“CULTURA DELLA PACE”?

Limiti concettuali delle retoriche pacifiste

I soliti discorsi natalizi oscillanti fra auguri e buoni propositi sono risultati, quest’anno, più improponibili che mai a causa delle immagini di Gaza e dell’Ucraina perennemente sui nostri televisori, che smentivano il sempre più surreale ottimismo dell’ “establishment” sulle “magnifiche sorti e progressive” dell’ Umanità.

Tuttavia, una seppur labile traccia di essi è rimasta nei discorsi d’occasione che sono stati comunque pronunziati dai rappresentanti delle Istituzioni.

Il nocciolo di questo discorsi è stato, come sempre, che la marcia del Progresso non si arresta, e che anche un qualche progresso verso la pace e si potrebbe comunque ottenere attraverso un’”educazione alla pace”, vale a dire l’ennesima iniziativa propagandistica basata sul lavaggio dei cervelli, avente come obiettivo quello di convincere tutti che, per risolvere gl’infiniti conflittiaperti, basterebbe educare a  dialogare con argomenti persuasivi, i quali sarebbero  fondati su un “utile generale” che nessuno sa definire.Qualcosa come la “Cura Federico” de “l’Arancia Meccanica”, con cui il teppista assassino veniva “rieducato” attraverso la somministrazione forzata di filmati di violenza. La stessa cosa che si vorrebbe fare per i femminicidi con la legge appena approvata.

Purtroppo, la realtà si è incaricata, da più di 2000 anni, di smentire l’efficacia di siffatti propositi, da sempre ripetuti con esiti catastrofici, sì che non c’è da stupirsi se questi discorsi dell’ “establishment” suscitino sempre  più scetticismo.

Gl’Indoeuropei si sono espansi in Europa con la guerra

1.Breve storia del pacifismo

La prima enunciazione ufficiale di un programma pacifistico la troviamo scolpita, nel 5° Secolo a.C, sulle tombe di Behistun e di Naqs-e-Rustam, ove le conquiste degli Achemenidi vengono “lette” come una missione divina, mirante ad instaurare la pace fra i popoli, sotto l’egida dell’ Impero Universale. Un’idea che sentiamo echeggiare ancor oggi, e ancor più di allora.

Gli Achemenidi furono sconfitti dai Greci, che Ippocrate, chiamandoli Europaioi, aveva giustamente definito come dei guerrieri “autonomoi”, che combattevano per acquisire terre e schiavi, non per il proprio Imperatore, bensì per se stessi. E dire che l’”establishment” vorrebbe fare dei Greci gl’”inventori della democrazia”.

Lontanamente ispirate all’ ideologia pacifistico-imperialistica  degli Achemenidi sono anche la profezia di Isaia, secondo cui “spezzeranno le loro spade per farne aratri, trasformeranno le loro lance in falci”, e le opere dei poeti augustei (“quis fuit horrendos primus qui protulit enses?”)

In quegli anni, il Discorso della Montagna parlava dei “Costruttori di pace”(riferendosi per altro al “Regno dei Cieli”; gl’imperatori Costantino e Cosroe avevano firmato, nel 532 un trattato per la “Pax Aeterna” fra Roma e la Persia, che fu per altro subito violato); la proposta di Giorgio Podiebrad ai sovrani d’Europa, del 1464, venne chiamata “Tractatus Pacis Fiundae”, mentre, nel 1495, l’imperatore Massimiliano I proclamava, alla Dieta di Worms, l’”Ewiger Landfriede” (la Pace Eterna nel Regno”), cioè l’abolizione delle faide feudali.

Il Progetto dell’ Abate di Saint Pierre (1708-1712), negoziatore della Pace di Utrecht, era intitolato “Trattato per la Pace Perpetua”, e Kant vi aveva imbastito una sua molto citata filosofia della Pace (1795). La Santa Alleanza, soprattutto nella sua versione russa, mirava a creare la pace fra le monarchie europee dopo le Guerre napoleoniche, e,  nel 1898, lo zar  Nicola  aveva proposto II la  prima Conferenza per la Pace.

Benedetto XV aveva definito la Ia Guerra Mondiale “un’inutile strage”, mentre il presidente americano Wilson l’aveva battezzata “la guerra per fare finire tutte le guerre”.

La Società delle Nazioni era stata creata proprio con lo scopo di evitare il ripetersi della Ia Guerra Mondiale, ma si sa come andò a finire, anche perché gli Stati Uniti, che l’avevano proposta, si erano rifiutati di aderirvi.Dopo la IIa Guerra Mondiale, anche la Carta Atlantica, le Nazioni Unite e il federalismo europeo si proponevano di garantire la pace mondiale, e i vari movimenti pacifistici del II° Dopoguerra si ripromettevano  anch’essi quest’ obiettivo.

Nella teorizzazione della “Fine della Storia” di Fukuyama (1992), si dava ancora per scontato che, una volta finita la contrapposizione con le ideologie “totalitarie” (socialcomunista e nazifascista), con la vittoria di quelle democratico-borghesi, non ci sarebbero più state guerre, perché, dalla Storia, si sarebbe passati alla “post-istoria”, dominata dall’ economia (Gehlen).

Nel nostro secolo, la retorica  che vorrebbe imminente una qualche forma di pace perpetua è divenuta sempre più ossessiva a mano a mano che l’impero americano si è ramificato nel mondo, e la pace  è stata concepita come uno strumento di consolidamento dell’ “America-Mondo”. Diego Fabbri ha infatti dimostrato, nel suo recente pamphlet “Geopolitica Umana”, che il pacifismo incondizionato imposto agli Europei è stato ed è strumentale a renderli inidonei a condurre una politica internazionale autonoma.

La prima menzione epigrafica di israele, la Stele di Meneptah:“Israele è stato distrutto”

2.Le smentite della storia

Come ci si poteva attendere, nel corso di questi 2.500 anni, il comportamento di quegli stessi soggetti collettivi (Stati, Chiese, imperi) che si erano ammantati nelle vesti dei pacificatori, ha sortito risultati opposti  a quanto progettato e promesso, in ossequio al principio puritano dell’ ipocrisia, che, secondo Nadia Urbinati, costituisce un elemento costitutivo della democrazia.Addirittura, più il tempo passa, più i conflitti più antichi ( Donbass, Gaza) tornano inesorabilmente a infuriare in un modo addirittura senza precedenti, mostrando una loro radice quasi superumana.

Il tanto pacifista Impero Persiano, che aveva invaso con più di un milione di uomini la Grecia che gli aveva rifiutato “terra e acqua”, cioè le basi militari,  fu sconfitto dagli Spartani, dagli Ateniesi e poi da Alessandro Magno. Gli antichi Ebrei non cessarono un istante di combattere contro i Macedoni, i Romani, i Persiani e i Romani le loro “Guerre del Signore”, aizzati da profeti che si affermavano ispirati da Dio ed esaltandole in tutto il Vecchio Testamento.

 I Romani si trovarono in uno stato di guerra permanente, che comportò un’estrema militarizzazione della società, che, dopo l’avvento del Cristianesimo, fu giustificata con la “Dilatatio Christianitatis”(Sant’Agostino), da cui derivarono poi l’ idea islamica della “Piccola Jihad” e la reazione speculare delle Crociate. Gl’ ideali cavallereschi e feudali, e le guerre di religione, costituirono la sublimazione di questa centralità del ceto militare nella società medievale (Laudatio Novae Militiae, Chanson de Roland, Nibelungenlied, Orlando Furioso).

L’introduzione delle armi da fuoco e i progressi nel settore dei trasporti ingigantì la micidialità delle guerre, che raggiunsero la loro massima ferocia con il colonialismo e le due Guerre Mondiali.

Dopo la IIa Guerra Mondiale, che avrebbe dovuto costituire “l’ultima delle guerre”, ci sono state guerre micidiali come quelle civile greca, coreana, vietnamita, palestinese, indo-pakistana, del Vietnam, russo-cinese, arabo-persiana, del Golfo, afgane, siriana, libica, ex jugoslave ed ex sovietiche.Oggi sono in corso due “guerre senza limiti”, che rischiano di trasformarsi nella Terza Guerra Mondiale: in Ucraina e in Palestina.Addirittura, queste ultime non sono mai cessate da 6000 anni.

Gli archeologi hanno infatti recentemente dimostrato che l’antico popolo Yamnaya, antenato degl’Indoeuropei era partito intorno al 4000 a.C., dall’area fra il Volga e il Don e, forte della sua tecnologia del cavallo, aveva sconfitto tutti i popoli della steppa pontica, sterminando completamente gli uomini e schiavizzando le donne, così creando la premessa per la conquista originaria dell’ Europa da parte degl’Indo-Europei. Qui combatterono gli Sciti e gli Argonauti, le Amazzoni e i Sarmati, i Romani e il Regnum Bospori, i Goti e gli Unni, gli Avari e i Bulgari, i Khazari, i Magiari, i Khazari, i Cumani, i Peceneghi, gli Unni e i Cosacchi. Qui si svolsero la battaglia del Principe Igor e quella di Ivan Donskoj, quelle di Stepan Razin e di Mazeppa, quelle di Pugaciov e del Khanato di Crimea, la Guerra di Crimea, la Rivoluzione d’Ottobre, l’Operazione Barbarossa e la guerra del Donbass.

Il Vecchio Testamento è sostanzialmente la narrazione della conquista e riconquista  della Palestina da parte degli Ebrei, con centinaia di battaglie ed assedi, concludentisi sempre con la distruzione delle città e un genocidio di Filistei e Cananei. A Gaza, capitale dei Filistei, Sansone uccisegli abitanti, morendo al contempo egli stesso.In memoria di ciò, l’esercito israeliano ha una sua “Dottrina Sansone”, per cui, nel caso in cui sue unità rischino di cadere prigioniere, vengono annientate (come pare sia accaduto il 7 ottobre).

Le lettere di Tell el-Amarna chiedevano sistematicamente aiuto al Faraone contro gli ‘Aperu (o ‘Apiru, o Hapiru, o Habiru), gli Ja’su e gli Jahu. Il Faraone Merneptah si vanta, nell’ omonima stele, “di avere sterminato Israele” (“ysrỉꜣ rfk.tbnpr.t=f”).

Dopo quell’ epoca, si erano combattuti in Palestina Egizi, Ittiti, Babilonesi, Assiri, Medi, Persiani, Macedoni, Romani, Nabatei, Ghassanidi, Bizantini, Persiani, Arabi, Selgiuchidi, Crociati,Mamelucchi, Mongoli,  Ottomani, Inglesi, Sionisti, Palestinesi.

E’ stupefacente che, dopo 2500 anni, il nostro establishment pretenda di avere “la bacchetta magica” per risolvere conflitti così risalenti e che neppure conosce. Ci dovrebbero spiegare com’è possibile che ciò che è stato impossibile per millenni divenga ora improvvisamente possibile. Non possono essere così ignoranti o presuntuosi da crederci in buona fede. Si tratta dell’ ennesimo messaggio trasversale: andiamo avanti così che va bene lo stesso, tanto nessuno ci chiederà conto delle promesse irrealistiche e non mantenute.

La battaglia delle Termpili, mito fondativo dell’Europa

3.Le religioni quali fonti di conflitto

La ragione prima di quella presunzione risiede nella pretesa che l’uomo moderno, in base alla sua superiore saggezza, abbia finalmente compreso che le religioni erano solo una forma di “Educazione dell’ Umanità”(Lessing), e che, una volta smesso di credere alle religioni dell’ Epoca Assiale (con la loro grande varietà), non ci sarebbero più state ragioni per nuovi conflitti, perché vi sarebbero stati dovunque gli stessi “valori”. Per questo s’ insiste molto sul fatto che le religioni non devono incitare i loro seguaci “all’ odio”, bensì promuovere la somiglianza reciproca, e, con ciò, lo spirito di collaborazione.

La realtà è invece che le religioni contemporanee costituiscono un motivo di conflitti ancora più grave di quelle del passato; questo perché una di esse, la “Religione del Mondo Industriale” per dirla con le parole del suo massimo promotore, Saint-Simon, dopo essersi sostituita di soppiatto a quelle tradizionali, ha la pretesa di essere l’unica “Religione Universale”, l’unica ad avere un collegamento reale con il Divino della Modernità, vale a dire con la potenza della Tecnica. Per questo, essa, a dispetto della conclamata “non dogmaticità” e “tolleranza” vuole imporsi con ogni mezzo su tutti gli altri credi (vedi Condorcet e Whitman) , suscitando una generalizzata reazione di ostilità. E’ per questo che le religioni”costituite” (cioè quelle dell’ Epoca Assiale) assumono di giorno in giorno un volto più aggressivo e dogmatico, ma non già verso le altre religioni “tradizionali”, bensì contro la religione del Progresso, che si propone come egemone in tutte le latitudini in modo quanto mai proteiforme (liberalismo, nazionalismo, socialismo, cristianesimo sociale, comunismo, islam politico).

Addirittura , le religioni tradizionali sono state  riformate, con “rivalità mimetica” rispetto alla Religione del Progresso”, come concezioni del mondo nuove, dogmatiche e burocratizzate, per poter servire direttamente da ideologie politiche anti-progressiste (come per esempio il Fondamentalismo Protestante, il Sionismo,l’Islam Politico e  il culto di Rama competendo con “rivalità mimetica”, in assertività e intolleranza, con la Religione della Scienza e della Tecnica.

L’astronauta disconnette il computer di bordo in “Odissea nello spazio”

4.Un progetto comune: la resistenza al Postumanesimo

Se c’è invece qualcosa che dovrebbe accomunare oggi, non solo  le “religioni tradizionali” , ma anche le concezioni del mondo dei grandi aggregati sub-continentali, è la loro volontà di bloccare l’avanzata della teo-tecnocrazia incarnata, oggi, dal culto del web. Solo facendo leva su questa comunanza si potranno stabilire relazioni pacifiche fra i grandi blocchi culturali  e politici del mondo. Manca però ancora un discorso culturale che permetta quest’ alleanza fra le varie visioni del mondo.L’Europa potrebbe, e dovrebbe, darsi il compito di elaborarne una.

Questa dovrebbe partire da una lettura adeguatamente contestualizzata del ruolo delle religioni nella storia, incentrata sulla relazione con il paradigma dell’ Apocalisse, che esse hanno fra di loro in comune.

Nel corso dell’ Epoca Assiale, e fino ad oggi, la guerra ha costituito e costituisce la normalità. Le guerre di Israele erano addirittura “le Guerre del Signore”, e Dio stesso era il Dio degli Eserciti. Per Democrito, la guerra era la struttura stessa della realtà, e per Tucidide è essa che stabilisce chi sia libero, chi schiavo. Per Il Bhagavad Gita, per il Corano, per la Laudatio Novae Militiae di  Bernardo di Chiaravalle e per l’Hagakure, la guerra è la forma suprema di ascetismo. Per Democrito e De Maistre  essa è eterna: un tribunale che seleziona i gruppi umani più solidi e motivati. Essa si rende necessaria per la pluralità di questi gruppi e delle loro visioni del mondo: ed è perciò da essa che, come scrivono Ippocrate e Tucidide, germoglia la libertà. Per Freud corrisponde a un istinto irrefrenabile dell’ Umanità.

A ben vedere, la stessa Apocalisse è la narrazione di una guerra cosmica, combattuta fra angeli e demoni, e solo per un lasso di tempo, il Millennio (Hazar) quando il dio del Male è incatenato, l’Umanità potrà godere di un periodo di pace.

Ed è proprio questo Millennio  lo spiraglio che rende possibile pensare, dopo molti millenni, un progetto di pace fra gli uomini.

Durante l’era dominata dall’Apocalisse, le regole del tempo profano, e quindi anche l’onnipresenza della guerra, sono abolite, se non altro perché si tratta non più di una guerra umana, bensì cosmica. E’ questo il motivo, da tutti sottaciuto, per cui diventa pensabile proporre la fine delle guerre. Come nella visione apocalittica, la transizione alla Società delle Macchine Intelligenti è un fatto nuovo che de-costruisce  il ruolo della guerra intesa come strumento di selezione fra visioni del mondo. Oggi, la ragione umana viene superata dall’ Intelligenza Artificiale, e la guerra diviene sta divenendo la vocazione per eccellenza delle Macchine Intelligenti (De Landa).Da un lato, viene meno il lato agonistico della guerra (cfr. l’attacco di Ariosto contro le armi da fuoco), e, dall’ altro, la guerra che conta è ormai quella fra gli Umani e le Macchine Intelligenti (cfr. p.es. 2001 Odissea nello Spazio).

La Terza Guerra Mondiale oramai avviata sarà comunque quella che vedrà il sorpasso dei guerrieri umani da parte della Armi Autonome, capaci anche di sopravvivere in ambiente di guerra chimico-batteriologica. La Terza Guerra Mondiale oramai iniziata sarà effettivamente l’ultima (almeno per l’Umanità).

Se così è, però, la Singularity Tecnologica, presentata dai post-umanisti come una Parusia, un mistico ritorno all’Uno attraverso la nascita di un unico ecosistema digitale mondiale, si avvicina pericolosamente alla figura dell’Anticristo (o del Dajjal o dello Pseudo-Messia): una pseudo-salvezza immanente (la “Quasi Immortalità”) che mima i miti delle escatologie occidentali, ma in realtà costituisce il manto ideologico della Fine dell’Umanità senza alcun “lieto fine” .

Occorreva da tempo approfondire questi temi

5.La “Guerra Mondiale a Pezzi”

Questa “escalation” della Guerra Mondiale è rapida e complessa. Ci limiteremo qui a riassumerne per sommi capi i momenti salienti.

Tutto era cominciato con l’idea, enunziata dai dirigenti di Google Schmidt e Cohen nel loro “New Digital Age”(avviato nella Baghdad bombardata e occupata), che la multinazionale “guidasse l’America alla conquistadel mondo”  grazie all’onnipervasività della rete, che tutto penetra e condiziona(“Googleization of the World”). Come scriveva Evgeny Morozov, l’informatica costituiva oramai l’ancora di salvezza a cui l’”establishment” occidentale si aggrappava per puntellare la sua traballante egemonia, erosa, come si sta vedendo, dalle sue stesse contraddizioni.

Alla presa del potere da parte del Complesso Informatico-Militare avevano risposto, proprio in nome delle stesse tradizioni  culturali occidentali, le disperate iniziative di Assange e di Snowden, che  avevano messo in evidenza il potere oramai illimitato di tale Complesso, creando allarme in  Cina per la propria sicurezza. Essa aveva perciò incominciato a favorire i propri “BAATX” per poter contendere agli USA il cyberspazio, concepito come l’area in cui si sarebbe potuto realizzare il superamento dell’America. Lo sviluppo senza precedenti dell’ informatica nella società cinese,  messo in evidenza dai meccanismi per la prevenzione e il controllo del Covid, aveva scatenato in America un’ondata di sinofobia e  portato alla creazione (sempre per iniziativa di Schmidt)del Comitato NSAI e dell’ Inflation Reduction Act, per “mettere fuori mercato il mondo intero”, secondo le parole del suo proponente, il Senatore Schumer, e delle “Rivoluzioni Colorate” quale strumento del “Régime Change”attraverso i nuovi mezzi di comunicazione.

A questa  pretesa americana di controllare il mondo attraverso un accerchiamento logistico dell’ Eurasia (basi militari all’ estero) e l’informatica (web, intelligenza artificiale) ha risposto la Russia con la sua “Operazione Militare Speciale”, mirante non tanto a piegare l’Ucraina e/o a proteggere gl’insorti russofoni del Donbass, bensì a sabotare  il sistema complessivo dell’ egemonia americana (dal signoraggio del dollaro alla catena di basi in tutta l’Eurasia, dal “soft power” alla satellizzazione dell’ Europa Centro-Orientale).Basta leggere a questo proposito i documenti recapitati  alle cancellerie occidentali prima dell’ “Operazione Militare Speciale”): un vero ultimatum con cui si intimava alla NATO di  abbandonare tutte le “conquiste” realizzate a partire dalla caduta del Muro di Berlino.Ultimatum non irrealistico se si pensa alla multiformità delle offensive lanciate da Mosca a partire dal 2022.

Proprio per gli obiettivi dichiarati da Mosca e perseguiti da tutto il Sud globale, l’Occidente non poteva non reagire per dimostrare la propria residua forza, e per questo ha garantito, fino ad oggi,  all’ Ucraina un appoggio senza precedenti. Giacché l’”Operazione Militare Speciale” si è trasformata così in una “guerra di attrito” di vecchio tipo, a sua volta, la Russia, non potendo stravincere sul campo,  ha attivato contro-misure a largo raggio, sulla falsariga del vecchio manuale cinese “Guerra Senza Limiti”: influenza su membri della UE come Ungheria e Slovacchia; aggiramento delle sanzioni e contro-sanzioni; colpi di Stato in tutta l’Africa. Il “Fronte del Rifiuto” ha approfittato della situazione per l’ attacco di Hamas del 7 Ottobre, a cui Israele ha risposto in modo ancor più energico, esponendosi però alle reazioni di tutto il mondo islamico e all’entrata nel conflitto degli Houthi.

Come si vede, un’escalation ininterrotta, che sta coinvolgendo gradualmente il mondo intero, e non si fermerà fintantoché non si giungerà a un nuovo equilibrio di forze complessivo a livello mondiale.

Impossibile quindi fermare le guerre in corso solo con le buone parole, senza intervenire a monte sulle cause prime dello scontro mondiale in atto.

I problemi si affrontano solo insieme
e a un livello adeguato

6.Qualche barlume di ragionevolezza?

In questo contesto, si comprende come l’invocare semplicemente l’”educazione alla pace”  costituisca veramente, contrariamente a quanto ha detto il Presidente della Repubblica, un atto di impotente buonismo.

Intanto, occorrerebbe abbandonare l’impostazione concettuale propria di buona parte del pensiero politico occidentale, che, nonostante lo storicismo, continua ad illudersi che la politica possa ridursi eternamente alla contrapposizione fra schemi ideali statici e fra loro escludentisi (democrazia contro tirannide; liberalismo contro socialismo; nazionalismo contro internazionalismo .

La Pace e la Guerra non sono stati, nella cultura europea, due principi statici fra loro contrapposti, perché “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi(Clausewitz), e quindi hanno assunto significati diversi nelle varie epoche storiche.

Come abbiamo visto  in precedenza, l’alternanza di  pace e guerra ha avuto un peso decisivo  in tutta l’Epoca Assiale (dalla scoperta della scrittura fino ad oggi) perché costitutiva della dialettica dell’ alterità, che è il motore della storia, ed anzi della stessa vita.La guerra fra gli uomini continuerà ad imperversare fintantoché questi avranno idee diverse sul futuro del mondo, idee di fatto indecidibili con la “ragione”, a causa dell’imperfezione del pensiero umano. Lo stesso ruolo dell’ Intelligenza Artificiale costituisce, e costituirà sempre più, la causa prima dei conflitti, perché  incide profondamente sui fini e la fine della Storia. Il fronte “occidentale” dimostra una sostanziale connivenza con i GAFAM, mentre il Sud del mondo, nonostante i progressi fatti, ne diffida per una serie di ottimi motivi.

Nel momento in cui le macchine supereranno l’uomo, si potranno presentare tre scenari:

-l’uomo sarà in un modo o nell’ altro semplicemente cancellato;

-o saranno le macchine  a decidere al suo posto;

-o queste ultime saranno poste sotto il controllo di un’Umanità “enhanced” (vale a dire potenziata per reggere al confronto delle macchine..

Si avvicina quindi il momento in cui la guerra potrebbe finire, ma solo nel terzo scenario ciò potrà costituire un vantaggio per il genere umano, e soltanto se una nuova dialettica fra umanità e sistema macchinico garantirà anche il mantenimento di quella conflittualità creativa che è l’unica garanzia del libero arbitrio, e, in definitiva, della vita.

La scelta  del terzo scenario dipenderà dalla “virtus” di un’ Umanità, che sappia applicare, al rapporto uomo-macchina, gl’insegnamenti di tutte le tradizioni culturali, ivi comprese le qualità tradizionali del “guerriero”, quali espresse per esempio nella paideia greca, nell’arte della guerra di Sunzu, negli esercizi spirituali gesuitici, nell’ Hagakure…

In questo risiede oggi il vero dialogo interculturale.

Per fortuna, in gran parte su intuizione di Henry Kissinger, che per questo, prima di morire, era stato accolto in Cina come un imperatore, si è incominciato un seppur timido riavvicinamento fra USA e Cina, partendo proprio dal dialogo fra i rispettivi eserciti sull’ uso militare dell’ Intelligenza Artificiale, che ci ricorda l’apologo di Mozi che, parlamentando con il re nemico assediante, lo persuade a togliere l’assedio alla città presidiata dal filosofo-guerriero. Nello stesso modo ci Mozi, che dimostrò “a tavolimo” che la guerra sarebbe stata persa, anche oggi un’analisi spassionata del ruolo crescente dell’ IA soprattutto nel militare porterebbe alla constatazione che tutti i contendenti ne risulterebbero in definitiva sconfitti.

Sarebbe ora che il discorso pubblico, soprattutto in Europa, si allontanasse finalmente  dalla ripetizione coatta e totalitaria di slogan inneggianti alle “magnifiche sorti e progressive”(che ricordano lo stile del “socialismo reale”, da cui l’attuale “establishment” in gran parte deriva), e si calasse nei veri temi del dibattito attuale. Né la “cultura della pace”, né l’”educazione all’ affettività”, né altre forme di propaganda, devono diventare una forma generalizzata di lavaggio del cervello che nasconda la realtà effettuale, impedendo di risolvere i problemi.

Solo così l’Europa potrebbe sperare di essere rilevante nelle grandi scelte sul futuro del mondo, anziché assecondare ciecamente e passivamente le catastrofiche decisioni prese altrove, anche se ciò comporterebbe sicuramente un enorme sforzo intellettuale e un drammatico rivolgimento politico e sociale.

Ci chiediamo per esempio se, nonostante la discutibile scelta, già annunziata, di dedicare all’ automotive e all’ aerospaziale l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale, con sede a Torino, non sarebbe il caso di tentare di allargarne le competenze  alla tematica geopolitica, in modo da fornire all’ Italia e all’ Europa argomenti  per la disciplina internazionale dell’ AI che possano inserirsi veramente nel dialogo da avviarsi  fra le Grandi Potenze, come promesso da Giorgia Meloni alle Nazioni Unite.

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