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9 MAGGIO 2023 GIORNATA DELL’ EUROPA

I partiti europei dinanzi alle elezioni del 2024

Nonostante molte obiettive difficoltà che ci hanno impedito di organizzare, come tutti gli anni, la tradizionale manifestazione per il 9 maggio, abbiamo voluto comunque dare il nostro contributo a ricordare quest’ importante ricorrenza, che abbiamo ogni anno celebrato con spirito critico, ben consapevoli del fatto che la Dichiarazione Schuman ha costituito, come non ci stanchiamo di ricordare, il momento del trionfo del Funzionalismo sul Federalismo, e, con ciò, l’inizio dei problemi di un’integrazione europea concepita fin dal principio come monca, vale a dire mancante di nerbo politico e culturale, e, come tale, destinata inevitabilmente a confluire nel progetto tecnocratico di omologazione occidentale,che sta sfociando nella Società del Controllo Totale

Abbiamo scelto perciò di diffondere un set di filmati, in cui illustriamo come la politica sia chiamata, in Europa, ad affrontare temi decisivi, a partire dalla Terza Guerra Mondiale, già in corso in Ucraina e in preparazione nel Mar della Cina. Di conseguenza, si pone, prima, al Movimento Europeo, poi, ai partiti politici (che stanno avviando le manovre per le elezioni europee del 2024), la necessità di una profonda rivisitazione di tutte le basi su cui si sono appoggiati fino ad oggi, per essere in grado di riflettere sulla Fine dell’ Uomo, sulla Società delle Macchine Intelligenti, sulla Guerra Totale, e di posizionare l’Europa di conseguenza.

Diàlexis ha pubblicato, a questo proposito, il libro“Verso le elezioni 2024: i partiti europei nella tempesta”

Pubblichiamo qui di seguito un ciclo di 6 filmati su questi temi, e di seguito i testi scritti di commento.

CICLO DI FILMATI SUI PARTITI EUROPEI DINANZI ALLE ELEZIONI DEL 2024

VIDEO 0 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 0 – LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024″, Link: https://www.youtube.com/watch?v=HzPrtZAHHIA&t=3s

VIDEO 0 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 0 – LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024″, Link: https://www.youtube.com/watch?v=HzPrtZAHHIA&t=3s

VIDEO 1 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 1 – L’INVOLUZIONE DELL’UNIONE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=LFtF2joOHKU&t=4s

VIDEO 2 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 2 – CRISI DELL’UNIONE E CRISI DELL’ ORDINE MONDIALE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=xFYcJQVb8zk&t=7s

VIDEO 3 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 3 – RITROVARE I VALORI ALL’ ORIGINE DELL’UE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=45RNC71wU5Q&t=59s

VIDEO 4 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 4 – SUL RUOLO DEL MOVIMENTO EUROPEO, Link: https://www.youtube.com/watch?v=GbSHUrD13Yc&t=10s

VIDEO 5 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 5 – CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=fgRyz–tgLg

I partiti politici europei di fronte alle sfide della legislatura 2024-2029

1.IL LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 204: I PARTITI EUROPEI NELLA TEMPESTA” (QUADERNO n. 1/2023 DI AZIONE EUROPEISTA).

Non potendo organizzare, per motivi di salute, la tradizionale manifestazione  del 9 maggio, Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo hanno ritenuto comunque di predisporre la seguente serie di filmati, postati sul canale Youtube www.alpinadialexis .com, quale avvio dell’urgente dibattito che si richiede per preparare una legislatura che, in pendenza della guerra in Ucraina e (si teme) anche nel Mar della Cina, sarà decisiva per l’ Europa e per il mondo.

Questi filmati costituiscono, da un lato, la risposta all’editoriale di Lucio Levi s “The Federalist Debate” sullo stesso argomento, e, dall’altra, una sintesi del libro in oggetto, che verrà esposto al Salone 2023 del Libro di Torino.

1.IL LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 204: I PARTITI EUROPEI NELLA TEMPESTA” (QUADERNO n. 1/2023 DI AZIONE EUROPEISTA).

Non potendo organizzare, per motivi di salute, la tradizionale manifestazione  del 9 maggio, Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo hanno ritenuto comunque di predisporre la seguente serie di filmati, postati sul canale Youtube www.alpinadialexis .com, quale avvio dell’urgente dibattito che si richiede per preparare una legislatura che, in pendenza della guerra in Ucraina e (si teme) anche nel Mar della Cina, sarà decisiva per l’ Europa e per il mondo.

Questi filmati costituiscono, da un lato, la risposta all’editoriale di Lucio Levi s “The Federalist Debate” sullo stesso argomento, e, dall’altra, una sintesi del libro in oggetto, che verrà esposto al Salone 2023 del Libro di Torino.

Riteniamo fondamentale continuare al più presto e in modo sistematico il dibattito su questi temi.

2.L’INVOLUZIONE DELL’UNIONE

Il processo d’integrazione europeo ha oramai dietro di sé  una storia millenaria. Già l’Impero Romano, il Sacro Romano Impero e gl’imperi asburgico e napoleonico, oltre che la Santa Alleanza, avevano prefigurato, infatti, forme d’ integrazione europea.

L’integrazione postbellica era nata sotto il segno di molte contraddizioni, prima fra le quali il conflitto fra:

-FUNZIONALISMO;

-FEDERALISMO.

Il funzionalismo (Mitrany, Haas, gli stessi Schuman e Monnet) concepiva l’integrazione europea come una delle articolazioni dell’ordine internazionale occidentale, che muoveva verso la Fine della Storia e l’unità del mondo. Esso costitituiva  l’applicazione in campo politico di un movimento più vasto, che comprende l’informatica (la “trasfusione senza spargimento di sangue”, dell’ intelligenza, dall’uomo alle macchine), l’architettura (Futurismo, Bauhaus, Le Corbusier), ed altre branche della cultura. Attraverso  un trasferimento di funzioni, dagli Stati, ad organismi sovrannazionali, si sarebbe realizzato un ordine mondiale armonico e centralizzato.

Il federalismo (Spinelli, Galimberti, Coudenhove-Kalergi, De Rougemont) puntava invece a fare dell’ Europa un autonomo soggetto politico, con un proprio progetto di società, anche se, a causa del suo pluralismo, lasciava aperta una vasta gamma di soluzioni pratiche, comunque alternative a capitalismo e comunismo).

La costruzione concreta dell’Europa attraverso i Trattati di Parigi, di Roma, di Maastricht e di Lisbona, ha realizzato in pratica il progetto funzionalista, pur sfruttando le tematiche del federalismo per dissimulare occidentale, sotto le “Retoriche dell’ Idea di Europa” (pace, democrazia internazionale),la natura passiva del progetto funzionalista, finalizzato allo sviluppo tecnocratico

Oggi, questo gioco delle parti  fra funzionalismo e federalismo ha perduto di credibilità, a causa del sempre maggiore coinvolgimento degli Europei nelle guerre dell’ Occidente,  del relativo declino delle società europee rispetto alla crescita del resto del mondo e della diminuita fede nella capacità degli USA di esercitare un ruolo protettivo, tre cose  che contraddicono le promesse di pace, sicurezza e prosperità fatte dalle Retoriche dell’ Idea di Europa .

Ciò ha eroso anche la credibilità dell’Unione Europea, e la sta forzando ad una qualche, seppur confusa, forma di rinnovamento, che si sta materializzando nello sforzo del PPE, asse portante del Parlamento europeo, di stringere un’alleanza con le opposizioni di destra, che più di altri hanno canalizzato le critiche contro le derive mondialistiche dell’Unione.

Ma, come si è lasciata sfuggire Ursula von der Leyen (che comunque sarebbe sacrificata da questa manovra), si tratterebbe di applicare la formula gattopardesca “cambiare tutto perché nulla cambi”.

3. CRISI DELL’UNIONE  E CRISI DELL’ ORDINE MONDIALE

Le stesse contraddizioni in cui si dibatte l’Europa coinvolgono l’intero Occidente, che ha sposato totalmente le ragioni delle tecnocrazie digitali, finanziarie e farmaceutiche  che puntano alla trasformazione dell’Umanità, prima, nella società del controllo totale, e, poi, in un complesso macchinico, smentendo così  le sue promesse di umanità e di libertà.

Anche se si è fatto tutto per farlo dimenticare, il primo, in un contesto europeistico,  a parlare  di Crisi della Civiltà Moderna, era stato proprio il Manifesto di Ventotene. Ma, se si vuole comprendere questa crisi, occorre andare indietro nel tempo, ristudiando gli autori che hanno parlato di questa crisi: Rousseau, , Saint-Simon, De Maistre, Kierkegaard, Nietzsche, Guénon, Spengler, Huxley, Evola,  Heidegger, Anders..

L’Unione Europea, che aveva preteso, ancora pochi anni or sono,  di ergersi sopra gli altri Continenti quale “Trendsetter del dibattito mondiale”, cioè maestro di saggezza e di virtù, ha assistito impotente all’escalation della Terza Guerra Mondiale che si combatte anche per sua mancanza di preveggenza, di magnanimità e di coraggio, nel cuore stesso dell’ Europa, ma che si sta preparando anche sul Mar della Cina, nonché ad uno sviluppo tentacolare dei GAFAM, oramai denunziato dai loro stessi fondatori, ma di fronte al quale le migliaia di norme tanto esaltate emanate dall’ Unione Europea si rivelano sempre più delle grida manzoniane, perché inapplicabili a casa dei GAFAM: cioè, negli USA.

Per questo, la crisi della politica europea, che ha prodotto una formidabile spinta a destra in Polonia, Ungheria, Italia, Spagna, Finlandia, Svezia, non si potrà risolvere semplicemente associando all’establishment i vittoriosi partiti di destra, bensì solo con una profonda riflessione sull’avvenire del mondo, stretto nella morsa tra la guerra nucleare e il dominio dell’ Intelligenza Artificiale, prodotti tutti dell’ opzione prometeica contenuta nel Primo Programma Sistemico dell’Idealismo Tedesco, secondo cui l’uomo si sarebbe salvato da sé  grazie a una nuova ideologia e una nuova scienza.

Le sempre più convulse prese di posizione, da un lato, dei guru informatici sui pericoli dell’ Intelligenza Artificiale, e, dall’ altro, dei leaders dell’alleanza dell’Est sulla prossimità della guerra nucleare, dimostrano che siamo vicini all’esito finale  di quelle scelte prometeiche degli ultimi tre secoli.

I limiti dello sviluppo sono oramai noti a tutti, tanto che Sir Martin Reed ha parlato del XXI Secolo come “il Secolo Finale”. L’avvicinarsi del Secolo Finale, scandito dalla guerra nucleare e dalla Singularity,ha trasformato tutte le pretese conquiste dell’ Occidente in trappole mortali.E’ impressionante ritrovare in ogni momento tracce di quest’ideologia messianica : a partire dalla bandiera arcobaleno, che è quello dell’eresia anabattista (combattuta innanzitutto da Lutero)alla battaglia di Falkenheim e simboleggia l’ Apocalisse, a cui la maggior parte  dell’ establishment occidentale sembra anelare, travolta dalla mistica dell’autodistruzione.

Lo straordinario sviluppo dei Paesi asiatici si spiega invece, a nostro avviso, non tanto e non soltanto  con la loro massa critica e con la loro etica del lavoro, bensì anche e soprattutto con la loro capacità di affrontare in modo olistico le sfide delle nuove tecnologie, non dimenticando, bensì addirittura incrementando, il ruolo della cultura, delle tradizioni, delle gerarchie. Così si spiega che in Cina, contrariamente che in Europa e negli Stati Uniti, lo sviluppo delle locali imprese digitali (i BAATX) è stato accompagnato con attenzione ed efficacia dallo Stato in tutte le sue fasi: studio, sviluppo, superamento dei concorrenti, informatizzazione della società, regolamentazione. Nel 2021, la Cina si è data una legislazione sul digitale simile a quella europea (anche se più lineare), ma l’ha anche fatta immediatamente applicare, sanzionando inflessibilmente quasi tutte le imprese digitali nazionali e i loro stessi fondatori (il “crackdown sui BAATX”).

Invece, l’Europa, dopo la morte di Olivetti e di Zhu, ha delegato sistematicamente da 60 anni ai GAFAM americani tutte le sue attività digitali, al punto che essi hanno il monopolio perfino sui servizi digitali delle Istituzioni europee (affidati da sempre alla Microsoft). Le sentenze della Corte di Giustizia vengono sistematicamente disapplicate, con la connivenza del Garante Europeo.

Ne consegue anche il continuo ritardo nell’ upgrading digitale delle nostre economie e il conseguente declassamento dei nostri giovani più qualificati, con  la risultante disoccupazione giovanile.

4. RITROVARE I VALORI ALL’ ORIGINE DEI PARTITI POLITICI EUROPEI

Il liberalismo e il nazionalismo  erano nati a metà del 18° secolo; il socialismo nell’800 circa; il comunismo a metà dell’Ottocento; l’ambientalismo negli anni ’60 del Novecento. E’ normale ch’essi siano divenuti obsoleti, travolti dal processo storico ch’essi pretendevano di guidare, ma da cui invece sono stati trascinati.

Nel  processo di adeguamento all’omologazione occidentale, i partiti europei hanno infatti perso di vista gli obiettivi per cui essi erano stati creati : liberare i cittadini dall’ingerenza di Stati sempre più centralizzati; evitare le ingerenze straniere nella vita dei popoli; fornire un ruolo nella società ai vari tipi di lavoro resi necessari dall’ organizzazione tecnica dell’economia; conciliare la vita spirituale con le esigenze della società moderna; difendere la natura dalle attività predatorie della tecnica scatenata. Al contrario, i “liberali” sono diventati fautori dei colossi tecnologici e della militarizzazione della società; i “socialisti” hanno agevolato di fatto lo smantellamento delle imprese europee e dello Stato sociale; i partiti “cristiani” hanno abbandonato la difesa dell’ umano, accettando  la diffusione di valori disgregatori dell’ordine sociale e del messianesimo tecnocratico dei GAFAM, che spianano la strada al controllo totalitario delle tecnologie, e, in particolare, delle biotecnologie; i “patrioti” sono divenuti gli zelanti esecutori degli ordini del complesso informatico-militare occidentale.

Di fronte a questa ritirata generalizzata, solo il conservatorismo, il più antico dei movimenti politici , che risale alla Fronda e alla Rivincita Aristocratica dell’inizio del 700, mantiene un proprio “appeal”. Non per nulla si sta cercando, per esempio, da parte di Fratelli d’Italia, di recuperare i discorsi del “conservatorismo”, che, per altro, in buona parte d’ Europa, non ha radici, se non molto lontane. Perfino il Paese in cui il conservatorismo è nato, l’Inghilterra, ha vissuto un processo di svuotamento dello stesso, che, da partito della difesa tradizioni, è divenuto, con la Thatcher,  un partito liberista e americaneggiante.

Certamente, dinanzi allo strapotere della rivoluzione digitale (controllo totale, social, censura digitale, bioingegneria, guerra digitale) e dell’”esportazione della democrazia”(Corea, Vietnam, Iran,  Kosovo, Irak, Afghanistan, Ucraina, Paesi Arabi), una sana reazione , etica prima che ideologica e giuridica, s’impone. Tuttavia, gli aspiranti “conservatori” hanno idee piuttosto confuse su “che cosa” conservare. Conservare il sistema teocratico basato sul Mito del Progresso e uno Stato rinunziatario che si fa prevaricare dalle lobbies significa continuare a tenerci legati mani e piedi mentre i GAFAM trasformano gli uomini in macchine.

Se vogliono recuperare le loro ragion d’essere, e, di conseguenza, la loro incidenza sulla realtà e la loro capacità di coinvolgere gli elettori, i partiti europei devono compiere una profonda riflessione che sbocchi su una “svolta a U” delle loro traiettorie culturali e politiche.

I liberali debbono tornare a condurre lotte di libertà, come quella per la liberazione di Assange, quelle contro i reati di opinione e la censura, quelle per un’applicazione rigorosa dell’ antitrust ai GAFAM. I socialisti devono volgere il crescente interventismo pubblico conseguente alla guerra, dalla  frenesia bellicistica (la produzione a ritmo frenetico di munizioni), alla difesa dell’ economia europea contro il contingentamento imposto dalla NATO, e al rafforzamento dei diritti dei lavoratori secondo il modello della Mitbestimmung tedesca; i partiti cristiani debbono riscoprire l’idea paolina di “Katechon”, cessando di essere le mosche cocchiere del livellamento sociale per spianare la strada ai GAFAM, e del Complesso Informatico-Digitale per una guerra senza limiti che, come il Papa non si stanca di denunziare, sta portando alla fine dell’ Umanità; i “patrioti” debbono diventare i difensori dell’ Identità Europea contro la sua dissoluzione nell’ Occidente; gli ambientalisti debbono smettere di fare i piazzisti per le industrie verdi, e difendere seriamente un rapporto naturale fra uomo e ambiente.

Infine, e soprattutto, i “conservatori” debbono difendere l’umano contro la disgregazione, nella cultura, nella politica, nel diritto, nell’ economia, ricercando un dialogo senza preconcetti  con i grandi movimenti conservatori che si trovano soprattutto  in Asia e in Europa Orientale.

5.SUL RUOLO DEL MOVIMENTO EUROPEO

Così come, e ancor più, che per i partiti europei,  il Movimento Europeo deve compiere una siffatta radicale riflessione, che gli permetta di rinascere, da movimento marginale e sconosciuto ai più, per divenire finalmente quello che immaginavano Coudenhove-Kalergi e Spinelli: il movimento egemone della politica europea, sul modello del Partito Indiano del Congresso. L’eredità che dobbiamo lasciare alle successive generazioni è quella di un europeismo consapevole e vigoroso, che non si confonda né con il Mito del Progresso, né con il messianesimo puritano, né con gl’interessi del Complesso Informatico-Digitale, ma, anzi, ad essi si opponga come principale alternativa.

Per fare ciò, esso dovrà riflettere profondamente sulla storia dell’integrazione europea e su quella delle altre integrazioni regionali: delle Americhe (Hamilton, ma anche Che Guevara), e anche quelle cinese (Taiping, Kang Youwei,Sun Yat Sen, Mao) , indiana (Tilak, Gandhi, Modi) ed islamica (Mawlana, Aflaq). Solo così essa potrà cogliere il ruolo della cultura, la ricerca dell’eccellenza, la difesa delle differenze, in particolare contro le tendenze livellatrici della globalizzazione (le Rivoluzioni Atlantiche, le guerre coloniali e post-coloniali, la “cancel culture”..), riconoscendo il valore positivo dei movimenti di liberazione continentale dei BRICS, a cui anche l’ Europa dovrebbe riallacciarsi, come suggeriva per esempio Simone Weil.

Solo così esso potrebbe tornare ad essere un elemento propulsivo della ricerca culturale e politica, e, in tale qualità, tornare ad essere un interlocutore autorevole dei partiti europei.

Per potere fare ciò, esso deve uscire dal suo ghetto, e ricomprendere tutti coloro che, sotto diverse bandiere o etichette, riflettono sull’ Europa e di danno da fare per essa. Penso ad esempio a pensatori come Cardini, Brague e Delsol, e a quel che resta di Paneuropa. Questo anche e in considerazione del fatto che i dibattiti decisivi sull’ Europa si stanno svolgendo in questo momento fra il PPE e Fratelli d’ Italia, FIDESZ e il Vaticano., in aree culturali finora inesplorate dai Federalisti.

6.IN 5.IN PARTICOLARE, CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE.

Non v’è dubbio che, oramai da molti anni, tutte le potenze mondiali stiano preparando la Terza Guerra Mondiale fra Cina e USA, già implicita nella idea di “fusione” dei Taiping: con le guerre dell’ Irak e dell’ Afghanistan; con le Rivoluzioni Colorate e Arabe; con la corsa agli armamenti; con le continue guerre civili in quasi tutti i Paesi ex-sovietici; con la militarizzazioine dell’Artico, dello spazio e dell’Oceano Pacifico. Una guerra mondiale condotta con l’Intelligenza Artificiale sarà particolarmente catastrofica, perché le macchine sono più idonee degli uomini a sopravvivere in condizioni di guerra totale, cosicché la prossima guerra sarà la migliore occasione per il potere macchinico per prendere il controllo del mondo e quel che resta dell’Umanità.

E colpirà in primo luogo l’ Europa: Russia, Georgia, Ucraina, Moldova, ex Jugoslavia, ma anche l’Italia, dove stazionano un centinaio di testate nucleari americane.

Mi chiedo come facciano le sinistre alternative e i cattolici, oltre, ovviamente, ai Federalisti Europei, che da sempre proclamano fragorosamente la Pace Perpetua, a collaborare oggi entusiasticamente alla preparazione culturale, ideologica, politica, tecnologica, poliziesca e militare della Terza Guerra Mondiale e del Secolo Finale. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!

Questo è il momento di svegliarsi e di agire risolutamente, al di là degli schemi del XX° Secolo, inapplicabili alla guerra delle Macchine Intelligenti.

Il dibattito all’ interno del Movimento Europeo, e, dei partiti europei, non può che avere come punto qualificante la fuoriuscita dalla guerra mondiale in corso.Le strategie per questa fuoriuscita sono di difficile agibilità, perché si tratta di uno scontro effettivo, fra due potenze a vocazione universale, e fra due concezioni del mondo -l’una ciclica e atemporale, l’altra orientata alla Fine della Storia-, che non ammettono la neutralità.

Eppure, visto che la Guerra Senza Limiti non è che l’ennesimo avatar dell’ Arte della Guerra di SunZu, l’intelligenza (umana) potrebbe avere la meglio sui due contendenti: facendo leva sulle risorse culturali, che “vanno a monte” delle motivazioni dei contendenti (Apocalisse vs. DaTong), disinnescandole. Si tratta del “disarmo culturale” predicato da Raimon Panikkar.

DAL RIGETTO DEL FUNZIONALISMO,

Il Parlamento: il luogo del delitto

L’URGENZA DI RISCRIVERE IL DIRITTO EUROPEO

A un’opinione pubblica (anche specialistica) deculturata, ideologizzata e ignava, si è voluto da sempre far credere che l’idea-forza dell’integrazione europea post-bellica fosse stata costituita dal federalismo (buono o cattivo ch’esso sia). In realtà, per esplicito o implicito riconoscimento, da un lato, di Monet e di Schuman, e, dall’ altro, di Spinelli, tale idea-guida è stata invece il funzionalismo, che Spinelli aborriva. Il federalismo fu ed è invece un’ideologia minoritaria e tutt’ora repressa (come ai tempi della Rivoluzione francese, quando Vergniaud venne addirittura ghigliottinato).

Quindi, non ha senso accusare ora il federalismo europeo di colpe non sue, bensì del funzionalismo.

Possiamo esimerci parzialmente dall’ illustrare nel dettaglio questo assunto rinviando al dissacratore pamphlet di Luca Caracciolo “La Pace è finita”, che investiga in modo spietato (ma, a nostro avviso, ancora non esaustivo) i meccanismi reali dell’ integrazione postbellica, quale effettivamente avvenuta.

Ripartire dai fondamenti

1.Un errore risalente

Si è anche soliti affermare che “i padri fondatori” dell’Europa non erano fautori di questo funzionalismo, bensì erano cultori dei “veri valori dell’Europa”, che sarebbero stati misteriosamente abbandonati. Di fatto , tutti i politici che crearono le Comunità Europee (Monet, Schuman, ma anche Adenauer e De Gasperi) si muovevano in un ambito integralmente funzionalistico, salvo Coudenhove-Kalergi e Spinelli, che però, dopo avere caldeggiato per tutta la vita l’integrazione europea, nella  realtà vennero poi esclusi dai processi politici effettivi, salvo che Spinelli fu cooptato negli ultimi anni di vita, ma solo per ratificare e benedire un processo ch’egli aveva da sempre duramente criticato.

Mentre il federalismo è una tendenza politica millenaria, che risale perfino agli antichi Semiti ed Indoeuropei (cfr.Eisenstadt e Haarmann), attuata in Grecia e nei regni medievali (cfr.Althusius), e, oggi, in buona parte del mondo (Hamilton, Djiordjievic), il funzionalismo è, invece, una delle ideologie della post-modernità, affermatasi intorno alla IIa Guerra Mondiale in parallelo alle “Conferenze Meany sulla Cibernetica”), applicata alla psicologia, all’architettura,  alla sociologia, all’ informatica e alle scienze politiche,  la quale afferma che tutte le attività umane si possono ridurre a delle “funzioni”, potenzialmente trasferibili alle macchine. Idea poi descritta brillantemente da Manuel de Landa ne “La guerra nell’era delle Macchine Intelligenti”, e che costituisce il nocciolo duro del credo post-umanista (la “Trasfusione senza Spargimento di Sangue”, dagli uomini alle macchine attraverso il deep learning)

Il federalismo costituisce invece un freno all’ omologazione universale propedeutica alla società del controllo totale, dando un peso specifico a ciascun elemento costituente di una grande catena gerarchica, che oggi viene chiamata “Multilevel Governance”, e che costituisce la “rete neurale” della politica, cioè del “governo degli uomini”.

Nel caso specifico dell’integrazione europea, i teorici politici funzionalisti sostenevano che le costituende Comunità Europee non avrebbero dovuto essere nulla più che semplici organizzazioni internazionali specializzate (come l’Unione Postale Mondiale o l’Unione Internazionale del Lavoro), e non avrebbero dovuto ambire a clonare la struttura federale americana. E, almeno su questo secondo punto, avevano evidentemente ragione, perché il tanto evocato modello hamiltoniano (di tre secoli fa) si riferiva a un territorio lontano e spopolato, ben diverso dalla complessissima Europa.

All’ approccio funzionalistico era ispirata espressamente proprio la “Dichiarazione Schuman” (in realtà letta da Schuman prima di fuggire dalla conferenza stampa da lui stesso convocata, ma scritta da Jean Monnet insieme al Segretario di Stato Dean Achinson). I “Piccoli passi” sarebbero state le singole, progressive, messe in comune di “funzioni”, fino a costituire uno Stato Europeo, primo tassello di uno Stato mondiale, quale quello mirabilmente descritto da ^Juenger nell’ omonimo libro.

Per quanto i “veri” padri fondatori delle Comunità Europee avessero anch’essi in mente, essi pensavano invece, nell’ immediato,  a una federazione europea (o Paneuropa), con una missione politica specifica, e fondata (anche se soloparzialmente) su una concezione del mondo erede della cultura “alta” europea. Coudenhove Kalergi pensava alla creazione di un “Pantheon europeo” sul modello della Piazza degli Eroi di Budapest, e a uno Stato federale paneuropeo governato da un’élite mista, di aristocratici, alti borghesi e managers; Spinelli, a un Congresso del Popolo Europeo ispirato al Congresso Nazionale Indiano di Gandhi, al pensiero anti-utopistico di San Paolo  e a quello elitario di Nietzsche. Ambedue avevano in mente un’immagine “eroica” dell’Europeismo, simile alla concezione confuciana.

Riteniamo che un Pantheon europeo avrebbe ancora senso, includendovi per esempio Omero, Ippocrate, Socrate, Platone, Leonida, Pericle, Cesare, Augusto, San Paolo, Diocleziano, Costantino, Giustiniano, Carlo Magno, Cirillo, Metodio, Federico di Svevia, Dante, Carlo V, Leibniz, Voltaire, Napoleone, Nietzsche, Coudenhove Kalergi e Spinelli.

Invece, per Mitrany, Haas, Monnet e Schuman, le Comunità Europee avrebbero dovuto avere compiti veramente minimalistici: il “perseguimento della pace” ( descritta da tutti come la motivazione principale dell’ integrazione europea) si sarebbe ridotta in realtà ad evitare uno scontro immediato fra Francia e Germania  per il controllo dei bacini carbosiderurgici occupati dalla Francia dopo la guerra , e i “piccoli passi” si sarebbero tradotti nella creazione di un mercato comune che permettesse la colonizzazione dell’ Europa da parte delle multinazionali. Cosa che si sta puntualmente verificando con l’influenza della Mackinsey sui governi italiano e francese, della Microsoft e della Pfizer sulle istituzioni, ma soprattutto dei GAFAM sull’intera vita degli Europei.

Tutto ciò mascherato (come si sta facendo ancor oggi) da un’ossessiva retorica escatologica sulla Fine della Storia (cfr. Kojève, consulente del Governo Francese, ispiratore del più recente Fukuyama), tacendo invece tutte quelle brutture dell’Europa censurate dai media (resistenza antisovietica ad Est, guerra civile greca e spedizione di Suez a Sud, maccartismo, strane morti di Olivetti e Mattei), che costituivano già tempo fa una plateale smentita della “Fine della Storia” e della “Pace Perpetua”, propagandate dalle retoriche dell’ Europa.

Invece, quei politici europeistici (cfr. Servan-Schreiber, Gorbaciov, Mitterrand), che avrebbero voluto dare, all’integrazione europea, un vero volto politico, furono zittiti; i partiti politici furono ricostituiti esattamente com’erano nel 1922 (o nel 1933), senza considerare il decorso di parecchi decenni, e, quindi, su basi nazionali, senza un ruolo centrale dell’Europa, quale reso necessario dall’ era della globalizzazione.

Nel frattempo, nel resto del mondo erano nati l’Unione Indian, Israele, la Repubblica Popolare Cinese, la dissidenza nell’ Europa Orientale, l’equilibrio nucleare, la decolonizzazione, l’informatica, l’unipolarismo, il Comitato di Shanghai, le Nuove Vie della Seta. Da tutto questo, l’Europa restava, e resta, deliberatamente e visibilmente assente. La cosiddetta Europa “forza gentile” è, in realtà, un’Europa preda e zimbello di tutti.Come ha affermato Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, “al soldo di forze straniere”.

Le multinazionali
dominano l’ Europa

2.Il Comitato d’Affari della Borghesia

Come sarebbe possibile che il personale politico dedicato a quest’impresa  tecnocratica potesse essere motivato eticamente, consapevole culturalmente, solido politicamente, competente tecnicamente? Come sarebbe possibile che qualche cittadino pensasse di combattere “sul campo di battaglia”, come si dice adesso, per una specie di  “Unione Postale Internazionale”?

Non ci si può pertanto dichiarare continuamente “stupiti” dello scarso entusiasmo dei cittadini, né della corruzione dei politici.

Intanto, è risaputo che i politici nazionali hanno sempre guardato con sufficienza a quelli europei, considerati come politici “di seconda scelta”. Oggi, quando le questioni europee (guerra e pace, allargamento, crisi economica) s’ impongono per forza propria all’attenzione generale, e quindi  finirebbero  per dare prestigio alle Istituzioni Europee, i leader nazionali si prendono tutta la scena mediatica, benché siano, spesso, ancor meno qualificati e motivati di quelli “europei”.

In queste condizioni, le periodiche défaillances dell’Europa (la “perdita di pezzi”, come Inghilterra, Norvegia, Turchia,… e anche Russia;la scomparsa di fronte alla NATO -vedi Ramstein-; la  crisi economica senza fine ; il  moltiplicarsi di guerre sul suo territorio -Baltici,Grecia, DDR, Ungheria, Cipro, ex-URSS, ex-Jugoslavia-)  sono giunte tutt’altro che inaspettate. Anzi, esse erano state predette fin dall’inizio da molti (a cominciare da Spinelli, per finire con Przywara, de Gaulle e Servan-Schreiber).

Il finto stupore del mondo istituzionale nei confronti delle vicende picaresche di cui sono protagonisti Europarlamentari e ONG europee sono l’ennesima prova dell’ipocrisia puritana che dominala politica. La concezione funzionalistica dell’uomo e della società non po’ portare, infatti, se non all’entropia generalizzata. In attesa che le macchine assumano il controllo totale, che cosa può fare l’umanità se non lasciarsi andare passivamente al corso degli eventi? E, se questo è il significato ultimo delle cose, la politica non può essere che un gioco assurdo fra poteri impersonali e un’effimera salvezza individuale. Chi si trova nell’ ingranaggio non ha, né un motivo, né la capacità, per opporsi.

La Bruxelles “Capitale” (così come l’avevano descritta Marcell von Donat e Robert Manasse) è stata costruita come la mecca di centinaia di migliaia di lobbisti e agenti segreti, che vi rappresentano tutti gl’interessi particolaristici del mondo, perseguiti con ogni genere di mezzi. Un vero “comitato d’affari della borghesia”(Marx). Come pensare che in tutto ciò non vi sia anche un elevato livello di corruzione, ché, anzi, la prevaricazione del denaro sulla cultura, sulla politica e perfino sulla religione, risulta essere il vero movente ideologico di tutta la costruzione. Basti pensare al peso che hanno, sulla politica, i GAFAM, le banche d’affari e le industrie degli armamenti.

Il Qatargate, come tutti i precedenti scandali della Commissione, non sono che sprazzi di luce su un mondo inquietante (“die Bruesseler Machenschaften”), che ben presto daranno occasione a nuovi scandali.

Ora, gli scandali che si affollano sul Parlamento Europeo, e ancor più quelli, fino ad ora tacitati, della Commissione, costituiscono una prova schiacciante di quest’inadeguatezza strutturale della costituzione materiale dell’Europa di oggi a svolgere, in modo anche solo accettabile, i compiti sovraumani che l’attendono (presa di controllo sulle macchine intelligenti, umanesimo digitale, nuova architettura mondiale).

Di qui l’urgenza di quella riforma generale delle Istituzioni, da tutti invocata, ma mai seriamente pensata.

L’Europa nosce come progetto di élites, non di lobbies, e deve tornare ad esserlo

3.Fuori dalla crisi

Come uscire da questa crisi sempre più fitta dell’Europa in un momento in cui infuria sul suo suolo una guerra sterminatrice?

Se la ragione ultima della crisi è il funzionalismo, occorre innanzitutto fuoriuscire da quest’ultimo:

-dal punto di vista filosofico, rimettendo al centro quello che lo Spinelli “notturno” chiamava “l’azione che edifica”, contrapposta al conformismo indotto dal determinismo stortico;

-da quello culturale, focalizzandoci sui dilemmi del Postumanesimo (Singularity, Uebermensch?);

-da quello politico, facendo una scelta precisa fra la “Trasfusione senza Spargimento di sangue” di De Landa e la lotta per la liberazione dell’Europa dalla Società del Controllo Totale, quale portata aventi per esempio da Maximilian Schrems;

-da quello sociale, rivalutando:

 (a), come volevano Coudenhove Kalergi e Spinelli, il ruolo di nuove élites europee, che, formate sulla base di una cultura multipolare, siano capaci di sostenere la lotta contro le forze dell’entropia, e, nello stesso tempo;

(b) quello del lavoro organizzato attraverso la più europea delle istituzioni, la partecipazione dei lavoratori (secondo il modello della Betriebsvrerfassungsgesetz);

-da quello istituzionale, conducendo una vera e propria “battaglia culturale”dentro i partiti europei, affinché si ricentrino sui rispettivi ruoli storici (oggi platealmente abbandonati), fornendo così, ai propri rappresentanti e ai loro elettori, dei motivi validi per condurre le loro battaglie politich:.”le famiglie europee non rappresentano più correnti ideali, programmatiche e identitarie. Questa è una realtà di fatto che vale ancor più per i socialisti europei, all’ interno dei quali ci sono tendenze non sovrapponibili.”(Stefania Craxi)

L’Europa dei Giudici non garantisce
la certezza del diritto

4.Il ruolo del Movimento Europeo

Il compito di intraprendere queste azioni spetterebbe istituzionalmente al Movimento Europeo, il quale dovrebbe, però, per primo, prendere le distanze dal funzionalismo imperante, dal cinismo generalizzato e dalle ideologie dichiarate unanimente come obsolete obsolete, compiendo una revisione a 180° della narrativa corrente:

-riconoscere il carattere di “longue durée” dell’ integrazione europea, parallelo a quello di altri movimenti d’integrazione subcontinentale, quali quelli della Cina e dell’ India, che risalgono tutti ai primordi dell’Epoca Assiale (Imperatore Giallo, Ashoka, Impero Romano);

-ritornare ai “fondamentali” dello spirito dell’integrazione europea, rifiutando i luoghi comuni e i riflessi pavloviani del “politicamente corretto”;

-riscoprire lo specifico del federalismo europeo in Montesquieu e in Tocqueville, con il loro terrore per la “tirannide della maggioranza” e per la “passione dell’ eguaglianza”, e la loro insistenza sui “corpi intermedi”, che, oggi, servirebbero innanzitutto a spezzare l’omologazione universale e l’egemonia dei GAFAM.

L’Associazione Culturale Diàlexis  è attiva su questi fronti da ben 17 anni, e sta concentrandosi proprio sul tema della crisi dei partiti di fronte a dibattito sul futuro dell’ Europa.

Sta uscendo, per la serie “Quaderni di Azione Europeista”, il Quaderno n.3 del 2022, “Verso le elezioni del 2024: I partiti europei nella tempesta”.

Non è tollerabile che un combattente per la trasparenza del web
resti prigioniero in Europa per pressioni degli USA

5.Ricostruire l’Ordinamento Giuridico Europeo

Ma, a parte queste importanti e ovvie considerazioni, è l’insieme del quadro emergente a dimostrare il caos organizzato che esiste a tutti i livelli:

-la maggior parte dei politici coinvolti nel Qatargate appartiene ai Democratici e Socialisti, il gruppo di europarlamentari che più si affannerebbe (a parole) per la tutela dei diritti umani, perfino là dove essi non sono particolarmente minacciati, e soprattutto dove l’influenza dell’ Europa è “0”. Orbene, è proprio per addolcire (con successo) la loro posizione che i famosi finanziamenti sono arrivati;

-addirittura, sarebbe coinvolto il presidente dei sindacati europei, che dovrebbe essere il primo a preoccuparsi dei diritti dei lavoratori; Già nel 1998, la Commissione guidata da Jacques Santer era stata obbligata a dimettersi in blocco per le accuse di corruzion;

ufficialmente, ci sarebbero 12.500 lobbisti attorno alle istituzioni europee, in realtà il loro numero è molto superiore: secondo Transparency International siamo più vicini ai 40mila addetti. Secondo uno studio del 2012, si tratta di un affare che pesa complessivamente più di 3 miliardi l’anno.Nel 2016 la Commissione aveva formulato fatto una proposta per rendere obbligatoria l’iscrizione al Registro e per la creazione di un comitato etico e deontologico indipendente. Ma per ora ci sono pochi controlli, nessuna sanzione, né protezione per i whistleblower.

– una volta riconosciuto che il lobbismo è lecito e perfino incoraggiato, come si fa a distinguere fra quello ammissibile (per esempio, quello da parte dei proprietari di giornali e televisioni) e quello che non lo è? Tutto il lobbismo si basa infatti sul principio di fare un qualche favore  ai legislatori o agli amministratori(anche solo teorico, come una buona recensione sui media) per influenzare il contenuto delle loro decisioni?Io ti finanzio (o ti sostengo) la campagna elettorale, e tu adotti le leggi che mi fanno comodo (vedi industrie digitale,  automobilistica, verde e della difesa).

-in particolare, come si fa a pensare che nessun Paese cerchi d’influenzare a suo favore l’opinione pubblica di altri Paesi quando  è in corso da sempre a livello mondiale una lotta di tutti contro tutti per spartirsi sfere d’influenza (la “Guerra senza Limiti”)?ci sono solo alcune lobby che possono operare liberamente, ed altre no?

-che altro sono, se non massicci finanziamenti per influenzare l’opinione pubblica, quelli sovietici del dossier Mitrokhin, il National Endowment for Democracy, le Open Society Foundations di Soros, l’Albert Einstein Institution e Cambridge Analytica, e poi ancora tutte indistintamente le ONG?

-è intollerabile che questioni così importanti di politica istituzionale europea siano soggette ai diritti degli Stati Membri, che in tal modo possono condizionare indebitamente (per esempio attraverso i servizi segreti)  il comportamento degli eurodeputati (o di altre Istituzioni);

-tutto ciò anche perché non esiste un diritto penale europeo, e l’Europol ha poteri molto limitati;

-ancor più grave che tutto ciò sia stato iniziato “da sei servizi segreti europei”, fra cui non quello italiano, che avrebbe dovuto essere il maggiormente interessato. Si può sapere quali sono gli altri 5?

-i servizi segreti sono poi i migliori tutori dei diritti dei cittadini, o ne sono spesso gli affossatori?

E’ chiaro che l’ordinamento giuridico europeo presenta una quantità inaudita di lacune, in cui chicchessia può infiltrarsi.

Una reale rifondazione di tale ordinamento non potrà avvenire se non con un lavoro sistematico, che parta dalla cultura, dalla storia e dal diritto costituzionale, non già con dei successivi rattoppi (come la Conferenza sul Futuro dell’ Europa o la “Comunità Politica Europea”, che non affrontano i veri e più urgenti problemi).

Perciò, continuiamo a richiamare tutti, con le nostre iniziative editoriali, e, soprattutto, con i Quaderni di Azione Europeista, allo studio e al dibattito fra i cittadini, la cultura e i partiti europei, sull’insieme di questi problemi, oramai giunti a un elevato livello d’ insostenibilità.

Con “Verso le Elezioni del 2024” intendiamo fornire, al Movimento Europeo e ai Partiti Europei, una serie di suggerimenti su come affrontare la crisi esistenziale in corso, per porsi nelle condizioni minime per poter intervenite sulla riforma dell’ Europa.

 Dopo di che, in una seconda fase, occorrerà rivisitare, con un altro “Quaderno” in preparazione, le basi storico-filosofiche dell’ integrazione, rispondendo anche alle giuste provocazioni di Caracciolo.

Sulla base di questa rivisitazione, procederemo, infine, a sintetizzare, in un terzo “Quaderno” le proposte emerse dal dibattito, da proporre per la Legislazione 2024-2018.