COS’E’ UNA “PACE GIUSTA”?

Commento all’ articolo A sinistra l’elmetto e a destra l’arcobaleno irenista? Cercasi la dottrina della ‘pace giusta’”

L’Ara Pacis a Roma

Nel suo articolo dell’ 8 Marzo 2022 su “www.strumentipolitici.it, Marco Margrita sollecita all’ attenzione dei lettori l’articolo di Rodolfo Casadei, che ha posto in evidenza, in un recente articolo su Tempi, che “L’invasione russa dell’Ucraina segna la fine dell’epoca della post-storia in Europa e dell’Unione Europea come entità post-storica. L’espansionismo russo costringe l’Unione Europea a fare ciò che si è sempre rifiutata di fare: a pensare la questione dei confini, e quindi a concepirsi come un’entità geopolitica, anziché post-storica e procedurale”.

Per Margrita, all’Europa, almeno all’UE, si era “chiesto di pensarsi e strutturarsi come attore di pace”, tuttavia, non si direbbe che la sua azione abbia portato finora a solidi risultati, visto che intorno a noi, e talvolta al nostro stesso interno, si sono visti conflitti di tutti i generi (guerre di Grecia, Albania, Corea, Suez, Cipro, Sahel, Corno d’Africa, Nagorno-Karabagh, Transnistria, Cecenia, ex Jugoslavia, Georgia, Ucraina; moti di Berlino, Budapest e Praga; guerriglie antisovietiche; terrorismi irlandese, basco, altoatesino, corso; di estrema sinistra ed estrema destra, dei Servizi deviati, palestinese, islamico), e, ora, la guerra in Ucraina.

Tutto ciò non è diverso dall’ America, che, con la fondazione delle Nazioni Unite, si era proposta come creatrice di pace, ma poi ha usato la bomba atomica (e continua a minacciarla), ha fatto le guerre di Corea, Vietnam. E’ stato il periodo della Guerra Fredda, detto anche della “Coesistenza Pacifica”.Il successivo periodo “unipolare” non è stato da meno Irak, Bosnia, Kossovo, Afghanistan, Jemen…

Questa eredità di guerre si volge oggi contro il cuore del Continente europeo, con la creazione, da ambedue le parti in lotta, di “Brigate Internazionali” provenienti dai Paesi che sono stati teatro, in tutto il mondo, di tutte quelle guerre, e che sono ancora politicamente collegati con i Paesi che hanno combattuto sui loro territori.

Il fatto è che, quand’anche si ritenga di essere ormai giunti “dentro l’Apocalisse”, che, secondo le tradizioni occidentali, inaugura la Parusìa finale e il Giudizio Universale, quando ci sarà veramente la “Pace Giusta”, occorre tenere a mente l’ Apocalisse non è un evento puntuale, bensì un processo, come bene illustra la sua versione zoroastriana, che parla di un intero Millennio (“Hazar”) di lotte fra angeli e demoni, fra il Paraclito e l’Anticristo.

Notiamo invece che, per quanto questo sia chiaro a pochi, il “mainstream”  si caratterizza proprio con il suo irrealismo  nel pretendere che la Fine della Storia sia già arrivata,  sì che ci “s’indigna” (o si finge d’indgnarsi) ogni volta che i fatti ci ricordano che non è così, e, che, anzi, ciascuna forzatura verso la Fine della Storia produce risultati opposti (l’“Eterogenesi dei Fini”).

Vietare le armi autonome

1.La pace nell’ era delle Macchine Intelligenti

Ma oramai anche il mondo unipolare è finito. Ora, le sfide per la pace sono di origine diversa dal passato. La pace è sconvolta, nel XXI secolo, soprattutto dall’imporsi del potere tecnologico che aspira al controllo planetario (gli “Imperi Sconosciuti” del Papa). Auschwitz, Hiroshima e Nagasaki, l’equilibrio del terrore, Echelon, Prism, i missili ipersonici, la militarizzazione dello Spazio, sono tutte tappe di questa conquista del mondo da parte della Tecnica Dispiegata. La prossima guerra mondiale vedrà la distruzione dell’Umanità e  il fiorire delle Macchine Intelligenti, resistenti alle temperature estreme e alle radiazioni (cfr. De Landa).

Il fulmineo comparire del web come arma (censura del web a est e a ovest) dà il vero senso delle cose.

Tutto questo richiede un impegno inedito per la pace, che tenga conto di questa nuova minaccia emergente, che rende la catastrofe nucleare ancora più credibile. Ma non ci risulta che nessuno ne sia consapevole, ché, anzi, i diversi pacifismi ripetono in modo stantio e non convinto vecchi schemi (la “metanoia” dopo la IIa Guerra Mondiale, l’Europa post-istorica) che, data la mutata situazione, sono, meno credibili ed efficienti che mai. Oggi si richiederebbero  per esempio soprattutto  rinnovati sforzi contro lo “Hair Trigger Alert” e contro le armi autonome.

Certo, “ la specificità della tradizionale politica estera italiana (quando ve ne era una)”(quella fondata sulla presenza in Italia del Vaticano)potrebbe essere anche ora, mutatis mutandis, un modello da richiamare. Tuttavia, non siamo più all’ epoca della “politica dei due forni”, giustificata dall’ impossibilità di uscire dalla tutela americana, perché l’egemonia USA sul mondo è gravemente scossa, e non è chiaro quanto resisterà ancora, anche in Europa, alle pressioni concentriche di Cina, Russia e Islam. Per questo, la soluzione non è quella di fare qualche timida sortita “piccolo-nazionale” per dialogare ora con questo, ora con quell’altro “nemico dell’America” a beneficio della pace o proprio, bensì quello di costruire in modo sistematico un’identità europea diversa da quella “occidentale”, un’identità capace anche di sopravvivere al  declino dell’ egemonia americana. In fondo, è quello che hanno già fatto tutti i Paesi extra-europei, i quali, presentendo il crollo delle sovrastrutture modernistiche dei loro Stati (comunismo, laicismo modernizzante), hanno sviluppato lentamente, a partire dalla 2° guerra mondiale, delle culture radicate nelle rispettive tradizioni, la cui vera natura si sta manifestando appieno solo ora (nazional-comunismi, socialismo islamico,  islam politico,  neo-eurasiatismo, valori asiatici, Hindutva, patriottismo slavo..).

I diversi “sovranismi” dell’ Europa Occidentale, tanto  quelli piccolo-nazionali quanto quello europeo di Macron, non soddisfano ancora alle esigenze di questo trend mondiale, perché non sono adeguatamente radicati nei diversi volti della nostra cultura, così come gli altri sono radicati nelle loro: nel repubblicanesimo greco-romano (Ippocrate), nel Cristianesimo paolino (IIa Lettera ai Tessalonicesi), nel  Barbaricum (Aleksandr’ Blok), nella  cultura alta (“Odi profanum vulgus”), nel pluralismo (Aleksandr’ Marc), nella cultura critica (Horkheimer & Adorno)….In fondo, anch’essi sono semplici varianti del mondo americanocentrico (Bannon anziché Soros).

Manca nel mondo, ma soprattutto in Europa, una cultura alternativa, basata sull’educazione al rapporto con le macchine.

2. “Wa lā ghāliba illā-llāh”

“Non vi è vincitore al di fuori di Dio”:il motto dell’ Emirato di Granada, scolpito sulle mura dell’ Alhambra, significa che gl’ imperi non sono eterni: Egitto, Babilonia, Persia, Macedonia, Roma, Bisanzio, dinastie islamiche, Asburgo, Napoleone, Hitler, URSS…. Tutto passa, anche l’egemonia americana e la sua Modernità.

Nonostante che evoluzione storica dopo il crollo del Muro di Berlino vada nella direzione  di questo superamento, tuttavia l’Europa Occidentale tende ad allinearsi sempre più con il Complesso Informatico-Digitale, perché la politica interna europea è troppo facilmente influenzabile dall’ America (e dai GAFAM che controllano la censura via web). Scrive giustamente Margrita: “Certamente gli Stati Uniti sono molto sensibili a chi la pensa come loro: ogni anno pubblicano un volume nel quale prendono in esame tutti i voti che ci sono alle Nazioni Unite per osservare chi converge e chi diverge dalle proprie posizioni. I paesi dell’Ovest sono per il 78,4% nella stessa direzione; i paesi dell’Africa solo per il 48,7%; Israele è il più fedele, 95%, l’India la meno fedele con il 23%. L’Italia con il 73,4% è in una posizione molto giusta che permette una certa distensione”.

Ma perché parlare di “fedeltà”? L’articolo 13 del Trattato NATO afferma:” After the Treaty has been in force for twenty years, any Party may cease to be a Party one year after its notice of denunciation has been given to the Government of the United States of America.”  Quindi, non c’è nessun obbligo di restare nella NATO in eterno.Basta comunicare la disdetta. L’Italia, e l’ Europa, sono maestre in ciò (Vedi prima e seconda guerra mondiale). Per usare uno slogan caro agli atlantisti, l’Europa è libera di scegliere a quali alleanze partecipare (o non partecipare).

Nel 1989, a Praga, si sentirono le rimostranze degli USA

3. Il “tradimento di Gorbaciov”?

Per i motivi che precedono, nonostante l’articolo di Putin della scorsa estate sull’unità dei due popoli, la guerra in Ucraina non va certo considerata solo come un problema nazionale russo (che pure c’è), bensì come l’estensione, all’Europa, di un conflitto mondiale strisciante, con tutti i corollari che ne conseguono. Basti pensare alla creazione, da parte dei due fronti, di opposte “Brigate Internazionali” fortemente ideologizzate, con decine di migliaia di volontari che, da tutto il mondo, convergono in Europa.

Anche qui, Margrita cita Andreotti: “Nella stessa occasione, il poliedrico artefice della ‘pace nel realismo’ propose una lettura controcorrente dell’operato del presidente statunitense che ‘vinse la Guerra Fredda’, riferendo un suo discorso: “Uno dei momenti più esaltanti che vi siano stati negli ultimi decenni riguarda la presidenza Reagan. Questo presidente ha guidato una politica nell’Alleanza aperta ad un quadro più ampio del mondo. Ha concesso fiducia a Gorbaciov che cercava di innovare.”

Ricordiamoci, però, che  Gorbaciov è stato tradito, prima dall’ America e dall’ Europa, poi dai suoi stessi concittadini. Egli voleva integrare pariteticamente l’Unione Sovietica nell’ Unione Europea e nella NATO, ma i suoi progetti non sono stati assecondati da nessuno. Così, le dirigenze delle Repubbliche sovietiche gli hanno tolto la fiducia, e, per eliminare le basi del suo potere, hanno dissolto rozzamente l’Unione Sovietica, dando luogo ai problemi che i Russi hanno tentato da 30 anni di raddrizzare.

Però, in questo, gli Americani hanno ragione.

La Russia attuale ha poco a che fare con l’URSS. Le promesse fatte a Gorbaciov, che neppure furono scritte in un trattato, non vincolano la NATO, tanto più dopo l’uscita di scena, non solo di Gorbaciov, ma dell’ URSSstessa. Pur avendo seguito professionalmente questi temi per anni al tempo della Perestrojka, l’intera successione dell’ URSS e della Jugoslavia, con il loro groviglio di repubbliche, mi è ancora tutt’altro che chiara. Ciò non toglie che,  di fatto,il “Mondo Russo” abbia, ora, un ovvio senso di rivalsa e di timore verso tutti: Gorbaciov, l’URSS, l’America e l’ Europa, e, riacquistate le forze, voglia farlo valere. E che, di converso, l’”establishment” occidentale, erede, attraverso vari filoni (Burnham, “cancel culture”, mimetizzazione dei Partiti Comunisti, catto-comunismo, revisionismi, “viet-lib”, “materialismo volgare”, Teoria dello Sviluppo), dell’ egemonia culturale marxista, nutra un’isterica avversione per Russia e Cina in quanto “traditori” del comunismo, e che gran parte dell’opinione pubblica orientale (in particolare la Chiesa ortodossa) lo ricambi con una speculare avversione verso l’”establishment” occidentale (in Cinese, “Bai Zuo”, la “Sinistra Bianca”).

Anche le lodi che Andreotti tesseva di Reagan, citate da Margrita, si rivoltano poi, implicitamente, per contrasto, contro i presidenti successivi americani (i due Bush, Clinton, Obama, Trump e Biden):” Ha impostato la politica della riduzione degli armamenti, riuscendo ad avere la riduzione a metà degli arsenali.“Fatto veramente meritorio , ma che in 30 anni è stato completamente riassorbito e vanificato dai suoi eredi.

Infatti, il principale “tradimento”, non di un trattato, né di uno Stato, né di un uomo politico,  bensì per dell’ Europa e dell’ Umanità, più che sull’ allargamento, si è avuto sul controllo degli armamenti. Gli Stati Uniti (e, di riflesso, anche la Russia) si sono ritirati da tutti i trattati sul disarmo missilistico (l’ultimo dei quali nel 2019), e le richieste formulate l’anno scorso da Lavrov, il cui mancato accoglimento ha portato alla guerra in Ucraina, vertevano precisamente sul ristabilimento delle garanzie giuridiche sulla sicurezza in Europa date, non dall’ Ucraina, ma dagli Stati Uniti. E’ perciò iniquo anche che la guerra sia stata rivolta prioritariamente contro l’Ucraina, perché chi si  è rifiutato di negoziare le proposte russe sono stati gli USA e la UE (che però hanno la bomba atomica). D’altronde, l’ Ucraina non potrebbe, e non potrà, dare le garanzie richieste dalla Russia, perché quelle richiedono dei trattati internazionali, quali quelli proposti a USA e UE. L’Ucraina è dunque solo una vittima sacrificale.

A parte il fatto assurdo, che, oggi, ci troviamo ad avere distrutto i, seppur carenti,  trattati sul disarmo, quando invece la concertazione globale avrebbe dovuto allargarsi all’ intero rapporto con le macchine intelligenti. E senza contare l’accusa mossa, agli Americani da parte russa e cinese in discussione davanti al Consiglio di Sicurezza, di avere sviluppato, in laboratori di tutti gli stati ex-sovietici, ben 336 laboratori per armi batteriologiche ”mirate” geneticamente contro la popolazione russa (cfr. agenzia cfr.Xinhua,su cui i nostri media stanno stendendo un pietoso velo).

Ma chi dovrebbe lamentarsi più di tutti siamo noi Europei, messi in mezzo fra l’Atlantico e la Russia, e pieni di strutture nucleari americane (vedansi le 90 testate degli americane sui nostri aerei),che fanno di noi i primi  ghiotti bersagli in caso di guerra a tutto tondo.I B-52 stanno già volando…

Bisogna ricordare che alcuni Paesi europei, aderenti (Irlanda, Malta, Svezia, Finlandia, Austria)o meno (Svizzera, Islanda, Bosnia, Serbia, Kossovo, Moldova, Ucraina, Georgia, Armenia) alla UE, che, invece,  non hanno aderito alla NATO (spesso per radicate tradizioni o per trattati internazionali), sono sottoposti da anni a pressioni perché vi aderiscano, facendo venire meno una fascia protettiva intorno alla Russia.

Infine, la velocità dei nuovi missili ipersonici e spaziali rende praticamente impossibile intercettare un “primo colpo” nucleare, soprattutto per chi, come la Russia, ha le sue città principali a pochi chilometri dalla frontiera. E’ più che normale che, Gorbaciov o no, trattati o no, diritto internazionale o no, la Russia non possa fare a meno di chiedere, come ha fatto, una radicale revisione del sistema europeo di sicurezza, che tenga in considerazione soprattutto le nuove armi oggi disponibili.

Certo, la Russia ha violato (o almeno così sembrerebbe), il principio di non attaccare un altro Stato senza una solida ragione  (anche se una serie di documenti dimostrerebbero che, concomitantemente all’ attacco russo, stava partendo anche quello ucraino).In ogni caso, bisognerà pure che sia possibile difendersi da una miriade di pericoli incombenti da 30 anni, anche se relativamente “piccoli”, quali quelli citati nel documento russo. Pericoli non solo per la Russia, ma per tutti noi.

I Cristiani di Kiev celebrano la messa in segreto

4.Il popolo ucraino come vittima sacrificale

Mentre la vera materia del contendere sono queste modifiche dell’ Equilibrio del Terrore fra USA e Russia,  il popolo ucraino è stato messo in mezzo come vittima sacrificale.

Poste come sono nella pianura pontica, da sempre teatro delle scorrerie dei guerrieri nomadi, le popolazioni dell’ Ucraina sono state da sempre vittime delle violenze più estreme. Avevano cominciato i nostri antenati Yamnaya, che, come dimostrano le analisi del DNA, uccidevano, sul loro percorso, tutti gli avversari maschi. Continuarono i loro discendenti taurici, colchici e sarmati, che, nella mitologia greca (per esempio, in Ifigenia in Tauride e in Fedra) erano descritti come ferocissimi; poi, le guerre civili degli Sciti, le stragi di Anti da parte dei Goti, la lotta dei Polovesiani contro la Rus’ (Canto della Schiera del Principe Igor); le rivolte dei Cosacchi; il “Diluvio” di Svedesi (Sienkiewicz); le lotte fra proprietari polacchi e servi ruteni; la Guerra Civile russa; l’ Holodomor; l’Operazione Barbarossa; Baby Yar; gli scambi di popolazioni con la Polonia…

Anche questa volta, l’Ucraina è stata scelta come terreno di confronto fra l”Occidente” e la Russia. Prima c’era stato il esperimento di “rivoluzione arancione” organizzata da Washington con i veterani dell’ operazione Otpor a Belgrado, poi l’ Euromaidan, in cui l’eterodirezione è stata simboleggiata da Vittoria Nuland, che distribuiva sandwiches ai manifestanti e organizzava telefonicamente il nuovo governo scandendo “fuck EU”. Dall’ altra parte, i cosacchi, i veterani e i ceceni hanno sostenuto, anche platealmente, le repubbliche secessioniste del Donbass.

Oggi, il popolo ucraino fa oggetto di molteplici esperimenti strategici in preparazione della IIIa Guerra Mondiale. E’la “guerra senza limiti” teorizzata dai generali cinesi, che coinvolge nucleare e cyberguerra, superiorità aerea e cultura, carri armati e propaganda, aiuto umanitario e guerra batteriologica, diritto internazionale e internet…

In questo contesto, si è affermata una nuova dottrina, secondo cui occorre preliminarmente effettuare grandiose operazioni di salvataggio dei civili (i “corridoi umanitari”), per poter meglio combattere nelle città. E’ quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, che viene presentato come prova dell’orrore della guerra, ma testimonia soprattutto di una rinnovata, fortissima preoccupazione per evitare ogni “effetto collaterale”.

Ovviamente, gli interessi dei civili coinvolti, vittime di queste strategie, debbono essere tenuti in altissima considerazione da tutti, evitando le strumentalizzazioni propagandistiche di guerra (che invece i media sfruttano sfacciatamente).Ma soprattutto occorre evitare la deriva verso una guerra mondiale che vedrebbe la vittoria, sull’ Umanità, delle Macchine Intelligenti.

Le trattative ad Antalya

5.L’Unione Europea mediatrice?

Margrita invoca giustamente “Una strada per la ‘pace giusta’, insomma. Quella che l’Unione Europea non è sembrata voler imboccare. Rifiutando di assumersi il ruolo di mediatrice nel conflitto russo-ucraino”.

Assolutamente vero che quella del Mondo Unipolare non era in alcun modo una “pace giusta”, bensì un “vae victis” imposto  illogicamente a chi non aveva affatto perso una guerra, e ritiene anzi oggi di essere più forte che mai, né, a prima vista, può sembrarlo quella che sia il risultato di un’aggressione. Inoltre, sarebbe certo logico che l’Unione Europea si rendesse comunque mediatrice su una questione vitale per l’Europa stessa, come la guerra e la pace fra gli Slavi Orientali; tuttavia, purtroppo, essa non può obiettivamente svolgere tale ruolo, per almeno  cinque motivi:

a)la sua struttura giuridica non prevede un centro decisionale chiaro, come una presidenza unica, un Governo, un Direttorio. Al suo vertice stanno 5  presidenti, che non si coordinano fra di loro: come farebbero a imporre una trattativa, quando essi stessi sono in continua trattativa fra di loro e con i capi degli Stati Membri (pensiamo solo al “sofagate”)?;

b)per tutte le sue decisioni, attende sempre il beneplacito, implicito o esplicito, degli USA. Allora, tanto varrebbe rivolgersi direttamente a Washington. Soprattutto ora quando, grazie alla crisi ucraina, è stata ristabilita la “Linea Rossa” fra le due Superpotenze;

c)non han una credibile forza militare;

d)ha un atteggiamento sempre più preconcetto verso la Russia e la Cina, che la mette in situazioni insostenibili, come il vai e vieni sulle Vie della Seta e la censura dei media e perfino della cultura russi, e la rende inaffidabili come partner. Molti utilizzano contro la Russia gli stessi argomenti che usavano contro l’URSS, mentre la Federazione Russa è, al contrario dell’ URSS comunista, europea e cristiana. Ciò ha portato addirittura all’ abbandono, da parte della Russia, del Consiglio d’Europa;

e)gli Europei sono parti in causa, perché Russia e Ucraina sono parti dell’ Europa, e la loro guerra è in realtà una guerra civile europea, che, se l’ Europa fosse stata veramente padrona di se stessa, esse non avrebbero potuto  neanche pensare.

In conclusione, Russi e Ucraini preferiscono giustamente, come mediatori, i Bielorussi e i Turchi. E, di fatto, le trattative si stanno  svolgendo a Brest, Bielovieža e Antalya.

Margrita conclude  giustamente:” Così non è stato, l’Europa si è chiamata fuori da qualunque ruolo negoziale, e quello che alla fine succederà sarà che una soluzione negoziale – precaria o solida vedremo – si troverà, ma non sarà targata Bruxelles, bensì Pechino, Gerusalemme o addirittura Washington”.

Kiev al centro dell’ Europa

6. La Confederazione Europea

Forse,  al momento la soluzione più “giusta” sarebbe proprio, come suggeriscono Margrita e Casadei,  la neutralità dell’ Ucraina (certo radicata in un trattato internazionale come quelle svizzera e austriaca). Tuttavia, dal punto di vista strategico,  essa non risolverebbe la questione, perché l’attrito diretto fra Russia e Nato c’è anche in Scandinavia, Baltico e Caucaso (vedi manovre della NATO in corso). Bisognerebbe puntare invece alla Confederazione Europea, sulla falsariga delle proposte delle Assise di Praga del 1989, come da noi indicato nei precedenti post. In questo modo, la NATO, o  cesserebbe di esistere, o sarebbe parte di un grande accordo europeo, in cui la rivalità russo-americana perderebbe di attualità,  per l’interposizione di un nerboruto Esercito Europeo, capace di bilanciare la forza di quello russo. L’Ucraina ne sarebbe enormemente valorizzata come ponte fra Est ed Ovest perché sarebbe il centro della Confederazione Europea, e uno snodo fondamentale delle Nuove Vie della Seta.

Per  arrivare a questo, i Governi e le Istituzioni non bastano. Ci vuole un movimento dal basso di veri Europeisti, che, cancellate tutte le retoriche del modernismo, dell’ideologia californiana, dell’occidentalismo e della “cancel culture”, punti a un’Europa coerente con le sue antiche e nobili tradizioni culturali, che comprendono a pieno titolo la Russia, l’Ucraina, la Turchia e le religioni d’ Europa.

Su questo argomento, l’atteggiamento della Chiese potrebbe, certo, essere determinante, se non fosse che esse sono divise come l’Europa, con il Papa contrario alla fornitura di armi, i vescovi tedeschi favorevoli e il Patriarca Kirill che incita i Russi al combattimento citando parti della Lettera di Filofej di Pskov sulla Terza Roma. E questo non è un fatto occasionale, bensì una divisione fra i Cristiani che risale agli Apostoli, alle Guerre di Religione, al Cosmismo…

Da tempo insistiamo perché ci si parli su questi temi, partendo dal livello locale e dal Movimento Europeo.

Scriveteci (info@alpinasrl.com)

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