“DE ILLYRICO ET MOESIA” AL SALONE DEL LIBRO:ORE 14 SALA ARANCIO; ORE 18 CENTRO STUDI SAN CARLO

SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO

DI TORINO

INTERNATIONAL BOOK FAIR IN TORINO

18 maggio, Ore 14:00-15:00 18 May. 2:00 p.m- 3:00 p.m.

De Illyrico et Moesia

Percorsi Europei nei Balcani

Sala Arancio, GALLERIA VISITATORI

Pier Virgilio Dastoli, Riccardo Lala, Chiara Marchesini, Marco Margrita e Alessio Stefanoni

Associazione Diàlexis, CNA Torino e Movimento Europeo

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PERCHE’ I BALCANI?   Intanto, perché sono la frontiera esterna terrestre dell’ Europa più vicina all’ Italia. Per esempio, durante quest’anno di guerra in Ucraina, più volte le flotte russa e americana si sono fronteggiate nel Canale di Otranto. In questi giorni, si sono anche interrotte le trattative  fra UE, Serbia e Kosovo sulla normalizzazione dei rapporti diplomatici, e, in particolare, sullo status dell’ Associazione dei Comuni Serbi, che, secondo gli auspici degli Europei, dovrebbe costituire una sorte di regione autonoma sul modello sudtirolese – cosa che però non è stata accettata dal governo kosovaro, provocando le dimissioni del consiglio di esperti costituzionalisti nominato dalla UE-. Con un’eventuale recrudescenza del conflitto ucraino, il fronte potrebbe correre di nuovo in Kosovo e in Bosnia.  WHY BALKANS?   First of all: they are the European outside land border most near to Italy. E.g., during this year of Ukrainian war, Russian and US fleets faced each other  in the Otranto Channel. In these days, a breaking point was reached even in negotiations between EU, Serbia and Kosovo about the normalisation of diplomatic relations. In particular, the Kosovo Government  has not accepted a special status of the Association of Serbian Communities, which, according to European Institutions, should become a sort of autonomous province, alongside the pattern of Südtirol. This has prompted the resignation of the committee of experts of constitutional law appointed by the EU. In case of a further increase of the Ukrainian conflict, the front could expand again to Kosovo and Bosnia.  
Ma, al di là di tutto ciò, i Balcani sono al cuore dell’Europa, a partire dall’antichissima civiltà danubiana, alla Grecia; dagl’imperatori illirici a Cirillo e Metodio; dall’Impero Ottomano a quello asburgico; dalle vie nazionali al socialismo alle recenti, sanguinose, guerre civili. Il trascurarli colpevolmente come   si fa usualmente porta all’incancrenirsi dei problemi. Secondo noi, ad esempio, avremmo dovuto addirittura iniziare le trattative  fra la UE e queste Repubbliche già  prima  che cominciassero le guerre civili. L’Europa, con il suo atteggiamento reticente ed ambiguo, è stata, perciò,  la prima responsabile dei conflitti in Est Europa, alimentati dalle frustrazioni di centinaia di milioni di est-europei trattati come Europei di serie B.  But, beyond all of that, Balkans are at the heart of Europe, starting from the ancient Danube Civilisation up to Greece; from Illyric Emperors to Cyrill and Methodius; from the Ottoman Empire to the one of the Habsburg; from the national roads to Socialism up to the recent bloody civil wars. To ignore  them, as usual,  out of neglect, brings about the worsening of each problem. If it had been up to us, we would have started negotiations between the UE and the Yugoslav Republics even before the start of civil wars. Europe, with its hostile and ambiguous attitude, has been, therefore, the first responsible of Eastern European conflicts, raised by the frustrations of hundred million East Europeans, dealt with as second class Europeans.  
Ma, si dice: gli Europei Orientali hanno culture, valori e sistemi giuridici diversi da quelli dell’Europa Occidentale, e, prima di essere ammessi alla UE, devono subire un lungo processo di adeguamento (all’”Acquis Communautaire”), e, prima ancora, aderire alla NATO. Per i Balcani Occidentali, stiamo parlando di 35 anni di attesa. Secondo errore. Qui stiamo procedendo come con il Regno delle Due Sicilie, costretto a divenire una succursale del Piemonte, oppure come con la DDR, trasformata in una colonia della RFT. Non si è voluto in alcun modo realizzare  una fusione alla pari, in cui una  nuova unità assorbisse e amalgamasse le identità degli Stati fusisi in essa.People say: East Europeans have cultures, values and legal systems different from the ones of Western Europe. Therefore, before being accepted into the EU, they have to undergo a lengthy adaptation process (to the “Acquis Communauteaire”), and , first of all, enter NATO. For Western Balkans, we are dealing with 35 years. Second mistake: we are proceding here in the same way as with the Kingdom od the Two Sicilies, compelled to become a subsidiary of Piedmomnt, or with DDR, transformed into a colony of the Federal German Republic. Noone has been willing to carry out a fusion among equals, whereby a new unity would have absorbed and amalgamated the identities of the merged States .  
Occorrerebbe invece accettare che l’Europa Centrale e Orientale porti all’ Europa il contributo della propria identità, storia, cultura, tradizioni e costumi. Ciò è vero, in particolare, per i Balcani, che, se non fosse per la nefasta importazione del nazionalismo dall’ Europa Occidentale (Filikì Eteria, Pijemont), avrebbe costituito da sempre un esempio concreto di un’ Europa Poliedrica, quale quella evocata da Papa Francesco. Città come Trieste, Sebenico, Sarajevo, Durazzo, Salonicco, hanno costituito nei secoli un esempio brillante di coesistenza fra Illirici, Greci, Romani, Ebrei, Veneti, Albanesi, Slavi, Valacchi, Ottomani , Austriaci… Il sistema europeo delle autonomie locali, mutuato in gran parte da quelle italiane, austro-ungariche,  sovietiche e jugoslave, trova però  la sua fonte prima nelle Milldetler ottomane, che, poste al confine con i domini austriaci, ne hanno condizionato la cultura. Per non parlare dell’autogestione jugoslava, unico esempio realizzato del “federalismo integrale” di Proudhon e di Alexandre Marc.  Western Europe should accept, on the contrary, that Central and Eastern Europe brings to Europe the contribution of its own identity, history, culture, traditions and customs. This applies, in particular, to Balkans, which, without the nefarious imnport of nationalism from Western Europe (the Filiji Eteria, the “Pijedmont”), would have beens since the beginning a concrete example od a Multifacedted Europe, like the one invoked by Pope Francis. Cities like Trieste, Sibenik, Sarajevo, Durres, Saloniki,have constituted over the centuries a bright example of coexistence among Illyrians, Greeks, Romans, Jews, Venetians, Albanians, Slavs, Vlachs, Ottomans, Austrians… The European system of local autonomies, derived to a large extent from the Italian, Austrian-Hungarian, Soviet and Yougoslavian, has its far away roots in the Ottoman Milletler, which, being at the borders with Austrian domains, have conditioned their cuilture. Without mentioning the Yougoslavian self-management, the sole example of “Integral Federalidsm” as conceived by Proudhon and Alexandre Marc.  
Oggi, sono in questione soprattutto i Balcani Occidentali (un’enclave di 6 Paesi , dopo ben 35 anni, ancora non membri dell’ Unione: Serbia, Bosnia, Montenegro, Albania, Macedonia e Kosovo). Slovenia e Croazia sono, invece, oramai Stati membri a peno titolo (compresi Schengen ed Euro). ani, ma, a nostro avviso, l’aspetto culturale resta  gravemente carente, e questo spiega l’astronomico ritardo delle trattative.. Con questo libro, vogliamo colmare questa carenza, dimostrando che: -i Balcani Occidentali hanno partecipato alla storia dell’identità europea non  meno di altre aree che si pretendono “centrali” (come per esempio Francia e Germania); -che, anzi, la loro cultura è perfino più ricca, variegata e poliedrica di quella di tante aree dell’Europa; -che si tratta comunque di un’area  affascinante, che vale la pena di essere non soltanto visitata, ma anche vissuta e studiata; -che i Balcanici non sono affatto così rissosi come li si descrive, e che una buona parte delle loro idiosincrasie provengono in realtà da Roma o Costantinopoli, Vienna o Mosca,  e, recentemente, da  Washington.   IL LIBRO. Partendo da questa situazione di fatto e da questi propositi, il libro si muove lungo quattro direttrici: -Tentando di delineare i lineamenti di una “cultura balcanica occidentale”, attraverso lingua, arte e storia; -Riassumendo sinteticamente ciò che cosa si muove intorno ai Balcani, ivi compresi gli aspetti geopolitici; -Sintetizzando le azioni in corso da parte delle diverse Istituzioni Europee per una politica culturale europea nei Balcani, -Formulando una nostra proposta di itinerari culturali, indipendentemente  dalle formalità dei progetti europei, del Consiglio d’Europa e della Commissione. I grandi temi agitati in queste pagine, e che esulano un poco dal “déjà vu” sono:   -la “federazione linguistica balcanica”, singolare fenomeno per cui i Balcanici, pur parlando lingue diversissime (slave, latine, elleniche, illiriche, turciche, indiche), in realtà pensano nello stesso modo, come dimostrato paradigmaticamente dalla filastrocca “fel-shara”;   -la “civiltà Danubiana”, la prima civiltà europea, presente in tutti i Balcani; -le “eresie dualistiche”, aventi il loro epicentro nei Balcani, anche se provenienti dall’ Asia e diffuse in tutta Europa, dalle quali, secondo Josef Seifert, deriverebbero  la maggior parte dei movimenti rivoluzionari europei;   -le popolazioni delle frontiere (le Krajne): Stradioti, Giannizzeri, Graenzer, Krajnici, Hajdùk, che hanno influito pesantemente sulla storia culturale di Venezia, Napoli, Turchia, Austria, Ungheria, Croazia; le comunità disperse (i Valacchi, gli Arumeni, gli Arberesh, gli Arvanites,i Sefarditi, i Rom, i Gagauzi, i Donauschwaben..);   -i profughi (Islamici siciliani, Albanesi, Serbi, Turchi, Dalmato-Giuliani..).                      

  I PROGETTI Per sostenere e assecondare l’allargamento della UE ai Balcani Occidentali, sarebbe necessario un vigoroso impegno culturale, che dovrebbe discendere da una più generale politica culturale delle Istituzioni europee. Questo infatti esiste, attraverso le forme dei Percorsi Culturali Europei del Consiglio d’ Europa, la componente culturale della Strategia Europea della Macroregione Adriatica e Jonica (EUSAIR) e il Routes 4U Project. Purtroppo, come spesso accade per le pur lodevoli iniziative europee, esse sono troppo farraginose, burocratiche e prive di contatto con il pubblico, sì che, per esempio, non esistono percorsi specifici ai Balcani Occidentali. I quattro percorsi culturali che andiamo proponendo, anche se ancora non abbiamo studiato le possibili modalità di inserimento nel quadro giuridico e finanziario europeo, puntano a vivificare il concetto di strade europee, innestandovi precisi messaggi di contenuto   I percorsi sono: ILLYRICUM, per l’Impero Romano; OLTREMARE, per la Repubblica di Venezia: MILLETLER, per l’Impero Ottomano MEŠTROVIĆ, per la ex Jugoslavia  
Today, its above all the moment of Western Balkans ( an enclave of 6 countries, which, after 35 years, are not yet members of the Union: Serbia, Bosnia, Montenegro, Albania, Macedonia and Kossovo): Slovenia and Croatia, on the contrary, are, now, member States. actively with the Balkans, but, in our opinion, the cultural side remains badly neglected, and this explains the unbelievable delay in the enlargement negotiations. By this book, we are trying to fill this gap, showing  that: –Western Balkans have participated in the history of European Identity not less than the areas which pretend to be “central” (such as, for instance, France and Germany);   -that their culture is even richer, more multifaceted and polyhedrical than other areas  of Europe;   -that we are dealing in any case with a charming area, worth not only to be visited, but also lived and studied;   –Balkan people are not so quarrelsome as they are described, and that a large part of their idiosyncrasies come, in reality, for Rome or Constantinople, Vienna or Moscow, and, lastly, from Washington.     THE BOOK   Starting from this situation and from the above stated  intents, the book moves alongside four directions: -Trying to outline the features of a “Western Balkan culture”,driven by laguages, arts and history; -Summarising everything which turns around Balkans, including geopolitics; -Outlining the actions ongoing by several European Institutions for the European cultural politics in the Balkans; -Expressing our proposals of cultural routes, without taking into account for the moment the technicalities of European Projects, of the ones of the Council of Europe and of the Commission. The grand  themes dealt with in the book, often going  beyond the “déjà vu”, are: -the “Balkan Language Federation”, an uncommon situation, whereby Balkan peoples, while speaking very different (Slavic, Latin,Hellenic,Illyric, Turcic, Indic), languages, think in reality in the same way, as shown iconically by the ditty”fel-shara”; -the “Danube Civilisation”, the first European civilisation, present all over in the Balkans; -the “dualistic heresies”, with their focus in the Balkans, even if they came from Asia, and widespread all over Europe, from whom, according to Josef Seifert, most of  the  European revolutionary movements were generated; -the border populations (living in Krajne), such as Stradioti, Jeniceri, Graenzer, Krajinici, Hajdùk, who have influenced heavily the cultural histories of Venice, Naples, Turkey, Austria, Hungary, Croatia; -Dispersed ethnicities (Vlachs, Arumenians, Arberesh, Arvanites, Sefardìm,Rom, Gagauz, Donauscwhaben..); -refugees (Sicilian Islamnics, Albanians, Serbs, Turks, Dalmatian-Julians..).         THE PROJECTS   For supporting and facilitating the enlargement of the EU to WESTERN Balkans, a robust cultural undertaking would be required, coming out from a general cultural policy of European Institutions.   And, in fact, such effort exists under the form of the Cultural Routs of the Council of Europe, the cultural segment of the European Strategy of the Adriatic and Ionic Macro-region (EUSAIR) and the Routes 4U Project. Unfortunately, as it often happens with European initiatives, also when they are very appropriate, as in this case, they are too cumbersome, burocratic and without an adequate access to a public audience. As an example, no specific cultural route exists for Western Balkans The four cultural routes which we are proposing by this book before even having verified their perspectives to be inserted into a legal and financial framework of European projects, aim to give flesh and blood to the concept of European Routes, inserting clear cut substantive contents. The Routes are:   ILLYRICUM, for the Roman Empire;   OLTREMARE, for the Republic of Venice;   MILLETLER, for the Ottoman Empire;   MEŠTROVIĆ, for the former Yugoslavia    
  L’Unione Europea e il Governo Italiano si stanno adoperando lodevolmente per l’adesione dei Balcani Occidentali. E’ previsto anche un aspetto culturale, ma, a nostro avviso, questo resta gravemente carente, e  ciò contribuisce a spiegare l’astronomico ritardo delle trattative.. Con questo libro, abbiamo l’ambizione di cominciare a  colmare le lacune circa il rapporto fra identità europea e identità balcanica.  The EU and the Italian Government are acting Very appropriately in favour of the adhesion of the West Balkan States to the UE. A cultural aspect is dealt with in EU documents, what, unfortunately, is not sufficient, and this contributes to the delay of the ongoing negotiations. By our book, we have the ambition to start filling the cognitive gaps around the relationships between European and Balkan identities.

Alle 18 del giorno 18 maggio/ At 6:00 pm  of May 18

CENTRO STUDI SAN CARLO

VIA MONTE DI PIETA’ 1,

 TORINO

Gruppo di lavoro sui progetti nei Balcani Occidentali

Working group on projects in  Western Balkans

Coordina/Chairs: Daniele Lonardo      

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I “Percorsi Culturali Europei” nell’ambito del Progetto Routes 4U e della Strategia Macro-Regionale Adriatica e Ionica (EUSAIR) ambiscono a venire incontro all’ esigenza di riempire di contenuti culturali  concreti il rapporto Europa-Balcani Occidentali.The “European Cultural Routes” within the Routes 4U and of the Adriatic and Ionian Macro-regional Strategy  (EUSAIR) have the ambition to satisfy the need for concrete cultural contents the relationship between Europe and Western Balkans  
Nei documenti del Routes 4U Project, si evidenza l’assenza di percorsi turistici specifici per il turismo nei Balcani Occidentali.  In the documents of Routes 4U Project, the absence of specific touristic routes  for Western Balkans is criticized
L’Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo stanno cercando partners, in particolare fra Enti locali e Istituzioni, dei Balcani Occidentali, per questo compitoAssociazione Diàlexis and Rinascimento Europeo are looking for partners, in particular, local authorities and Institutions, in the  Western Balkans, for carrying out such kind of projects
Il Gruppo di Lavoro mira a creare un network finalizzato a questo propositoThe working group aims to create a network focussed on these objectives.
Nel corso della riunione, si illustreranno le regole per i finanziamenti e proposte di progetto,  e si discuteranno le proposte degli intervenutiAt the meeting, financing rules and project proposals will be outlined, and the suggestions of participants will be discussed
Gli interventi possono essere effettuati in presenza oppure onlineInterventions may be proposed both in presence and online

TELECONFERENCE ORE 18

Chi volesse commentare il post di oggi potrebbe farlo sul link seguente:

LINK PER ZOOM CALL Alpina Diàlexis  ti sta invitando a una riunione pianificata in Zoom.

Argomento: 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA
Ora: 9 mag 2023 06:00 PM Torino (TO)

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9 MAGGIO 2023 GIORNATA DELL’ EUROPA

I partiti europei dinanzi alle elezioni del 2024

Nonostante molte obiettive difficoltà che ci hanno impedito di organizzare, come tutti gli anni, la tradizionale manifestazione per il 9 maggio, abbiamo voluto comunque dare il nostro contributo a ricordare quest’ importante ricorrenza, che abbiamo ogni anno celebrato con spirito critico, ben consapevoli del fatto che la Dichiarazione Schuman ha costituito, come non ci stanchiamo di ricordare, il momento del trionfo del Funzionalismo sul Federalismo, e, con ciò, l’inizio dei problemi di un’integrazione europea concepita fin dal principio come monca, vale a dire mancante di nerbo politico e culturale, e, come tale, destinata inevitabilmente a confluire nel progetto tecnocratico di omologazione occidentale,che sta sfociando nella Società del Controllo Totale

Abbiamo scelto perciò di diffondere un set di filmati, in cui illustriamo come la politica sia chiamata, in Europa, ad affrontare temi decisivi, a partire dalla Terza Guerra Mondiale, già in corso in Ucraina e in preparazione nel Mar della Cina. Di conseguenza, si pone, prima, al Movimento Europeo, poi, ai partiti politici (che stanno avviando le manovre per le elezioni europee del 2024), la necessità di una profonda rivisitazione di tutte le basi su cui si sono appoggiati fino ad oggi, per essere in grado di riflettere sulla Fine dell’ Uomo, sulla Società delle Macchine Intelligenti, sulla Guerra Totale, e di posizionare l’Europa di conseguenza.

Diàlexis ha pubblicato, a questo proposito, il libro“Verso le elezioni 2024: i partiti europei nella tempesta”

Pubblichiamo qui di seguito un ciclo di 6 filmati su questi temi, e di seguito i testi scritti di commento.

CICLO DI FILMATI SUI PARTITI EUROPEI DINANZI ALLE ELEZIONI DEL 2024

VIDEO 0 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 0 – LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024″, Link: https://www.youtube.com/watch?v=HzPrtZAHHIA&t=3s

VIDEO 0 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 0 – LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024″, Link: https://www.youtube.com/watch?v=HzPrtZAHHIA&t=3s

VIDEO 1 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 1 – L’INVOLUZIONE DELL’UNIONE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=LFtF2joOHKU&t=4s

VIDEO 2 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 2 – CRISI DELL’UNIONE E CRISI DELL’ ORDINE MONDIALE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=xFYcJQVb8zk&t=7s

VIDEO 3 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 3 – RITROVARE I VALORI ALL’ ORIGINE DELL’UE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=45RNC71wU5Q&t=59s

VIDEO 4 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 4 – SUL RUOLO DEL MOVIMENTO EUROPEO, Link: https://www.youtube.com/watch?v=GbSHUrD13Yc&t=10s

VIDEO 5 – 9 MAGGIO 2023 || GIORNATA DELL’ EUROPA || 5 – CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE, Link: https://www.youtube.com/watch?v=fgRyz–tgLg

I partiti politici europei di fronte alle sfide della legislatura 2024-2029

1.IL LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 204: I PARTITI EUROPEI NELLA TEMPESTA” (QUADERNO n. 1/2023 DI AZIONE EUROPEISTA).

Non potendo organizzare, per motivi di salute, la tradizionale manifestazione  del 9 maggio, Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo hanno ritenuto comunque di predisporre la seguente serie di filmati, postati sul canale Youtube www.alpinadialexis .com, quale avvio dell’urgente dibattito che si richiede per preparare una legislatura che, in pendenza della guerra in Ucraina e (si teme) anche nel Mar della Cina, sarà decisiva per l’ Europa e per il mondo.

Questi filmati costituiscono, da un lato, la risposta all’editoriale di Lucio Levi s “The Federalist Debate” sullo stesso argomento, e, dall’altra, una sintesi del libro in oggetto, che verrà esposto al Salone 2023 del Libro di Torino.

1.IL LIBRO “VERSO LE ELEZIONI EUROPEE DEL 204: I PARTITI EUROPEI NELLA TEMPESTA” (QUADERNO n. 1/2023 DI AZIONE EUROPEISTA).

Non potendo organizzare, per motivi di salute, la tradizionale manifestazione  del 9 maggio, Associazione Diàlexis e Rinascimento Europeo hanno ritenuto comunque di predisporre la seguente serie di filmati, postati sul canale Youtube www.alpinadialexis .com, quale avvio dell’urgente dibattito che si richiede per preparare una legislatura che, in pendenza della guerra in Ucraina e (si teme) anche nel Mar della Cina, sarà decisiva per l’ Europa e per il mondo.

Questi filmati costituiscono, da un lato, la risposta all’editoriale di Lucio Levi s “The Federalist Debate” sullo stesso argomento, e, dall’altra, una sintesi del libro in oggetto, che verrà esposto al Salone 2023 del Libro di Torino.

Riteniamo fondamentale continuare al più presto e in modo sistematico il dibattito su questi temi.

2.L’INVOLUZIONE DELL’UNIONE

Il processo d’integrazione europeo ha oramai dietro di sé  una storia millenaria. Già l’Impero Romano, il Sacro Romano Impero e gl’imperi asburgico e napoleonico, oltre che la Santa Alleanza, avevano prefigurato, infatti, forme d’ integrazione europea.

L’integrazione postbellica era nata sotto il segno di molte contraddizioni, prima fra le quali il conflitto fra:

-FUNZIONALISMO;

-FEDERALISMO.

Il funzionalismo (Mitrany, Haas, gli stessi Schuman e Monnet) concepiva l’integrazione europea come una delle articolazioni dell’ordine internazionale occidentale, che muoveva verso la Fine della Storia e l’unità del mondo. Esso costitituiva  l’applicazione in campo politico di un movimento più vasto, che comprende l’informatica (la “trasfusione senza spargimento di sangue”, dell’ intelligenza, dall’uomo alle macchine), l’architettura (Futurismo, Bauhaus, Le Corbusier), ed altre branche della cultura. Attraverso  un trasferimento di funzioni, dagli Stati, ad organismi sovrannazionali, si sarebbe realizzato un ordine mondiale armonico e centralizzato.

Il federalismo (Spinelli, Galimberti, Coudenhove-Kalergi, De Rougemont) puntava invece a fare dell’ Europa un autonomo soggetto politico, con un proprio progetto di società, anche se, a causa del suo pluralismo, lasciava aperta una vasta gamma di soluzioni pratiche, comunque alternative a capitalismo e comunismo).

La costruzione concreta dell’Europa attraverso i Trattati di Parigi, di Roma, di Maastricht e di Lisbona, ha realizzato in pratica il progetto funzionalista, pur sfruttando le tematiche del federalismo per dissimulare occidentale, sotto le “Retoriche dell’ Idea di Europa” (pace, democrazia internazionale),la natura passiva del progetto funzionalista, finalizzato allo sviluppo tecnocratico

Oggi, questo gioco delle parti  fra funzionalismo e federalismo ha perduto di credibilità, a causa del sempre maggiore coinvolgimento degli Europei nelle guerre dell’ Occidente,  del relativo declino delle società europee rispetto alla crescita del resto del mondo e della diminuita fede nella capacità degli USA di esercitare un ruolo protettivo, tre cose  che contraddicono le promesse di pace, sicurezza e prosperità fatte dalle Retoriche dell’ Idea di Europa .

Ciò ha eroso anche la credibilità dell’Unione Europea, e la sta forzando ad una qualche, seppur confusa, forma di rinnovamento, che si sta materializzando nello sforzo del PPE, asse portante del Parlamento europeo, di stringere un’alleanza con le opposizioni di destra, che più di altri hanno canalizzato le critiche contro le derive mondialistiche dell’Unione.

Ma, come si è lasciata sfuggire Ursula von der Leyen (che comunque sarebbe sacrificata da questa manovra), si tratterebbe di applicare la formula gattopardesca “cambiare tutto perché nulla cambi”.

3. CRISI DELL’UNIONE  E CRISI DELL’ ORDINE MONDIALE

Le stesse contraddizioni in cui si dibatte l’Europa coinvolgono l’intero Occidente, che ha sposato totalmente le ragioni delle tecnocrazie digitali, finanziarie e farmaceutiche  che puntano alla trasformazione dell’Umanità, prima, nella società del controllo totale, e, poi, in un complesso macchinico, smentendo così  le sue promesse di umanità e di libertà.

Anche se si è fatto tutto per farlo dimenticare, il primo, in un contesto europeistico,  a parlare  di Crisi della Civiltà Moderna, era stato proprio il Manifesto di Ventotene. Ma, se si vuole comprendere questa crisi, occorre andare indietro nel tempo, ristudiando gli autori che hanno parlato di questa crisi: Rousseau, , Saint-Simon, De Maistre, Kierkegaard, Nietzsche, Guénon, Spengler, Huxley, Evola,  Heidegger, Anders..

L’Unione Europea, che aveva preteso, ancora pochi anni or sono,  di ergersi sopra gli altri Continenti quale “Trendsetter del dibattito mondiale”, cioè maestro di saggezza e di virtù, ha assistito impotente all’escalation della Terza Guerra Mondiale che si combatte anche per sua mancanza di preveggenza, di magnanimità e di coraggio, nel cuore stesso dell’ Europa, ma che si sta preparando anche sul Mar della Cina, nonché ad uno sviluppo tentacolare dei GAFAM, oramai denunziato dai loro stessi fondatori, ma di fronte al quale le migliaia di norme tanto esaltate emanate dall’ Unione Europea si rivelano sempre più delle grida manzoniane, perché inapplicabili a casa dei GAFAM: cioè, negli USA.

Per questo, la crisi della politica europea, che ha prodotto una formidabile spinta a destra in Polonia, Ungheria, Italia, Spagna, Finlandia, Svezia, non si potrà risolvere semplicemente associando all’establishment i vittoriosi partiti di destra, bensì solo con una profonda riflessione sull’avvenire del mondo, stretto nella morsa tra la guerra nucleare e il dominio dell’ Intelligenza Artificiale, prodotti tutti dell’ opzione prometeica contenuta nel Primo Programma Sistemico dell’Idealismo Tedesco, secondo cui l’uomo si sarebbe salvato da sé  grazie a una nuova ideologia e una nuova scienza.

Le sempre più convulse prese di posizione, da un lato, dei guru informatici sui pericoli dell’ Intelligenza Artificiale, e, dall’ altro, dei leaders dell’alleanza dell’Est sulla prossimità della guerra nucleare, dimostrano che siamo vicini all’esito finale  di quelle scelte prometeiche degli ultimi tre secoli.

I limiti dello sviluppo sono oramai noti a tutti, tanto che Sir Martin Reed ha parlato del XXI Secolo come “il Secolo Finale”. L’avvicinarsi del Secolo Finale, scandito dalla guerra nucleare e dalla Singularity,ha trasformato tutte le pretese conquiste dell’ Occidente in trappole mortali.E’ impressionante ritrovare in ogni momento tracce di quest’ideologia messianica : a partire dalla bandiera arcobaleno, che è quello dell’eresia anabattista (combattuta innanzitutto da Lutero)alla battaglia di Falkenheim e simboleggia l’ Apocalisse, a cui la maggior parte  dell’ establishment occidentale sembra anelare, travolta dalla mistica dell’autodistruzione.

Lo straordinario sviluppo dei Paesi asiatici si spiega invece, a nostro avviso, non tanto e non soltanto  con la loro massa critica e con la loro etica del lavoro, bensì anche e soprattutto con la loro capacità di affrontare in modo olistico le sfide delle nuove tecnologie, non dimenticando, bensì addirittura incrementando, il ruolo della cultura, delle tradizioni, delle gerarchie. Così si spiega che in Cina, contrariamente che in Europa e negli Stati Uniti, lo sviluppo delle locali imprese digitali (i BAATX) è stato accompagnato con attenzione ed efficacia dallo Stato in tutte le sue fasi: studio, sviluppo, superamento dei concorrenti, informatizzazione della società, regolamentazione. Nel 2021, la Cina si è data una legislazione sul digitale simile a quella europea (anche se più lineare), ma l’ha anche fatta immediatamente applicare, sanzionando inflessibilmente quasi tutte le imprese digitali nazionali e i loro stessi fondatori (il “crackdown sui BAATX”).

Invece, l’Europa, dopo la morte di Olivetti e di Zhu, ha delegato sistematicamente da 60 anni ai GAFAM americani tutte le sue attività digitali, al punto che essi hanno il monopolio perfino sui servizi digitali delle Istituzioni europee (affidati da sempre alla Microsoft). Le sentenze della Corte di Giustizia vengono sistematicamente disapplicate, con la connivenza del Garante Europeo.

Ne consegue anche il continuo ritardo nell’ upgrading digitale delle nostre economie e il conseguente declassamento dei nostri giovani più qualificati, con  la risultante disoccupazione giovanile.

4. RITROVARE I VALORI ALL’ ORIGINE DEI PARTITI POLITICI EUROPEI

Il liberalismo e il nazionalismo  erano nati a metà del 18° secolo; il socialismo nell’800 circa; il comunismo a metà dell’Ottocento; l’ambientalismo negli anni ’60 del Novecento. E’ normale ch’essi siano divenuti obsoleti, travolti dal processo storico ch’essi pretendevano di guidare, ma da cui invece sono stati trascinati.

Nel  processo di adeguamento all’omologazione occidentale, i partiti europei hanno infatti perso di vista gli obiettivi per cui essi erano stati creati : liberare i cittadini dall’ingerenza di Stati sempre più centralizzati; evitare le ingerenze straniere nella vita dei popoli; fornire un ruolo nella società ai vari tipi di lavoro resi necessari dall’ organizzazione tecnica dell’economia; conciliare la vita spirituale con le esigenze della società moderna; difendere la natura dalle attività predatorie della tecnica scatenata. Al contrario, i “liberali” sono diventati fautori dei colossi tecnologici e della militarizzazione della società; i “socialisti” hanno agevolato di fatto lo smantellamento delle imprese europee e dello Stato sociale; i partiti “cristiani” hanno abbandonato la difesa dell’ umano, accettando  la diffusione di valori disgregatori dell’ordine sociale e del messianesimo tecnocratico dei GAFAM, che spianano la strada al controllo totalitario delle tecnologie, e, in particolare, delle biotecnologie; i “patrioti” sono divenuti gli zelanti esecutori degli ordini del complesso informatico-militare occidentale.

Di fronte a questa ritirata generalizzata, solo il conservatorismo, il più antico dei movimenti politici , che risale alla Fronda e alla Rivincita Aristocratica dell’inizio del 700, mantiene un proprio “appeal”. Non per nulla si sta cercando, per esempio, da parte di Fratelli d’Italia, di recuperare i discorsi del “conservatorismo”, che, per altro, in buona parte d’ Europa, non ha radici, se non molto lontane. Perfino il Paese in cui il conservatorismo è nato, l’Inghilterra, ha vissuto un processo di svuotamento dello stesso, che, da partito della difesa tradizioni, è divenuto, con la Thatcher,  un partito liberista e americaneggiante.

Certamente, dinanzi allo strapotere della rivoluzione digitale (controllo totale, social, censura digitale, bioingegneria, guerra digitale) e dell’”esportazione della democrazia”(Corea, Vietnam, Iran,  Kosovo, Irak, Afghanistan, Ucraina, Paesi Arabi), una sana reazione , etica prima che ideologica e giuridica, s’impone. Tuttavia, gli aspiranti “conservatori” hanno idee piuttosto confuse su “che cosa” conservare. Conservare il sistema teocratico basato sul Mito del Progresso e uno Stato rinunziatario che si fa prevaricare dalle lobbies significa continuare a tenerci legati mani e piedi mentre i GAFAM trasformano gli uomini in macchine.

Se vogliono recuperare le loro ragion d’essere, e, di conseguenza, la loro incidenza sulla realtà e la loro capacità di coinvolgere gli elettori, i partiti europei devono compiere una profonda riflessione che sbocchi su una “svolta a U” delle loro traiettorie culturali e politiche.

I liberali debbono tornare a condurre lotte di libertà, come quella per la liberazione di Assange, quelle contro i reati di opinione e la censura, quelle per un’applicazione rigorosa dell’ antitrust ai GAFAM. I socialisti devono volgere il crescente interventismo pubblico conseguente alla guerra, dalla  frenesia bellicistica (la produzione a ritmo frenetico di munizioni), alla difesa dell’ economia europea contro il contingentamento imposto dalla NATO, e al rafforzamento dei diritti dei lavoratori secondo il modello della Mitbestimmung tedesca; i partiti cristiani debbono riscoprire l’idea paolina di “Katechon”, cessando di essere le mosche cocchiere del livellamento sociale per spianare la strada ai GAFAM, e del Complesso Informatico-Digitale per una guerra senza limiti che, come il Papa non si stanca di denunziare, sta portando alla fine dell’ Umanità; i “patrioti” debbono diventare i difensori dell’ Identità Europea contro la sua dissoluzione nell’ Occidente; gli ambientalisti debbono smettere di fare i piazzisti per le industrie verdi, e difendere seriamente un rapporto naturale fra uomo e ambiente.

Infine, e soprattutto, i “conservatori” debbono difendere l’umano contro la disgregazione, nella cultura, nella politica, nel diritto, nell’ economia, ricercando un dialogo senza preconcetti  con i grandi movimenti conservatori che si trovano soprattutto  in Asia e in Europa Orientale.

5.SUL RUOLO DEL MOVIMENTO EUROPEO

Così come, e ancor più, che per i partiti europei,  il Movimento Europeo deve compiere una siffatta radicale riflessione, che gli permetta di rinascere, da movimento marginale e sconosciuto ai più, per divenire finalmente quello che immaginavano Coudenhove-Kalergi e Spinelli: il movimento egemone della politica europea, sul modello del Partito Indiano del Congresso. L’eredità che dobbiamo lasciare alle successive generazioni è quella di un europeismo consapevole e vigoroso, che non si confonda né con il Mito del Progresso, né con il messianesimo puritano, né con gl’interessi del Complesso Informatico-Digitale, ma, anzi, ad essi si opponga come principale alternativa.

Per fare ciò, esso dovrà riflettere profondamente sulla storia dell’integrazione europea e su quella delle altre integrazioni regionali: delle Americhe (Hamilton, ma anche Che Guevara), e anche quelle cinese (Taiping, Kang Youwei,Sun Yat Sen, Mao) , indiana (Tilak, Gandhi, Modi) ed islamica (Mawlana, Aflaq). Solo così essa potrà cogliere il ruolo della cultura, la ricerca dell’eccellenza, la difesa delle differenze, in particolare contro le tendenze livellatrici della globalizzazione (le Rivoluzioni Atlantiche, le guerre coloniali e post-coloniali, la “cancel culture”..), riconoscendo il valore positivo dei movimenti di liberazione continentale dei BRICS, a cui anche l’ Europa dovrebbe riallacciarsi, come suggeriva per esempio Simone Weil.

Solo così esso potrebbe tornare ad essere un elemento propulsivo della ricerca culturale e politica, e, in tale qualità, tornare ad essere un interlocutore autorevole dei partiti europei.

Per potere fare ciò, esso deve uscire dal suo ghetto, e ricomprendere tutti coloro che, sotto diverse bandiere o etichette, riflettono sull’ Europa e di danno da fare per essa. Penso ad esempio a pensatori come Cardini, Brague e Delsol, e a quel che resta di Paneuropa. Questo anche e in considerazione del fatto che i dibattiti decisivi sull’ Europa si stanno svolgendo in questo momento fra il PPE e Fratelli d’ Italia, FIDESZ e il Vaticano., in aree culturali finora inesplorate dai Federalisti.

6.IN 5.IN PARTICOLARE, CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE.

Non v’è dubbio che, oramai da molti anni, tutte le potenze mondiali stiano preparando la Terza Guerra Mondiale fra Cina e USA, già implicita nella idea di “fusione” dei Taiping: con le guerre dell’ Irak e dell’ Afghanistan; con le Rivoluzioni Colorate e Arabe; con la corsa agli armamenti; con le continue guerre civili in quasi tutti i Paesi ex-sovietici; con la militarizzazioine dell’Artico, dello spazio e dell’Oceano Pacifico. Una guerra mondiale condotta con l’Intelligenza Artificiale sarà particolarmente catastrofica, perché le macchine sono più idonee degli uomini a sopravvivere in condizioni di guerra totale, cosicché la prossima guerra sarà la migliore occasione per il potere macchinico per prendere il controllo del mondo e quel che resta dell’Umanità.

E colpirà in primo luogo l’ Europa: Russia, Georgia, Ucraina, Moldova, ex Jugoslavia, ma anche l’Italia, dove stazionano un centinaio di testate nucleari americane.

Mi chiedo come facciano le sinistre alternative e i cattolici, oltre, ovviamente, ai Federalisti Europei, che da sempre proclamano fragorosamente la Pace Perpetua, a collaborare oggi entusiasticamente alla preparazione culturale, ideologica, politica, tecnologica, poliziesca e militare della Terza Guerra Mondiale e del Secolo Finale. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!

Questo è il momento di svegliarsi e di agire risolutamente, al di là degli schemi del XX° Secolo, inapplicabili alla guerra delle Macchine Intelligenti.

Il dibattito all’ interno del Movimento Europeo, e, dei partiti europei, non può che avere come punto qualificante la fuoriuscita dalla guerra mondiale in corso.Le strategie per questa fuoriuscita sono di difficile agibilità, perché si tratta di uno scontro effettivo, fra due potenze a vocazione universale, e fra due concezioni del mondo -l’una ciclica e atemporale, l’altra orientata alla Fine della Storia-, che non ammettono la neutralità.

Eppure, visto che la Guerra Senza Limiti non è che l’ennesimo avatar dell’ Arte della Guerra di SunZu, l’intelligenza (umana) potrebbe avere la meglio sui due contendenti: facendo leva sulle risorse culturali, che “vanno a monte” delle motivazioni dei contendenti (Apocalisse vs. DaTong), disinnescandole. Si tratta del “disarmo culturale” predicato da Raimon Panikkar.

DANTE E LA LIBERAZIONE DELLA CULTURA

Commento alle esternazioni del Ministro Sangiuliano

Viviamo nel capitalismo
della sorveglianza

Premesso che questioni di urgenza drammatica come quelli dell’identità italiana ed europea  e della libertà della cultura dovrebbero essere trattate in modo più serio e approfondito, sottraendole alle polemiche spicciole fra politici e opinionisti, le esternazioni del Ministro hanno avuto comunque il merito di riportare l’attenzione per questi temi di un pubblico anestetizzato, offrendo almeno spunti per un dibattito più approfondito.

Ma, in sostanza, che cos’ ha detto Sangiuliano?

(i)Dante sarebbe “il padre della cultura di destra”;

(ii)occorrerebbe sostituire la presente “cultura di sinistra” con una “cultura libera”.

Ovviamente, come prevedibile, prestigiosi opinionisti dell’”establishment” hanno replicato indignati, con argomenti solo parzialmente sostenibili.

In realtà,  scrive Franco Cardini:“… già alcuni anni or sono Massimo Cacciari e qualcun altro fecero scalpore insistendo sul fatto che la grande cultura europea otto-novecentesca fosse stata ‘di destra’: il che era e resta verissimo, come peraltro resta vero il fatto che il fascismo, almeno quello italiano, si sia proposto come una forza tendenzialmente piuttosto “di sinistra”….

Fra le obiezioni sollevate, la più pertinente (e accettata dallo stesso Sangiuliano) è quella che “destra” e “sinistra” sono concetti tipici della Modernità, i quali originano più precisamente dalla Rivoluzione Francese. La prima osservazione sarebbe stata quindi solo una provocazione. L’idea di una Destra e di una Sinistra “eterne”, che retroagisca fino al Medioevo, o, addirittura, alla preistoria, è invece una poco fondata pretesa novecentesca. Suoi più autorevoli sostenitori: Mao Tse Dong, Bobbio ed Evola. A dire il vero, si può sospettare che Mao pensasse in realtà al Ying e allo Yang. Anche Bobbio in realtà pensava alla dialettica fra progressismo e conservazione, che ha una portata più generale della concezione assiale della politica, in cui rientrano Destra e Sinistra. Infine, Evola contrapponeva la Tradizione all’ Antitradizione. Queste  contrapposizioni “metapolitiche” sono effettivamente di più lunga durata che non “Destra” e “Sinistra”; tuttavia, in questa prospettiva, il “polo” concettuale opposto a quello “progressista” non è, propriamente, né “reazionario”, né “conservatore”, bensì, piuttosto,  “conservazionista”, o “catecontico”. Mentre il mito del Progresso è la secolarizzazione dei dogmi religiosi della salvezza e del Giudizio Finale, il “Katechon” è, secondo la IIa Lettera ai Tessalonicesi (ripresa da von Bader e Carl Schmitt),  quella misteriosa forza che “frena” l’avvento dell’Anticristo (preludio al ritorno di Gesù Cristo), corrispondente alla figura mitica dell’ avestico Thraetona, che “incatena “ per Mille anni Angra Mainyu, il dio persiano del Male, durante il “Millennio” che precede la Frashokereti, la “rigenerazione del mondo”.

Il Katèchon è dunque  l’opposto del Mito del Progresso, perché, mentre questo è la versione secolarizzata del millenarismo religioso, che vorrebbe “salvare l’Umanità con la tecnica”(cfr. il “Primo Programma Sistemico dell’Idealismo tedesco”), il Katèchon si oppone proprio  a questo tipo di “salvezza”, che considera un inganno, perché non potendo eliminare la finitezza esistenziale dell’essere umano, si ritorce contro questi ultimi, rendendoli incapaci di vivere la loro vita con tutte le sue contraddizioni.

Tornando a Dante, questi si potrebbe definire, come avevano scritto Auerbach, le Goff e Sanguineti, “reazionario” (o, nel nostro linguaggio, “catecontico”),  perchè portatore di una concezione perennialistica della metafisica e della società, dove l’immanenza è imitazione, “Mimesis” di un mondo assoluto ed immutabile.

La gabbia in cui fu rinchiuso Ezra Pound

 1.Il Katèchon  contro il Millenarismo

E’quindi ovviamente improprio affermare che Dante fu il fondatore della cultura di destra, perché, o parliamo della destra “postrivoluzionaria” nel senso sopra indicato, e, evidentemente, Dante non poteva farne parte, o del “Katechon”, la cui idea nasce nell’ Avesta e viene “cristianizzata” da San Paolo Se invece parliamo del  Katèchon (o  qualcosa di simile), questo è un tema dominante di tutte le grandi culture, a partire da quella iranica, dove, prima che giunga il il Giudizio Universale), Threatona “incatena per mille anni Angria Mainyu, il Dio del Male. L’idea del Katechon, ha, quale antesignano, semmai, Zarathustra.  Ritroviamo la lotta del Katechon contro il millenarismo nella contrapposizione che Erodoto mette in scena fra la “hybris”  dell’ impero universale degli Achemenidi e la concezione tragica ed eroica  dei Greci, che ha il suo simbolo in Leonida.

Dopo gli Achemenidi, i millenaristi sono stati sempre e ovunque una setta minoritaria, trasversale, intrigante e prepotente (gl’islamici Karmati, i Giochimiti, gli Anabattisti, i Puritani, i Trockisti, le Brigate Rosse), non solo invisa a tutti, e contro cui prima o poi gli stessi rivoluzionari si sono dovuti ribellare (pensiamo al Lutero che si scaglia  contro gli Anabattisti, e  a Goethe e Napoleone contro i rivoluzionari francesi…). Ciononostante, inseriti in posizioni di potere, hanno spesso  avuto occasioni per perseguitare gli spiriti indipendenti.

 Oggi, i millenaristi al potere sono i Postumanisti, come Zuckerberg e Musk, che frequentano incessantemente le stanze del potere, americano, europeo e perfino vaticano, facendo avanzare a loro piacimento l’agenda della Singularity Tecnologica, la fusione fra l’uomo e la macchina, che porrà fine alla Storia.

 Nessuno, nel 1800, aveva capito che il risultato finale del “Progresso” sarebbero state le Macchine Intelligenti, né che queste avrebbero preso il potere come ha scritto Bill Joy. Anche i più “progressisti” pensavano ancora a un mondo umano, per quanto rinnovato. Come aveva giustamente osservato Josef  Seifert (“Le Sette Idee Slave”), le tre parole d’ ordine della Rivoluzione Francese non erano altro che la sintesi delle aspirazioni dei tre Ordini dell’ “Ancien Régime”: la libertà, per l’aristocrazia, la l’eguaglianza, per la borghesia, la fraternità, per il clero. Oggi, però, di fronte al radicale dispiegarsi del progetto post-umanistico della Singularity, in corso di attuazione da parte dei GAFAM, tutte le culture attuali, orientate fino ad oggi in senso più o meno progressista, dovrebbero attraversare una fase di resipiscenza, divenendo finalmente “catecontiche”, perché tutte accomunate dall’obiettivo della conservazione dell’umano (il “conservazionismo”) contro la Società delle Macchine Intelligenti. Neghiamo che questo pericolo sia solo immaginario, perché l’Intelligenza Artificiale non sarebbe veramente intelligente” . Ma che c’è già oggi di più stupido dell’attuale classe dirigente, che, anziché pensare con la propria testa, ripete all’ infinito, a mo’ di robot, vecchi slogan assurdi? Eppure, proprio per questa sua mancanza di creatività, essa ci sta portando verso il baratro. Figuriamoci che cosa potrebbero fare le macchine se lasciate a se stesse(per esempio, in una guerra nucleare)! Il pericolo di oggi non è l’intelligenza delle macchine, bensì la bovina ripetitività del mondo contemporaneo, paralizzata da razionalismo, moralismo, burocrazia, che trasmette pedissequamente alla macchine da esso create (vedi il problema della “moderazione”).

2.La Dialettica dell’ Illuminismo

Horkheimer e Adorno avevano previsto tutto 75 anni fa

 Intanto, alcuni movimenti culturali e politici attuali, come l’ambientalismo e l’identitarismo, stanno implicitamente riconoscendo, sulla falsariga di Hrkheimer e Adorno, il fallimento del progetto modernista di conciliazione della vita con la tecnica, e l’urgenza d’impedire che la voglia irrazionale di razionalità si traduca in una “trasfusione senza spargimento di sangue”, cioè della vita, dall’uomo, alle macchine. Perciò, se vogliono avere ancora una qualche funzione storica, che non sia solo quella di una foglia di fico della tecnocrazia post-umanista, tutte le ideologie in cui si articolava il progetto moderno, e che animavano il variopinto spettro della politica, dovranno modificare la loro Weltanschauung e i loro programmi. E, in verità, almeno talune stanno già tentando di farlo. Basti pensare al tormentoso dibattito sull’ identità della Sinistra, a cui fa ora seguito quello, speculare, sulla Cultura di Destra.

 Senz’altro Dante, insieme a Confucio (il Libro dei Riti), San Paolo (Tessalonicesi II),  Gandhi (Hind Swaraj) e Matteo Ricci (“Il vero significato del Signore del Cielo”), potrebbero costituire utili maestri per questo movimento catecontico mondiale, capace di guidare almeno gli Stati-civiltà alla riscossa contro i GAFAM.

In questo contesto si pone, certo, anche la questione della poliedricità dei popoli e delle culture.

 Fra i popoli, nel senso che il loro contributo a un nuovo ordine mondiale catecontico può derivare solo dalle specificità delle rispettive tradizioni culturali: per l’ America, Fenollosa, Dos Passos, Elliot, Pound…; per la Cina, Confucio, LaoTse, SunZu, Kang You Wei, Zhang Wei Wei; per l’India, Vyasa, Valmiki, Gandhi; per l’Islam, Maometto, Averroè, al-Ghazzali, Ibn Qaldun; per l’Europa, Omero, Socrate, Orazio, San Paolo, Rousseau, Leibniz, Voltaire, Nietzsche, Saint-Exupéry…

 L’Italia ha certamente molto da apportare allo studio, la tutela, la difesa, la diffusione delle tradizioni europee: Dante, teorico della Monarchia; Botticelli, resuscitatore di antiche dee; Machiavelli, consigliere del Principe; Mercurino da Gattinara, ministro dell’Impero nello spirito di Dante; Ricci, difensore cattolico del Confucianesimo contro il Buddismo;  Leopardi, fustigatore delle “Magnifiche Sorti e Progressive”; Foscolo, custode dei Sepolcri; Canova, ricreatore della bellezza antica…

La nostra è un’era apocalittica

2.Dalla crisi delle ideologie, verso un nuovo ecosistema culturale mondiale

Come scrivevamo, l’attuale confusione deriva in gran parte dal fatto che l’intera cultura politica, non soltanto italiana, bensì europea,  si trova in uno stato di crisi endemica, dopo i colpi subiti dalle rivoluzioni totalitarie del 20° Secolo, dal nucleare, dal surriscaldamento atmosferico, dal post-comunismo, dai BRICS  e dalla Singularity,  tutte cose che hanno fatto giustamente dubitare della validità del Primo Programma Sistemico dell’ Idealismo Tedesco, il quale progettava di sostituire la promessa messianica delle religioni (incarnata dal Paradiso di Dante) con un paradiso terreno, identificato poi da molti con il Comunismo, e di tutti i successivi progetti utopici (Saint-Simon, Comte, Fiodorov). All’ interno di questa generica aspettativa escatologica, i liberali promettevano il “Regno della Libertà”(Hegel), i socialisti una “Nuova Società Organica”(Comte), i Cristiano-Sociali un Paradiso “che incominciasse a realizzarsi su questa terra”(Teilhard de Chardin), i nazifascisti un Reich millenario (lo Hazar mazdeista) che avrebbe riportato la vita alla purezza delle origini ancestrali.

 Tutto ciò in un quadro di competizione pluralistica, che un tempo veniva chiamata “repubblica”, e, oggi, “democrazia”, ma  che comunque oggi ha smesso di funzionare:

 “La scommessa democratica è così ridotta a una finzione finalmente smascherata, esausta per la lunga traversata della crisi, adatta soltanto per la redistribuzione della ricchezza negli anni del benessere, sopraffatta dalle promesse che ha scritto nelle sue Costituzioni ma che palesemente non riesce più a mantenere, incapace di raccontare se stessa, di convincere, e soprattutto di suscitare passioni, la democrazia va in minoranza, accompagnata in questo transito malinconico dalla realtà…”(Ezio Mauro, L’eversione populista 2.0., La Repubblica  di Lunedì 16 gennaio 2023).

 Come abbiamo scritto nel n.3 dei Quaderni di Azione Europeista,  “Verso le elezioni del 2024”, questo fallimento pone tutti i movimenti politici in Europa dinanzi all’alternativa fra il rinnovarsi (a nostro avviso, in senso “catecontico”), o sciogliersi, venendo assorbiti negli ultimi grandi movimenti che si stanno formando:

-quello per la “Singularity”, che, sotto l’egida dei GAFAM, punta a realizzare i sogni millenari di entropia che erano stati del Buddhismo Hinayana e della Qabbalà, e, ora, sono di Ray Kurzweil, Chief Engineer di Google;

 -quello “per la vita”, pronto a difendere l’umanità contro l’invadenza delle Macchine Intelligenti (che siano esse i robot, i Big data, la rete, le bioingegneria, il nucleare, la “Guerra senza Limiti”..).

Ciascuno dei partiti esistenti, e ciascuno dei Continenti,  potrebbe legittimamente trovare posto, se solo volesse e sapesse recuperare le proprie storiche aspirazioni, all’interno di questa grande alleanza “catecontica” per la lotta contro i GAFAM.

Il Mito del Progresso accomuna
establishment e rivoluzione

 3.Liberare la cultura

Come risultato di quanto precede, circa il secondo punto trattato dal Ministro, quello della libertà della cultura, non si può non concordare sul fatto che la cultura sia oggi meno libera di quanto non lo sia mai stata in passato, in quanto l’attuale società tecnocratica ha fra i suoi principali obiettivi quello di subordinarla  al progetto di controllo totale da parte della tecnologia (l’Intelligenza Artificiale deve sostituire quella umana).

La cosiddetta “cultura di sinistra” è in realtà quella dell’“establishment”, che ha mutuato idee e linguaggi tradizionali del gauchismo (egualitarismo, antiautoritarismo..) perché sono particolarmente atti ad anestetizzare i cittadini  affinché accettino senza opporsi la “trasfusione senza spargimento di sangue”(la metafora della “rana bollita” di Chomski).

Non ci vengano poi a dire che non si può paragonare la libertà culturale che ci sarebbe oggi da noi con quella delle “autocrazie”: in realtà, le massime opere culturali (Orazio, Ovidio, Virgilio, Machiavelli, Leonardo, Michelangelo, Cartesio, Pascal, Rousseau, Voltaire, Goethe, Canova, Dostojevskij, Tolstoj, Pirandello, Heidegger, Pound,  Sol’zhenitsin) erano state create proprio sotto delle “autocrazie”, mentre, invece, nelle attuali “democrazie”, assistiamo ad una produzione culturale stentata, manipolata e conformistica.

 Certo, la cultura è sempre stata soggetta a limiti e controlli: da parte delle assemblee greche (che infatti condannarono Socrate), degl’Imperatori romani, delle Chiese, degli Stati, del capitale, dei partiti. E, infine , le censure che si sono accumulate fino ad oggi nel corso dei millenni hanno portato addirittura –con fenomeni come le leggi memoriali, il politicamente corretto e il “Me Too”- alla paralisi della cultura, attraverso l’ “autocensura”. Tanto grande è oggi la paura di essere messi al bando per una parola, una frase…

Già il Cristianesimo aveva censurato  la natura estremamente violenta delle società antiche a cui voleva riallacciarsi (che aveva trovato le sue massime espressioni in Omero e proprio nel Vecchio Testamento). La cultura umanistica aveva censurato il carattere tragico della cultura greca. L’Illuminismo aveva obliterato le costanti critiche degli antichi alla democrazia. La cultura postbellica ha censurato il carattere fondamentalista e prevaricatore del progetto occidentale. I media occidentali censurano ora i contributi alla soluzione dei problemi attuali forniti dalle culture e dal pensiero cinese, giapponese, indiano, islamico, russo…. Il “mainstream” sta censurando l’urgenza della lotta alla “Singularity”. Come risultato di tutto ciò, gl’intellettuali ormai si censurano da soli. Inoltre, la pretesa livellatrice dell’imperante ipocrisia occidentale, abbattendo deliberatamente le preesistenti barriere fra culture high brow”, “mid brow” e “low brow” (Martel), rende impossibile (o troppo pericoloso), ogni discorso adeguato ai vari contesti. In particolare, non vi è più un ambito “protetto” in cui si possa discutere serenamente  delle realtà più scomode, come il relativismo, i Poteri Forti, l’Apocalisse, le inevitabili gerarchie sociali, le origini dei popoli europei, la violenza nella Bibbia, le culture politiche dell’ Eurasia, le società segrete, la situazione reale delle minoranze etniche, il funzionamento concreto del progetto postumanistico,le guerre nucleari…

Sarebbe certamente ora che, come accennato dal Ministro,  in Europa il potere politico rimuovesse le cause profonde di quelle censure:

-il cristallizzarsi di una classe dirigente inadeguata, figlia della Guerra Civile Europea;

-l’adesione pedissequa alle “mode” di Oltre Oceano ( il gauchismo di Berkeley; il neo-liberismo di Chicago; il “Politicamente Corretto” della West Coast; l’”Ideologia Californiana” della Silicon Valley);

-la scarsa indipendenza economica degl’intellettuali, e della borghesia in generale;

-il livellamento degli studi, che rende impossibile un pensiero “alto” e sistematico;

-l’impostazione fortemente propagandistica ed autoreferenziale delle politiche culturali pubbliche, ivi comprese le sempre crescenti forme di censura.

Leonida è il prototipo del Katechon che “trattiene” l’Hybris dell’ Anticristo (Angra Mainyu)

4.L’Europa: ”Trendsetter of the Worldwide Debate”?

 

In conclusione, i movimenti politici europei potrebbero (ed, anzi, dovrebbero) spingere l’Europa a divenire davvero quel “Trendsetter of the Worldwide Debate” che la Commissione pretenderebbe (a parole) ch’essa fosse, mentre invece essa è oggi succube al 100% dei GAFAM, ai quali ha concesso tutti i dati degli Europei, che essi hanno trasformato in zombies spiati ed eterodiretti (cfr. Sentenze Schrems). Ma ciò potrà avvenire solo con un radicale cambio di passo da parte di tutti, ivi compresi gl’intellettuali, che dovrebbero divenire, come minimo, più coraggiosi e combattivi.

Se, poi, ciò non potesse avvenire, si dovrebbe infine “rovesciare il tavolo”, e unificare, in un’unica coalizione fondatrice, “conservazionista” e di lotta, tutte le tradizioni culturali di un determinato territorio: nel caso dell’ Europa, nel Movimento Europeo, con o senza, al suo interno, diverse “sezioni”, eredi degli attuali partiti.

In questo contesto, ha certamente un diritto di cittadinanza, e anche un primato, anche una “cultura dei conservatori” italiana ed europea, che però anche qui dovrebbe avere un respiro ben più vasto di quello della pura e semplice “destra”,  aprendosi all’insieme degl’intellettuali europei. Tutti, anche i più rivoluzionari, hanno infatti sempre celato un fondo di reazione, avendo tutti guardato con sospetto (come si legge nelle pieghe di Voltaire, di Goethe, di Marx, di Gramsci) la macchinizzazione del mondo a cui ci hanno portato il materialismo, l’egualitarismo e la censura generalizzata. Basti pensare all’avversione di Dante per “La gente nova e i facili guadagni”, al “Bürgergeneral” di Goethe, al timore di Tocqueville per la “passione dell’ eguaglianza”, all’avversione di Kierkegaard per l’arcivescovo Mynster, alla descrizione sprezzante che Nietzsche fa dell’ “Ultimo Uomo”, alla visione drammatica del “Waste Land” di Elliot, al Confucianesimo di Pound, al “Katèchon Europeo” di Barcellona.

Sarebbe così forse possibile anche risolvere i conflitti frazionistici, campanilistici e personalistici, all’ interno stesso di ciascuno dei partiti europei, e, in particolare, dei Conservatori (basti pensare alle differenti fazioni che si contrappongono nel Parlamento Europeo), dovuti in gran parte ai loro orizzonte eccessivamente nazionale, mentre i grandi autori “catecontici”, a cominciare da Dante, ma continuando con Ricci, De Maistre, Dostojevski, Nietzsche, Jung, Guénon, Saint-Exupéry, Evola, avevano tutti un respiro europeo, se non mondiale (Cina, Francia, Russia, Oriente, Europa, Islam).

Noi siamo qui per accompagnare questo dibattito. Ci poniamo umilmente al servizio di chi vorrà continuarlo. Speriamo che il Ministero della Cultura lo promuova seriamente, come rientrerebbe nella “mission” di questo Governo, con tutte le risorse che hanno le Istituzioni.

Parla di questo il nostro libro “Verso le Elezioni del 2024: I partiti europei nella tempesta”, Alpina/Dialexis, Torino, 2022, che presenteremo al prossimo Salone del Libro. 

DAL RIGETTO DEL FUNZIONALISMO,

Il Parlamento: il luogo del delitto

L’URGENZA DI RISCRIVERE IL DIRITTO EUROPEO

A un’opinione pubblica (anche specialistica) deculturata, ideologizzata e ignava, si è voluto da sempre far credere che l’idea-forza dell’integrazione europea post-bellica fosse stata costituita dal federalismo (buono o cattivo ch’esso sia). In realtà, per esplicito o implicito riconoscimento, da un lato, di Monet e di Schuman, e, dall’ altro, di Spinelli, tale idea-guida è stata invece il funzionalismo, che Spinelli aborriva. Il federalismo fu ed è invece un’ideologia minoritaria e tutt’ora repressa (come ai tempi della Rivoluzione francese, quando Vergniaud venne addirittura ghigliottinato).

Quindi, non ha senso accusare ora il federalismo europeo di colpe non sue, bensì del funzionalismo.

Possiamo esimerci parzialmente dall’ illustrare nel dettaglio questo assunto rinviando al dissacratore pamphlet di Luca Caracciolo “La Pace è finita”, che investiga in modo spietato (ma, a nostro avviso, ancora non esaustivo) i meccanismi reali dell’ integrazione postbellica, quale effettivamente avvenuta.

Ripartire dai fondamenti

1.Un errore risalente

Si è anche soliti affermare che “i padri fondatori” dell’Europa non erano fautori di questo funzionalismo, bensì erano cultori dei “veri valori dell’Europa”, che sarebbero stati misteriosamente abbandonati. Di fatto , tutti i politici che crearono le Comunità Europee (Monet, Schuman, ma anche Adenauer e De Gasperi) si muovevano in un ambito integralmente funzionalistico, salvo Coudenhove-Kalergi e Spinelli, che però, dopo avere caldeggiato per tutta la vita l’integrazione europea, nella  realtà vennero poi esclusi dai processi politici effettivi, salvo che Spinelli fu cooptato negli ultimi anni di vita, ma solo per ratificare e benedire un processo ch’egli aveva da sempre duramente criticato.

Mentre il federalismo è una tendenza politica millenaria, che risale perfino agli antichi Semiti ed Indoeuropei (cfr.Eisenstadt e Haarmann), attuata in Grecia e nei regni medievali (cfr.Althusius), e, oggi, in buona parte del mondo (Hamilton, Djiordjievic), il funzionalismo è, invece, una delle ideologie della post-modernità, affermatasi intorno alla IIa Guerra Mondiale in parallelo alle “Conferenze Meany sulla Cibernetica”), applicata alla psicologia, all’architettura,  alla sociologia, all’ informatica e alle scienze politiche,  la quale afferma che tutte le attività umane si possono ridurre a delle “funzioni”, potenzialmente trasferibili alle macchine. Idea poi descritta brillantemente da Manuel de Landa ne “La guerra nell’era delle Macchine Intelligenti”, e che costituisce il nocciolo duro del credo post-umanista (la “Trasfusione senza Spargimento di Sangue”, dagli uomini alle macchine attraverso il deep learning)

Il federalismo costituisce invece un freno all’ omologazione universale propedeutica alla società del controllo totale, dando un peso specifico a ciascun elemento costituente di una grande catena gerarchica, che oggi viene chiamata “Multilevel Governance”, e che costituisce la “rete neurale” della politica, cioè del “governo degli uomini”.

Nel caso specifico dell’integrazione europea, i teorici politici funzionalisti sostenevano che le costituende Comunità Europee non avrebbero dovuto essere nulla più che semplici organizzazioni internazionali specializzate (come l’Unione Postale Mondiale o l’Unione Internazionale del Lavoro), e non avrebbero dovuto ambire a clonare la struttura federale americana. E, almeno su questo secondo punto, avevano evidentemente ragione, perché il tanto evocato modello hamiltoniano (di tre secoli fa) si riferiva a un territorio lontano e spopolato, ben diverso dalla complessissima Europa.

All’ approccio funzionalistico era ispirata espressamente proprio la “Dichiarazione Schuman” (in realtà letta da Schuman prima di fuggire dalla conferenza stampa da lui stesso convocata, ma scritta da Jean Monnet insieme al Segretario di Stato Dean Achinson). I “Piccoli passi” sarebbero state le singole, progressive, messe in comune di “funzioni”, fino a costituire uno Stato Europeo, primo tassello di uno Stato mondiale, quale quello mirabilmente descritto da ^Juenger nell’ omonimo libro.

Per quanto i “veri” padri fondatori delle Comunità Europee avessero anch’essi in mente, essi pensavano invece, nell’ immediato,  a una federazione europea (o Paneuropa), con una missione politica specifica, e fondata (anche se soloparzialmente) su una concezione del mondo erede della cultura “alta” europea. Coudenhove Kalergi pensava alla creazione di un “Pantheon europeo” sul modello della Piazza degli Eroi di Budapest, e a uno Stato federale paneuropeo governato da un’élite mista, di aristocratici, alti borghesi e managers; Spinelli, a un Congresso del Popolo Europeo ispirato al Congresso Nazionale Indiano di Gandhi, al pensiero anti-utopistico di San Paolo  e a quello elitario di Nietzsche. Ambedue avevano in mente un’immagine “eroica” dell’Europeismo, simile alla concezione confuciana.

Riteniamo che un Pantheon europeo avrebbe ancora senso, includendovi per esempio Omero, Ippocrate, Socrate, Platone, Leonida, Pericle, Cesare, Augusto, San Paolo, Diocleziano, Costantino, Giustiniano, Carlo Magno, Cirillo, Metodio, Federico di Svevia, Dante, Carlo V, Leibniz, Voltaire, Napoleone, Nietzsche, Coudenhove Kalergi e Spinelli.

Invece, per Mitrany, Haas, Monnet e Schuman, le Comunità Europee avrebbero dovuto avere compiti veramente minimalistici: il “perseguimento della pace” ( descritta da tutti come la motivazione principale dell’ integrazione europea) si sarebbe ridotta in realtà ad evitare uno scontro immediato fra Francia e Germania  per il controllo dei bacini carbosiderurgici occupati dalla Francia dopo la guerra , e i “piccoli passi” si sarebbero tradotti nella creazione di un mercato comune che permettesse la colonizzazione dell’ Europa da parte delle multinazionali. Cosa che si sta puntualmente verificando con l’influenza della Mackinsey sui governi italiano e francese, della Microsoft e della Pfizer sulle istituzioni, ma soprattutto dei GAFAM sull’intera vita degli Europei.

Tutto ciò mascherato (come si sta facendo ancor oggi) da un’ossessiva retorica escatologica sulla Fine della Storia (cfr. Kojève, consulente del Governo Francese, ispiratore del più recente Fukuyama), tacendo invece tutte quelle brutture dell’Europa censurate dai media (resistenza antisovietica ad Est, guerra civile greca e spedizione di Suez a Sud, maccartismo, strane morti di Olivetti e Mattei), che costituivano già tempo fa una plateale smentita della “Fine della Storia” e della “Pace Perpetua”, propagandate dalle retoriche dell’ Europa.

Invece, quei politici europeistici (cfr. Servan-Schreiber, Gorbaciov, Mitterrand), che avrebbero voluto dare, all’integrazione europea, un vero volto politico, furono zittiti; i partiti politici furono ricostituiti esattamente com’erano nel 1922 (o nel 1933), senza considerare il decorso di parecchi decenni, e, quindi, su basi nazionali, senza un ruolo centrale dell’Europa, quale reso necessario dall’ era della globalizzazione.

Nel frattempo, nel resto del mondo erano nati l’Unione Indian, Israele, la Repubblica Popolare Cinese, la dissidenza nell’ Europa Orientale, l’equilibrio nucleare, la decolonizzazione, l’informatica, l’unipolarismo, il Comitato di Shanghai, le Nuove Vie della Seta. Da tutto questo, l’Europa restava, e resta, deliberatamente e visibilmente assente. La cosiddetta Europa “forza gentile” è, in realtà, un’Europa preda e zimbello di tutti.Come ha affermato Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, “al soldo di forze straniere”.

Le multinazionali
dominano l’ Europa

2.Il Comitato d’Affari della Borghesia

Come sarebbe possibile che il personale politico dedicato a quest’impresa  tecnocratica potesse essere motivato eticamente, consapevole culturalmente, solido politicamente, competente tecnicamente? Come sarebbe possibile che qualche cittadino pensasse di combattere “sul campo di battaglia”, come si dice adesso, per una specie di  “Unione Postale Internazionale”?

Non ci si può pertanto dichiarare continuamente “stupiti” dello scarso entusiasmo dei cittadini, né della corruzione dei politici.

Intanto, è risaputo che i politici nazionali hanno sempre guardato con sufficienza a quelli europei, considerati come politici “di seconda scelta”. Oggi, quando le questioni europee (guerra e pace, allargamento, crisi economica) s’ impongono per forza propria all’attenzione generale, e quindi  finirebbero  per dare prestigio alle Istituzioni Europee, i leader nazionali si prendono tutta la scena mediatica, benché siano, spesso, ancor meno qualificati e motivati di quelli “europei”.

In queste condizioni, le periodiche défaillances dell’Europa (la “perdita di pezzi”, come Inghilterra, Norvegia, Turchia,… e anche Russia;la scomparsa di fronte alla NATO -vedi Ramstein-; la  crisi economica senza fine ; il  moltiplicarsi di guerre sul suo territorio -Baltici,Grecia, DDR, Ungheria, Cipro, ex-URSS, ex-Jugoslavia-)  sono giunte tutt’altro che inaspettate. Anzi, esse erano state predette fin dall’inizio da molti (a cominciare da Spinelli, per finire con Przywara, de Gaulle e Servan-Schreiber).

Il finto stupore del mondo istituzionale nei confronti delle vicende picaresche di cui sono protagonisti Europarlamentari e ONG europee sono l’ennesima prova dell’ipocrisia puritana che dominala politica. La concezione funzionalistica dell’uomo e della società non po’ portare, infatti, se non all’entropia generalizzata. In attesa che le macchine assumano il controllo totale, che cosa può fare l’umanità se non lasciarsi andare passivamente al corso degli eventi? E, se questo è il significato ultimo delle cose, la politica non può essere che un gioco assurdo fra poteri impersonali e un’effimera salvezza individuale. Chi si trova nell’ ingranaggio non ha, né un motivo, né la capacità, per opporsi.

La Bruxelles “Capitale” (così come l’avevano descritta Marcell von Donat e Robert Manasse) è stata costruita come la mecca di centinaia di migliaia di lobbisti e agenti segreti, che vi rappresentano tutti gl’interessi particolaristici del mondo, perseguiti con ogni genere di mezzi. Un vero “comitato d’affari della borghesia”(Marx). Come pensare che in tutto ciò non vi sia anche un elevato livello di corruzione, ché, anzi, la prevaricazione del denaro sulla cultura, sulla politica e perfino sulla religione, risulta essere il vero movente ideologico di tutta la costruzione. Basti pensare al peso che hanno, sulla politica, i GAFAM, le banche d’affari e le industrie degli armamenti.

Il Qatargate, come tutti i precedenti scandali della Commissione, non sono che sprazzi di luce su un mondo inquietante (“die Bruesseler Machenschaften”), che ben presto daranno occasione a nuovi scandali.

Ora, gli scandali che si affollano sul Parlamento Europeo, e ancor più quelli, fino ad ora tacitati, della Commissione, costituiscono una prova schiacciante di quest’inadeguatezza strutturale della costituzione materiale dell’Europa di oggi a svolgere, in modo anche solo accettabile, i compiti sovraumani che l’attendono (presa di controllo sulle macchine intelligenti, umanesimo digitale, nuova architettura mondiale).

Di qui l’urgenza di quella riforma generale delle Istituzioni, da tutti invocata, ma mai seriamente pensata.

L’Europa nosce come progetto di élites, non di lobbies, e deve tornare ad esserlo

3.Fuori dalla crisi

Come uscire da questa crisi sempre più fitta dell’Europa in un momento in cui infuria sul suo suolo una guerra sterminatrice?

Se la ragione ultima della crisi è il funzionalismo, occorre innanzitutto fuoriuscire da quest’ultimo:

-dal punto di vista filosofico, rimettendo al centro quello che lo Spinelli “notturno” chiamava “l’azione che edifica”, contrapposta al conformismo indotto dal determinismo stortico;

-da quello culturale, focalizzandoci sui dilemmi del Postumanesimo (Singularity, Uebermensch?);

-da quello politico, facendo una scelta precisa fra la “Trasfusione senza Spargimento di sangue” di De Landa e la lotta per la liberazione dell’Europa dalla Società del Controllo Totale, quale portata aventi per esempio da Maximilian Schrems;

-da quello sociale, rivalutando:

 (a), come volevano Coudenhove Kalergi e Spinelli, il ruolo di nuove élites europee, che, formate sulla base di una cultura multipolare, siano capaci di sostenere la lotta contro le forze dell’entropia, e, nello stesso tempo;

(b) quello del lavoro organizzato attraverso la più europea delle istituzioni, la partecipazione dei lavoratori (secondo il modello della Betriebsvrerfassungsgesetz);

-da quello istituzionale, conducendo una vera e propria “battaglia culturale”dentro i partiti europei, affinché si ricentrino sui rispettivi ruoli storici (oggi platealmente abbandonati), fornendo così, ai propri rappresentanti e ai loro elettori, dei motivi validi per condurre le loro battaglie politich:.”le famiglie europee non rappresentano più correnti ideali, programmatiche e identitarie. Questa è una realtà di fatto che vale ancor più per i socialisti europei, all’ interno dei quali ci sono tendenze non sovrapponibili.”(Stefania Craxi)

L’Europa dei Giudici non garantisce
la certezza del diritto

4.Il ruolo del Movimento Europeo

Il compito di intraprendere queste azioni spetterebbe istituzionalmente al Movimento Europeo, il quale dovrebbe, però, per primo, prendere le distanze dal funzionalismo imperante, dal cinismo generalizzato e dalle ideologie dichiarate unanimente come obsolete obsolete, compiendo una revisione a 180° della narrativa corrente:

-riconoscere il carattere di “longue durée” dell’ integrazione europea, parallelo a quello di altri movimenti d’integrazione subcontinentale, quali quelli della Cina e dell’ India, che risalgono tutti ai primordi dell’Epoca Assiale (Imperatore Giallo, Ashoka, Impero Romano);

-ritornare ai “fondamentali” dello spirito dell’integrazione europea, rifiutando i luoghi comuni e i riflessi pavloviani del “politicamente corretto”;

-riscoprire lo specifico del federalismo europeo in Montesquieu e in Tocqueville, con il loro terrore per la “tirannide della maggioranza” e per la “passione dell’ eguaglianza”, e la loro insistenza sui “corpi intermedi”, che, oggi, servirebbero innanzitutto a spezzare l’omologazione universale e l’egemonia dei GAFAM.

L’Associazione Culturale Diàlexis  è attiva su questi fronti da ben 17 anni, e sta concentrandosi proprio sul tema della crisi dei partiti di fronte a dibattito sul futuro dell’ Europa.

Sta uscendo, per la serie “Quaderni di Azione Europeista”, il Quaderno n.3 del 2022, “Verso le elezioni del 2024: I partiti europei nella tempesta”.

Non è tollerabile che un combattente per la trasparenza del web
resti prigioniero in Europa per pressioni degli USA

5.Ricostruire l’Ordinamento Giuridico Europeo

Ma, a parte queste importanti e ovvie considerazioni, è l’insieme del quadro emergente a dimostrare il caos organizzato che esiste a tutti i livelli:

-la maggior parte dei politici coinvolti nel Qatargate appartiene ai Democratici e Socialisti, il gruppo di europarlamentari che più si affannerebbe (a parole) per la tutela dei diritti umani, perfino là dove essi non sono particolarmente minacciati, e soprattutto dove l’influenza dell’ Europa è “0”. Orbene, è proprio per addolcire (con successo) la loro posizione che i famosi finanziamenti sono arrivati;

-addirittura, sarebbe coinvolto il presidente dei sindacati europei, che dovrebbe essere il primo a preoccuparsi dei diritti dei lavoratori; Già nel 1998, la Commissione guidata da Jacques Santer era stata obbligata a dimettersi in blocco per le accuse di corruzion;

ufficialmente, ci sarebbero 12.500 lobbisti attorno alle istituzioni europee, in realtà il loro numero è molto superiore: secondo Transparency International siamo più vicini ai 40mila addetti. Secondo uno studio del 2012, si tratta di un affare che pesa complessivamente più di 3 miliardi l’anno.Nel 2016 la Commissione aveva formulato fatto una proposta per rendere obbligatoria l’iscrizione al Registro e per la creazione di un comitato etico e deontologico indipendente. Ma per ora ci sono pochi controlli, nessuna sanzione, né protezione per i whistleblower.

– una volta riconosciuto che il lobbismo è lecito e perfino incoraggiato, come si fa a distinguere fra quello ammissibile (per esempio, quello da parte dei proprietari di giornali e televisioni) e quello che non lo è? Tutto il lobbismo si basa infatti sul principio di fare un qualche favore  ai legislatori o agli amministratori(anche solo teorico, come una buona recensione sui media) per influenzare il contenuto delle loro decisioni?Io ti finanzio (o ti sostengo) la campagna elettorale, e tu adotti le leggi che mi fanno comodo (vedi industrie digitale,  automobilistica, verde e della difesa).

-in particolare, come si fa a pensare che nessun Paese cerchi d’influenzare a suo favore l’opinione pubblica di altri Paesi quando  è in corso da sempre a livello mondiale una lotta di tutti contro tutti per spartirsi sfere d’influenza (la “Guerra senza Limiti”)?ci sono solo alcune lobby che possono operare liberamente, ed altre no?

-che altro sono, se non massicci finanziamenti per influenzare l’opinione pubblica, quelli sovietici del dossier Mitrokhin, il National Endowment for Democracy, le Open Society Foundations di Soros, l’Albert Einstein Institution e Cambridge Analytica, e poi ancora tutte indistintamente le ONG?

-è intollerabile che questioni così importanti di politica istituzionale europea siano soggette ai diritti degli Stati Membri, che in tal modo possono condizionare indebitamente (per esempio attraverso i servizi segreti)  il comportamento degli eurodeputati (o di altre Istituzioni);

-tutto ciò anche perché non esiste un diritto penale europeo, e l’Europol ha poteri molto limitati;

-ancor più grave che tutto ciò sia stato iniziato “da sei servizi segreti europei”, fra cui non quello italiano, che avrebbe dovuto essere il maggiormente interessato. Si può sapere quali sono gli altri 5?

-i servizi segreti sono poi i migliori tutori dei diritti dei cittadini, o ne sono spesso gli affossatori?

E’ chiaro che l’ordinamento giuridico europeo presenta una quantità inaudita di lacune, in cui chicchessia può infiltrarsi.

Una reale rifondazione di tale ordinamento non potrà avvenire se non con un lavoro sistematico, che parta dalla cultura, dalla storia e dal diritto costituzionale, non già con dei successivi rattoppi (come la Conferenza sul Futuro dell’ Europa o la “Comunità Politica Europea”, che non affrontano i veri e più urgenti problemi).

Perciò, continuiamo a richiamare tutti, con le nostre iniziative editoriali, e, soprattutto, con i Quaderni di Azione Europeista, allo studio e al dibattito fra i cittadini, la cultura e i partiti europei, sull’insieme di questi problemi, oramai giunti a un elevato livello d’ insostenibilità.

Con “Verso le Elezioni del 2024” intendiamo fornire, al Movimento Europeo e ai Partiti Europei, una serie di suggerimenti su come affrontare la crisi esistenziale in corso, per porsi nelle condizioni minime per poter intervenite sulla riforma dell’ Europa.

 Dopo di che, in una seconda fase, occorrerà rivisitare, con un altro “Quaderno” in preparazione, le basi storico-filosofiche dell’ integrazione, rispondendo anche alle giuste provocazioni di Caracciolo.

Sulla base di questa rivisitazione, procederemo, infine, a sintetizzare, in un terzo “Quaderno” le proposte emerse dal dibattito, da proporre per la Legislazione 2024-2018.

ATTUALITA’ NEL XXI SECOLO DI UN  POETA “POLIEDRICO”

Lettura a Torino del Canto IV di Ezra Pound

With usura hath no man a house of good stone
each block cut smooth and well fitting
[…]
with usura
hath no man a painted paradise on his church wall
[…]
no picture is made to endure nor to live with
but it is made to sell and sell quickly”

Annunziamo con piacere una manifestazione di studio su Pound che si terrà a Torino nei prossimi giorni:

EDUCATORIO DELLA PROVVIDENZA

Coso Trento 13 Torino

16 Novembre Ore 18

Luca Borrione: Pound Mitopoeta

Marcello Croce: Guida al IV Conto

Lettura in Inglese di Claudia Cara

Daniele Guoli: presenze poundiane nella letteratura italiana

Cogliamo l’occasione per ribadire l’attualità di questo autore, in un momento in cui:

-la Cina, oggetto dell’interesse primario di Pound,  si trova nuovamente ad essere, come vuole il suo nome,  il Paese centrale nel mondo;

-il primato mondiale della finanza (l’”usura” di Pound) è severamente scosso dalla necessità, da parte degli Stati e delle stesse Banche Centrali, di allentare, dopo il Covid e la guerra,  il morso delle “politiche della lesina”, cosa messa platealmente in evidenza dalla fine dei governi Draghi e Truss.

Pound fu un  poeta americano convinto, con un secolo di anticipo (insieme a Pannwitz, Spengler, Guénon, Eliot, Eliade, Toynbee  ed Evola), che la moderna civiltà occidentale, fondata sull’economia, avesse fatto il suo tempo, e che occorresse cercare ispirazione nelle culture medievali (come quelle dei Comuni italiani e della poesia cortese), e, ancor più, in quelle orientali (soprattutto quella cinese).

1.Il Confucianesimo oggi

Quando si chiedeva a Pound quale fosse la sua religione, egli rispondeva “Da Xue” (vale a dire il “Grande Insegnamento” confuciano). In campo estetico, egli fu un continuatore di Fenollosa, un altro Americano appassionato di letterature orientali (nel su caso, di quella giapponese, che, a suo dire, si prestava al poetare meglio delle lingue europee).

In campo poetico, fu sodale con Eliot, con cui compose “The Waste Land” (“La Terra Desolata”), che anticipa l’attuale visione della crisi ambientale e  del capitalismo della sorveglianza.

In campo politico, fu notoriamente impegnato a favore dell’Asse, e, per questo, soffrì pesanti persecuzioni nel suo Paese d’origine.

2.Le “Cento Scuole”

Quello per cui oggi può essere interessante rileggere Pound è, in primo luogo, la sua capacità e volontà di fare rivivere in Occidente la cultura cinese classica, che, ai suoi tempi, per quanto studiata dai “Nuovi Confuciani”, sembrava in declino nelle Due Cine (pensiamo allo slogan della Rivoluzione Culturale “Pi Kong, Pi Li”: “Criticate Confucio, criticate Lin Piao”).

Oggi, il ruolo, non solo del Confucianesimo, bensì di tutte le “Cento Scuole” cinesi è sempre più riconosciuto, per cominciare, dallo stesso Xi Jinping, sicché si pone urgentemente la questione di conoscerle, cosa ormai indispensabile per comprendere una contemporaneità in cui la Cina è centrale. Pensiamo all’ anticipazione della matematica booliana, su cui insistevano già il gesuita Bouvet, e poi Leibniz,  contenuta nell’ Yi Qing, che ne fanno il precursore dell’informatica. Pensiamo all’”Arte della Guerra” di Sun Zi, anticipatrice della “Guerra senza limiti” teorizzata dai generali cinesi (guerra culturale, digitale, propagandistica, tecnologica, economica, culturale, commerciale, come quella che si sta combattendo ora su tutti i fronti), e, in particolare, quello che sembrerebbe essere oggi l’ideale delle Grandi Potenze: “conquistare l’ecumene senza uccidere nessuno” .

3.Pound e la letteratura comparata

Al di là della Cina, Pound ha rivalutato molte culture europee, come quella provenzale, il Dolce Stil Nuovo, e, soprattutto, Cavalcanti e Dante, di cui volle essere un ideale continuatore già soltanto con la denominazione della sua opera, i Cantos.

Il “Caso Pound” ci pare essere un esempio avanzato di quel “comparatismo” che, secondo Nietzsche, avrebbe dovuto costituire la base del XX° Secolo, “die vergleichende Epoche”. Una gestione ragionevole del mondo devastato dalla 3a Guerra Mondiale (Papa Francesco) e dalle Macchine Intelligenti presuppone, a nostro avviso, una rafforzata cultura universale, al contempo umanistica e tecnica, ma, soprattutto linguistica (come quella di Pound e dei Ru cinesi a cui s’ispirava), per poter realizzare nei fatti quella “poliedricità” che è indispensabile per il dialogo interculturale (sempre Papa Francesco). A titolo di esempio, come comprendere Pound senza conoscere l’Inglese, il Latino, il Cinese classico, il Provenzale, l’Italiano e l’Italiano Medievale, di cui sono intessuti i Cantos?

4.La traduzione  letteraria nell’era del web

Alla perfezione crescente della traduzione automatica, che riduce la funzione dello studio delle lingue quale strumento di comunicazione pratica, fa riscontro un bisogno crescente di conoscere la filologia generale e comparata, nelle sue varie articolazioni e ramificazioni, ivi comprese la comparazione, la filologia storica, la retorica, la metrica, la terminologia. A titolo di esempio, per studiare Pound, non sarà più necessaria una  conoscenza approfondita delle lingue di cui sopra (ma chi l’ha mai avuta?), mentre, invece, sarà utile (e possibile) avere la sensibilità della struttura e della evoluzione delle lingue, in particolare del Cinese e dell’Occitano.

Lo stesso vale per l’Ebraico,  il Greco,  il Norreno, lo Slavo Ecclesiastico, che tanta parte hanno avuto  nell’ evoluzione culturale dell’ Europa, così pure come per l’Accadico, l’Arabo, il Persiano….

Nello stesso modo, non vi è praticamente soluzione migliore, per seguire le pirotecniche citazioni di cui i Cantos sono intessuti, che utilizzare al meglio le risorse della rete. Anche qui, tuttavia, si richiede oramai una base di competenze multiculturali di tutto rispetto, in quanto perfino su Wikipedia i contenuti relativi a temi così diversi come gli Analecta, le letterature greca, romana e medievale, così pure come la storia moderna e contemporanea, sono lacunose, frammentarie, criptiche, e, in ogni caso, poliglotte.

TECNOLOGIA A TORINO,

Una riflessione  quanto mai tempestiva

Sta per partire (Venerdì 11 Novembre), la seconda edizione di

BIENNALE TECNOLOGIA DEL POLITECNICO DI TORINO.

Come scrive il Rettore Guido Saracco nella Premessa al programma,”Non a caso questa riflessione trova casa a Torino, che con le altre due manifestazioni dedicate a economia e democrazia può autenticamente dirsi capitale del pensiero critico: quel pensiero che affronta la realtà complessa che viviamo senza veli, pregiudizi o scorciatoie, che mette a sistema tutte le competenze a disposizione per comprendere a fondo i disagi che viviamo e le loro cause, che sa proporre obiettivi e soluzioni concrete per il mondo migliore che sapremo costruire.”

Un plauso al Politecnico per la straordinaria iniziativo. Verissimo che Torino ha una storia eccellente nel campo del pensiero anticonformista, dal Vescovo Claudio a Erasmo, da Alfieri a De Maistre, da Gioberti a Nietzsche, da Salgari a Michels, da Burzio a Pavese. E, tuttavia, Torino è stata anche la città-fabbrica, che, sotto un manto di efficienza, celava strutture di potere occulte, che hanno penalizzato da sempre i suoi intellettuali   (da De Maistre moro in miseria a Gioberti esiliato, a Pavese suicida).

Il Politecnico “fabbrica di diplomi” è l’erede culturale della “Grande Fabbrica”, dentro alla quale, e per la quale, abbiamo vissuto, e di cui per questo conosciamo gl’intrinseci  limiti, che vengono evidenziati più che mai dagl’interminabili  procedimenti giudiziari della dinastia che con quella Fabbrica si è identificata.

Perciò, pur apprezzando la presenza del Politecnico, e, in particolare, quest’iniziativa, non possiamo non esprimere anche qualche valutazione critica, in particolare sul nodo centrale della cultura tecnologica di oggi: il rapporto dell’ establishment  con l’informatica.

IL programma affronta con abbondanza una serie di temi veramente centrali:

Intelligenza artificiale e il post-umano(Morozov, Revelli, Ardizi, Santoni, Nowotny, Anerdi, Dario, Schiaffonati, Trotta, Sadin, Cristianini, Mueller);

La guerra nell’ era delle macchine intelligenti (Dassù, Ferruggia, Patrignani, Tamburini, Batacchi, Vignarca, Curioni, Giannuli,Busoni )

Medicina digitale (Bernardini; Fabris; Garattini, Novello, Balestra, Graziano, Tripodi, Balistreri, Bulletti, Dirindin, Barone, Di Monaco, Mariani, Roversi);

Lavoro digitale (Cascella, Cerini, Filippone, Neirotti, Calderini, Formai, Bonaria, Carbonato, Marsiaj, Bananav, Casilli, De Toni, Fantini, Falzetti, Sacchi, Mueller)

L’arte tecnologica (Lapucci; Nesson; Poggi, Giacometti, Iannella, Mazzaglia, Sterling, Menegazzo, Capucci, Mazzali, Vozzo);

Informatica e diritto (Ricciardi, Maurizi, Portinale, Quattrocolo, Bria, De Martin, Scorza, Sterling);

L’ informatica in Cina (Casolari, Pieranni, Alekna, Sun Xiaochun, Bonino, Pasqualini);

La tecnologia nell’ Italia fascista (Iori, Cassata)

Quello che vediamo mancare è invece il tema, a nostro avviso centrale, DELL’UMANESIMO DIGITALE, sempre conclamato e mai studiato a fondo.

La realtà è che vi è una convergenza fra le tendenze  generali della società moderna (materialismo volgare, razionalismo, formalismo giuridico, omologazione) e la trasformazione del mondo in mondo virtuale (algoritmi, codificazione dell’ esistente, governo delle regole), che, da un lato, impone unarafforzata critica della Modernità sulla falsariga di Kierkegaard, di Nietzsche, di Eliot, di Huxley, di Burgess, di Asimov), e, dall’altro, richiederebbe di rifondare una pedagogia sociale “di rinforzo”, sulla falsariga dell’ “Agogè” spartana, della “Paideia” ateniese, del “Taichi Quan” cinese….

Mancano poi altri tre temi rivelatisi fondamentali in questi giorni:

LA CRISI DEI GIGANTI DEL WEB

LA PRETESA DI ELON MUSK DI ESERCITARE UN RUOLO DI MEDIAZIONE NELLA GUERRA IN UCRAINA

LA PROPOSTA DI ALVIN CARPIO, PUBBLICATA SULL’ECONOMIST, DI AFFIDARE IL GOVERNO DELLO STATO ALL’ INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Ritorneremo successivamente sulle singole manifestazioni.

ECCO IL PROGRAMMA:

10 Novembre

Inizio modulo

Ricerca tecnico-scientifica e cosa pubblica

A cura di: Dipartimenti di Scienze Cliniche e Biologiche e di Scienze della Terra dell’Università di Torino & Dipartimento di Architettura e Design DAD e Area Cultura e Comunicazione del Politecnico di Torino

Barbara CaputoDaniele CastelliSilvia De Francia

Modera: Gabriele Beccaria

Dibattito

12:00

Inaugurazione della mostra “La cosa pubblica. Salute, Lavoro, Società nelle collezioni storiche dell’Università e del Politecnico di Torino”

A cura di: Archivio Scientifico e Tecnologico-ASTUT dell’Università di Torino & Dipartimento di Architettura e Design DAD e Area Cultura e Comunicazione del Politecnico di Torino

In collaborazione con: “Progetto “VICINI. La Scienza per la Città al Valentino” dell’Università di Torino

16:30

Inaugurazione della mostra “Reti, Luoghi, Società. Infrastrutture per le generazioni” e delle altre mostre della Biennale

A cura di: Politecnico di Torino e Centro Interdipartimentale Full – Future Urban Legacy Lab

18:00

Inaugurazione di Biennale Tecnologia 2022 e Lectio Magistralis di Nassim Nicholas Taleb

Nassim Nicholas TalebGuido SaraccoLuca De BiaseMassimo Giannini

Original language: English (Nassim Nicholas Taleb)

Lezione

21:00

Gli Antenati della Fabbrica del Mondo

Marco PaoliniTelmo Pievani

Spettacolo

11 Nov

09:30

Studenti in cattedra!

A cura di: Gruppo di ricerca Marine Offshore Renewable Energy Lab

Dibattito

10:00

Business e sostenibilità nel futuro dello Spazio

Heinz Stoewer

Introduce: Marcello Romano

Original language: English

Lezione

Il corpo, il cervello e il mondo (virtuale)

Martina Ardizzi

Introduce: Emiliano Audisio

Lezione

Università e Pubblica Amministrazione per la trasformazione del Paese

Giulia CarluccioRemo Morzenti PellegriniVincenzo Tedesco

Dibattito

Verso un’intelligenza realmente artificiale

Evgeny Morozov

Introduce: Luca De Biase

Original language: English

Lezione

10:30

I princìpi del principio

Pierluigi Fagan

Introduce: Juan Carlos De Martin

Lezione

Ingegneria e fascismo: dalla sperimentazione autarchica al successo postbellico

Tullia IoriJeffrey Schnapp

Introduce: Sergio Pace

Lezione

La società tecnologica e la fine del diritto

In collaborazione con: Rivista il Mulino

Mario Ricciardi

Introduce: Alessandra Quarta

Lezione

11:00

Energia sostenibile e sicura per aviazione, marittimo e trasporti pesanti

A cura di: Istituto Affari Internazionali (IAI) e Politecnico di Torino

Massimiliano BienatiDavid ChiaramontiLivia CarratùMassimo DebenedettiGiuseppe Ricci

Modera: Marco Giuli

Dibattito

Food & Tech: le sfide del futuro

In collaborazione con: Next-Level & il content hub “Il Gusto” del Gruppo GEDI

Silvia BarberoLuca FerruaSara Roversi

Modera: Caterina Corapi

Dibattito

Musei e Biblioteche per la città del futuro

In collaborazione con: Treccani Libri

Christian GrecoFrancesco Guglieri

Modera: Simonetta Sciandivasci

Dialogo

Per le persone nei luoghi: le infrastrutture di comunità

Filippo BarberaAntonio De RossiWalter Franco

Modera: Adriana Riccomagno

Dibattito

Pre-occuparsi del futuro

In collaborazione con: Codice Edizioni

Roberto PauraAlberto Robiati

Dialogo

11:30

Cibo e clima

A cura di: Università di Scienze Gastronomiche

Franco FassioDebora FinoRhoman RossiTommaso Valle

Dibattito

Città del futuro in Cina, tra realtà e fantascienza

A cura di: MUFANT – Museo del Fantastico e della Fantascienza di Torino

In collaborazione con: China Center PoliTO

Silvia CasolariFrancesca GovernaGu Shi

Modera: Davide Monopoli

Original language: Chinese (Gu Shi)

Dibattito

Costruire nuovi orizzonti

Suzanne HeywoodGuido Saracco

Original language: English (Suzanne Heywood)

Dialogo

Critica alla ragione manageriale

Luigino Bruni

Introduce: Ottavia Giustetti

Lezione

Inclusione digitale per una nuova cittadinanza

A cura di: European Training Foundation & lnternational Training Centre of the ILO

Fabio NascimbeniManuela PrinaTom Wambeke

Modera: Delphine Dall’Agata

Dibattito

12:00

Il futuro è digitale: quale ruolo per l’Europa?

Juan Carlos De MartinPaola Papanicolaou

Dialogo

14:30

Ghiacci e fuoco

Peter Wadhams

Introduce: Gabriele Beccaria

Original language: English

Lezione

Il metaverso come metafora della vita

Martina ArdizziCarolina Vagnarelli

Modera: Luca De Biase

Dialogo

La tecnologia come alleato dell’uomo per la salvaguardia ambientale

Guido SaraccoLuca Dal Fabbro

Dialogo

Sfide e opportunità del piano scuola 4.0

A cura di: Fondazione LINKS & Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo

Lidia CangemiSusanna Sancassani

Modera: Lorenzo BenussiGiulia Guglielmini

Dialogo

15:00

Come vincere le Grandi Sfide dell’umanità

Isabella ConsolatiSebastiano FotiAlvise Mattozzi

Dibattito

Dati di valore

Mauro GaspariniStefano Menghinello

Dialogo

OGR Torino: verso le nuove frontiere dell’ArTechnology

Massimo Lapucci

Introduce: Giulia Zonca

Lezione

Presente e futuro dell’energia – parte 1

Giacomo Di FoggiaMarco RicottiAndrea Roventini

Modera: Cristina Sivieri Tagliabue

Dibattito

15:30

Machine Art

In collaborazione con: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia

Fern L. NessonMonica Poggi

Dialogo

Non c’è cura senza prevenzione

In collaborazione con: SaluTO

Giada BernardiniLaura FabrisSilvio GarattiniSilvia Novello

Modera: Federico Mereta

Dibattito

Prendersi cura con l’ingegneria

Gabriella BalestraMariagrazia GrazianoVera Tripodi

Modera: Luca Falzea

Dibattito

16:00

Dal principio al futuro: una storia di innovazione e sostenibilità

Marco LavazzaPatrizia LombardiElisabetta Merlo

Modera: Bruno Ruffilli

Dibattito

L’informazione in tempo di guerra

Roberto Menotti

Introduce: Marco Zatterin

Lezione

L’Ingegnere del possibile

Jeffrey Schnapp

Introduce: Bruno Ventavoli

Lezione

Lo stato sociale nell’età dei Big Data

A cura di: Centro “Theseus – Tecnologia, Società e Umanità” del Politecnico di Torino”

Philipp RehmStefano Sacchi

Original language: English

Dialogo

16:30

Il mondo alle prese con la sindrome di Plyushkin

In collaborazione con: add editore

Ferruccio De BortoliAlessandro Giraudo

Introduce: Laura Montanaro

Dialogo

17:00

Moneta e tecnologia

Massimo Amato

Introduce: Marco Castelnuovo

Lezione

Tecnosfera e antropocene: per un approccio multidisciplinare alle sfide globali

Jürgen Renn

Introduce: Roberto Lalli

Lezione

Umano Inumano Postumano

Marco Revelli

Introduce: Letizia Tortello

Lezione

17:30

Dalla disciplina al controllo

Marco D’Eramo

Introduce: Juan Carlos De Martin

Lezione

Il futuro del lavoro e la domanda per nuove competenze

Roberto CascellaAlessandra CerianiClaudia FilipponePaolo Neirotti

Modera: Luca De Biase

Dibattito

Il prezzo della connessione: come i dati colonizzano la nostra vita

In collaborazione con: il Mulino

Nick CouldryUlises Mejias

Modera: Ivana Bartoletti

Original language: English

Dialogo

18:00

Cina: le piattaforme e il Partito

Simone Pieranni

Introduce: Vincenzo Tiani

Lezione

Come incentivare la digitalizzazione delle imprese italiane

A cura di: Festival Internazionale dell’Economia

Mario CalderiniSara Formai

Modera: Tito Boeri

Dialogo

18:30

I Musei del futuro

A cura di: Museo Egizio

Christian Greco

Introduce: Marina Paglieri

Lezione

Il sogno infranto della democrazia digitale

Paolo Gerbaudo

Introduce: Daniela Piccio

Lezione

21:00

Eterna attualità di Bach

Chiara Bertoglio

Spettacolo

12 Nov

09:30

Cervelli In Città: un’esperienza “civica” di divulgazione

A cura di: ADI – Associazione Dottorandi del Politecnico di Torino

Claudio CastiglioneSamuele Meschini

Dialogo

10:00

Dalla spada all’aratro: tecnologie e pace

A cura di: Centro Studi “Sereno Regis”

Francesca FarruggiaNorberto PatrignaniGuglielmo Tamburrini

Modera: Enzo Ferrara

Dibattito

I grandi ponti di New York: come e perchè curarli?

Raimondo Betti

Introduce: Matteo Robiglio

Lezione

Under 18 e digitale: una speranza per il futuro

Sandra Cortesi

Introduce: Paolo Morelli

Original language: English

Lezione

10:30

La libertà morale nell’era dell’Intelligenza Artificiale

Filippo Santoni de Sio

Introduce: Vera Tripodi

Lezione

Materiali intelligenti: vita e agency dei corpi tecnologici

Vincenzo SantarcangeloLaura Tripaldi

Dialogo

Presente e futuro dell’energia – parte 2

Roberto FazioliGiorgio GraditiLuca Orrù

Modera: Cristina Sivieri Tagliabue

Dibattito

Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile: è ora di agire a livello territoriale!

Carmen AinaIacopo ChiaraMara CossuEnrico GiovanniniAnna PiccinniAlice Siragusa

Modera: Patrizia Lombardi

Dibattito

11:00

Dal Big Bang all’Intelligenza Artificiale

A cura di: Laboratorio Nazionale CINI su Informatica e Società

Viola SchiaffonatiRoberto Trotta

Dialogo

Le macchine di Dio

In collaborazione con: Luiss University Press

Helga Nowotny

Introduce: Luca De Biase

Original language: English

Lezione

Robot, Androidi (e altre Intelligenze): i nostri nuovi compagni di viaggio

In collaborazione con: Codice Edizioni

Giuseppe AnerdiPaolo Dario

Modera: Piero Bianucci

Dialogo

Un duce “moderno”? Il controverso rapporto tra fascismo, scienza e tecnologia

Francesco Cassata

Introduce: Cesare Martinetti

Lezione

11:30

Avatar e cittadini digitali. La Pubblica Amministrazione nel metaverso

Pietro PaciniMassimo Temporelli

Dialogo

La Cina tra tecnologia, scienza e storia

A cura di: China Center PoliTO

John AleknaSun Xiaochun

Introduce: Michele Bonino

Modera: Alberto Bardi

Original language: English

Dibattito

MetaSafari, una passeggiata nei metaversi

A cura di: OGR Torino

Flavio TrioneGiuliano Ambrosio

Dialogo

Ventilazione: che cosa abbiamo imparato dopo il Covid-19

Clara PerettiNatale Foresti

Modera: Stefano Corgnati

Dialogo

14:00

Gruppo TIM: l’innovazione con le persone

Gaetano di Tondo

Lezione

I materiali critici per la transizione energetica

In collaborazione con: Associazione Italiana degli Economisti dell’Energia (AIEE)

Guido SaraccoDavid ChiaramontiMaurizio DelfantiGiovanni Andrea BlenginiMartina LyonsAlicia MignoneMarco Ravazzolo

Modera: Giovanni Battista Zorzoli

Original language: English (Martina Lyons)

Dibattito

14:30

Il ruolo delle scienze sociali nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale

Urs Gasser

Introduce: Valentina Goglio

Original language: English

Lezione

Libri aperti

A cura di: Scuola Holden

Paolo MartinelliAndrea Zanni

Modera: Annalisa Ambrosio

Dialogo

Lo spillo e l’elefante. Un reading filosofico su tecnologia, umanità e speranza – parte 1 “Alle prese con le macchine. Il pensiero alla catena da Adam Smith ai rider”

Enrico DonaggioLeonard MazzoneGiancarlo Judica Cordiglia

Dialogo

15:00

Ciò che rimarrà sarà la bellezza

Pierre-Alain CrosetFrancesca Torzo

Dialogo

Lo Spazio tra tecnologia, economia e geopolitica

In collaborazione con: Luiss University Press

Alessandro AresuRaffaele Mauro

Introduce: Filomena Greco

Dialogo

Lo sport, oltre i limiti

In collaborazione con: CUS Torino & ASD Bionic People

Monica ContrafattoAndrea De BeniFrancesca Fossato

Modera: Alberto Dolfin

Dibattito

Mobilità sostenibile. Viaggiando veloci verso il futuro

Enrico CasaleMarco LiccardoDavide Viale

Modera: Andrea Tonoli

Dibattito

15:30

Qual è il futuro della riproduzione umana?

Maurizio BalistreriCarlo Bulletti

Modera: Vera Tripodi

Dialogo

Tra metaversi possibili e sogni di tecnologie senzienti

In collaborazione con: Luiss University Press

Veronica Barassi

Introduce: Silvia Rosa-Brusin

Lezione

16:00

Lo spillo e l’elefante. Un reading filosofico su tecnologia, umanità e speranza – parte 2 “Riprendersi le macchine. Storie di riscatto tra Italia e Francia”

Enrico DonaggioLeonard MazzoneGiancarlo Judica Cordiglia

Dialogo

Umanesimo 4.0. Le nuove frontiere dei rapporti uomo-macchina

Luciano BonariaGianfranco CarbonatoElena Maria PreviteraMassimiliano Cipolletta

Modera: Claudia Luise

Dibattito

16:30

Siamo coinquilini di un’unica Terra

Enzo Bianchi

Introduce: Paolo Griseri

Lezione

Verso un software per la Scienza Aperta

Roberto Di Cosmo

Introduce: Federica Cappelluti

Lezione

17:00

Automazione e futuro del lavoro

In collaborazione con: Luiss University Press

Aaron BenanavAntonio Casilli

Original language: English

Dialogo

Come convivere con l’odio online e restare ottimisti

Derrick De KerckhoveSara MonaciRoberta Ricucci

Modera: Domenico Morreale

Dibattito

I principi storico­-filosofici della critica della tecnica

In collaborazione con: Pandora Rivista

Carlo Galli

Introduce: Giacomo BottosIsabella Consolati

Lezione

17:30

Il lato oscuro della tecnologia – parte 1 “L’industria degli armamenti, fra business e tecnologia”

Pietro BatacchiFrancesco Vignarca

Modera: Peppino Ortoleva

Dialogo

Miyazaki: sogni di macchine e di natura

Alessio Giacometti

Introduce: Alessandro Aresu

Lezione

18:00

Arte e videogiochi: i nuovi scalpelli digitali

A cura di: OGR Torino

Davide Di Giannantonio PotenteGiacomo GiannellaMarco Mazzaglia

Dibattito

Il destino dell’Occidente

In collaborazione con: Rivista il Mulino

Biagio De GiovanniAldo Schiavone

Modera: Manuela Ceretta

Dialogo

L’Intelligenza Artificiale e il futuro-metaverso del mondo

In collaborazione con: Luiss University Press

Eric Sadin

Introduce: Riccardo Luna

Original language: French

Lezione

Ma piantala lì!

Maria Lodovica GullinoMichele MellanoAntonio Pascale

Dibattito

18:30

Andare a fuoco. Un racconto personale su “Memoriale” di Paolo Volponi

A cura di: Circolo dei Lettori

Mario Desiati

Lezione

La nuova arte dell’Intelligenza Artificiale

Bruce SterlingJasmina Tešanović

Introduce: Beniamino Pagliaro

Original language: English

Lezione

20:30

Notte Miyazaki. In volo sul mondo

A cura di: Museo Nazionale del Cinema

In collaborazione con: Torino Film Festival

Introduce: Steve Della CasaAlessandro Aresu

Spettacolo

13 Nov

10:00

Costruire vegetariano

Andrea BoccoGuillaume Habert

Original language: French (Guillaume Habert)

Dialogo

Quintino Sella e la nascita del Politecnico di Torino

In collaborazione con: Fondazione Sella & Università di Torino

Silvia CavicchioliBarbara CurliAnnalisa DameriPeppino Ortoleva

Modera: Sergio Pace

Dibattito

10:30

Cooperativismo di piattaforma e modelli di impresa alternativi

Francesca MartinelliAlessandro RocchiErmanno Tortia

Modera: Federico Piovesan

Dibattito

Il futuro del lavoro e il nuovo ruolo delle università

Alberto Felice De ToniPaola Maria FantiniPatrizia FalzettiPaolo NeirottiStefano Sacchi

Modera: Annalisa Magone

Dibattito

L’importanza del codice sorgente per la società

Stefano Zacchiroli

Introduce: Federica Cappelluti

Lezione

La Cina domani: tecnologia e società

A cura di: China Center PoliTo

Michele BoninoLucia Pasqualini

Dialogo

11:00

Chi ha ancora paura di Julian Assange e WikiLeaks

Stefania Maurizi

Introduce: Carlo Blengino

Lezione

I dilemmi della giustizia predittiva

A cura di: Università del Piemonte Orientale

Luigi PortinaleSerena Quattrocolo

Modera: Stefania Montani

Dialogo

Plasmare la materia: dalla natura divina alla sapienza dell’arte nella cultura giapponese

Rossella Menegazzo

Introduce: Mauro Volpiano

Lezione

11:30

Oltre le armi: le nuove frontiere della guerra

In collaborazione con: Mimesis Edizioni

Alessandro CurioniAldo GiannuliMariarosaria Taddeo

Dibattito

Pratiche artistiche tra scienza e tecnologia

Pier Luigi CapucciTatiana MazaliVanessa Vozzo

Modera: Antonio Pizzo

Dibattito

Stefano Rodotà, maestro di lunga durata

Francesca BriaJuan Carlos De MartinGuido ScorzaBruce Sterling

Modera: Luca De Biase

Original language: English (Bruce Sterling)

Dibattito

Tracciare una linea nel Deserto: due progetti, due futuri, una scelta?

Chrisna Du Plessis

Introduce: Patrizia Lombardi

Original language: English

Lezione

12:00

Le imprese di fronte alla crisi energetica: rischi, sfide e opportunità

Dario GallinaLaura RondiGuido Saracco

Dibattito

14:30

Andare al massimo

In collaborazione con: Treccani Libri

David GoodhartRaffaele Alberto Ventura

Original language: English (David Goodhart)

Dialogo

Pensare e agire nella complessità

In collaborazione con: Vita e Pensiero

Miguel Benasayag

Introduce: Rosa Elena Manzetti

Lezione

Una sanità rinnovata, tra continuità e discontinuità

Nerina Dirindin

Introduce: Sara Strippoli

Lezione

15:00

Convivere con le macchine intelligenti

In collaborazione con: il Mulino

Nello Cristianini

Introduce: Barbara Caputo

Lezione

La tecnica di Platone

Matteo Nucci

Introduce: Massimo Cuono

Lezione

Manutenzione e innovazione: la tecnologia declinata nel tempo

Andrea BonaccorsiStefano F. MussoCarlo Olmo

Dibattito

Plasticene, un secolo di plastica

Nicola NurraChiara Ravetti

Modera: Carlo Cambini

Dialogo

15:30

Archeologia del futuro: per una cultura del digitale a scuola

In collaborazione con: Egea Editore & Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo

Daniele BarcaGiulia GuglielminiStefano Moriggi

Introduce: Eugenio Giannetta

Dibattito

Il dilemma di Blade Runner

Giovanni Dosi

Introduce: Giuseppe Bottero

Lezione

16:00

Contro la tecnologia, contro il lavoro, contro il capitalismo?

In collaborazione con: Nero Editions

Gavin MuellerStefano Sacchi

Original language: English

Dialogo

L’economia fondamentale e la riduzione delle disuguaglianze

Joselle Dagnes

Introduce: Guido Saracco

Lezione

Prìncipi o Princìpi?

In collaborazione con: Biennale Democrazia

Valeria MarcenòGustavo Zagrebelsky

Dialogo

16:30

Intelligenza Artificiale: senziente o deficiente?

Paola BonomoStefano QuintarelliArnold SmeuldersMariarosaria Taddeo

Modera: Tatiana Tommasi

Dibattito

Paolo Boringhieri e l’editoria come ponte tra le due culture

Giulia BoringhieriVincenzo Barone

Lezione

Per una biotecnologia pubblica

Fabrizio ChiodoNerina Dirindin

Introduce: Alessandro Mondo

Dialogo

17:00

Il lato oscuro della tecnologia – parte 2 “Le armi pesanti: come cambiano la guerra e la società”

Paolo BusoniPeppino Ortoleva

Dialogo

Pandemia e lavoro: rischi e diseguaglianze

Maria Enrica Virgillito

Introduce: Stefano Sacchi

Lezione

Perché fidarsi della scienza?

In collaborazione con: Bollati Boringhieri

Naomi Oreskes

Introduce: Juan Carlos De Martin

Original language: English

Lezione

Ripensare i dispositivi nell’epoca dell’Antropocene

A cura di: UniVerso – Università di Torino

Francesco Casetti

Introduce: Giulia Carluccio

Lezione

17:30

Internet per la gente

Ben Tarnoff

Introduce: Viola Stefanello

Original language: English

Lezione

Ricucire la società: tecnologie e policies per una sfida epocale

Alberto AnfossiJoselle DagnesMaurizio FerrarisGuido Saracco

Modera: Filomena Greco

Dibattito

Siamo leggenda?

A cura di: Torino Film Festival

Steve Della Casa

Dialogo

18:00

Algo-ritmi: macchine e umani tra suoni, ritmi e parole

A cura di: OGR Torino

Vittorio Di TomasoEnsi  Pier Paolo Peretti GrivaFrancesco PistoiSamuel Romano

Dibattito

Gli usi dell’oggetto

A cura di: Istituto Psicoanalitico di Orientamento Lacaniano

Rosa Elena ManzettiSilvia Morrone

Dialogo

Per un sapere in atto: Bildung e Paideia

Carlo Ossola

Introduce: Juan Carlos De Martin

Lezione

Presente e futuro dell’energia – parte 3 “Il ruolo dell’Università”

David ChiaramontiStefano CorgnatiGiovanni De SantiFrancesca VergaRoberto Zanino

Modera: Cristina Sivieri Tagliabue

Dibattito

18:30

Bianciardi, una vita difficile

A cura di: Circolo dei Lettori

Francesco Piccolo

Lezione

Cibo, salute e disuguaglianze

Antonello BaroneRoberto Di MonacoMauro Mario MarianiSara Roversi

Modera: Luca Ferrua

Dibattito

19:00

In principio. Storia della letteratura attraverso gli incipit, da San Giovanni a Stephen King

In collaborazione con: Biennale Democrazia

Nicola Lagioia

Lezione

21:00

Music Bug: Biennale Tecnologia Closing Party

A cura di: Italia90, Sintetica e Stasis

Spettacolo

1922-2022: DALLA MARCIA SU ROMA ALLA SINGULARITY TECNOLOGICA

Comunichiamo in allegato che Sabato 28 Ottobre si svolgerà presso Rinascimento Europeo un dibattito fra storici sui 100 anni della Marcia su Roma.

Premettiamo alcune nostre considerazioni sulla continuità e le trasformazioni del tema della libertà in questi 100 anni in un contesto europeo.

D’annunzio a Fiume

Ovviamente, per il 28 ottobre, centesimo anniversario della Marcia su Roma, si sono scatenati i documentari e gl’instant book. Tuttavia, sorprendentemente, il tutto si svolge in un tono minore. Giustamente, accademia e politica stanno spostando l’attenzione, seppure con una lentezza esasperante, dal “passato che non passa”, alle sfide del presente e del futuro.

In sostanza, dopo un secolo, ogni fenomeno storico fa giustamente parte della storia passata. Questo non significa che non ci se ne debba occupare, bensì che è veramente, finalmente, l’ora di “fare i conti con la storia”. Il che richiede uno sforzo storiografico ulteriore rispetto a quanto già fatto, soprattutto perché, mentre ci dichiariamo tutti europeisti,  non siamo ancora abituati, purtroppo, a studiare i fenomeni da un’ottica veramente europea.

Il fascismo fu invece un fenomeno europeo, che condizionò profondamente le vicende del Continente, e può essere quindi compreso solo in un’ottica comparatistica e olistica (“die vergleichende Epoche” di Nietzsche).

La traslazione del milite ignoto

1.La “Marcia” nel suo tempo

Dal punto di vista comparatistico, la “Marcia” non può essere letta senza un riferimento a simili eventi contemporanei, soprattutto quelli della Reggenza del Quarnaro  (1919-1920 ), dell’ ingresso a Budapest dell’Ammiraglio Horty dopo la sconfitta della Repubblica Sovietica di Béla Kun (1919 ) e del Putsch Kapp in Germania (1920). Viceversa, essa ispirò a sua volta altri, simili, eventi, quali il vittorioso ingresso a Varsavia delle truppe di Pilsudski dopo il colpo di Stato (1926 ).

Questa necessità della comparazione delle tempistiche emerge, fra l’altro, dalla più recente storiografia, quale in primis il recentissimo libro di Ezio Mauro, “L’anno del Fascismo”.

Horthy entra a Budapest

2.Dal Pre-Fascismo al Ventennio

Dal punto di vista della storia europea, il fascismo, quale esso appare già in questa fase costitutiva, si presenta come una sintesi di elementi diversissimi, ma scatenatisi in contemporanea: l’interventismo di sinistra (Mussolini), la reazione antibolscevica (Farinacci), l’iper-modernismo dei Futuristi (Marinetti), l’influenza borghese, monarchica e massonica (il Re), l’irredentismo e il reducismo (D’Annunzio), il revisionismo di destra del marxismo (Gentile), il clerico-fascismo (Gronchi). Comunque , di tutto si trattò fuor che di un’”invasione di Hiksos” come pretese Benedetto Croce. Molto più adeguata la definizione come  “autobiografia della Nazione”, espressa da Gobetti, che intendeva ricondurre questa convergenza di tanti e diversi filoni a un’epifania delle pretese “tare ereditarie” degl’Italiani (cattolicesimo, anti-razionalismo, paternalismo), che l’allontanerebbero dal modello dei pretesi “Paesi Normali”. E, in effetti, la Marcia su Roma, e, poi, il fascismo, costituirono nel loro insieme la prosecuzione logica di molte delle istanze tradizionali della storia italiana, a partire dal patriarcato, dal cospirazionismo, dai miti napoleonico e garibaldino, alle confliggenti anime del mondo contadino, ecc…, e proseguì più tardi nei partiti di massa, nella continuità legislativa e di personale politico…

Questo seppur conflittuale radicamento nell’identità nazionale  fu quello che permise la coesistenza, nel “Regime”, di correnti diversissime, quali l’anarco-sindacalismo (Olivetti), il corporativismo (Spirito), il clerico-fascismo (Padre Gemelli), il liberalismo (Gentile), il nazionalismo (Rocco), il tradizionalismo (Evola), la Massoneria (Reghini), il razzismo (Preziosi), che presentavano un grado di reciproca alterità superiore a quello solitamente riscontrabili nelle democrazie rappresentative e parlamentari, di cui per altro si “clonava” la dialettica. Basti vedere la diversità fra riviste come Gerarchia, Critica fascista, Il Selvaggio, L’Italiano, Il BargelloL’Universale, Quadrivio, Primato, La difesa della razza, Il Tevere,  “Diorama Letterario”…

Pilsudski entra a Varsavia

3.Dal Fascismo alla Repubblica Democratica

Questa situazione spiega anche il successivo rapidissimo ricollocamento di molti eminenti intellettuali fascisti all’ interno dei rinascenti partiti antifascisti: il comunismo (Malaparte), la Democrazia Cristiana(Fanfani), il liberalismo (Montanelli), tanto che la stessa Costituzione Repubblicana è piena di riferimenti(forse non voluti) ai linguaggi della Carta del Quarnaro,  della Carta del Lavoro o del Manifesto di Verona (la Repubblica fondata sul lavoro-art.1-; la tutela della famiglia -art.29-; il giusto salario-art.36-, il contratti collettivi validi erga omnes -art.39-,la funzione sociale della proprietà -art.42-, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese- art 46-…).

C’è anche da chiedersi quanto, della cultura fascista, non fosse presente, oltre negli intellettuali passati attraverso il  “LungoViaggio” di Zangrandi, anche in personaggi inequivocabilmente antifascisti, come per esempio Gramsci (il “Moderno Principe”), in Galimberti (il divieto dei partiti politici e l’obbligatorietà dell’iscrizione ai sindacati) o in Pavese (le pagine “segrete” del diario).

Il congresso dei CAUR di Montreux

4.La “Distruzione della Ragione”

Questo legame con le tradizioni nazionali è anche ciò che accomuna il fascismo agli altri regimi dell’Asse (per altro diversissimi fra di loro). Infatti, così come Gobetti vedeva nel fascismo l’autobiografia della nazione italiana, così Lukàcs interpretava tutta la storia della cultura europea come un’unica corsa verso il Nazismo e la Shoah (la “Distruzione della Ragione”). Fra i tanti, Kierkegaard, Schopenhauer e Nietzsche avrebbero costruito una cultura della borghesia europea che avrebbe preparato idealmente l’avvento del nazismo.

Tutte queste interpretazioni contengono una parte di verità. L’Europa, dopo tutti gli scismi  del Cristianesimo e  la crisi della Translatio Imperii, era entrata, alla fine del Medioevo,  in una fase di accresciuta turbolenza, caratterizzata dall’ incertezza delle stesse basi epistemologiche e teologiche della società (Catari, Ockham, Cartesio, Pascal, Berkeley, Malebranche, Kant), e dal sovrapporsi di un’egemonia mercantile alle tradizionali “colonne” del trono e dell’ altare (il corporativismo medievale, il colonialismo, la rivoluzione industriale). Tutto questo aveva sviluppato l’idea dell’urgenza di una “nuova società organica” (idealisti, Saint-Simon, Comte), che le “ideologie” del tempo (liberalismo, socialismo, nazionalismo, comunismo, cristianesimo sociale) avevano tentato di costruire con le rivoluzioni borghesi e bolscevica – progetti fra di loro alternativi e conflittuali-.

Garibaldi si autoproclama dittatore

5.Il Panfascismo

Tali interiori  conflitti avevano alimentato l’aspirazione a una sintesi (l’”Union  Sacrée”francese), che è quella che si era poi tentata in Italia con il fascismo, nato come una coalizione (per dirla con Sternhell, “né di destra, né di sinistra”), di forze apparentemente eterogenee, ed aspirante (con i congressi di Roma e di Montreux), a un’egemonia culturale in Europa (il “Fascismo Universale dei CAUR), che si sarebbe dovuta tradurre nella geopolitica con il “Patto a Quattro” del 1932 fra Italia, Germania, Francia e Inghilterra, mai per altro realizzato, nell’ ambito della Società delle Nazioni, e, nel pensiero di Mussolini, avrebbe dovuto evolvere in una Confederazione (osservazioni del Ministro Grandi al Piano Briand).Tuttavia, quell’ egemonia non poteva spettare all’ Italia, nonostante gli sforzi fatti in questa direzione, e finiva inesorabilmente nelle mani della Germania, che proprio per questo aveva rivendicato, attraverso  il Congresso di Erfurt del 1938, la “superiorità razziale” della Germania, che sfocerà poi nell’ adozione delle Leggi Razziali non solo in Germania, ma anche in Italia, in Ungheria e in Polonia).

In ogni caso, come si vede, un processo complesso, che si riallaccia alla storia profonda dell’Europa, il  che renderà poi anche possibile dopo la guerra, il riciclo, nella politica “democratica”, di parte del personale politico ch’era stato vicino all’Asse (da Schuman a Hallstein, da Kiesinger a Weizsaecker), secondo una suggestione contenuta perfino nelle pieghe del Manifesto degl’Intellettuali fascisti.

Magyar Garda

6.Dai totalitarismi militanti alla dittatura delle Macchine Intelligenti

Tutto ciò premesso, è possibile che, come taluni affermano, il fascismo rinasca?

La risposta è diversa per ciò che concerne le varie aree del mondo, in cui il panfascismo si era esteso e conservato.

Ricordiamoci che i fascismi nacquero e si svilupparono in un contesto di guerre mondiali. Sono le guerre mondiali che scuotono la struttura delle società borghesi, ridando spazio alla funzione sociale dei militari e dei rivoluzionari di professione (così come volevano i promotori dell’ interventismo, anglosassoni, marxisti  o massonici ch’essi fossero). Sono le guerre mondiali ad alimentare l’ambizione dei “grandi spazi”, sfruttando il frazionamento etno-culturale dell’Europa -soprattutto quello dell’ Europa Orientale-.

I simboli del Battaglione Azov

7.L’Europa Centrale e Orientale

La serie ininterrotta di conflitti a partire del 1989 (Nagorno-Karabagh, Transnistria, Slovenia, Cecenia, Croazia, Inguscezia,Bosnia,  Daghestan, Kosovo, Abhazia, Donbass, Ossetia), sta obiettivamente alimentando, insieme ad altre forme di nostalgia (per l’Ancien Régime, per il liberalismo pre-fascista, per il socialisno reale, per il maccartismo), anche quella per l’ Asse. Del resto, l’idea stessa di “Ucraina” è strettamente legata alla disgregazione degl’Imperi Centrali e di quello russo). Tuttavia, proprio come  quegli altri nostalgismi novecenteschi, anche quello per l’ Asse non si può realizzare in concreto, per l’abissale diversità delle condizioni della società attuale (transizione digitale, nuova  politica dei blocchi), in  cui mancano, comunque,  le reclute smobilitate, i conflitti contadini, la monarchia.

Resta il fatto che vengono rispolverati storie nazionali e imperiali, inni, divise, milizie paramilitari, irredentismi, leggi marziali.

Elon Musk e Tsiolkowski

8.La Guerra senza Limiti”( Liang QiaoXiangsui Wang)

E’ in corso, però, nel mondo, un diverso genere di concentrazione dei poteri, quello intorno ai grandi eserciti moderni (il Keynesismo Militare), i quali, nell’accresciuta conflittualità della “Guerra Ibrida ” , combattuta in campo culturale, digitale, ideologico, energetico, tecnologico, finanziario, propagandistico, poliziesco.., trovano un incentivo per una rinnovata  sovrapposizione fra il politico,il militare e il tecnologico (Echelon, Prism, Patriot Act, Commissione NSCAI, Legge Marziale russa, XX Congresso del PCC, governo tramite decreti in Occidente, censura militare ovunque…). Tutto questo è probabilmente il prologo di ulteriori giri di vite in tutto il mondo  in concomitanza con l’intensificarsi della “Guerra Senza Limiti” ,annunziata per esempio nei documenti inviati dalla Russia agli Stati Uniti e alla NATO, nonché nelle dichiarazioni di vari esponenti occidentali.

Tuttavia, questo nuovo, e più radicale, totalitarismo, non si verifica nelle forme spettacolari di quello che l’ha preceduto (insurrezioni, colpi di Stato, violenze spicciole, adunate oceaniche), bensì nelle forme più “asettiche” del controllo tecnologico, del condizionamento psicologico, con una proceduralizzazione soffocante, con la “trasfusione senza spargimento di sangue”(De Landa) dell’umano nelle macchine intelligenti (come anticipato nelle distopie della fantascienza, come per esempio Matrix, e soprattutto dalle opere di Kurzweil): la Singularity Tecnologica.

L’arresto di Assange da parte della polizia inglese

9.La Società del Controllo Totale

Perciò, prendiamo atto con soddisfazione che non è più così diffusa l’epidermica paura del “comunismo” e del “fascismo”, mentre si incomincia giustamente a paventare  i totalitarismi del grandi imperi che “ritornano” (Molinari). In realtà, questo accentramento è ancora nulla nei confronti di quello dello “Stato Mondiale” (Jünger) che i GAFAM stanno istaurando approfittando della “Guerra Senza Limiti, ma che comunque quell’ autore aveva descritto bene  (anche se, a nostro avviso, con un improvvido entusiasmo), nell’ opera citata. Basti pensare al ruolo di Musk nell’operazione Twitter e la messa a disposizione, alle sue condizioni, della costellazione Starlink all’ esercito ucraino, oltre che la sua formulazione del piano di pace con la Russia.

L’estetica dei totalitarismi attuali non è più quella delle divise e degli stivaloni (anche se paradossalmente soprattutto l’Ucraina vi ammicca volentieri), bensì quella del web, dell’”Internet delle Cose”, dei talk show, degl’influencer.

Essi non sono però meno, bensì più, violenti di quelli che li hanno preceduti:ambiscono, con la Fine della Storia, all’abolizione del Libero Arbitrio, condannato moralisticamente come un inganno metafisico, un residuo di animismo, una maschera della violenza, una  proterva ribellione al “Dio che Viene”, alla Ragione, al Popolo…

Musk e l’Ucraina

10.Rivoluzioni dall’ alto

Anche i vecchi totalitarismi erano “rivoluzioni dall’alto “ (Gorkij e la Regina Elena, Lenin e Helphand, Trockij e Rockefeller, D’Annunzio e la Massoneria, Mussolini e il Re, Hitler e Allen Dulles, Stalin e Churchill..), ma ufficialmente si proponevano  come insurrezioni del popolo contro le élites. Quello attuale che avanza non si perita affatto di nascondere la propria contiguità al “poteri forti” (DARPA, Complesso Informatico-Militare, Zuckerberg e Commissione Europea), anzi, assume il volto suadente , affascinante e sorridente del “filantropo”, come l’ Anticristo di Soloviov e i guru dell’ Informatica che hanno rinunziato alle cariche societarie nelle rispettive imprese per assumere il ruolo di presidenti di “fondazioni benefiche” (Schmidt, Gates, Bezos). 

E’ significativo che, mentre da ogni parte s’innalzano lodi alla libertà, tutto ciò che riguarda il potere dei GAFAM venga posto sempre più in sordina (dallo Sherman Act, ch’era considerato la base del liberalismo americano ed oggi, dopo 130 anni,  è totalmente disapplicato; alle direttive OCSE sulla privacy, degli Anni ’80 del XX° secolo; alla polemica su Echelon e Prism; all’interminabile prigionia di Assange; al “pacchetto” sulla Privacy della Commissione europea, completamente dimenticato; alle due Sentenze Schrems, violate deliberatamente e ripetutamente da tutte le Istituzioni e da tutte le Autorità Nazionali della Privacy, ed, ancora recentissimamente, con la firma, fra il Presidente degli USA e la Commissione Europea, di un ennesimo accordo per aggirare le decisioni della Corte).

Lina Khan all’ Antitrust americano: Che cosa ci sta a fare?

11. Il “Legno Storto dell’Umanità”

La retorica della Fine della Storia, fino dalla sua nascita nel Mazdeismo, e giù giù, attraverso lo Spirito Assoluto e lo Stato Mondiale,  fino al Reich Millenario e alla Singularity, ha costituito un attacco deliberato  contro la libertà umana, colpevole di tutti gli “orrori” della storia, dal cannibalismo ai genocidi, dalle guerre alla schiavitù, dal paternalismo alla xenofobia: il “Legno Storto dell’ Umanità”. Questa è la vera radice di tutti i totalitarismi.

Ma, come affermavano già la Bibbia e Kant, non è possibile raddrizzare questo “legno storto” senza distruggere l’intera pianta.

Attraverso l’”angelismo” dei “filantropi” del Web, si vorrebbe nuovamente tentare quest’impresa disperata, questa volta usando il mezzo estremo, e forse il più appropriato: la tecnologia digitale, con la “trasfusione senza spargimento di sangue” dell’ umano nelle macchine intelligenti (de Landa). Qualcuno dice che ciò sia impossibile, perché l’Umano sarebbe irriducibile alla sola  intelligenza, proprio perché è libero, imprevedibile, “quantistico”, non “atomistico”(Faggin). Addirittura, ciò che è specifico dell’umano (e di tutta l’evoluzione) è proprio la sua devianza dall’ ordine meccanicistico dell’istinto (l’uomo quale animale imperfetto”). Ebbene, a nostro avviso il pericolo è proprio questo: volendo ingabbiare l’imprevedibile comportamento umano in una serie di algoritmi “etici”, si crei un meccanismo privo di stimoli, di vita, che imita esteriormente la vita umana, ma in realtà non può fare altro che girare a vuoto su se stesso, finché non si ferma, avendo perduto il suo motore: l’imprevedibilità. E questo, con o senza informatica.

12.L’Unione Europea fra la Società del Controllo Totale e l’impotenza del regime  funzionalistico/confederale

Come scrive Virgilio Dastoli, “l’ingranaggio europeo è bloccato perché la dimensione confederale prevale su quella comunitaria e quella comunitaria ha mostrato da tempo la sua debolezza strutturale legata al suo peccato originale del gradualismo monnettiano che ha funzionato fino a quando si sono dovuti realizzare gli obiettivi dei trattati di Roma ma che non ha più funzionato quando l’Unione europea nata dalle ceneri delle Comunità europee ha dovuto affrontare sfide inimmaginabili negli anni ’60. Miopi di fronte all’esperienza delle reazioni sorprendentemente rapide per far fronte alla pandemia ed ai suoi effetti sulle economie europee, i governi sono stati incapaci di prevedere le conseguenze interne della guerra, di gettare le basi di un diverso ruolo dell’Unione europea nel mondo per garantite la sua autonomia strategica e di usare i meccanismi dei trattati per consentire alla Commissione europea di proporre e alle istituzioni comuni (Consiglio e Parlamento) di disporre. Il Consiglio europeo ha arrogato a sé il potere confederale bloccando sé stesso e l’Unione europea in lentezze inaccettabili di fronte alle conseguenze della guerra arrivando al punto di affermare il 20 e 21 ottobre che, se non ci sarà accordo nel Consiglio dei ministri dell’energia, il dossier tornerà sul tavolo dei capi di Stato e di governo.”

Tutto ciò deriva dall’assurda pretesa dell’”establishment” di guardare alla “Guerra nell’ Era delle Macchine Intelligenti” con gli stessi occhi del 1950, quando fu letta la Dichiarazione Schuman. E già allora il funzionalismo di Monnet faceva acqua da tutte le parti, come diceva per primo Spinelli, sicché le cose che volevano e vogliono i federalisti si sarebbe dovuto cominciare a prepararle fin da allora, con un adeguato lavoro culturale e sociale. Basti pensare all’ agghiacciante espressione “Ingranaggio Europeo”, che è il contrario della visione che gli Europei hanno sempre avuto di se stessi: dagli “autonomoi” di Ippocrate ai “gute Europaeer” di Nietzsche).  

Oggi, i veri soggetti della politica sono i GAFAM, i BAATX e  gli eserciti delle Grandi Potenze. Chi è senza informatica e senza un esercito di dimensioni globali non ha voce in capitolo, non soltanto sulla pace e sulla guerra, ma neppure sulla teologia, sulla cultura, sulla politica internazionale e interna, sulla società, sullo Stato, sull’economia…Ma i nostri “guru”, informatici e culturali (Adriano Olivetti, Mario Zu) sono stati boicottati e poi sono morti in circostanze misteriose.

L’incapacità, che Dastoli denunzia, di comprendere la strategia a lungo termine della Russia deriva dalla cultura settaria e provinciale delle classi dirigenti, che continuano ancora a pensare in termini di “sviluppo”, di “nazioni”, di “federazione vs.confederazione”, mentre invece qui è in gioco il futuro esistenziale dell’ Umanità, deciso fra realtà transnazionali. Come si evolverà? Si trasformerà, prima, in una serie di soggetti biologici eterodiretti (i famosi “impianti cerebrali”), poi, in una società globalizzata di cyborg creati dalla bioingegneria per raggiungere la “quasi eternità”, e poi ancora in un sistema mondiale di automi su cui saranno  “caricate” le nostre identità, e, infine, in un unico ecosistema digitale in cui sopravviveranno soltanto i nostri avatar? E, infine, questo unico ecosistema, sopravviverà, o sarà assorbito nel nulla, per esempio, come paventa Martin Reed, attraverso i “buchi neri”?

Oppure l’Umanità sopravviverà, per quanto “aumentata” (“enhanced”), non solo dalla bio-ingegneria, bensì anche dalla religione, dall’arte, dalla filosofia, dalla politica?

Il monumento a Juri Gagarin

13.Superuomo; Oltre-uomo; Mahdi; Punto Omega?

Gl’ “imperi che ritornano”(Molinari) hanno cominciato a pensare a queste cose un secolo fa. Da noi solo Nietzsche, che non poté terminare il proprio compito per via della malattia. Non per nulla Musk e Putin s’ incontrano nel culto di Teodor Tsiolkowski. A Kiev c’era, negli Anni 20, un circolo di tecnologi dal nome significativo, “Do Marsa” (verso Marte),e, in quello stesso tempo, Kang You Wei, ministro dell’impero Ching, proponeva il Confucianesimo come politica del XXI Secolo, identificando il Datong con il socialismo mondiale.

Avere la libertà, avere una rappresentanza che funziona, significa oggi innanzitutto dare agli Europei, o almeno a coloro che ne hanno l’ambizione e le capacità, d’ intervenire su queste scelte mondiali, con la libertà di pensiero e di parola, con lo studio, la riflessione, la cultura, la pubblicistica e la politica. Questa è la battaglia che va condotta contro la grigia cappa che le Macchine Intelligenti, i guru dell’ informatica, i gatekeepers, le Grandi Potenze  e una classe dirigente  inadeguata hanno calato sull’ Europa.

CONTINUA LA MALEDIZIONE DELL’ OLIVETTI

Confermata la fine dell’ Istituto Italiano per l’ Intelligenza Artificiale

Respingendo l’ Assedio di Torino,
il Ducato di Savoia divenne regno

Nel Settembre 2020 il Governo aveva annunziato che, nell’ambito della Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale,  sarebbe stato creato a Torino un Istituto Italiano per l’ Intelligenza Artificiale.

Avevamo sostenuto il progetto con la massima energia, dedicandovi addirittura il libro “L’Istituto Italiano dell’ Intelligenza Artificiale”, con una prefazione di Markus Krienke, nel quale avevamo ricostruito le basi storiche e filosofiche del progetto, nonché il laborioso iter nelle Istituzioni Europee e nei Ministeri. Avevamo presentato il libro al Salone del Libro 2020. Quest’anno, abbiamo pubblicato un secondo libro, con la prefazione di Enrica Perucchietti, dedicato a”L’Intelligenza Digitale e l’Agenda Digitale”.

FIAT:un impero multinazionale

1.Una delusione prevedibile

Nel settembre del 2020, la sindaca  Appendino aveva annunciato: “L’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale sarà a Torino e avrà l’obiettivo di coordinare le attività di ricerca in questo campo”. Non era mai stato così. L’ attuale sindaco, Stefano Lo Russo, intervistato da La Stampa, conferma: “Quel progetto, va detto con chiarezza, non è mai stato attuato dal Parlamento e non è più tale già da luglio dello scorso anno, quando il governo ha deciso di fare di Torino la sede di un centro per l’intelligenza artificiale associata alla mobilità sostenibile”, uno dei 10 centri che dovrebbero sorgere nel nostro Paese.

L’Istituto  avrebbe dovuto costituire, per così dire, il “risarcimento” di Torino per la mancata  candidatura a sede di una corte secondaria del Tribunale Europeo dei Brevetti (TUB), ma chi aveva letto con attenzione le decisioni prese da governo e parlamento nel 2021 già sapeva che il progetto era stato fortemente ridimensionato, come avevamo anticipato proprio in questo blog. Le novità è che ora tutti lo ammettono, e che, inoltre, l’assegnazione all’ Italia (e la stessa nascita) della corte dei brevetti, è in alto mare (sicché anche l’ “indennizzo” per Torino avrebbe poco senso).

Il caso è tornato di attualità  sui media perché  venerdì 27 maggio il ministro dell’Innovazione e della Ricerca, Maria Cristina Messa – parlando a investitori e istituzioni alla Nuvola Lavazza, riuniti per discutere del PNRR – aveva detto che, sull’intelligenza artificiale, Torinodovrà partecipare a un bando come tutti” e che per la città è previsto invece “un Centro per la mobilità sostenibile che però non ha competenze specifiche sull’intelligenza artificiale”. La legge istitutiva definisce tale centro come segue: “Al fine di incrementare la ricerca scientifica, il trasferimento tecnologico e più in generale l’innovazione del Paese nel settore dell’automotive e di favorire la sua ricaduta positiva nell’ambito dell’industria, dei servizi e della pubblica amministrazione, è istituita la fondazione Centro italiano di ricerca per l’automotive, competente sui temi tecnologici e sugli ambiti applicativi relativi alla manifattura nei settori dell’automotive e aerospaziale, nel quadro del processo Industria 4.0 e della sua intera catena del valore, per la creazione di un’infrastruttura di ricerca e innovazione che utilizzi i metodi dell’intelligenza artificiale. La fondazione ha sede a Torino. Per il raggiungimento dei propri scopi la fondazione instaura rapporti con omologhi enti e organismi in Italia e all’estero.
Sono membri fondatori della fondazione il Ministero dell’economia e delle finanze, il Ministero dell’università e della ricerca e il Ministero dello sviluppo economico, ai quali è attribuita la vigilanza sulla fondazione medesima”.

Il problema a questo punto è che neanche la Fondazione è mai nata. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge il Ministero dell’economia (d’accordo con Mise e Miur) avrebbe dovuto nominare il Comitato di coordinamento. Ma questo non è mai avvenuto.

Inizio modulo

Da venerdì, a Torino circola infine la voce che il Centro italiano per l’intelligenza artificiale alla Città dell’Aerospazio sia stato “scippato” dalla “solita Milano”.

Tuttavia, non è questo il problema principale.

2.Il veto al rilancio di Torino

Togliatti: la città industriale
italo- russa, oggi ferma

Ciò che preoccupa veramente è l’assoluta assenza di programmi, da parte dell’ Europa, per l’intelligenza artificiale, e, da parte dell’ Italia, per Torino.

Per ciò che riguarda l’Europa, avevamo pubblicato l’anno scorso “European Technology Agency”, in cui reclamavamo un progetto centralizzato dell’Europa per stare al passo, da un lato, della legislazione cinese (Made in China 2025 e China Standards 2035), e, dall’ altra, di quella in preparazione in America (lo “Endless Frontier Act”). L’attuale approccio dell’Unione Europea, basato su un investimento molto inferiore a quello dei nostri concorrenti, come pure su un’organizzazione troppo decentrata della ricerca, dove la parte del leone è fatta da hubs” a livello locale e da piccole e medie imprese, sembra fatto apposta per non fare ombra ai GAFAM, i quali sono comunque coinvolti con un ruolo direttivo nelle iniziative europee (come nel caso di GAIA-X).

Come aveva rilevato già l’anno scorso il Prof. Metta, direttore dell’ Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, nel Piano Italiano per l’ Intelligenza Artificiale, l’IA è vista come qualcosa che si compra presso altri, non come una tecnologia che si sviluppa autonomamente, e che eventualmente si vende ad altri.

Non parliamo poi dell’idea di Don Luca Peyron, di orientare il previsto Istituto verso la tematica dell’etica dell’ Intelligenza Artificiale. Troncare, sopire, sopire, troncare! Come quando, a proposito della Olivetti, Valletta disse che la Divisione Informatica era “un neo che occorre estirpare”.

Per ciò che riguarda l’Italia, richiamiamo i nostri due libri  “L’Istituto Italiano dell’ Intelligenza Artificiale” e ”Intelligenza Artificiale e  Agenda Digitale che illustrano il collegamento strettissimo fra Intelligenza Artificiale, economia nazionale, geopolitica e futuro dell’ Umanità.

L’Istituto Italiano dell’ Intelligenza, ed ancor più l’Agenzia Europea per la Tecnologia, avrebbero dovuto affrontare di petto proprio il problema dell’ inadeguatezza di Torino, dell’ Italia e dell’ Europa, dopo la distruzione dell’ Olivetti,  ad affrontare l’Era delle Macchine Intelligenti, portando i nostri territori a un livello di Paesi sottosviluppati.

Questo è il risultato del rapporto di tipo coloniale che intratteniamo con gli Stati Uniti, rapporto che risulta sempre più evidente ora che gli USA impongono la loro volontà, come nella riunione di Ramstein, gli Europei pagano (al DoD, ai GAFAM, alla Russia, all’ Ucraina), e gli Ucraini combattono e muoiono per un  “Occidente” a cui non appartengono.

Nell’abisso di arretratezza in cui questa situazione ci sta sprofondando, risulta più che mai urgente immergerci totalmente nella cultura (unica attività che non ci sia stata ancora preclusa), per studiare il rapporto fra cultura e tecnica, fra tecnica e geopolitica, fra informatica e Occidente, fra Occidente e mondo, elaborando una filosofia, una dottrina politica e militare, una strategia economica incentrati sul riscatto del nostro Continente.

Il nostro ultimo libro tratta dell’assenza europea, italiana e torinese

3.Da Emanuele Filiberto al Principe Eugenio, al Senatore Agnelli

I periodi di grandezza di Torino sono sempre stati avviati da atti di forza: dalla battaglia di San Quintino, all’assedio del 1706, a “Terra, Mare, Cielo”.

Quando manca il potere politico, anche l’economia langue. L’ultimo grande sforzo di Torino, con l’espansione internazionale (Togliatti, FIAT Polski, New Holland, Pegaso) è fallito di frante alla delusione del fallimento della Perestrojka.

Oggi, le fabbriche FIAT all’ estero, quando non siano state ri-nazionalizzate per volontà della NATO (come per esempio l’ Avtovaz), sono passate sotto il controllo straniero, quando non addirittura chiuse.

100 anni di sforzi di generazioni di managers, tecnici, lavoratori, per portare il lavoro italiano in tutto il mondo, dall’ Ungheria all’ Indonesia, dall’ Egitto alla Spagna, dal Marocco all’ Argentina, dalla Polonia alla Yugoslavia, dalla Russia al Brasile, dalla Turchia agli Stati Uniti, si sono rivelati inutili. Non siamo più destinati ad essere il centro di imperi economici, bensì docili colonie delle multinazionali del web. E ci stupiamo pure che altri non vogliano condividere questa stessa nostra sorte, e continuino a battersi per restare fra coloro che hanno voce in capitolo circa il futuro del mondo.