansiosi di darsi un “pedigree”, per quanto discutibile. Per esempio, è del tutto falso che il suo iniziatore fosse stato, come afferma Mancuso, Lutero, che, anzi, fu un feroce avversario delle tendenze anarchiche, per esempio, degli Anabattisti. Il suo “sola scriptura” non era un invito all’anarchismo, bensì alla tradizione.
La retorica individualistica dell’auto-affermazione costituisce in realtà uno strumento propagandistico del Complesso Informatico-Militare per spianare la strada al post-umanesimo. Gli uomini ridotti a monadi desideranti, aiutati dalla tecnica a trascendere la loro specificità, stanno diventando poco più di un database per il complesso informatico-digitale, che sta creando un’umanità artificiale. Quel Complesso Informatico- Militare che governa la Mutua Distruzione Assicurata, i Database, le interferenze nelle elezioni, l’espansionismo americano, la cybersecurity, le fake news, i social networks, fino alla vita quotidiana, mascherandosi sotto l’etichetta di “Occidente”. L’ipocrisia puritana copre, con il nome di “patria delle libertà”, la tirannide centralizzatrice dei GAFAM e della NSA.
E’ chiaro che, se l’Europa vuole avere un suo ruolo nel mondo, non può continuare ad essere assoggettata al 100% a questa mostruosa entità, ma deve cercare, come minimo, di separarsi da essa, per esempio, con gli strumenti utilizzati finora dalla Cina (il “crackdown sui giganti del web”).
E, a monte, deve domandarsi realisticamente che, contrariamente a quanto sostenuto dai sedicenti “ingenui” (ma in realtà bugiardi) zelatori della Pace Perpetua, come scrive Corrado Augias, “chi siamo noi per presumere che l’eterna legge del conflitto valida per tutte le passate generazioni non valga anche per la nostra?”
Certo, un compito di difficoltà diabolica. Eppure, solo allora saremmo in grado di difendere noi stessi e l’Umanità intera contro l’onnipotenza dell’Impero Mondiale.