Dal licenziamento (e riassunzione) di Sam Altman agli accordi USA-Cina.
1.Il caso Altman
In questi giorni si sta assistendo a una vera e propria esplosione di notizie e commenti riguardanti l’avanzata dall’ Intelligenza Artificiale (IA) quale fenomeno centrale del XXI Secolo. Fra questi eventi, quello che ha suscitato più scalpore è stata la destituzione di Sam Altman, fondatore e Amministratore delegato di OpenAI, la società informatica che aveva creato ChatGPT, uno straordinario strumento di assistenza allo svolgimento di attività culturali, accusato di avere sviluppato, senza gli adeguati controlli, una tecnologia molto pericolosa, la Q*. Ciò che ha suscitato un’ancora maggiore agitazione è stata la misteriosa decisione, dopo alcuni giorni, di rieleggere allo stesso ruolo, anche in seguito a una protesta dei dipendenti, lo stesso Altman. Al punto che quest’ultimo è stato incoronato, dal Jerusalem Post, “l’Ebreo più influente del mondo”, davanti, tra l’altro, a Nethaniahu, Blinken, Soros, Herzog, Ganz e Zuckerberg. E’ proprio vero che oramai i guru dell’informatica stanno acquisendo ovunque un potere senza precedenti. E dire che Eisenstadt sosteneva che, almeno ai suoi tempi, in Israele, i rabbini contavano più dei finanzieri. Neppure lì è più così.
2.Il dialogo USA-Cina
La seconda notizia centrale per il futuro del mondo è che l’idea formulata da Kissinger a Pechino e nel suo libro “L’Era dell’Intelligenza Artificiale”, e rilanciata infine da autorevoli guru del mondo informatico (come Faggin, inventore del “touchscreen” e Suleyman, fondatore di DeepMind), quella della necessità di un dialogo fra USA e Cina per il controllo dell’ Intelligenza Artificiale, è stata posta al centro dell’ incontro fra Biden e Xi Jinping al summit di San Francisco. Il meccanismo essenziale di questo controllo dovrebbe essere congegnato, secondo i libri di Kissinger e di Suleyman, sulla falsariga del controllo sugli armamenti, e, in particolare, su quello degli armamenti nucleari; esso dovrebbe mirare, non solo a evitare attacchi a sorpresa, ma anche a vietare certi tipi di sviluppo dell’ AI che oggi purtroppo sono al centro delle strategie delle grandi potenze, come il famigerato sistema ”Dead Hand” (in Russo, “Miortvaja Rukà”), che prevede lo scatenamento in automatico della guerra nucleare nel caso dell’impossibilità di comando da parte delle autorità militari. Per altro, il dialogo fra i militari è già addirittura partito. Questa decisione congiunta costituisce dunque un’enorme vittoria della Cina, perché sancisce la raggiunta parità tecnologica e militare fra i due Paesi, con l’esclusione di altre potenze. Appena 20 anni fa, quando i colossi americani (i GAFAM) dominavano ancora anche il mercato cinese, nessuno (salvo, forse, i vertici del PCC; cfr. Pieranni, Tecnocina) avrebbe immaginato un risultato simile.
3.Accresciuto interesse in Italia
Altra notizia importante: dopo la sentenza del Consiglio di Stato circa l’assoggettamento di Facebook all’ IVA, il Ministero delle Finanze sta muovendosi concretamente per la riscossione degli arretrati. Era ora! Dalla loro creazione, una trentina di anni fa, i GAFAM non hanno mai pagato neppure un euro di tasse in Europa, salvo i modestissimi importi concordati con il fisco con una serie di accordi transattivi.
Domenica 26 Novembre, Il Sole 24 Ore ha dedicato due pagine allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nel mondo. Biagio Simonetta constata per l’ennesima volta che, mentre tutte le nazioni, e, in particolare, i grandi blocchi come USA, Cina e India, stanno facendo passi da gigante in questo settore, fondamentale, oltre che per lo sviluppo economico, per la proiezione di potenza, grazie alla centralizzazione di massicci investimenti pubblici e privati, l’Europa, invece, che non ha una sua politica unitaria dell’ IA, mentre avrebbe (sul piano quantitativo) tre volte il peso degli USA e 6 volte quello della Cina in questo settore, è totalmente irrilevante in campo mondiale, perché non riesce a mettere questa sua capacità sul piatto delle trattative internazionali, e anche perché non ha un proprio esercito, che possa, per così dire, “monetizzare” le competenze nazionali in materia di IA. A nulla serve il fatto che la Commissione e il Parlamento stanno lavorando da anni alla redazione di un “Artificial Intelligence Act “che viene vantato come “il più perfetto del mondo” (ma che non è stato fino ad ora approvato mentre nel frattempo la Cina ha già approvato il suo). Comunque, la bozza approvata dal Parlamento Europeo, e ora in fase di frenetica revisione per tener conto delle implicazioni del “caso Altman”, è già concettualmente vecchia, perché non tiene conto delle implicazioni filosofiche, geopolitiche e sociali poste in luce proprio dalla vicenda di ChatGPT, che non è “rischioso” nel senso dell’AI Act, ma è comunque insidioso per l’umanità perché altera drammaticamente le modalità stesse del pensiero umano.
4.Andremo finalmente verso un autentico “Umanesimo Digitale”?
Almeno, tutti gli autori citati si stanno finalmente allontanando dalla visione materialistica, legalistica e politicante del controllo sull’ IA (secondo la quale basterebbe un controllo sulla progettazione per rendere “etica” quest’ultima, mentre invece non ci si rende conto che l’informatica e la bioingegneria, prima ancora dell’IA, hanno già modificato radicalmente l’essenza della natura umana quale emersa dall’”Epoca Assiale” teorizzata da Jaspers, Eisenstadt ed Assmann). Né le idee formulate durante la prima parte dell’Epoca Assiale (Evo Antico), né quelle emerse nei secoli della Modernità, sono oramai più neppure applicabili nel mondo automatizzato. Ne sono prova l’equilibrio del terrore nucleare basato sulla risposta digitale automatica a un attacco nucleare (“Dead Hand”), lo spionaggio digitale a tappeto (Echelon, Prism), il controllo capillare sui cittadini (sentenze Schrems della Corte di Giustizia europea), la disoccupazione tecnologica (innanzitutto nel settore dei “colletti bianchi”), la “vita sintetica” (CRISPR, clonazione, fecondazione assistita, utero in affitto), gl’ impianti cerebrali (Musk), e, soprattutto, l’utilizzo massiccio dell’IA per il decision-making politico, amministrativo e di business….
Tutte queste realtà vanificano responsabilità individuale, etica del lavoro e riproduttiva, come pure la dialettica politica.
Sulla base di quelle considerazioni, gli autori citati si stanno muovendo giustamente sulla strada di una riforma innanzitutto culturale. Faggin, in “Irriducibile”, parte dalla centralità della fisica quantistica (il Principio di Indeterminazione) per negare l’attualità di un’ intelligenza puramente razionale, e quindi anche dell’Intelligenza Artificiale, basate, come sono, su un’imitazione dei procedimenti della matematica e della fisica classiche. Suleyman, in “The Coming Wave”, parla di un “containment” dello sviluppo dell’ IA.
Kissinger, infine, sostiene in modo assai pregnante che “”La tecnologia, la strategia e la filosofia devono essere in qualche modo allineate, per evitare che una scavalchi le altre. Quale aspetto della società tradizionale dovremmo difendere? E quale aspetto della società tradizionale dovremmo essere pronti a sacrificare per crearne una superiore?”
Purtroppo, neppure le tre, seppure illuminanti, opere citate, sono state in grado di rispondere alle domande poste giustamente da Kissinger, perché nessuno vuole, sa o può, affrontare lo spinosissimo problema del rapporto fra società tradizionale, modernità ed iper-modernità. Occorre ricordare che il “Progetto Incompiuto della Modernità” consisteva proprio nel rispondere alle questioni irrisolte poste dalla religione facendo affidamento soltanto sulla scienza (1° Programma Sistemico dell’ Idealismo Tedesco). Questo approccio fu razionalizzato brillantemente da Saint-Simon, che scriveva che l’ “Epoca Critica” apertasi con la Rivoluzione Francese avrebbe dovuto essere superata da una nuova Società Organica, fondata sulla religione della scienza, che avrebbe ricostruito su basi immanentistiche l’ordine ch’era stato dell’“Ancien Régime”. Secondo gl’ideologi ottocenteschi (fossero essi liberali, socialisti, nazionalisti o cristiano-liberali), tale ordine sarebbe stato basato sui principi “moderni” della Ragione. Orbene, tutti sentono in cuor loro (e moltissimi dicono) che questo progetto è fallito, in quanto la “religione della scienza e della tecnica” dei Positivisti e dei Marxisti era intrinsecamente contraria fin dai principi alle ideologie politiche ottocentesche, come dimostrato dalle nuove scoperte scientifiche, e, in particolare, dalla fisica quantistica, che ha rimesso al centro l’”esprit de finesse” e il libero arbitrio, con ciò negando l’economicismo, l’egualitarismo, l’etnicismo e il moralismo dell’Occidente. Quindi, le società moderne sono state condannate a trasformarsi in qualcosa di molto diverso: non già l’auspicato ”organicismo” erede della tradizione, bensì la dittatura delle Macchine Intelligenti che, se non contrastata, sfocerà nella costruzione di una Megamacchina centralizzata a livello cosmico, in cui l’Intelligenza Artificiale regnerà su sottosistemi galattici e società di macchine intelligenti, e in cui l’uomo non avrà posto (la “Singularity Tecnologica”). Fino che anche questa finirà (forse a causa dell’intrinseca incapacità dell’ Intelligenza Artificiale di essere veramente “generativa”, e della conseguente stagnazione).
La “delusione” dei progressisti per i fallimenti della Ragione (dalla Shoah alla bomba atomica, dallo Stalinismo all’anomia dell’Occidente, dal crollo del Socialismo Reale alla guerra di tutti contro tutti) è pienamente giustificata già dalla constatazione che, come del resto si poteva prevedere fin dall’ inizio, lo sviluppo della tecnica e, in generale, della ragione dispiegata, non ha liberato l’umanità dai suoi endemici mali: finitezza, ignoranza, mortalità, malattie, violenza. Non parliamo dei seppur opinabili, ma probabili, catastrofici sviluppi futuri a cui abbiamo sopra accennato.
Occorre quindi, proprio per rispondere coerentemente alle filosofie ottocentesche, tornare a studiare con umiltà le “società tradizionali” di cui parla Kissinger, vale a dire quelle pre-alfabetiche, quelle classica e medievale e quelle orientali (anche attuali), per comprendere come esse affrontassero, e ancora affrontino, brillantemente, i problemi eterni dell’umanità, scoprendo quali sono gli aspetti in cui esse sono compatibili, ed anzi assolutamente idonee a vivere nella Società delle Macchine Intelligenti come dimostrato dallo sviluppo straordinario dell’Asia Orientale e Meridionale.
Certamente, anche dopo aver compiuto questa necessaria operazione culturale, l’umanità di domani risulterebbe molto diversa da tutte quelle che abbiamo conosciuto a partire dall’Epoca Assiale “allargata” (Assmann), perché la presenza delle nuove tecnologie, e, in particolare, quella dell’ Intelligenza Artificiale, non verrà comunque eliminata, bensì “superata” e riorientata. Del resto, già nelle mitologie dell’ Epoca Assiale c’erano le macchine intelligenti, come per esempio il Talos, un drone di bronzo che volava ininterrottamente intorno a Creta per difendere, per conto di Zeus, l’amata Europa, o i tartarughe giganti che navigavano intorno alla Cina con a bordo gl’”Immortali” confuciani, ma soprattutto i Virana volanti e varie armi “magiche” degli Dei vedici, come Pashupata, Brahmastra ecc…Tutto ciò ha fatto nascere addirittura la tenace “leggenda dell’ antico astronauta”, secondo cui in tempi antichissimi una razza aliena avrebbe portato sulla terra tecnologie avanzatissime.
Comunque sia, il comportamento degli Dei delle varie mitologie (e soprattutto quelli mesopotamici, che creano gli uomini per sostituirli nel lavoro) nei confronti delle loro macchine ci fornisce delle indicazioni di come l’umanità potrebbe approcciarsi alla gestione delle macchine intelligenti, che non richiedono più il “lavoro” in senso stretto, bensì intense attività “filosofiche” e “politiche”, paragonabili a quelle dei “guru” indiani e dei saggi taoisti. Ma questo è un campo ancora da esplorare.
5.L’Agenzia Europea per la Tecnologia
Per parte nostra, abbiamo affrontato di petto il problema centrale della politica economica europea, vale a dire l’assenza, da parte dell’ Europa, di un centro ben definito di programmazione dello sviluppo tecnologico, quello che noi chiamiamo “Agenzia Tecnologica Europea”, che dovrebbe svolgere innanzitutto, ma non solo, i compiti che negli USA sono stati svolti dal DARPA, responsabile dello sviluppo delle tecnologie “dual use” (cioè al contempo civili e militari). Il nostro libro omonimo (Euopean Technology Agency”, acquistabile come e.book presso StreetLib, è stato distribuito alle massime autorità europee -innanzitutto von der Leyen, Breton e il compianto Sassoli-, ma solo quest’ultimo si era impegnato per il progetto.
Proprio perché l’Agenzia da noi proposta sarebbe chiamata a svolgere una serie di ruoli che oggi non sono svolti da nessuno, essa dovrebbe avere una struttura complessa, capace di occuparsi di ricerca culturale, economica e tecnica, di programmazione degli aiuti all’ economia, di ricerca di base e di gestione dei finanziamenti, raggruppando, in molti casi, i compiti di piccole agenzie create dall’ Unione ed oggi esistenti, sulla cui utilità molti, a cominciare dalla Corte dei Conti, hanno espresso seri dubbi ancora recentemente, ma che l’Unione ha voluto comunque rifinanziare.Essa dovrebbe e potrebbe coesistere con analoghe agenzie esistenti a livello nazionale, come per esempio la costituenda Agenzia Italiana per l’ Intelligenza Artificiale di Torino, cfr. i nostri libri sull’ argomento in vendita presso Streetlib (per altro anch’esse nel complesso ridondanti nell’ ottica di un ciclopico sforzo di “catch up” che si richiederebbe nei confronti delle grandi potenze).
Oggi, alla luce degli sviluppi in corso ovunque nel mondo e con le elezioni europee alle porte, sembra difficile continuare a ignorare quest’enorme lacuna del sistema europeo, che, in questo momento storico, lo inficia fino dalle fondamenta. E’ su questo, e non su sterili scaramucce personalistiche, che i partiti europei dovrebbero confrontarsi. Per questo, rilanceremo una campagna d’informazione rivolta al mondo politico e al Movimento Europeo.