FERMARE LA GUERRA?
Osservazioni a margine della Piattaforma sul Futuro dell’ Europa
Ho partecipato con interesse (in modo virtuale) alla riunione della Piattaforma sul Futuro dell’ Europa che si è tenuta Venerdì 30 marzo presso la sede della CGIL di Roma.
Ho constatato con soddisfazione che, nonostante il caos che regna nelle Istituzioni e, in generale, nel “mainstream”, i Federalisti continuano a seguire con estrema attenzione e con occhio critico e sistematico l’evolversi dell’ integrazione europea, sì che il Movimento Europeo resta uno dei pochi forum in cui il futuro dell’ Europa possa ancora essere discusso. Anzi, non c’è più, neanche qui, quell’ “endorsement” acritico delle posizioni delle Autorità che inficiava tradizionalmente la pretesa di costituire un’ alternativa all’ Europa funzionalistica che si è affermata nel tempo. Al contrario, si osa oramai criticare apertamente l’inconcludenza e l’incoerenza dei vertici europei e nazionali e la vuotezza dei programmi dei partiti.
In particolare, il documento presentato alla riunione dal Movimento sulla difesa europea mette giustamente in evidenza, in polemica con il “mainstream”, che i rapporti fra UE e la Russia “si sono progressivamente interrotti per la conflittuale volontà degli Stati Uniti di George Bush, ma anche di Barack Obama di consolidare il vantaggio strategicoi dell’ egemonia americana , ottenuto con la fine della Guerra Fredda e la decisione di Vladimir Putin, dopo la momentanea presidenza di Dmitri Medvedev, di riprendere il mano il controllo della Russia come attore internazionale e non più regionale”, anche se noi vedremmo qui anche e soprattutto la ovvia delusione della Russia per non essere stata ammessa a fare parte sostanziale e paritetica dell’ Europa (la “Casa Comune Europea”), come si era sperato ai tempi della Conferenza di Praga con Gorbachev e Mitterrand.
Inoltre, il Libro Verde predisposto dal Movimento e presentato alla riunione ribadisce a più riprese l’urgenza della ricerca di un’Identità Europea attraverso “cultural and educational policies”. Che, precisiamo noi, dovrebbero essere concepite in un senso molto diverso dagli attuali, timidi e ideologici, tentativi, per orientarsi verso lo studio obiettivo e approfondito della linguistica, della filosofia e della storia europee e mondiali, partendo dalla filologia generale e comparata, dall’ uso dell’ Intelligenza Artificiale, dalle lingue classiche europee e orientali, dalla filosofia e dalle religioni comparate, dalla preistoria europea, dalla lettura degli autori classici, dal dibattito senza censure, dai progetti europei dalle Crociate agl’Illuministi ,agli Anni ’20, ’30 e ’40 del Novecento, dalla psicoanalisi, dall’epistemologia e dalla storia delle tecnologie (cfr. il nostro “10.000 anni di identità europea”, Alpina, Torino, 2006).
Da questo studio dovrebbero nascere gli stimoli per una profonda autocritica della “vulgata” sulla storia europea, riconoscendo che il mito del continuo miglioramento dell’Umanità della filosofia ottocentesca è stato smentito dall’ esperienza esistenziale della nostra generazione, la quale, nella “Società delle aspettative decrescenti”, non può che assentire sul carattere tragico e imperfetto della realtà espresso in modo costante nei secoli dalla nostra cultura: la tragedia greca, il Neoplatonismo, Tertulliano, Dante, Rousseau, De Maistre, Leopardi, Kierkegaaard, la psicoanalisi, lo spiritualismo, la Dialettica dell’ Illuminismo…
In particolare, il movimento verso l’integrazione dell’ Europa non è, oggi, sospinto dal generale moto del progresso, bensì dall’ urgenza di coalizzare le forze contro il progetto postumanistico, anche quelle fuori dell’ Occidente. In questo senso, il progetto originario di “Casa Comune Europea” di Gorbaciov, e Giovanni Paolo II e Mitterrand è ancora totalmente recuperabile.
Infatti, come credevano Leibniz, De Maistre, Dostojevskij e Blok, non vi è nessuna incompatibilità di fondo fra Europa e Eurasia, che hanno attraversato, seppure con traiettorie diverse, la stessa “Età Critica” (Saint -imon), e ora si trovano nella stessa situazione drammatica descritta da Soloviov nella “Leggenda dell’ Anticristo”.
Anche la presunta inconciliabilità fra vari i popoli dell’ Intermarium (l’antica Rzeczpospolita polacco-lituana) e quelli di “tutte le Russie”, di cui parlano le retoriche nazionalistiche baltiche, polacche e ucraine, è smentita dalla loro culturale: Pushkin e Mickiewicz, Gogol e Tolstoj, De Maistre e Ivanov…Basti pensare a tutta la filmografia di Sokurov.
Negli Anni ’80 si darebbe dovuti partire dunque da un movimento culturale paneuropeo centripeto, quale espresso per esempio da Tarkowski, Kieslowski, Kusturica e Zviagintsev, dall’incontro fra i giovani di tutti i Paesi, dallo smussare gli angoli ideologici e giuridici delle società orientale e occidentale, dalla creazione di un’economia integrata (i “campioni paneuropei”!) e da un sistema paneuropeo di sicurezza, per arrivare alla Confederazione Europea, fra l’ Unione Europea e l’Unione Eurasiatica.
Cose tutte che vanno fatte adesso o mai più. Invece, le lamentazioni e gli auspici fatti un po’ da tutti, dal Vaticano al Presidente turco, dai politici italiani ai giornalisti, sembrano solo un artificio retorico per non fare nulla. Meglio certo di coloro che sobillano l’inasprimento della situazione, che basta un nonnulla per poter degenerare. Basti pensare all’ incrocio sui cieli del Baltico fra i caccia italiani e quelli russi.
1.L’eterogenesi dei fini
Che la visione tragica della storia sia più realistica di quella progressiva, è dimostrato proprio dal fatto che l’Europa che abbiamo di fronte è l’esatto contrario di quella a cui aspiravano le minoranze europeiste dell’immediato dopoguerra, e anche gli uomini del dissenso dell’ Europa Centale e Orientale (pensiamo a Lev Gumilev, figlio di Anna Achmatova, al Cardinale Mindszénthy, a Nàgy e Màleter, a Sol’zhenitsin, a Rudolph Bahro). Come scriveva alcuni anni fa il compianto Giulietto Chiesa,”L’Unione Europea costituisce l’esempio più evidente dell’“Eterogenesi dei Fini”.
In sostanza, non si sarebbe mai dovuto parlare di “Fine della Storia”, se non come di un pericolo da scongiurare. Infatti, la Fine della Storia tanto agognata dalla “vulgata” occidentale è proprio quello che ci attendiamo adesso da un momento all’ altro, cioè l’ Apocalisse.
Nel Manifesto di Ventotene, si parlava di “Pace”, e invece abbiamo avuto la guerra civile greca, i terrorismi alto-atesino, irlandese, basco, corso, brigatista e islamico, le interminabili (e non terminate)guerre di Corea, Cipro, Palestina, del Golfo, dell’ Afganistan, Siria, Libia, Yemen, ex Jugoslavia, ex URSS, nonché continue invasioni, prima dell’ URSS, poi delle sue ex-Repubbliche (non solo la Russia), nelle Repubbliche Autonome, e oggi leaders come Macron e Tusk parlano apertamente di guerra con la Russia, mentre Putin promette di attaccare gli F-16 della NATO non appena essi decollino per andare in Ucraina.Proprio ieri, aerei italiani hanno intercettato sul Mar Baltico i caccia russi.
I Padri Fondatori avevano descritto l’Europa Unita come la roccaforte della libertà, mentre invece abbiamo avuto le Gladio rosse e nere, i “cadaveri eccellenti”, i reati di opinione, le censure a Horkheimer e Adorno, Pasternak, Dziuba e Dugin, il Politicamente Corretto, la “Cancel Culture”, la cultura “woke”, Echelon, Prism, i casi Assange, Snowden e Schrems, e ora la censura delle pretese “Fake News”.
Coudenhove-Kalergi e Simone Veil avevano propugnato un’Europa garante della cultura occidentale, e la Dichiarazione di Copenhagen (1973) aveva ufficializzato l’idea di un’ Identità Europea, e invece ci troviamo sommersi da un post-umanesimo omologatore, dalla diseducazione nelle scuole e sui media, dalle cangianti mode pseudo-culturali (“mid-brow” e “low-brow”) che arrivano dall’ America.
L’Europa aveva sostenuto fin dall’ inizio il principio di non-discriminazione, in particolare, fra le popolazioni maggioritarie e minoritarie di ciascuno Stato (una distinzione ripresa dall’Austromarxismo e dalla teoria sovietica delle nazionalità), ribadito dalla Carta di Maribor delle Minoranze, ed attuato in Finlandia, Italia, Spagna, Belgio, Regno Unito.Invece, le minoranze presenti un po’ dovunque (Paesi Baltici, Ucraina, Georgia, Azerbaidzhan, Moldova,Francia, Germania, Inghilterra), ma anche in Spagna, in Croazia e nel Kossovo, non godono di tale trattamento, poiché dopo 25 anni i Serbi della Krajna non sono ancora potuti tornare alle loro case, il Governo catalano è stato semplicemente imprigionato e le minoranze russofone nell’ Unione Europea vengono trattate come apolidi (“nepilsonis”),mentre il Russo, pure essendo la lingua di una decina di milioni di abitanti dell’ Unione, di cui più di 6 milioni risultano come “migranti”, a cui si aggiungono i Russofoni naturalizzati e gli “apolidi” (più degli abitanti della maggioranza -16- degli Stati Membri), non è una lingua ufficiale della stessa. Non parliamo infine della situazione anomala dell’ Ucraina, Paese inequivocabilmente plurilingue, più dello stesso Belgio e della Spagna.
Giscard d’Estaing aveva parlato di un’ “Europe-Puissance”, che avrebbe potuto essere alla pari con l’America e la Russia, e, invece, ci vediamo impoveriti ed esclusi dalle trattative sul futuro del mondo.
Galimberti, Spinelli, Delors e Albert descrivevano un’ Europa “terza via” (il “Modello Renano”), fondata sulla partecipazione a tutti i livelli, sul controllo sociale delle industrie strategiche e sui Campioni Europei, e invece abbiamo una società turbo-capitalistica dove cinque o sei guru dell’ informatica controllano la cultura, l’economia e la politica mondiali, con il plauso e l’attiva cooperazione dei vertici europei.
Infine, il discorso politico odierno ha semplicemente cancellato la memoria delle politiche avviate da decenni dalle Comunità Europee, come gli accordi di Yaoundé, Lomé e Cotonou (cfr. Riccardo Lala, Les procédures de a coopération financière et technique dans le cadre de la II Convention de Lomé, Giappichelli, 1991), che avevano attuato quanto oggi si propaganda come se fosse una politica nuova (per esempio, il “Piano Mattei”): la cooperazione europea con l’ Africa, ivi compreso il diritto di migrazione dagli Stati aderenti.
Anche i partiti europei fanno esattamente il contrario di ciò che sarebbe legittimo aspettarsi da loro. Il “centro” e la “sinistra” hanno gestito l’economia in modo tale da rovinare le nostre imprese e i nostri lavoratori, con le conseguenze che oggi vediamo. La Olivetti Informatica è stata “estirpata” come voleva Visentini; Mattei è stato ucciso; il Concorde è stato chiuso; l’EADS (European Aerospace and Defence), si è ridotta alla sola Airbus; la FIAT non esiste più, anche grazie alle oscure vicende di cui si sta occupando la mogistratura; la Stellantis sta licenziando i suoi ingegneri; la Renault ha venduto per 1 rublo la fabbrica di Togliattigrad; i prestigiosi marchi tedeschi, senza l’interscambio con la Cina, non riescono a sopravvivere.
A loro volta, i “Patrioti” corrono a Washington e a Ramstein per prendere ordini sui tributi da versare alla NATO sotto forma di denaro, di armi o addirittura di soldati.
2.Le radici della guerra
Finalmente, nel dibattito pubblico, tanto in Europa che in America, comincia a farsi strada la consapevolezza che nessuno ha finora neppure progettato una via di uscita dalla guerra. Obiettiamo che Diàlexis aveva già proposto fin dal 2014 una via di uscita, attraverso il rilancio della Confederazione Europea di Mitterrand e Gorbaciov, per “evitare un’ inutile strage (”No a un’ Inutile Strage”, prima edizione 2014)
Ora, se il Movimento Europeo ha il merito di avere ricostruito in modo obiettivo le premesse immediate della guerra, per arrivare a una soluzione si dovrebbe andare oltre, e analizzare con cura le motivazioni, ufficiali e ufficiose, della guerra, innanzitutto quelle fornite dalla Russia stessa, attraverso il suo comportamento fattuale, poi attraverso documenti ufficiali.
Dal momento della dissoluzione dell’ URSS, la Russia non aveva cessato di sostenere le minoranze russe, russofone e/o russofile. Non avrebbe potuto fare altrimenti, perché lo fanno tutti gli Stati del mondo, dalla Francia alla Cina, dall’Ungheria all’ Albania, dalla Romania a Israele. In più, il principale dissidente sovietico, lo scrittore Sol’zhenitsin, aveva scritto, subito prima del crollo dell’ Unione Sovietica, un fondamentale libello, “Kak nam obostruit’ Rossiju?”(“Come ristrutturare la nostra Russia”), che ha costituito la base su cui si sono costruiti gli Accordi di Bieloviezha, e, quindi, l’Unione di Stati Indipendenti (SNG), una confederazione sul modello dell’ Unione Europea attuale, che avrebbe dovuto sostituire l’Unione Sovietica, ma comprendendo solo gli Slavi dell’ Est e le Repubbliche eventualmente interessate.
Il referendum con cui si dice che le Repubbliche rifiutarono l’unione con la Russia parlava proprio di trasformazione dell’ URSS nell’ SNG, non di separazione, e vinsero i “Sì”. Il “progetto di ricostituire l’URSS” è in realtà solo il tentativo di trasformare l’SNG nell’ Unione Eurasiatica, con un passaggio simile a quello che i federalisti perseguono con la sperata trasformazione dell’ Unione Europea “funzionalista” in una Federazione Europea “politica”.
La guerra civile in Ucraina era cominciata nel 2014 con la cacciata manu militari del presidente ucraino Janukovich, e con l’assemblea a Kharkiv degli amministratori locali dell’Ucraina Orientale, in cui si era deciso che i comuni russofoni avrebbero arruolato milizie di autodifesa. Di lì partirono le occupazioni armate delle sedi delle amministrazioni locali, e l’attacco alle città russofone da parte dei battaglioni nazionalisti.
La dichiarazione congiunta con la Cina pubblicata prima dell’ invasione dell’ Ucraina da parte dell’ Armata Russa non parlava di rivendicazioni territoriali verso l’Ucraina, così come non ne parlavano le due bozze di trattato indirizzate dalla Russia alla NATO e all’ UE. La prima parlava di un Nuovo Ordine Mondiale multipolare; la seconda, dell’ arretramento ad Occidente di tutte le forze americane. Nonostante tanto parlare da tutte le parti, è logico pensare che gli obiettivi della guerra in corso siano rimasti quelli, ed a quelli bisogna rispondere. Essi non riguardano se non marginalmente l’Ucraina, che, in un Nuovo Ordine Mondiale, potrebbe vivere benissimo senza scissioni od occupazioni straniere.
3.Un possibile percorso negoziale verso la Confederazione Europea.
Se si vuole trattare, bisogna che si muovano gli Stati Uniti e probabilmente anche la Cina, che sono i reali interlocutori di questa guerra, coinvolgendo ovviamente Russia e Ucraina, ma anche l’Europa, l’India e l’Islam. Si noti che USA e Cina hanno già iniziato trattative sul problema che per loro è più scottante: l’Intelligenza Artificiale.
In ogni caso, non si può fare finta che il problema posto in quei documenti non esista: l’”Occidente” (che rappresenta solo il 25% della popolazione mondiale) pretende da almeno 80 anni di essere l’unica realtà culturale, politica, militare, economica, tecnologica, che conta nel mondo, non riconoscendo pari dignità a Cina, Russia, India, Islam, e neppure Europa. E’ impensabile che il resto del mondo continui indefinitamente ad accettare questa situazione, senza successivi, sempre più gravi, sconquassi
Qualche concessione dovrà essere fatta, su tutti i piani: ampliando lo studio e la divulgazione delle culture non occidentali; riducendo i privilegi dell’Occidente in campo finanziario, tecnologico e logistico: stipulando nuovi trattati universali per disciplinare i settori oggi non regolamentati, in primo luogo, l’ Intelligenza Artificiale.
Il primo passo dovrebbe essere costituito da una Convenzione-Quadro Universale sull’ Intelligenza Artificiale, che oggi tutto condiziona, e sulla quale si è praticamente fermi.
All’ interno di questa trattativa a livello mondiale, che potrebbe congelare la guerra in corso, Unione Europea, Ucraina e Unione Eurasiatica potrebbero riprendere le fila della Confederazione Europea di Gorbachev e Mitterrand, all’ interno della quale un’Ucraina federalizzata (“Autonomia Differenziata” sul modello italiano: Kiev/Kyiv, Kharkov/Kharkiv, Donbass, Nuova Russia, Crimea, Bessarabia, Rutenia transcarpatica e ciscarpartica, Galizia, Polessia…), come la stava creando Janukovic (il “Partito delle Regioni”), potrebbe costituire il “territorio federale” (come negli USA il District of Columbia), e Kiev/Kyiv essere la capitale della Confederazione. In ambedue la parti dell’Eurasia,dovrebbe essere garantito uno stock minimo di diritti, a cominciare da quelli delle minoranze.
Le truppe russe e occidentali dovrebbero essere ritirate dall’ Ucraina, e l’Unione Europea dovrebbe creare un Esercito Europeo comparabile a quello russo (anche mediante apporti di basi e materiali delle attuali truppe russe e americane). L’Europa spende già oggi per la Difesa più della stessa Russia, ma lo spende male. Ambedue gli eserciti dovrebbero garantire lo status quo attraverso appositi trattati di disarmo e sull’ Intelligenza Artificiale.
Le preoccupazioni della Cina e della Russia verrebbe prese in considerazione allontanando truppe e movimenti politici ostili dalla frontiera russa, quelle dell’Ucraina garantendone l’indipendenza e l’integrità, e addirittura promuovendo Kiev/Kyiv a capitale confederale dell’ Eurasia. La Cina e gli USA ne trarrebbero anch’esse un loro tornaconto, spianando la strada a un accordo globale sull’ Intelligenza Artificiale sotto la loro egida, che costituirebbe la migliore prova della loro egemonia congiunta.
Qualcosa di simile si potrebbe fare anche in Asia (per esempio in Palestina e a Taiwan).
Certo, un siffatto progetto lederebbe gravemente molte attuali rendite di posizione, e, per questo, comporterebbe anch’esso nuovi conflitti molto duri, ma certamente garantirebbe il “Futuro dell’ Europa” meglio di quanto accada oggi.
Chissà se qualche candidato alle Elezioni Europee potesse parlarne? Perché il Movimento Europeo non prende in considerazione un progetto di questo genere ?